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FRACCACRETA, Umberto

di Gemma Bracco - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 49 (1997)
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FRACCACRETA, Umberto

Gemma Bracco

Figlio di Michele e di Angiolina Sassi, nacque a San Severo, in Capitanata, il 30 giugno 1892.

Un suo antenato, Matteo Fraccacreta, fu storico della Puglia dauna; il nonno, insieme con i fratelli, fu tra i maggiori dissodatori del Tavoliere, dopo che nel 1865 venne abolito il regime vincolativo di quelle terre alla pastorizia.

Il F. seguì le orme del padre, avvocato e proprietario terriero. Frequentò il liceo classico di Lucera, dove ebbe insegnanti M. Valgimigli per le lingue classiche ed E. Levi per l'italiano. Conseguì poi la laurea in giurisprudenza presso l'università di Roma, dove frequentò con passione anche i corsi di inglese e di tedesco (questi ultimi tenuti da G.A. Borgese).

Il F. si cimentò dapprima con traduzioni dalle lingue antiche e moderne, ma già nel 1919 inviava alcune sue poesie a B. Croce. Per approfondire gli studi di lingua straniera trascorse un anno all'estero. Successivamente trascurò la poesia e si dedicò allo studio del pianoforte seguendo a Roma un corso di perfezionamento con il maestro F. Baiardi.

Nel 1928, invitato dal Levi a Napoli per una lettura pubblica delle sue ultime composizioni, il F. - che non aveva nulla di presentabile - si mise alacremente a scrivere Il pane, che divenne il primo dei Poemetti (pubblicati poi a Bologna nel 1929 con prefaz. di M. Valgimigli).

Impressi di un afflato georgico, i Poemetti risentono della poesia del Pascoli, con la sua pietosa vicinanza al dolore, alla fatica e alla natura; tuttavia, il F. ha dinanzi agli occhi la campagna pugliese, il duro Tavoliere, vera e propria sfida alla tenacia e al coraggio. L'attitudine contemplativa e la religiosa consacrazione della campagna e dei suoi riti sfociano nell'insegnamento a considerare la terra "alma parens frugum", madre che mantiene il figlio dei campi in una sorta di infanzia primordiale (Cansinos Assens, Critica spagnola). Nel secondo dei Poemetti, L'assiolo, l'uccellino - simbolo funebre e presenza topica entro la nota koinè pascolian-dannunziana, e di lì all'imagery del decadentismo italiano nel suo complesso - sarà preso a testimone della storia di Puglia, di quando "la città non era ancora / e la Puglia non era che un'Olanda". Così, se Stelle e lucerne mette in luce la commistione degli elementi arcaici pagani della civiltà rurale con quelli cattolici, l'ultimo dei Poemetti (ma primo cronologicamente), L'appassionata, ispirato alla sonata beethoveniana, con movenze e tonalità preraffaellite, mostra come sentimenti avulsi dal mondo rurale poco si addicano alle corde del primo Fraccacreta.

L'opera dal 1918 al '30 veniva raccolta nel volume Elevazione (Bologna-Rocca San Casciano 1931): dopo un poemetto di largo respiro, la visione si parcellizza in piccoli quadri agresti e paesani, resi con ritmi agili e brevi - prova ne sia, metricamente, l'uso insistito del quinario - atti a realizzare veloci schizzi pieni di grazia, come Nevicata, Inverno, Bufera, Nostalgia, Una vicina. In alcune liriche si avverte la suggestione del Carducci (e sono le poesie ispirate a Roma e ad alcuni personaggi storici, per le quali il F. adopera finanche l'esametro classico); altre appaiono pervase, invece, da una maniera che fa pensare alla lezione gozzaniana e crepuscolare. In Elevazione si possono ritrovare quella trasparenza e quella "malinconia elementare che trae origine dalla contemplazione della terra affaticata" così tipiche del Fraccacreta.

Dopo i cinque Nuovi poemetti (Cantoria, La terra, Il rapsodo, L'ombra, La strada d'erba) datati 1934, il F. pubblicava, nel 1936, Motivi lirici, di cui le sezioni Ignota e Straniera furono tradotte da P. de Montéra nel '38 sotto il titolo Deux poèmes d'amour. A testimonianza del periodo bellico rimangono, invece, le liriche riunite col titolo Vivi e morti (1945). Il poeta chiama a raccolta le forze disperse, il desiderio di pace, di perdono, il religioso attaccamento a una speranza futura proprio della sua gente. A quel tempo risale anche l'incontro - per lui assai significativo - con il poeta-soldato, sergente della Royal Air Force, T.L.F. Amstrong (alias John Gawsworth), di cui il F. tradusse, con sobrietà e misura, alcuni testi (Gawsworth raccolse trenta sonetti sotto il titolo Maggio d'Italia [ovvero La Gradogna]). La poesia del Gawsworth è molto differente - nel suo articolato artificio verbale e nel concettoso sforzo di affermare la propria libertà espressiva attraverso forme tradizionali - dalla ricercata semplicità e dall'abbandono al canto del Fraccacreta.

