MADDALENA, Umberto
Figlio di Ettore, medico, e di Francesca Bianchi, nacque a Bottrighe di Adria, nel delta padano, il 14 dic. 1894. Trascorse l'infanzia a Pettorazza, sempre in territorio rodigino, e, appassionato della vita di mare, frequentò l'istituto nautico Paolo Sarpi di Venezia. Ne uscì nel 1913, per compiere il prescritto periodo di tirocinio in mare, necessario per ottenere il diploma di capitano di lungo corso. A bordo di imbarcazioni a vela compì, come allievo, due traversate atlantiche; l'entrata in guerra dell'Italia, nel maggio 1915, lo sorprese a Buenos Aires.
Rientrato in patria, nell'ottobre 1915 venne ammesso a un corso per guardiamarina di complemento e poi assegnato al naviglio sottile come aspirante guardiamarina. Nel giugno 1916 ottenne di poter frequentare un corso di pilotaggio per idrovolanti, conseguendo il brevetto due mesi dopo. Destinato al basso Adriatico, si distinse subito come pilota da ricognizione nei suoi voli sulle basi della flotta nemica in Dalmazia e già il 30 dic. 1916 ottenne una medaglia di bronzo al valor militare. Promosso guardiamarina nel gennaio 1917, gli fu affidato - nonostante l'età e il grado - il comando di una squadriglia di idrovolanti da bombardamento. Nei due anni successivi, durante i quali continuò a operare nel basso Adriatico, ebbe anche il comando di squadriglie da caccia e da ricognizione e ottenne, grazie anche ai suoi voli su Cattaro, tre medaglie d'argento e due croci di guerra al valor militare, nonché la promozione, all'inizio del 1918, a sottotenente di vascello.
Il teatro di operazioni, nel quale compì sessanta missioni di guerra, e il tipo di aeromobili pilotato - strettamente legati alla sua appartenenza alla Regia Marina - se da un lato non gli consentirono di raggiungere la rinomanza di cui godevano allora gli "assi" della caccia della nascente aviazione italiana, come F. Baracca, R. Piccio o F. Ruffo di Calabria, lo resero però uno specialista in fatto di idrovolanti, un tipo di velivolo che da allora, per almeno tre lustri, fu visto come un serio rivale degli aeroplani basati a terra, troppo vincolati agli aeroporti ancora scarsamente diffusi.
Nel febbraio 1919, al momento della smobilitazione generale, il M. transitò nel servizio attivo permanente e nell'agosto di quell'anno venne prescelto, insieme con tre colleghi, per una missione aerea in Svezia, che non riuscì però a raggiungere a causa di un guasto al motore che lo obbligò a un ammaraggio forzato presso la costa tedesca. Fu, questa, la prima di una serie di missioni compiute dal M. per far conoscere all'estero le potenzialità dei velivoli italiani e per promuoverne la vendita, risultato che in effetti si riuscì a conseguire.
Nel 1920, dopo aver partecipato alle gare aviatorie di Monaco, fu incaricato di portare in Svezia uno dei tre idrovolanti acquistati da quel governo. Le Alpi vennero così sorvolate per la prima volta da un idrovolante, un tipo di aereo che per la sua particolare struttura era giudicato un cattivo "arrampicatore". Il viaggio, pur complicato da due successivi ammaraggi forzati in Olanda e nel Mare del Nord, ebbe esito positivo e valse al M. la croce dell'Ordine di Wasa, concessagli dal re di Svezia quale premio per la sua la tenacia.
Rientrato in Italia, nel 1921 venne promosso tenente di vascello e assegnato al comando dell'aeroporto di Venezia. Nello stesso anno, dopo aver sposato Sandra Rizzi e aver partecipato ancora una volta alle gare aviatorie di Monaco, il M. condusse in Spagna, da Sesto Calende, una squadriglia di idrovolanti acquistati dal governo di Madrid: qui rimase quattordici mesi per addestrarne i piloti.
Nel 1923, alla costituzione dell'Arma aeronautica, il M. vi venne inquadrato come comandante di squadriglia (capitano) per poi esser promosso comandante di gruppo (maggiore) nel marzo dell'anno successivo. Dal maggio 1923 ebbe il comando del III gruppo idrovolanti di Taranto, che resse fino al luglio 1925, nel delicato periodo del passaggio dell'idroaviazione dalla Regia Marina alla Regia Aeronautica.
