BERTOLETTI, Umberto Natale (detto Nino)
Nacque a Roma il 28 ott. 1889, da Francesco, pellicciaio, e da Luigia Della Grisa. Terminati gli studi di ragioneria e abbandonata l'attività industriale del padre, appena ventenne, frequentò il gruppo di educatori e artisti modernisti fondatori della rivista La Casa (A. Marcucci, G. Menasci, D. Cambellotti, U. Bottazzi e V. Grassi), per la quale disegnò negli anni 1909 e 1910 un gruppo di vignette in bianco e nero, derivate dallo stile à plat diffuso in ambiente romano da Aleardo Terzi collaboratore anch'egli della testata.
Alcuni di questi disegni sono dedicati ai problemi dell'arredamento, tema centrale della rivista. Sul numero di novembre del 1909 pubblicava i progetti per la sistemazione di una camera per ragazzi: letto, tavolino, cassettone e armadio, da eseguire - come l'artista stesso indicava nella nota a commento - con semplicità ed economia, in legno di castagno o di quercia, con spigoli addolciti da lievi smussi, una "decorazione a quadrifoglio" intagliata nel legno, nuvole, gatti, e barche a vela disegnati su cartoncino e protetti da cristalli molati, maniglie di rame o di acciaio nichelato incassate nei mobili, tutti senza serrature. Sul numero del marzo 1910 pubblicò un fregio per stanza da bagno, verosimilmente una composizione in piastrelle di maiolica, con motivo di cigni e cornice secessionista.
Pittore dall'età di quindici anni, guardò dapprima al divisionismo praticato da molti artisti romani già affermati, per poi preferire - come si ricava dalla sua collaborazione di illustratore alla rivista romana Novissima (1910) - una spartizione del colore a larghe zone e temi borghesi di intimità domestica.
L'influsso di Umberto Bottazzi e di Vittorio Grassi, per quanto riguarda l'attività di mobiliere, e quello di Aleardo Terzi e di Bottazzi stesso per l'esperienza di illustratore, sembrano sopravvivere nelle opere del B. almeno fino al 1914. Si vedano in questo senso le copertine a colori (1911-1912) per la rivista Roma, pubblicata in occasione dell'Esposizione del cinquantenario dei Regno d'Italia, in cui citazione letteraria e propensione simbolica risultano fuse da una speciale ricerca sull'impasto cromatico e dalla corposità vigorosa del segno, oltre alle illustrazioni pubblicate su La Lettura nel 1914, ancorate alla netta scansione tra il bianco e nero.
Nel 1905, inviato dal padre in Germania per fare pratica aziendale, aveva studiato le opere dei simbolisti nordici, la cui memoria emergerà, ad esempio, nel Sogno, dipinto nel 1913 (Roma, Coll. Luigia Micheli-Gigotti Bertoletti).
Nel 1910 espose per la prima volta alla Società degli amatori e cultori di belle arti un paesaggio, Fontanina di Michelangelo. Alla Esposizione internazionale di belle arti di valle Giulia (1911) partecipò con un dipinto di carattere malinconico e sentimentale, La gondola. L'anno seguente a Napoli partecipò alla I Mostra d'arte giovanile, insieme con molti artisti romani della nuova generazione che si affermarono alle esposizioni della Secessione romana (1913-1916). Secondo la descrizione di Arturo Lancellotti (1912), l'opera del B. esposta a Napoli "quasi umanizza la severa armatura del palazzo del Parlamento, ora in costruzione, ritraendone la mole misteriosa nella penombra della prima sera".
Nel 1913 la giuria della I Secessione romana accettò Ritratto, dipinto esposto in una sala con opere di Deiva De Angelis, Cipriano Efisio Oppo e Pietro Marussig.
Tra il 1913 e il 1916 abitava in una casa-studio di villa Strohl-Fem, dal 1915 divisa con la moglie Pasquarosa Marcelli (Anticoli Corrado 1896 - Camaiore 1973), prima modella dello scultore Nicola D'Antino, del pittore Felice Carena e del B. stesso, poi pittrice di grande talento. Nella villa l'artista, "colpito dalla libertà cromatica dei francesi" (Coen, 1983) visti alle Secessioni romane, dipingeva en plein air una serie di ritratti di amici: La contessa Posse, Il pittore Brazdà, Virgilio Guidi, Donna sulla sdraia (conservati a Roma presso gli eredi del B.). È una pittura d'improvvisa irruenza - scrive Iacopo Recupero - sommaria, luminosissima, che inonda di gioiosa luce la realtà, rendendola tutta color puro" (catal., 1974).
Sempre tra il 1913 e il 1916 collaborò alle edizioni di libri per bambini che Tommaso Monicelli e Amoldo Mondadori pubblicavano nella "Bibliotechina de La lampada" prima a Roma e poi a Ostiglia per la casa editrice La Scolastica: la difficoltà di reperire questo tipo di materiale consente di segnalare solo un titolo, Fiabe commedie eccetera eccetera di G. Bistolfi, sebbene il B. appaia indicato tra gli artisti autori delle illustrazioni di ventiquattro volumetti costituenti le prime quattro serie della collana. Per Gian Bistolfi, il B. disegnò una copertina, cinque tavole e tre fregi a colori, dal segno sottile e filiforme, più vicino a certi esiti di Sergio Tofano che non di Aleardo Terzi, del quale - peraltro - l'artista cita alcune soluzioni di impaffinazione e di decorazione grafica.
