CUZZI, Umberto
Figlio di Michele ed Elisabetta Bendì, nacque a Parenzo (od. Poreč) in Istria il 6 genn. 1891; frequentò le scuole secondarie a Trieste e Gorizia, iscrivendosi in seguito al politecnico di Vienna, che lasciò prima della laurea per l'opposizione del padre, che temeva una eccessiva influenza culturale austriaca. Allo scoppio della prima guerra mondiale fu chiamato alle armi nell'esercito austro-ungarico; caduto prigioniero dei Russi in Galizia, dopo la Rivoluzione del 1917 si arruolò con altri prigionieri di origine trentina e giuliana nel costituendo Corpo alpino italiano a Vladivostok, dove servì come ufficiale sino alla fine della guerra. Rientrato in Italia, frequentò il politecnico di Torino, dove si laureò in ingegneria il 17 apr. 1921. Seguì un periodo di attività presso lo studio dell'architetto G. Barich a Gorizia, sino al 1927.
Ci restano documentati, di quegli anni, i progetti per i concorsi per l'ospedale di Monfalcone (1922; I premio, citato da Pozzetto, 1974, p. 36) e per lo stabilimento balneare di Grado (1925; II premio, documentato su La Casa bella, ottobre 1931, p. 80: le interessanti soluzioni coloristiche per la facciata sono verificabili con l'originale di progetto). Nel 1927veniva anche realizzato l'edificio dell'Opera nazionale Balilla, da lui progettato (ibid.).
In quegli anni iniziavala collaborazione con l'ing. Giuseppe Gyra che proseguì poi a Torino: ne nacquero numerosi elaborati per stands pubblicitari (di cui uno probabilmente realizzato per la Burzi e Rossi in via Po a Torino), chioschi per fiorai, pensiline tramviarie, distributori di benzina. Resta sempre come progetto, poi, il più noto garage per 1.000 autoveicoli (documentato anche all'estero: cfr. Die Baugilde [Berlino], X [1928], 1, p. 36). Questi progetti vennero anche esposti alla Mostra del Sindacato regionale fascista degli architetti tenutasi nell'ottobre del 1928a Torino, sollevando l'entusiastico commento di Emilio Zanzi (in Gazzetta del Popolo, 3 ott. 1928).
A Torino, nel 1928, il C. fu tra i collaboratori alla realizzazione della Mostra del decennale della vittoria e per il IV centenario della nascita di Emanuele Filiberto; con G. Gyra firmò il progetto per il padiglione degli orafi e tipografi, inserito nella Mostra dell'artigianato; partecipò, da solo, al concorso per il padiglione per l'Opera nazionale combattenti (cfr. l'Architettura italiana, XIII [1927] pp. 136 ss.), ma al suo elaborato lieve ed architettonicamente valido ne fu preferito un altro molto pesante. La mostra torinese del 1928 fu forse il motivo del trasferimento del C. a Torino, dove già si era stabilito il corregionale G. Pagano, con funzioni di leader di determinate impostazioni architettoniche. A Torino il C. si occupò, oltre che di progettazione, anche di promozione culturale, fondando il circolo "La Saliera" (dal nome dell'omonimo caffè dove si riunivano i soci); al C. si deve la chiamata a Torino del pittore Luigi Spazzapan. Anche il C. fu pittore, sia di delicati acquerelli sia di oli, esposti in personali ed in collettive, sino agli ultimi anni di vita. Delle ricerche cromatiche avviate dal C. in collaborazione con Spazzapan è rimasta traccia nella colorazione di numerosi progetti in cui si rivelano una buona sensibilità pittorica ed un forte senso compositivo, con le varie parti poste in esatta scala cromatica.
Nel 1929 il C. progettò la scuola industriale di Biella, di sapore mitteleuropeo (La Casa bella, cit.), e vinse il II premio per il concorso bandito dallo Istituto autonomo case popolari (I.A.C.P.) per il quartiere di Borgata Vittoria (Torino), realizzato nel 1930, ed ancora esistente.
Si tratta di un insieme interessante per il rapporto coloristico delle fasce bianche cementizie alternate allo scuro dei mattoni; di buon effetto l'aggetto centrale degli edifici, che richiama il bow window (La Casa bella, maggio 1931, p. 15). In La Casa bella, già nel maggio 1929 (pp. 20-26, con commento di G. Levi Montalcini) era stata pubblicata una camera da letto del C. e in ottobre (pp. 38 s.) il progetto di una camera da pranzo per casa sua.
