PUGLIESE, Umberto
PUGLIESE, Umberto. – Figlio di Giuseppe e di Giuseppina Treves, nacque ad Alessandria il 13 gennaio 1880, da un’agiata famiglia ebrea inserita nella borghesia locale.
Entrò come allievo all’Accademia navale di Livorno a tredici anni e ne uscì, nel 1898, con il grado di guardiamarina nel corpo di stato maggiore della Marina. Frequentò poi a Genova la Scuola superiore navale, dove nel 1901 conseguì la laurea in ingegneria navale e meccanica. Nominato tenente del Genio navale nel 1902, venne promosso capitano nel 1904. In tale periodo alternò incarichi a terra presso i cantieri di Castellamare di Stabia e alcuni imbarchi.
Nel frattempo fu pure protagonista delle opere di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto di Messina del 1908; ricevette in quell’occasione una menzione per il coraggio e l’operosità dimostrati. Durante il conflitto italo-turco fu imbarcato su varie torpediniere impegnate nelle operazioni belliche. Al momento dell’entrata dell’Italia nella guerra mondiale, Pugliese si trovò a prestar servizio presso il Comitato per l’esame dei progetti delle navi, impegnato nei lavori del Francesco Caracciolo, con particolare riguardo alla protezione subacquea, ricoprendo anche saltuariamente la carica di segretario del Comitato stesso. Promosso maggiore nel 1916, fu l’anno dopo a Londra quale membro della delegazione italiana alla Conferenza interalleata per la difesa del traffico navale. Legate a tale esperienza furono le sue riflessioni sulla difesa del naviglio mercantile contro l’insidia sottomarina, che lo portarono a effettuare studi ed esperienze riguardanti la protezione delle carene delle navi contro le esplosioni subacquee.
Rientrato in Italia, pur rimanendo al ministero della Marina, venne trasferito alla Direzione generale delle costruzioni navali, dove ricoprì l’incarico di capo sezione nell’ambito della direzione manutenzioni del naviglio e servizi generali. Nel gennaio del 1918 fu quindi a Parigi, dove al seguito del ministro Francesco Saverio Nitti partecipò alla Conferenza interalleata sul tonnellaggio e gli approvvigionamenti.
Nel settembre del 1918 ottenne l’avanzamento a tenente colonnello e si cimentò pure in un opuscolo dal sapore patriottico, che fu pubblicato l’anno successivo: L’italianità della Dalmazia. Nel maggio del 1919 Pugliese rientrò al Comitato per l’esame dei progetti delle navi, dove ebbe modo di mettersi sempre più in luce. I suoi studi sulla protezione delle carene delle navi contro le esplosioni subacquee lo avevano portato a ideare un nuovo tipo di difesa, che fu da lui brevettato ed ebbe, sotto il suo nome, vasta risonanza sulla stampa tecnica mondiale, a uso sia militare sia civile. Per tale lavoro nel 1920 gli fu conferita la medaglia d’oro di 1ª classe per i benemeriti delle scienze navali e concesso un premio di 10.000 lire, che volle donare alla Forza Marina.
Non mosso da mire personali, Pugliese rinunciò pure a favore della Marina a ogni eventuale vantaggio e diritto derivante dal brevetto per il dispositivo di protezione subacquea delle navi da lui ideato.
Sul piano tecnico il sistema di difesa si basava su cilindri cavi assorbitori della forza dinamica dell’esplosione, collocati intorno alla struttura da proteggere. L’acqua, incanalata nei cilindri deformati, diveniva essa stessa un ammortizzatore funzionale a preservare le zone più vitali della nave. Tra il 1919 e il 1921 fu costruita per la Marina la nave ausiliaria Brennero, che risultò essere la prima unità al mondo dotata di un sistema di protezione subacquea tipo Pugliese. In occasione del varo della nave, avvenuto nel luglio del 1921, Pugliese fu nominato commendatore dell’Ordine della corona d’Italia.
