GRAZZI, Umberto
Nacque a Firenze il 16 ott. 1896 da Vittorio, professore nella facoltà di medicina dell'Università di Pisa, e Teresa Barsanti.
Partecipò alla prima guerra mondiale come ufficiale di complemento, guadagnandosi una croce al merito, e si laureò in giurisprudenza presso l'Università di Pisa il 28 giugno 1920. Avviatosi in un primo tempo alla carriera avvocatizia, nel 1923 superò il concorso per l'ammissione alla carriera diplomatica, seguendo le orme del fratello Emanuele. Addetto consolare a Parigi nel 1924, viceconsole e console a San Gallo nel periodo 1925-28, console a Siviglia dal giugno 1928, alla fine del 1929 venne chiamato in servizio al ministero come segretario dell'Ufficio di politica economica.
Nel periodo della crisi economica e finanziaria seguita al crollo di Wall Street, il G. cominciò a familiarizzarsi con le materie economiche internazionali, procurandosi in breve una vera specializzazione in questo campo, che avrebbe d'allora in poi contraddistinto la sua vita lavorativa. Come segretario della delegazione italiana prese parte a tutte le maggiori conferenze economiche che si tennero agli inizi degli anni Trenta, nel tentativo di raddrizzare le sorti dell'economia europea, quali la conferenza economica e monetaria di Londra (1933) e la conferenza di Stresa per l'Europa centrale e orientale (1932).
Anche per il bagaglio di conoscenze tecniche maturato, nel 1933 fu inviato a Vienna, come primo segretario di legazione, nel periodo in cui la politica estera di Mussolini puntava, anche con l'utilizzo dello strumento economico, a sostenere al massimo l'indipendenza austriaca contro le mire annessionistiche della Germania nazista.
Poté così seguire da vicino l'azione italiana per frenare l'avanzata del nazismo in Austria, trovandosi a gestire, come incaricato d'affari, la delicata situazione interna e internazionale maturata al momento del tentato colpo di Stato nazista e dell'assassinio del cancelliere E. Dollfuss il 25 luglio 1934.
Il G. fu richiamato da Vienna nel settembre 1936, quando divenne evidente che il mutamento impresso alla politica estera italiana da Mussolini a seguito della crisi etiopica e del conseguente avvicinamento alla Germania avrebbe inevitabilmente comportato l'abbandono della politica di difesa dell'Austria.
Al ministero assunse la carica di capo ufficio all'interno della direzione generale Affari generali, continuando a seguire le conferenze internazionali e, agli inizi del 1939, fu inviato a reggere l'ambasciata di Rio de Janeiro, dove rimase fino all'ottobre 1942, quando assunse la carica di vicedirettore degli Affari commerciali. In questo ruolo, che lo vide impegnato a fronteggiare i gravi problemi dell'approvvigionamento del paese in guerra, fu confermato anche alla fine del conflitto mondiale con il grado, ottenuto il 31 maggio 1945, di inviato straordinario e ministro plenipotenziario.
Si trovò così a gestire sia la ripresa delle relazioni commerciali bilaterali con i vari paesi europei - negoziando in prima persona gli accordi con la Svezia e con la Polonia -, sia gli aspetti commerciali connessi alle clausole economiche delle trattative di pace.
Vicedirettore e, dal gennaio 1947, direttore generale degli Affari economici, il G. divenne uno stretto collaboratore del ministro degli Esteri C. Sforza e, insieme con lui, batté inutilmente la via dello sviluppo dei rapporti economici bilaterali franco-italiani, nell'illusione di poter giungere a un'unione doganale tra i due paesi, a sua volta base di una futura unione economica e monetaria.
Convinto che il migliore strumento per la ricostruzione dell'Italia sconfitta fosse il suo inserimento in un sistema europeo e mondiale di progressiva liberalizzazione degli scambi e di cooperazione economica, il G. sostenne tutte le iniziative, poi prese dai governi guidati da A. De Gasperi, per inserire l'Italia nel processo di integrazione europea, in particolare a partire dal 1950, quando il dibattito si concentrò sulle proposte francesi del piano Schuman per la realizzazione della Comunità europea del carbone e dell'acciaio e del piano Pleven per la costituzione di un esercito europeo.
Nell'aprile 1950 il G. fu nominato ambasciatore e in tale veste fu destinato due anni più tardi a Bruxelles, sede privilegiata per poter continuare a seguire gli esiti della politica europeistica di De Gasperi. Nel febbraio 1955 fu trasferito a Bonn.