Da documenti nell'Archivio Cuzzi di Torino risulta che nel 1930 il C. partecipò da solo, senza successo, ai concorsi per la Casa del Balilla e per lo stadio del Littorio (oggi comunale) a Torino, e per i bagni di Parenzo (di questi ultimi non esiste il progetto). Per la Fiera di Milano del 1930 il C. progettò il padiglione della S.A.B.A.C., per la IV Esposizione internazionale di Monza dello stesso anno presentò un interessante progetto di villa al mare con arredi in buxus, il materiale fibroso allora di gran moda in arredamento e, con G. Chessa e C. Turina, realizzò la "sala 130" (o dei metalli). Sempre nel 1930 si iscrisse alla sezione piemontese del M.I.A.R. (Movimento italiano architettura razionale), alla cui II Esposizione di Roma (1931) partecipò con il progetto di villa già presentato a Monza. Con G. Chessa realizzò la villa Borsotti ("La nave") di Balme (Torino), ancora esistente, esempio interessante e singolare di architettura montana. Nel 1931 con C. Turina e G. Chessa eseguì progetti di arredamento, quali una sala da musica (La Casa bella, dicembre 1930, p. 41), con felici accostamenti cromatici dei legni (a livello di progetto) e uno studio di ufficio per uomo d'affari, in cui era affrontato il problema della razionalizzazione del lavoro d'ufficio (ibid., ottobre 1931, p. 37). Nel 1932 partecipò con G. Pagano, G. Levi Montalcini, E. Sottsass, G. Aloisio al concorso per la ricostruzione della seconda parte di via Roma (si veda, degli stessi: La via Roma di Torino, Torino 1931).
La traumatica soluzione con altissimi edifici prospettanti la piazza S. Carlo e la polemica relazione accompagnatoria fecero si che il progetto non venisse preso in considerazione (Urbanistica, II [1933], 5, p. 157).
Nel 1932 il C. partecipò al concorso appalto per il mercato ortofrutticolo di Torino (realizzato nel 1933 ed ancora esistente) con interessanti soluzioni prospettate per spedire ai mercati rionali le grandi quantità di merci in arrivo tramite un complesso raccordo trainviario (La Casa bella, 1933, 1, pp. 13 s.). Nello stesso anno realizzò il palazzo per la Esposizione dell'Ente nazionale della moda al Valentino (Torino), poi distrutto per far luogo al Torino Esposizioni di Nervi. Il C. risolse le numerose difficoltà sorte nel doversi appoggiare al preesistente palazzo dei Giornale (costruito per la mostra del 1911). Per la Mostra della moda del 1932 il C. realizzò con G. Chessa alcune vetrine (ibid., 1932, 6, pp. 26 ss.). Un importante esempio di arredamento fu quello realizzato per il caffè Fiorina a Torino (oggi distrutto), con impiego di materiali nuovi quali bachelite ed alluminio (ibid., 1932, 4, p. 37; 8, pp. 16-19).
Nel 1932 partecipò al concorso per alberghi di mezza montagna (non realizzati) bandito dalla V Triennale di Milano (G. Pagano, in La Casa bella, 1932, 73 pp. 64-68; Quattro progetti di piccoli alberghi di montagna, in Domus, V [1932], 51, pp. 395-400). Sempre nel 1933, per la Triennale, partecipava con G. Pagano, G. Chessa, E. Paolucci delle Roncole, C. Turina, O. Aloisio alla realizzazione della miesiana sala di Estate (La Casa bella, 1933, 6, pp. 20-23). Nel 1934. con G. Levi Montalcini ed E. Pifferi, partecipò ai concorsi per il palazzo del Littorio e per la Mostra della Rivoluzione fascista a Roma (ibid., 1934, 82, pp. 20 s.); in Torino realizzò con G. Levi Montalcini l'ara per i martiri fascisti (distrutta). Del 1935 è il progetto, non realizzato, per la Casa del goliardo a Torino (con G. Levi Montalcini ed E. Pifferi), del 1936 quello per l'istituto tecnico commerciale di Gorizia, Nel 1937 partecipò al concorso per il palazzo della Civiltà del lavoro, il palazzo dei Congressi ed il ministero per l'Africa italiana all'Eur a Roma e a quello per la ricostruzione del teatro Regio di Torino (II premio con E. Sottsass ed E. Pifferi: cfr. L'Architettura italiana, XXIV [1938], pp. 86-89; nello stesso anno questa rivista documenta [pp. 220-222] il progetto per la casa del Littorio di Torino del C., E. Sottsass, E. Pifferi). Il C. concorse nel 1940 con E. Decker, E. Pifferi ed A. Resta per il progetto (rimasto allo stato grafico) di sistemazione dell'area torinese di porta Palazzo (cfr. degli stessi: Il problema urbanistico della zona di porta Palazzo, a cura della Compagnia anonima di assicurazione, Torino 1940), opera decisamente involutiva e astorica.