Nell'agosto 1925, in occasione delle manovre navali nelle acque della Sardegna, egli venne posto al comando della componente aeronautica. A ottobre, insieme con il capitano G. Guasconi, alla guida di due idrovolanti da bombardamento Macchi 24, compì una crociera nel Baltico, toccando anche Leningrado. Nel volo di ritorno le avverse condizioni meteorologiche impedirono ai due aeroplani di completare il sorvolo delle Alpi, obbligandoli a un atterraggio di fortuna sullo Spluga.
Il M., che dal 1 genn. 1925 per la sopravvenuta rettifica dei ruoli era stato collocato dall'Aeronautica in soprannumero, dal 1926 venne posto in congedo speciale per la durata di un anno. In tale periodo organizzò i servizi di aeronavigazione della Aero espresso italiana, società concessionaria della linea Brindisi-Pireo-Istanbul, di cui istruì i piloti e con i quali compì i primi collegamenti. Tale attività gli valse il conferimento, da parte del governo greco, della croce d'oro dell'Ordine del Salvatore. Rientrato in servizio nel 1927, nell'ottobre dello stesso anno, con un idrovolante Savoia Marchetti S.82, compì una crociera dimostrativa di oltre 10.000 km attraverso gli Stati balcanici, la Russia e la Germania, utilizzando per l'ammaraggio anche i fiumi.
Nel 1928, mentre era al comando di uno stormo di idrovolanti impegnato nella crociera del Mediterraneo occidentale, organizzata e comandata da I. Balbo, venne raggiunto dall'ordine di rientro immediato per partecipare alle ricerche del dirigibile "Italia", precipitato sul pack a Nordest delle Spitsbergen al ritorno dal Polo Nord.
Venne febbrilmente attrezzato per la speciale missione un idrovolante bimotore Savoia S.55, che il 10 giugno lasciò Sesto Calende per raggiungere la base delle ricerche, alla baia del Re, nelle isole Spitsbergen, dopo otto giorni di volo ostacolato da condizioni atmosferiche proibitive. Appena giunto, l'equipaggio dovette ripartire, in seguito all'urgente richiesta di soccorsi dei naufraghi della "tenda rossa". Sette ore di volo estenuante non permisero la localizzazione dei naufraghi, che, però, comunicarono successivamente alla base, via radio, di aver avvistato l'aereo. Sulla scorta di questa notizia e grazie a un improvvisato ponte radio il M. e il suo equipaggio ripartirono subito, riuscendo infine a paracadutare presso la "tenda rossa" i rifornimenti richiesti. Per la sua opera il M. venne allora insignito della medaglia d'argento al valor aeronautico e conobbe il suo momento di maggiore popolarità, fungendo anche un po' da contraltare al discusso comportamento del comandante dell'"Italia" U. Nobile.
Nel 1929 il M. abbandonò gli idrovolanti per pilotare un aereo terrestre, un Savoia S.64 bis appositamente realizzato per battere i precedenti record di distanza e di durata in circuito chiuso. Dopo tre tentativi non riusciti, il 29 maggio 1930 l'aereo decollò dall'aeroporto di Montecelio e, percorrendo il circuito triangolare Ostia-Anzio-Ladispoli, rimase in aria per 67 ore, mentre si alternavano alla guida il M. e F. Cecconi, totalizzando un percorso di 8188 km e ottenendo così i due nuovi record mondiali.
Promosso tenente colonnello, venne allora nominato da Balbo direttore della Scuola di navigazione aerea d'alto mare, istituita a Orbetello per addestrare gli equipaggi delle crociere oceaniche che il ministro aveva in animo di realizzare. Alla prima crociera transatlantica, quella diretta in Brasile, a cavallo tra il 1930 e il 1931, partecipò anche il M., che per questo ottenne la medaglia d'oro al valor aeronautico.
Venne allora messo allo studio il conseguimento di un nuovo record, quello di distanza, che ci si proponeva di ottenere con un volo tra Roma e il Messico. L'aereo prescelto fu ancora un Savoia S.64 bis, fornito di un nuovo motore.
Fu durante il volo di trasferimento, da Cinisello a Roma, il 19 marzo 1931, che il velivolo esplose sopra la spiaggia di Marina di Pisa, per cause imprecisate, causando la perdita dell'intero equipaggio composto dal M., da Cecconi e dal motorista. Nel 1930 aveva pubblicato a Milano il volume autobiografico Lotte e vittorie sul mare e nel cielo.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Segr. particolare del Duce, Carteggio ordinario, bb. 509, 577; Ibid., Arch. dell'Ufficio storico dello Stato maggiore dell'Aeronautica, Medaglie d'oro al valor aeronautico, b. 7; Libretto personale del M.; G. Mattioli, In volo con U. M., Roma 1938; I. Mencarelli, U. M., Roma 1969.