Pugliese rimase al Comitato dei progetti fino al marzo 1923, quando venne destinato in qualità di vicedirettore alle costruzioni navali dell’Arsenale della Spezia. Vi rimase fino al maggio del 1924, dando concreta prova delle sue capacità professionali. Fino al 1925, quando venne promosso colonnello, lavorò al Comitato per l’esame dei progetti delle navi. In seguito, dopo una permanenza di circa quattro mesi alla segreteria della Commissione suprema mista di difesa, fu per breve tempo direttore dello stabilimento di Castellammare. Nel dicembre del 1925, Pugliese venne trasferito di nuovo presso l’Arsenale della Spezia, in qualità di direttore delle costruzioni navali.
Tale periodo fu contraddistinto da un generale rinnovamento della flotta, grazie all’utilizzo di tutti i progressi che la tecnica delle costruzioni e degli armamenti navali aveva compiuto. Nel campo tecnico-amministrativo, Pugliese diede prova della sua competenza creando le condizioni per un lavoro su rigide basi economiche sia delle imprese sia delle maestranze.
Nel 1929 sovrintese ai lavori riguardanti l’imbarco e il trasporto per via marittima dell’obelisco marmoreo destinato al costruendo Foro Mussolini a Roma. Realizzò per l’occasione una speciale struttura galleggiante destinata all’imponente carico, meritandosi un elogio da parte dello stesso Benito Mussolini. Nel frattempo, quale capo dell’ufficio tecnico di vigilanza, seguì la costruzione degli incrociatori Zara e Armando Diaz.
Promosso maggior generale, Pugliese venne destinato al ministero della Marina, dove nel febbraio 1931 assunse l’incarico di direttore generale delle costruzioni navali e meccaniche. In tale ruolo collaborò alla progettazione degli incrociatori leggeri delle classi Condottieri, lavorando in particolare a una più razionale disposizione delle loro sovrastrutture di comando.
Prima di allora, quelle sovrastrutture erano distribuite in più punti della nave, creando condizioni di maggiore vulnerabilità complessiva. Pugliese dispose invece il concentramento di tutti i servizi di governo, comando e direzione del tiro in un unico torrione, meglio protetto e funzionale. Altra miglioria fu l’introduzione del sistema di protezione Pugliese, installato sulle navi da battaglia della classe Conte di Cavour, in via di ristrutturazione, e su quelle della classe Duilio.
Nel luglio del 1933 Pugliese si iscrisse al Partito nazionale fascista, e nell’aprile seguente fu promosso tenente generale. Con questo grado, conservando il precedente incarico, assunse in via temporanea la carica di membro ordinario e vicepresidente del Comitato per l’esame dei progetti delle navi.
Era il tempo in cui l’Italia avviava una nuova produzione di navi da battaglia, visti i recenti scenari mediterranei, in cui la Francia sembrava voler approfittare dei sempre più incerti equilibri europei. La soluzione prescelta a Roma fu duplice: da un lato la ricostruzione della vecchia classe Conte di Cavour, dall’altra la decisione di impostare due nuove navi da battaglia (classe Littorio), del dislocamento di 35.000 tonnellate, armate con 9 cannoni da 381 mm e con una velocità di 30 nodi.
Pugliese fu tra i protagonisti di questo progetto, curandone in prima persona i disegni e gli esperimenti. Grazie a questa ennesima responsabilità, nel gennaio del 1935 assunse la presidenza interinale del Comitato per l’esame dei progetti delle navi, lasciando i precedenti incarichi. Nell’aprile dello stesso anno, promosso generale ispettore del Genio navale, divenne presidente effettivo del Comitato. In tale ruolo si preoccupò di avviare alcune rettifiche alle prescrizioni del trattato navale di Washington del 1922, che sarebbe scaduto da lì a breve, trovando concorde in merito il sottosegretario di Stato e capo di stato maggiore della Marina, l’ammiraglio Domenico Cavagnari. Espose in quel periodo il proprio progetto di avviare lo studio per la realizzazione, anche in Italia, di almeno una nave portaerei, prendendo in esame i risultati già ottenuti all’estero. Nella relazione di Pugliese si faceva riferimento al progetto di conversione della motonave Augustus e del piroscafo Roma, due grandi navi passeggeri. All’entusiasmo profuso in questa iniziativa non corrispose un adeguato sostegno politico. Mussolini e Cavagnari non ritennero i tempi e le risorse sufficienti per una realizzazione così onerosa. Nell’agosto del 1937 i risultati comunque raggiunti gli fecero ottenere il titolo di cavaliere di gran croce dell’Ordine della corona d’Italia.