Come tutti i vecchi razionalisti, legati anche al regime fascista, dopo la seconda guerra mondiale il C. ebbe difficoltà a reinserirsi nel nuovo ambito architettonico. Possiamo ricordare il concorso di idee per la sistemazione della piazza Solferino a Torino con O. Aloisio (1946; menzione), il concorso per il complesso INA Casa di Favria Canavese (1951; III premio), la realizzazione (con A. Albertini) del palazzo per uffici della Riv in corso Cairoli a Torino. L'ultimo grande impegno torinese fu il centro di produzione Rai-TV (1966) con F. Bardelli, opera difficile perché inserita nell'antico nucleo barocco del "centro di comando" cittadino, e la cui realizzazione non soddisfece parte della critica né lo stesso Bardelli. Si può citare, anche se terminata postuma dall'arch. Francesco Nelva, la realizzazione dell'ospizio per pellegrini al Selvaggio di Giaveno (Torino), contiguo alla oleografica chiesa di Nostra Signora di Lourdes su progetto sempre del Cuzzi. Il C. morì a Torino il 6 marzo 1973.
Fonti e Bibl.: Torino, Ist. Alvar Aalto, Arch. Cuzzi (se non diversamente indicato vi si trovano i progetti menzionati); necr. di A. Dragone in La Stampa, 7 marzo 1973; 36progetti di ville di architetti italiani, a cura dell'Esposizione triennale internazionale delle arti decorative industriali moderne alla Villa Reale di Monza, Milano-Roma s. d. (ma 1930) p. 69; G. Rosso, Gliarch. U. C. e G. Gyra all'Esposizione di Monza, in L'Archit. italiana, XXXIII (1927), pp. 130 s.; G. Chessa, Alcune argenterie di C. Turina, in Domus, I (1928), 8, p. 30; M. Piacentini, Prime internaz. architettoniche, in Archit. ed arti decorative, VIII (1928), 12, p. 537; F. Reggiori, La Triennale di Monza, IV Mostra internaz. d. arti.decorative, ibid., X (1930), II, p. 511; P. Marconi, Irecenti sviluppi d. archit. ital. in rapporto alle origini, ibid., 15, p. 785; I. M. Angeloni, La Mostra permanente nazionale della moda in Torino, in Torino, marzo 1933, n. 11, p. 18; I Sei di Torino (catal.), Torino 1965, p. 18; E. Persico, Scritti di architettura(1927-1935), a cura di G. Veronesi, Firenze 1968, ad Ind.; R. Gabetti-L. Re, Via Roma nuova a Torino, in Riv. di Torino, 1969, 4-5, pp. 26-42; D. Rebaudengo, Un saluto da Torino, Torino 1971, p. 234; M. Pozzetto, Equilibrio d'un gusto, U. C. architetto, in Iniziativa isontina, s. I. né d. (ma 1974), pp. 29-36; Id., Gruppo Torinese del MIAR. Via Roma, significati di una proposta, in Civiltà del Piemonte. Studi in on. di R. Gandolfò, Torino 1975, pp. 792 s., 795; Materiali per l'analisi dell'architettura moderna, il MIAR, a cura di M. Cennamo, Napoli 1976, pp. 91, 110, ill. 33-36; M. Rosci, Arte applicata, arredamento, design, in Torino 1920-1936, Torino 1976, p. 84; R. Curto, Rapporti tra capitale industriale e capitale immobiliare a Torino durante il fascismo, in Torino fra le due guerre (catal.), Torino 1978, pp. 300 s.; A. Dragone, Le arti figurative, ibid., pp. 212, 323; Galleria civica d'arte moderna, Acquisizioni 1971-1978, Torino 1979, p. 11; C. De Seta, L'archit. del Novecento, Torino 1981, ad Indicem; Arredo urbano. Torino Anni 30, U. C. (catal.), a cura d. Istituto Alvar Aalto, Torino 1981, ad Ind.; A. Magnaghi-M. Monge-L. Re, Guida all'architettura moderna di Torino, Torino 1982, ad Ind.