NISTRI, Umberto
NISTRI, Umberto. – Nacque a Roma il 16 settembre 1895, figlio primogenito di Raffaello e di Letizia Nistri, cugini con lo stesso cognome, originari di Quinto, frazione di Sesto Fiorentino.
Il padre, la cui famiglia era di origine contadina, intraprese da giovane la carriera militare e, con la moglie in attesa del primo figlio, si trasferì a Roma, nell’odierno quartiere Prati, dove il piccolo Umberto mosse i primi passi e fu avviato agli studi. Fu il primo della famiglia a intraprendere studi regolari, seguito dai genitori nella speranza che con i suoi fratelli potesse raggiungere una migliore posizione sociale.
Crescendo il nucleo familiare – i figli furono sei – i Nistri si trasferirono nella zona di Monte Mario, all’interno del Forte Trionfale, in un alloggio di servizio al quale il padre, assistente presso il genio militare, aveva diritto. Lì nei pressi, nell’area che oggi ospita l’Osservatorio astronomico, sorgeva villa Mellini, allora sede della sezione fotografica e degli aerostieri del battaglione Specialisti del genio militare. Il divieto più rigoroso di avvicinarsi alla villa per ragioni di sicurezza e la curiosità che quei divieti gli destavano, secondo quanto Nistri stesso successivamente riferì (Una coltivazione di rose sulla riva del Tevere, Roma 1958, p. 32), devono aver stimolato la vocazione per la fotografia aerea.
Nel 1913 si diplomò geometra (perito agrimensore); nonostante il desiderio di diventare ingegnere, la necessità di portare un aiuto economico in famiglia lo fece desistere dal proseguire gli studi per accettare i primi lavori di carattere topografico.
Lo scoppio della Grande Guerra e l’entrata dell’Italia nel conflitto, nel 1915, segnarono la sua vita e la carriera. Come militare avrebbe desiderato entrare in aviazione, ma la promessa fatta alla madre di non dedicarsi all’attività di volo, allora pionieristica, lo fece optare per un corso allievi ufficiali di artiglieria da campagna, e con questo battaglione, lasciato il lavoro e la madre malata, raggiunse il fronte sul Carso. Tornò per un breve periodo a casa nel 1916 quando le condizioni di salute della madre peggiorarono, fino a portarla alla morte. Allora, sentendosi svincolato dalla promessa di rinunciare al volo, chiese il trasferimento in aviazione. Nel maggio 1917 nel campo di Centocelle, a Roma, partecipò al corso per la funzione di osservatore di aeroplano, ovvero di tecnico adibito al viaggio con i piloti per osservare il territorio e fotografare le postazioni nemiche. Destinato alla 35ª squadriglia di stanza a Santa Giustina di Belluno, sul Piave, meritò due medaglie d’argento al valor militare per azioni di guerra.
Al termine del conflitto, in seguito alla morte del padre nel 1918, si assunse il compito di badare ai fratelli più piccoli, con l’aiuto del fratello Amedeo, e per far fronte alle necessità della famiglia, decise di rimanere in Aeronautica. Nel 1919 sposò Lola, maestra elementare, conosciuta a Roma prima della guerra, che gli diede due figli: Paolo Emilio e Raffaello.
Dopo aver avuto la possibilità di volare, fotografare, cartografare in azioni militari, tornò a farlo, con grandi risultati, una volta terminata la guerra. Gli avvenimenti bellici gli avevano permesso di maturare l’esperienza necessaria per ideare uno strumento in grado di descrivere nel dettaglio gli aspetti planimetrici e morfologici del territorio, ottenendo piante topografiche da fotografie aeree stereoscopiche. Nel 1919 ottenne il suo primo brevetto con il rudimentale prototipo del ‘fotocartografo’, cioè il restitutore aerofotogrammetrico di cui approntò la versione definitiva nel 1922.
Già nel 1919, come comandante della Scuola di osservazione aerea dell’Aeronautica, realizzò per l’Ufficio dell’Agro romano il rilievo fotogrammetrico di un breve tratto delle sponde del Tevere, per lavori di risistemazione dell’alveo. Questa prima operazione, eseguita da un aeroplano con una macchina fotografica a funzionamento semiautomatico, residuo di guerra, da cui furono ricavati elementi metrici agganciati a una rete di caposaldi preventivamente sistemati e rilevati a terra, costituisce senza dubbio l’atto di nascita ufficiale dell’esperienza aerofotogrammetrica italiana. L’anno seguente, grazie a una versione ancora non definitiva del fotocartografo, si poté sperimentare il ‘metodo fotogrammetrico Nistri’ nell’esecuzione del rilievo del poligono di tiro della Farnesina (dove oggi sorgono lo Stadio dei Marmi e il Foro Italico) a scala 1:1250, dimostrando i notevoli pregi di applicazione pratica del sistema.
Altri brevetti per i successivi modelli del fotocartografo furono del 1925 (modello II) e del 1929 (modello III); per finanziare gli studi nel campo dell’aerofotogrammetria, Nistri progettò e costruì, inoltre, i primi strumenti di navigazione aerea.