Il progressivo avvicinamento dell’Italia alla Germania comportò un allineamento anche nelle politiche antisemite, con le leggi razziali del 1938-39. In base alle nuove normative, nel dicembre 1938 Pugliese fu dichiarato di razza ebraica e quindi congedato. Oltre alla radiazione dalla Marina, fu costretto alle dimissioni da presidente del reparto ingegneria navale del Consiglio nazionale delle ricerche. L’unica attenuazione ai divieti imposti ai cittadini ebrei, visti i suoi meriti militari, fu la certificazione nel marzo seguente dello status migliorativo di ‘discriminato’, previsto dalla legge. Nonostante la condizione di separazione imposta dal regime, poté così continuare a tenere in servizio una domestica ‘ariana’.
A guerra iniziata, a seguito dei continui rovesci bellici, Pugliese fu richiamato d’urgenza al ministero per via delle sue impareggiabili competenze tecniche.
Il 12 novembre 1940 la Marina aveva subito un pesante colpo a Taranto a opera delle formazioni aerosiluranti britanniche. Nel volgere di poche ore il principale potenziale navale del Paese colò a picco. Pugliese, che aveva progettato e realizzato quelle unità, venne individuato come l’unico capace di risollevarle dal fondo del porto. Convocato al ministero, offrì la sua disponibilità, senza chiedere compenso alcuno: gli fu sufficiente poter rivestire la divisa e avere diritto al biglietto di prima classe in treno per raggiungere Taranto.
Tra il novembre 1940 e il gennaio 1941, di nuovo in servizio, con rapidità ed efficienza sbrigò il compito assegnatogli. Il governo si trovò quindi nell’imbarazzante situazione di dover riesaminare la sua posizione. Avendo Pugliese abiurato in precedenza il proprio credo religioso, il ministero dell’Interno riuscì nell’arduo compito di ‘arianizzarlo’ per meriti eccezionali. Pugliese avrebbe dunque avuto il diritto di essere ricollocato nella posizione in cui si trovava anteriormente alla data del suo congedo, ma l’intercorsa dinamica degli avvicendamenti e delle promozioni lo relegò a limitati servizi a terra.
Nell’aprile del 1942 fu comunque proposto dal ministero della Marina per il conferimento dell’onorificenza di cavaliere di gran croce dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro, che ottenne pochi giorni prima dell’armistizio. L’8 settembre 1943 significò per lui il ritorno a uno stato minoritario, visto che i tedeschi, padroni dell’Italia centro-settentrionale, lo individuarono come possibile ebreo. Resosi irreperibile, nel gennaio 1944 venne comunque arrestato dalla Gestapo e condotto nel carcere romano di via Tasso. Dopo un interrogatorio durato otto ore, riuscì a convincere i tedeschi della sua condizione di ariano e quindi fu rilasciato sulla parola. Resosi di nuovo irreperibile, si recò al Nord nella vana ricerca della sorella Gemma, arrestata per motivi razziali e deportata ad Auschwitz, dove trovò la morte.
Nel gennaio del 1945 Pugliese fu collocato in ausiliaria, e nel giugno del 1946 venne nominato presidente dell’Istituto nazionale per gli studi ed esperienze di architettura navale. Mantenne l’incarico per quattro mandati successivi, fino al marzo 1961, quando rassegnò le dimissioni. In quel periodo si occupò tra l’altro della ristrutturazione del Centro sperimentale di idrodinamica.
Congedato per limiti di età nel 1954, morì a Sorrento il 15 luglio 1961.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio ordinario, b. 490, f. 188822; Archivio dell’Ufficio storico della Marina militare, Biografie ufficiali, b. P3, f. 25.
O. Zoppi, U. P., Generale Ispettore del Genio Navale, Alessandria 1938; E. Pellegrini, U. P., Roma 1999; A. Rovighi, I militari di origine ebraica nel primo secolo di vita dello Stato italiano, Roma 1999, pp. 43, 53 s., 71, 103.