Intorno al 1916 i coniugi Bertoletti si trasferirono in uno studio di via A. Bosio, n. 15, prestato da Pirandello, fino al 1933. Due anni dopo, smorzatasi l'eco delle Secessioni romane, anche per effetto della ripresa da parte della Società degli amatori e cultori di una attività più impegnata, in polemica con le istituzioni ufficiali fu organizzata la mostra (giugno 1918) alla Casina del Pincio (ora Valadier) cui partecipò con altri Pasquarosa, mentre il B. si isolava, "ripensando" alla tradizione italiana, specie alla grande pittura dei Quattrocento e del Seicento, in sintonia con le idee diffuse da Mario Broglio e dagli artisti aderenti alla rivista Valori plastici. Scelte, meditate in proprio e tradotte in opere degli anni Venti e Trenta, visioni personali e "silenti" della quotidianità praticata da un artista "che fa da solo, che elabora una sua vena poetica qriginale, ma non chiusa agli apporti culturali, alla discussione della pittura romana", come ha testimoniato Guttuso (catal., 1974).
Riservato, meditativo e colto, il B. accolse nella propria casa di via Condotti il rinnovato ambiente culturale della capitale. Gli amici suoi e di Pasquarosa saranno nel tempo Sergio Tofano e Giovanni Costetti, Emilio Cecchi e Silvio D'Amico, Ardengo Soffici e Margherita Sarfatti, Francesco Trombadori e Antonio Baldini, Giovanni Papini e Armando Spadini, il maestro Casella, gli scrittori Bontempelli, Alvaro.) Ungaretti e il giovane Alberto Moravia.
Nel 1925 il B. e Pasquarosa si unirono anche in matrimonio religioso; nel 1926 alla Mostra del Novecento a Milano, il B. espose un quadro notato da C.E. Oppo (La Tribuna, 27 marzo) per il buon disegno e il serrato chiaroscuro, per gli effetti del colore e per la espressione dei carattere. Nel 1928 partecipò alla Biennale di Venezia con Bagnanti presso il Mar Tirreno. Con Giorgio De Chirico, incontrato a Parigi nel 1929, il B. intrattenne una fitta corrispondenza (inedita, conservata a Roma presso i suoi eredi) fino alla metà degli anni Trenta. In quel periodo partecipò alla III Mostra marinara d'arte (Roma, 1929), alla I e alla II Mostra del Sindacato fascista delle arti (Roma, 1929-30), agli Amatori e cultori del 1927 e del 1930, alle Biennali di Venezia del 1930 e del 1936, alla Il Quadriennale romana del 1935 con una sala personale.
Le opere di quest'ultimo scorcio di tempo sono più libere rispetto alla precedente intenzione plasticheggiante dell'artista ed appaiono concepite con filtrata partecipazione poetica.
Nel quarto decennio studiò, in contrasto con l'architetto Marcello Piacentini, una diversa sistemazione per la spina di Borgo, il quartiere al limite di S. Pietro: il progetto, pubblicato dal quotidiano Il Tevere del 1° ag. 1936, causò l'interruzione dei rapporti con Giuseppe Bottai.
Dopo la seconda guerra mondiale il B. ampliò il tema della figura dipingendo composizioni complesse come Piscina del 1953 (catal., 1982) e ritornò al paesaggio, spesso annotato nei frequenti viaggi in Italia e all'estero.
Morì a Roma il 24 genn. 1971.
Fonti e Bibl.: A. Lancellotti, La prima mostra di arte giovanile, in Il Giornale di Sicilia, 23-24 genn. 1912; D. Angeli, L'esposizione giovanile a Napoli, in Il Giornale d'Italia, 25 febbr. 1912; Arte moderna in Italia 1915-1935 (catal.), Firenze 1967, p. 2; N.B. (mostra antol., catal.), Roma 1974 (con testimonianze di G. De Chirico, R. Guttuso, I. Recupero); N.B. (gall. La Gradiva, catal.), Roma 1982; E. Coen, Pasquarosa (gall. dell'Emporio fioreale, catal.), Roma 1982; N.B., in Gli artisti di Villa Strohl-Fern (catal.), Roma 1983, pp. 41-42; I. de Guttry-M. P. Maino, Il mobile Liberty italiano, Bari 1983, p. 61; I. de Guttry-M. P. Maino-M. Quesada, Le arti minori d'autore in Italia…, Bari 1985, pp. 84-85; F. D'Amico, N.B., in Roma 1934 (catal.), Modena-Roma 1986, pp. 145-146; M. Quesada, in Secessione romana 1913-1916 (catal.), Roma 1987, pp. 286 s.