Nell'ottobre del 1944 morì la madre del poeta. Il F., che visse giorni di cupa disperazione, le dedicò una serie di componimenti (Sotto i tuoi occhi), che poi avrebbero dovuto essere pubblicati in un volume di Canti, dove il F. intendeva radunare liriche già edite, come Antea, e inedite, come il gruppo Azzurro, di cui fanno parte Barche sul lago, Odor di sole - poesie che rivelano una ricerca musicale nuova - e dove il piccolo mondo domestico con la sua dolcezza privata, o i richiami misteriosi sul lago lombardo provocano un improvviso affondo della nostalgia nella solitaria bellezza del Tavoliere.

La notizia dell'improvvisa morte del F., avvenuta a San Severo il 22 febbr. 1947, induceva l'editore Laterza a mutare il titolo in Ultimi canti.

Nel 1953 i fratelli istituirono un premio di poesia a suo nome, con concorso nazionale triennale. La prima edizione del premio fu vinta da D.M. Turoldo. Nel '67, in occasione dell'assegnazione del premio, fu allestita una mostra di autografi e di edizioni rare dell'opera del Fraccacreta.

Fonti e Bibl.: G. Lipparini, in Corriere della sera, 29 ott. 1929; R. Fracassi, U. F. Poemetti, in L'Italia letteraria, 17 nov. 1929, p. 8; L. Fiumi, U. F. Liriche (estr. da Rassegna nazionale), Roma 1931; G. Luongo - A. Manuppelli, Antologia contemporanea di prose e poesie, Napoli 1932, ad Indicem; R. Cansinos Assens, Critica spagnola della poesia italiana, Milano 1932, p. 9; F. Negro, U. F. in "Elevazione", in La Puglia letteraria, 31 genn. 1932; A. Potolicchio, U. F. Poeta della terra e della Puglia, Napoli 1934; I. Tonelli, U. F. Nuovi poemetti, in L'Italia che scrive, 11 nov. 1934; P. de Montéra, U. F. Nuovi poemetti, in Études italiennes, XVI (1935), pp. 70 ss.; Y. Lenoir, Chants d'Apulie, Paris 1935; R. Cansinos Assens, recens. a Motivi lirici, in Libertad (Madrid), 15 apr. 1936; P. Ronzy, L'oeuvre poétique de U. F., in Cahiers franco-italiens, settembre 1936; A. Galletti, Il Novecento, Milano 1939, p. 559; M. Vinciguerra, Due poeti, in La Nuova Europa, 25 marzo 1945; M. Simone [Garganus], Pugliesi al lavoro. U. F., in Puglia, 31 ott. 1946; A. Casiglio, Ricordo di U. F., in La Matricola (San Severo), 19 dic. 1947; A.M. Zuppa, U. F. poeta degli affetti domestici, in Sud letterario, giugno-luglio 1949, p. 6; C. Gentile, Poesia di U. F., Foggia 1956; P. Caroli, Itinerario lirico di U. F., Bari 1968; M.V. Venturo Lamedica, U. F. poeta del Tavoliere, Napoli-Foggia-Bari 1969 (con bibliogr. completa).

Vedi anche
Sammartino, Giuseppe Sammartino (o Sanmartino), Giuseppe. - Scultore (Napoli 1720 - ivi 1793). Attivo a Napoli, mostrò un accentuato realismo: notevole il Cristo velato (1753, cappella Sansevero). Eseguì figure di santi e sculture allegoriche (1757, cappelle dell'Assunta e di S. Martino, chiesa della certosa di S. Martino; ... Pépe, Guglielmo Pépe, Guglielmo. - Generale e patriota (Squillace 1783 - Torino 1855), fratello di Florestano. Combatté nella Repubblica Napoletana (1799), poi contro i Borboni a fianco di Napoleone e di G. Murat. Guidò i moti carbonari del 1820, ma, vinto, fu costretto all'esilio. Amnistiato da Ferdinando II, diresse ... Ciano, Costanzo, conte di Cortellazzo Ammiraglio e uomo politico politico italiano (Livorno 1876 - Ponte a Moriano 1939); uscito dall'Accademia navale nel 1896, si segnalò durante la guerra libica e la prima guerra mondiale per la sua partecipazione ad alcune imprese (Pola, 1º nov. 1916; Cortellazzo, nov. 1917; "beffa di Buccari", 10 febbr. ... Francésco II di Borbone re delle Due Sicilie Francésco II di Borbone re delle Due Sicilie. - Figlio (Napoli 1836 - Arco 1894) di Ferdinando II; uomo mite, timido e dubbioso, a ventitré anni sposò Maria Sofia di Baviera e il 22 maggio 1859 salì al trono. Continuò le direttive del padre Ferdinando II nella politica interna ed estera, mantenendo la ...
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umbèrta
umberta umbèrta s. f. [der. del nome di Umberto I di Savoia, che portava i capelli così pettinati]. – Solo nella locuz. avv. e agg. all’umberta, con cui è stato a lungo definito un tipo di acconciatura maschile dai capelli tagliati corti...
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