UMBERTO di Silva Candida, cardinale
Borgognone, o piuttosto lorenese, nacque in un anno imprecisato, ma al principio del sec. XI, perché nel 1028, già monaco a Moyenmoutier (diocesi di Toul), dà evidenti prove della sua capacità nelle discipline divine ed umane, a giudizio dell'arcivescovo Lanfranco di Canterbury, e nel 1044 compone il Libellus de successoribus Hildulfi, dove mostra tra l'altro non spregevoli cognizioni di bibliografia storica. Eletto papa l'alsaziano Brunone vescovo di Toul (Leone IX), U. fu nominato vescovo cardinale di Silva Candida, cioè Porto e S. Rufina, durante il Concilio Romano (9-15 aprile 1049); ma rimase nella sua abbazia, e solo verso la fine dell'anno venne in Italia con le funzioni di cancelliere e bibliotecario della Chiesa romana, poi arcivescovo di Sicilia soggetta allora ai Saraceni. Per opera principalmente di U., Benevento passò alla S. Sede nel 1051, ma si acuì per questo il dissidio contro i Normanni, che due anni dopo riportarono a Civitate la clamorosa vittoria sull'esercito pontificio. Sorta la questione contro Michele Cerulario e l'arcivescovo Leone di Bulgaria, papa Leone IX ne affidò la trattazione a U., conoscitore della lingua greca e valente studioso delle controversie tra la chiesa greca e la latina. Il cardinale ebbe così motivo di comporre due lunghe memorie nelle quali confuta le asserzioni dei Bizantini: Adversus Graecorum calumnias, e Contra Nicetam monaco studita di Costantinopoli. Per questi motivi nel gennaio del 1054, a capo di una legazione pontificia e latore di una bolla per l'imperatore Costantino Monomaco e di un'altra per Michele Cerulario, U. partì per Costantinopoli, dove il 24 giugno accettò le ritrattazioni di Niceta e condannò il Cerulario con una sentenza che determinò lo scisma provocato dal Cerulario stesso, mentre la legazione pontificia era ancora a Costantinopoli. Il cardinale U. non riuscì a controbattere tutte le sottigliezze teologiche in cui gli orientali erano maestri, e la sua missione non raggiunse in pieno lo scopo. Durante il pontificato di Vittore II si occupò di ristabilire la pace a Montecassino, dove fece eleggere abate Federico di Lorena (1057). Questi divenne poi papa Stefano IX, anche perché in conclave il cardinale U. impedì che i voti degli elettori affluissero sulla sua persona. Pubblicò allora il trattato Adversus simoniacos; ma l'elezione dell'antipapa Benedetto X l'obbligò a ritirarsi a Montecassino, dove presiedette all'elezione dell'abate Desiderio, il futuro papa Vittore III. Con Niccolò II il cardinale U. riprese le funzioni di bibliotecario e cancelliere; nel 1059 il suo nome figura fra i sottoscrittori del Concilio Lateranense; fu anche al concilio di Melfi, dove si stabilì l'accordo con i Normanni; deve essere morto durante il pontificato di Niccolò II (morto nel 1061), perché non compare in nessun atto di Alessandro II. U. di S. C. è uno dei più illustri rappresentanti dei pregregoriani, difensore instancabile della parte romana ortodossa.
Bibl.: Oltre L. Cardella, Memorie storiche dei cardinali della S. R. C., I, 1792, pp. 105-108, cfr. A. Flicke, La réforme grégorienne, I Lovanio-Parigi 1924; A. Michel, Humbert und Kerullarios, Paderborn 1925, 1934.