ONORATO, Umberto
ONORATO, Umberto. – Nacque a Lucera (Foggia), il 2 febbraio 1898, da Ermanno, maestro elementare, e da Erminia Pellegrino.
Insieme al fratello minore Ettore (futuro geologo e accademico dei Lincei), frequentò le scuole elementari e medie nella città natale, fino al conseguimento della maturità classica.
La sua inclinazione verso il disegno umoristico si manifestò precocemente: oltre ad alcune caricature dei suoi insegnanti realizzate già alle elementari, provocarono reazioni non benevole degli interessati alcuni ritratti satirici di notabili locali inseriti in una piccola mostra allestita, negli anni della sua adolescenza, in piazza Duomo a Lucera (cfr. Piccolo, 1968, pp. 62-64; Cibotto, 1971, p. 8). In quel periodo disegnò anche i costumi per una versione per marionette del Barbiere di Siviglia e collaborò, con disegni e brevi testi, al periodico locale Il frizzo.
Terminati gli studi liceali, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Genova, realizzando intanto, per sbarcare il lunario, cartoline dipinte a mano, molto richieste negli anni di guerra (Angrisani, s.d., pp. 32 s.). Alla fine del conflitto decise di abbandonare gli studi e si trasferì a Roma per dedicarsi (dopo una breve esperienza come impiegato di banca) dapprima al giornalismo (nel 1919 aveva iniziato a collaborare come ‘informatore’ con l’agenzia giornalista Volta), poi sempre più intensamente all’attività di disegnatore.
Per un breve periodo lavorò anche come disegnatore pubblicitario per un’industria farmaceutica, esperienza che insieme con il fugace impiego in banca rievocò umoristicamente nel volume Nuovo per queste scene, Bologna 1931 (pp. 15-18, 22-28).
Nel gennaio 1920 esordì con un’intera pagina a vignette nel settimanale illustrato Tutto (con cui collaborò fino al 1924); nei numeri successivi firmò caricature teatrali e illustrazioni per romanzi e racconti. Sempre nel 1920 iniziò la collaborazione con la rivista d’arte e cronache mondane La donna e con Le maschere, periodico teatrale che gli commissionò le prime caricature di attori ‘dal vivo’, durante le loro interpretazioni teatrali.
Onorato entrava così nel mondo teatrale italiano e, in particolare, della capitale (da cui non si sarebbe più allontanato). Di tale ambiente sarebbe stato per quasi un cinquantennio non solo ironico osservatore e cronista (con disegni, caricature e manifesti) ma anche componente a tutti gli effetti, non tanto per le attività di scenografo e costumista (cui per alcuni periodi si dedicò), quanto per gli innumerevoli contatti e rapporti di confidenza e amicizia che riuscì a crearsi e a mantenere.
Qualche anno dopo, il drammaturgo Luigi Antonelli, indicandolo affettuosamente come «il Gazzettino della gente di teatro», ne elogiava la signorilità e la discrezione osservando: «Se dovesse servirsi di tutto quello che sa, provocherebbe una tragedia al giorno» (Presentazione, in U. Onorato, 100 pupazzi di teatro, Roma 1934, p. 3).
L’immediato successo dei suoi disegni (e in particolare delle caricature) lo fece presto riconoscere come uno dei più promettenti disegnatori della nuova generazione, consentendogli di allargare il raggio delle sue attività e aprendogli le porte delle testate più prestigiose, quali la Tribuna e la Tribuna illustrata, ma soprattutto Il travaso, con il quale collaborò (nelle diverse serie del periodico) dal 1921 fino ai suoi ultimi giorni (alternando ben presto alle caricature, la cura di rubriche ‘lampo’ di moda, gastronomia e politica, con vignette e storie imperniate sul personaggio dell’onorevole Lanfranconi, deputato fascista tronfio e confusionario). Sempre nel 1921 la sua definitiva consacrazione venne sancita dalla pubblicazione di una sua autocaricatura nello stesso fascicolo di Noi e il mondo, mensile de la Tribuna, in cui Telesio Interlandi, in un articolo suoi nuovi disegnatori satirici, lo indicava come «il più giovane dei caricaturisti italiani» e «insieme, il più temerario» (p. 35).
Nella lunga, articolata e feconda carriera di Onorato (nella quale le attività di disegnatore, cartellonista e giornalista si intrecciarono con quella di scenografo e costumista), si possono individuare tre periodi, in cui spiccano ora uno o l’altro dei diversi settori, «distinti da significative peculiarità stilistiche» (Pallottino, 2000, p. 18).