Nel 1921, con il fratello Amedeo, fondò la Società anonima rilevamenti aerofotogrammetrici (SARA-Nistri), la prima azienda organizzata industrialmente per la realizzazione di carte topografiche attraverso fotografie aeree e l’uso degli strumenti di fotogrammetria. Nel luglio 1923 sorse il primo nucleo della Ottico meccanica italiana e rilevamenti aerofotogrammetrici (OMI).
Nel 1930 l’ordine degli ingegneri lo iscrisse nel proprio albo, nel 1932 fu richiamato in Aeronautica con il grado di capitano con lo scopo di progettare un sistema di navigazione aerea in assenza di punti di riferimento sul terreno. Lo strumento, chiamato ‘orizzonte artificiale’, fu utilizzato dagli aerei che effettuarono la storica crociera atlantica guidata da Italo Balbo, il quale per riconoscimento promosse Nistri maggiore per meriti speciali. Si congedò con il grado di tenente colonnello.
Nonostante i riconoscimenti e gli attestati di stima, che gli valsero grande notorietà anche internazionale, i primi anni della OMI non furono semplici, per la grande concorrenza delle ditte straniere e, soprattutto, per le difficoltà incontrate nel far comprendere la bontà del nuovo metodo agli scettici operatori del settore, ancora legati ai sistemi tradizionali di rilevamento topografico.
Le sue stesse parole sull’atteggiamento di rifiuto nei confronti delle innovazioni tecniche e verso le sue idee dello sviluppo tecnologico rendono bene il carattere e il pensiero dell’uomo: «ogni conquista del progresso si inserisce nel quadro delle conquiste precedenti, non per sostituirle, ma per integrarle e per colmarne le lacune, consentendo nuove e più vaste possibilità, da cui sorgono nuove esigenze, le quali non potevano essere soddisfatte allo stato della tecnica precedente» (Una coltivazione di rose..., cit., p. 240).
Progressivamente, ancora grazie all’aiuto dell’Aeronautica, che garantì l’adozione degli strumenti Nistri, l’azienda iniziò ad affermarsi sia in Italia sia all’estero. Con il successo degli anni Trenta, il primo stabilimento risultò troppo piccolo per il numero crescente di commesse di lavoro e di dipendenti, per cui nel 1937 la OMI si spostò nei pressi della basilica di S. Paolo, in un grande edificio fatto costruire appositamente in via della Vasca navale.
Ancora agli anni Trenta risalgono i primi lavori cartografici di tipo commerciale, come le carte del centro e del territorio municipale di San Paolo del Brasile (1929-32) che decretarono il definitivo successo del metodo e donarono a Nistri grande visibilità internazionale.
La morte prematura del fratello Amedeo, nel 1936, e lo scoppio della seconda guerra mondiale, portarono a un’improvvisa interruzione delle attività della SARA e a un blocco della produzione della OMI, con il rischio di perdere l’intera strumentazione in dotazione. Nel dopoguerra, dopo un iniziale periodo di lenta ripresa , gli strumenti di restituzione cartografica prodotti dalla OMI risultarono le macchine più diffuse sui mercati di tutto il mondo. Nel 1961, con l’avvento del calcolatore, la OMI realizzò il primo strumento di fotogrammetria numerica al mondo utilizzando i concetti e i brevetti di Uki Helava.
Nel corso della sua lunga e prestigiosa carriera di industriale Nistri ottenne numerose onorificenze, a cominciare dalla nomina a cavaliere del lavoro nel 1938, «per aver creato un’industria di interesse nazionale e realizzato una tecnologia innovativa di importanza internazionale». Fu professore incaricato di strumentazione di navigazione aerea nella facoltà di ingegneria dell’Università di Roma La Sapienza; ebbe la laurea honoris causa del Politecnico di Milano; fu socio onorario della Società internazionale di fotogrammetria e socio onorario fondatore della Società italiana di fotogrammetria. Inoltre ebbe diversi attestati e riconoscimenti di enti accademici e statali di Brasile, Argentina, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Grecia e Olanda.
Nistri morì a Roma il 24 aprile 1962. Gli fu intitolata una via a Roma nei pressi della storica sede della OMI.
La figura e il carattere di Nistri non possono essere valutati appieno se non si fa riferimento alla sua sensibilità ai problemi sociali, menzionando quelle iniziative che, in anticipo rispetto alle leggi dello Stato, lo fecero ben volere dai suoi dipendenti: fu il primo industriale italiano a garantire, spontaneamente, la retribuzione agli impiegati nei giorni di festività nazionale (religiosa e statale), la mutua e il servizio medico interno dell’azienda e a finanziare, con grande generosità, le più diverse attività sportive per i lavoratori. Al suo funerale, gestito completamente dai suoi dipendenti in segno di gratitudine, presenziò il picchetto d’onore dell’Aeronautica militare, riservato soltanto ai pluridecorati dell’Arma.
Fonti e Bibl.: G. Ceraudo, Introduzione all’aerofotogrammetria applicata all’archeologia, Ponza 1999, passim; L. Fiorentino, Scatti d’epoca su Roma. La capitale nel ’900 nella vita speciale dei Nistri, della OMI, della Sara-Nistri, Roma 2009.