Qui, in un momento non facile per i rapporti italo-tedeschi, ancora fortemente segnati dai reciproci pregiudizi sulla condotta della guerra, il G. si dedicò alla chiusura delle sofferte eredità politiche del conflitto e alla sistemazione dei rapporti economico-finanziari fra i due paesi. Comunque l'influenza delle negative eredità del passato non gli impedì di sostenere e coltivare il disegno di un riavvicinamento italo-tedesco, ritenendo che questo avrebbe impedito che l'Italia rimanesse isolata a motivo di un'intesa troppo stretta tra Francia e Gran Bretagna. Del resto il G. vedeva nel cancelliere K. Adenauer un fattore di stabilità per l'Europa e per la Germania, una personalità democratica ma forte che soddisfaceva il bisogno del popolo tedesco di avere una guida, impedendo al contempo il rifiorire di correnti di estrema destra. Tuttavia, anche se valutò positivamente la politica del cancelliere, personalmente fu sempre sfavorevole all'ipotesi della riunificazione tedesca, principale obiettivo di Adenauer. Consapevole di quanto l'integrazione europea rappresentasse una prospettiva di pace per il continente, e convinto che l'inserimento dell'economia tedesca nel quadro di quella europea fosse indispensabile per la ripresa del continente, incoraggiò con Bonn il rilancio europeo che aveva preso le mosse, auspice il ministro degli Esteri italiano, G. Martino, dalla conferenza di Messina del 1° giugno 1955 e che doveva concludersi con la firma dei trattati di Roma il 25 marzo 1957.
Lasciata l'ambasciata in Germania, nel marzo 1958 assunse la rappresentanza italiana presso la NATO a Parigi.
Qui dovette affrontare da subito la delicata questione dell'installazione dei missili statunitensi a medio raggio sul territorio italiano, decisa dal Consiglio atlantico nel dicembre 1957 nel quadro di un generale rafforzamento della difesa europea come reazione alla messa in orbita del satellite Sputnik compiuta dall'Unione Sovietica nell'ottobre precedente. Dopo un non facile negoziato, il dispiegamento dei vettori si realizzò, il 30 marzo 1959, con la sottoscrizione dell'accordo bilaterale tra Italia e Stati Uniti per la concessione delle basi missilistiche.
Nel maggio 1959, sotto il secondo governo Segni, con G. Pella ministro degli Esteri, il G. fu nominato segretario generale del ministero, carica che mantenne fino al 1961.
Ebbe il compito di gestire gli sforzi diplomatici messi in atto da Roma per affermare maggiormente il ruolo italiano in ambito atlantico sia sotto l'aspetto della difesa comune, sia sotto quello della partecipazione al processo di distensione, nonché di evitare contraccolpi negativi, politici e di immagine, dalla questione altoatesina, riaperta da Vienna nel 1959, che avrebbe portato, l'anno seguente, all'inutile ricorso austriaco all'ONU.
Il G. morì a Ginevra il 6 sett. 1963.
Fonti e Bibl.: Alcuni testi che documentano l'attività del G. nei suoi vari incarichi sono pubblicati in I documenti diplomatici italiani, s. 7, 1922-1935, XV, ad indicem; s. 8, 1935-1939, III, p. 71; s. 10, 1943-1948, I-VII, ad indices. Cfr. anche: M. Luciolli, Palazzo Chigi: anni roventi. Ricordi di vita diplomatica italiana dal 1933 al 1948, Milano 1976, pp. 184, 201; E. Ortona, Anni d'America, I, La ricostruzione, 1944-1951, Bologna 1984; II, La diplomazia, 1953-1961, ibid. 1986, ad indices; E. Serra, L'Italia e la conferenza di Messina, in Il rilancio dell'Europa e i trattati di Roma, a cura di E. Serra, Bruxelles 1989, p. 99; E. Ortona, Diplomazia di guerra. Diari 1937-1943, Bologna 1993, ad indicem; C. Vordemann, Deutschland-Italien, 1949-1961. Die diplomatische Beziehungen, Frankfurt a.M. 1994, ad indicem; B. Bagnato, Storia di una illusione europea. Il progetto di unione doganale italo-francese, London 1995, ad indicem; R. Monaco, Memorie di una vita, memorie per l'Europa, Roma 1996, ad indicem; Manuale della politica estera italiana, 1947-1993, a cura di L.V. Ferraris, Roma-Bari 1996, ad indicem; B. Vigezzi, L'Italia unita e le sfide della politica estera. Dal Risorgimento alla Repubblica, Milano 1997, ad indicem; A. Varsori, L'Italia nelle relazioni internazionali dal 1943 al 1992, Roma-Bari 1998; L. Nuti, Gli Stati Uniti e l'apertura a sinistra. Importanza e limiti della presenza americana in Italia, Roma-Bari 1999, ad indicem; R. Magagnoli, Italien und die europäische Verteidigungsgemeinschaft. Zwischen europäischen Credo und nationaler Machtpolitik, Frankfurt a.M. 1999, pp. 153, 156 s., 168, 199, 282 s., 288, 291, 298, 301, 303, 311; M. Neri Gualdesi, L'Italia e il processo di integrazione europea, in L'Italia e le organizzazioni internazionali. Diplomazia multilaterale nel Novecento, a cura di L. Tosi, Padova 1999, ad indicem.