In una prima fase (dal 1920 al 1933-34), prevale la produzione come illustratore di libri (per case editrici quali Corbaccio o Cappelli) e soprattutto come caricaturista (anche d’ambito non teatrale), spesso all’interno di rubriche o cronache redatte da lui stesso (oltre a quelle già ricordate, si segnalano le collaborazioni con i periodici teatrali Le grandi firme, 1925-38, e Il dramma, 1926-43). In quegli anni lo stile grafico di Onorato evolve rapidamente verso un’essenzialità e marcatezza di tratto attraverso cui, ridotta al minimo la cura dei particolari nell’ambientazione (nella ‘messa in scena’) della caricatura o dell’illustrazione, si punta a un verismo psicologico (o di situazione) impostato sulla concentrazione intorno a pochi tratti essenziali e rivelatori: una ricerca di essenzialità in cui si è voluto vedere un influsso della caricatura ‘sintetica’ del futurismo (cfr. Perrone Burali d’Arezzo, 1999; Verdone, 2006).
Al termine di questo periodo risalgono i due volumi in cui Onorato volle riunire il meglio delle sue caricature (i «pupazzi», come preferiva chiamarli): Pupazzi. Caricature del teatro di prosa (Roma 1930, con prefaz. di Silvio D’Amico) e il già ricordato 100 pupazzi di teatro (ibid. 1934, con presentazioni di Franco Liberati e Luigi Antonelli). Riccamente illustrato da suoi disegni è anche il già citato volume del 1931 Nuovo per queste scene, in cui, in maniera «troppo divertente perché sia davvero considerato un’autobiografia» (Giammusso, 2000, p. 11), Onorato rievoca la sua gavetta artistica e tratteggia ironicamente protagonisti e costumi della vita teatrale italiana degli anni Venti.
Sul versante privato, questo primo periodo culminò con le nozze (1935) con Renata Fercioni, figlia di un noto sarto milanese: il matrimonio fu un vero e proprio evento mondano, cui parteciparono molte personalità del mondo teatrale legate allo sposo e diversi personaggi del bel mondo in rapporto con la famiglia Fercioni.
Negli anni tra il 1934 e il 1940 prevalse, per impatto più che per quantità, l’attività come cartellonista per il teatro e il cinema (in particolare una serie di manifesti per i suoi amici Eduardo e Peppino De Filippo): una produzione per la quale, come ebbe a sostenere nel 1954 Giorgio De Chirico, Onorato andava accostato a Toulouse-Lautrec.
A partire dal 1941 si intensificò e divenne regolare l’attività di scenografo e costumista, nella quale Onorato aveva esordito nel 1928 (con la compagnia di rivista Riccioli-Primavera) e che aveva esercitato solo occasionalmente fra il 1933 e il 1940. Fino al 1961 (l’ultimo allestimento da lui curato fu, in quell’anno, Il marchese di Ruvolito di Nino Martoglio), firmò scenografie e/o costumi di una trentina di spettacoli di rivista (con le compagnie, tra gli altri, di Totò, Nino Taranto, Macario ed Enrico Viarisio) e di prosa (Ermete Zacconi, Rina Morelli - Paolo Stoppa, Eduardo De Filippo ecc.). I suoi allestimenti ebbero sempre buona accoglienza sia di critica, sia di pubblico e furono così descritti: «Buon gusto, eleganza, “intelligenza teatrale” e conoscenza storica degli stili e foggie, sono gli elementi base delle realizzazioni di Onorato, ma la spiritosa invenzione, l’ironica puntualizzazione dei caratteri e degli ambienti sono l’essenza del suo stile» (Enc. dello spettacolo, VII, col. 1337).
Tali attività, peraltro, non determinarono l’abbandono da parte di Onorato del terreno a lui più familiare e consono, quello della caricatura, che continuò a coltivare sia contribuendo a periodici con cui aveva già rapporti, sia con nuove collaborazioni (tra cui si ricordano quelle a riviste molto diverse tra loro quali Cantachiaro, Sipario o La fiera letteraria e quella, in certo modo ‘istituzionale’, al Notiziario spettacolo, organo ufficiale dell’ETI-Ente teatrale italiano, in cui tenne una sua rubrica fissa – il Taccuino segreto di Onorato – sin dalla fondazione nel 1953). Della sua carriera e, soprattutto, della sua poetica di disegnatore satirico dette una vivace descrizione nell’articolo Farli brutti. Memorie di un caricaturista, pubblicato nella rivista mensile del Corriere della sera, La lettura (XLIII, agosto 1943, pp. 485-491).
Ancora intensamente impegnato nei diversi settori della sua attività artistica, morì improvvisamente, per le conseguenze di un incidente automobilistico sull’Autostrada del sole, nei pressi di Cassino, il 14 settembre 1967.
