ECO, Umberto
Scrittore e semiologo, nato ad Alessandria il 5 gennaio 1932. Professore di Semiotica all'università di Bologna (dal 1975), ha iniziato come studioso di estetica con una tesi di laurea su Il problema estetico in Tommaso d'Aquino, pubblicata nel 1956 (ed. riveduta, 1970). Con Opera aperta (1962), E. già allude a quei concetti di ambiguità e di polisemia che caratterizzano per lui la fruizione dei testi artistici; nel 1964 pubblica Apocalittici e integrati. Comunicazioni di massa e teorie della cultura di massa (19774), un saggio che mette in rilievo la sostanziale passività e acriticità del rifiuto radicale (''apocalittici'' alla Marcuse) e dell'accettazione ottimistica (''integrati'' alla McLuhan). Ne La struttura assente. Introduzione alla ricerca semiologica (1968) E. assume in ambito semiologico le teorie strutturaliste, rifiutando tuttavia − per modellare le analisi testuali − ogni struttura aprioristica (Ur-struttura), dichiarata appunto ''assente'', inesistente. Con questa correzione lo strutturalismo diventa in E. ''metodologico'', definizione che indica il superamento di presupposti ontologici e totalizzanti e l'accostamento alla linguistica strutturale (Hjelmslev, Chomsky). Col Trattato di semiotica generale (1975) rielabora in modo sistematico le sue teorie, distinguendo in particolare una semiotica della significazione, studio dei contesti e dei codici in cui i segni s'identificano, da una semiotica della comunicazione, cioè dei modi con cui i segni si producono, fornendo poi, con Lector in fabula. La cooperazione interpretativa nei testi narrativi (1979), vere e proprie regole per capire tutte le possibili strategie testuali.
E. narratore esordisce clamorosamente con Il nome della rosa (1980), ampio romanzo ambientato in una grande abbazia del Nord Italia al tempo delle accese controversie tra spirituali e conventuali (secolo 14°).
Dopo ulteriori volumi di ricerca teorica, fra cui Semiotica e filosofia del linguaggio (1984) e Arte e bellezza nell'estetica medievale (1987), E. è tornato al romanzo con Il pendolo di Foucault (1988), che si svolge in una casa editrice nella quale tre redattori, attratti in un arduo gioco letterario dalla curiosità di scoprire simboli e processi mentali complessi, fingono di prendere sul serio un presunto progetto di rivincita nel tempo del medievale ordine dei Templari. Fitto oltretutto di riferimenti cabalistici, magici, filosofici e religiosi, si tratta di un romanzo d'idee venato di humour, sullo sfondo di terribili eventi sociali e politici degli ultimi decenni.
Protagonista e teorico del Gruppo '63, E. è stato tra i fondatori di riviste come Marcatre, Quindici e, più tardi, Versus.
Altri scritti: Diario minimo (1963); Il costume di casa. Evidenze e misteri dell'ideologia italiana (1973); Il superuomo di massa (1976; nuova ed. accresciuta, 1978); Dalla periferia dell'impero e Come si fa una tesi di laurea (ambedue del 1977); Sette anni di desiderio e Il segno dei tre (1983), Sugli specchi e altri saggi (1985); I limiti dell'interpretazione (1990); Il secondo diario minimo (1992).
Bibl.: T. De Lauretiis, U. Eco, Firenze 1981; Saggi su Il nome della rosa, a cura di R. Giovannoli, Milano 1985; J. Gritti, U. Eco, Parigi 1991.