Fonti e Bibl.: Solo alcuni nuclei della vastissima produzione grafica realizzata da Onorato nei circa cinquanta anni della sua attività (disegni, manifesti, locandine ecc., in gran parte ceduti a privati) sono stati acquisiti e vengono conservati presso istituzioni pubbliche, tra cui: Biblioteca teatrale raccolta del Burcardo, Roma; Biblioteca teatrale Alfonso Spadoni presso l’ETI-Ente teatrale italiano, Firenze; Biblioteca Livia Simoni presso il Museo teatrale alla Scala, Milano; Civico museo biblioteca dell’attore presso il Teatro stabile di Genova. Descrizioni e inventari di tali fondi si trovano nel catalogo della mostra itinerante (Roma-Firenze 2000-01) promossa dall’ETI e dalla SIAE (Società italiana degli autori ed editori), “Farli brutti”. Le caricature teatrali di U. O., Roma 2000, pp. 35-39, 73-75, 77-92, 95-104. In tale pubblicazione, oltre a una serie di interventi critici sulla figura e l’opera di Onorato, sono raccolti (nella sezione Apparati, a cura di P. Pallottino, pp. 105-109) l’inventario della sua opera grafica (libri illustrati, copertine, manifesti e locandine, scenografie e costumi) e la bibliografia degli scritti suoi e su di lui. Nel 2007 la Biblioteca del Burcardo ha acquisito anche l’archivio dell’artista (il catalogo dell’intero fondo Onorato, a cura di M.T. Iovinelli, è consultabile nel sito Internet della Biblioteca). Le opere grafiche e i cimeli posseduti dall’Archivio-Museo del futurismo A. Viviani-Burali (Milano, Arezzo), ed esposti in diverse mostre (1995-2009) curate da P. Perrone Burali d’Arezzo, sono in gran parte riprodotti nel sito www.onorato-caricature.it. Per la biografia, oltre ai numerosi e spesso fantasiosi accenni autobiografici negli scritti dello stesso Onorato, si possono vedere: U. O.: 2 febbraio 1898-14 settembre 1967, Città di Castello 1968 (in cui tra l’altro sono riprodotti i necrologi apparsi sui principali organi di stampa, pp. 11-34, e un discorso di F. Piccolo, pp. 57-78); A U. O. la città di Lucera, Lucera 1968; P. Perrone Burali d’Arezzo, Totò e O.: il principe della comicità e il principe della caricatura teatrale, Milano-Arezzo 1999, pp. 103-145. Sull’opera di Onorato: T. Interlandi, I caricaturisti contro sé stessi, in Noi e il mondo, XI (1921), gennaio, pp. 34 s.; S. D’Amico, Prefazione in U. Onorato, Pupazzi. Caricature del teatro di prosa, Roma 1930; A. De Angelis, Scenografi italiani di ieri e di oggi, Roma 1938, p. 160; S. Cabasino, Il figurino nel teatro contemporaneo italiano, Roma 1945, pp. 57 s.; G. De Chirico, O., in Giornale d’Italia, 10 aprile 1954; Gec [E. Gianeri], Storia della caricatura europea, Firenze 1967, p. 142 e ad ind.; G.A. Cibotto, Prefazione, in Il teatro di O., Roma 1971, pp. 5-8; P. Pallottino, Storia dell’illustrazione italiana, Bologna 1988, pp. 136, 265 e ad ind.; S. Angrisani, O. e la caricatura teatrale, Milano s. d. [ma 1989?]; G.A. Cibotto, U. O., in Id., Contropelo: incontri e scontri con i protagonisti della cultura italiana, Vicenza 1996, pp. 91-94; P. Perrone Burali d’Arezzo, Totò e O., cit., pp. 49-86; M. Giammusso, Il teatro di O., in “Farli brutti”, cit., pp. 9-16 (rist. in Id., Per Ecuba!. Frammenti di un discorso teatrale, Roma 2008, pp. 171-175); P. Pallottino, Chi è di scena? O. in tre atti, ibid., pp. 17-26; B. Rasero, Le caricature di O.: stile e tecnica, ibid., pp. 40-72; F. Pini, De Chirico lo chiamava Toulouse-Lautrec, in Sette. Suppl. del Corriere della sera, 26 ottobre 2000, pp. 229-231; M.T. Iovinelli, ‘Farli brutti’: il teatro in caricatura secondo U. O., in Ariel. Quadrimestrale di drammaturgia dell’Istituto di studi pirandelliani e sul teatro italiano contemporaneo, XVI (2001), 1-2, pp. 33-39; M. Verdone, Le caricature di O., in Terzoocchio, XXVII (2001), 98, pp. 34-36; G. Oliva, Le riviste di teatro agli inizi del Novecento, in Riv. di letteratura italiana, XXIII (2005), 1-2, pp. 213, 215; M. Verdone, U. O.: dalla caricatura teatrale al futurismo, in Id., Il mio futurismo, Milano-Arezzo 2006, pp. 169-171. Enc. dello spettacolo, VII, Roma 1960, coll. 1337 s.; Enc. dell’umorismo, a cura di C. Guasta, III, Milano 1964, pp. 309 s.; E. Palmieri, O., U., in Le Muse. Enc. di tutte le arti, VIII, Novara 1967, pp. 345 s.; R. Frattarolo, Diz. degli scrittori italiani contemporanei pseudonimi (1900-1975), Ravenna 1975, p. 200.