COROMALDI, Umberto
Nacque a Roma il 21 sett. 1870, da Vincenzo e Luisa Celli. La madre, rimasta vedova poco dopo la sua nascita, sposò in seconde nozze il pittore Filippo Indoni, che iniziò il C. alla pittura. Egli frequentò poi l'Istituto di belle arti di Roma, dove ebbe come docente di disegno Filippo Prosperi. Successivamente, a ventidue anni, conobbe il pittore napoletano Antonio Piccinni, e quindi Antonio Mancini, del quale frequentò lo studio. Espose per la prima volta nel 1893, partecipando alla esposizione della Società degli amatori e cultori di belle arti di Roma. Nel 1894 vinse il pensionato artistico con un Ritorno dei naufragi (disperso: il bozzetto è a Roma, proprietà A. Quaroni Coromaldi).
Grazie al premio, poté viaggiare: soggiornò ed espose a Parigi, Bruxelles, Anversa, Monaco; nel 1895 espose a Stoccarda, dove un pastello, Il cenciaiolo, venne acquistato dal Museum der Bildenden Künste (cfr. il catal. del 1907, n. 646; il dipinto fu venduto nel 1922 alla Galleria Paffrath di Düsseldorf). Con il ritorno nella capitale, iniziò il periodo più fortunato dell'attività dell'artista. Partecipò costantemente alle esposizioni annuali della Società degli amatori e cultori, di cui divenne socio e che gli dedicò a più riprese mostre personali. Nel 1903 fu presente alla Biennale di Venezia - dove espose fino al 1924 - con La donna e lo specchio (Udine, Museo civico Marangoni). Nel 1905 entrò a far parte del gruppo dei "XXV della Campagna romana" (Galassi Paluzzi). Nello stesso anno fu tra gli illustratori, insieme con G. Balla, D. Cambellotti e altri, del prezioso volume di E. De Fonseca, I castelli romani, edito dai fratelli Alinari (Firenze s. d.). Nel 1909 successe al suo maestro, F. Prosperi, nell'insegnamento di disegno della figura all'Istituto di belle arti. Nel 1911 all'Esposizione internazionale di Roma l'artista partecipò, oltre che con un Ovile in montagna (Lancellotti), con una serie di pannelli figurativi che costituivano la decorazione del padiglione della pesca. Fu maestro di pittura a Casa reale e nel 1911 eseguì un ritratto del Re Vittorio Emanuele.
Pittore fra i più benvoluti per tutto il periodo precedente la grande guerra, il C. ebbe posto nelle principali mostre, sia in Italia sia all'estero, e ottenne numerosi riconoscimenti: 1904, Senigallia (La spigolatrice) e Saint Louis (Gli amici, datato 1899); 1905, Monaco di Baviera (Madre contenta, datato 1903, acquistato poi dalla Galleria d'arte moderna di Firenze); 1907, Roma (I frattaroli, che fu premiato anche nel 1910 a Barcellona e fu quindi acquistato dal marchese Roi di Vicenza), e Nella capanna acquistato da parte del comune di Milano per l'Accademia di Brera; 1908, acquisto del dipinto L'ora del pasto, oggi nel Museo nazionale di Santiago, da parte del governo cileno; 1909, 1910, 1911, premi e riconoscimenti a Monaco di Baviera, Bruxelles, Barcellona e Santiago del Cile; 1912, Napoli (Il devoto, datato 1898, oggi proprietà degli eredi Tirelli); 1915, San Francisco (La spigolatrice).
A partire dal 1912-13 una sua tendenza a persistere su schemi figurativi e soggetti ormai collaudati valse a isolarlo progressivamente. Con l'avanzare degli anni diminuiva, insieme con la qualità, il numero di opere; dal secondo decennio del secolo si dedicò in modo sempre più esclusivo a raffigurazioni di animali. Il C. fu presidente dell'Accademia di S. Luca in Roma e membro delle accademie di Brera e di Parma. Morì a Roma il 5 ott. 1948.
Il quadro che segnò l'affermazione del C. è quel Ritorno dei naufraghi con il quale vinse il pensionato artistico del 1894: è un'opera che per composizione e resa tecnica si richiama esplicitamente all'arte di P. P. Michetti.
Nello stile del C. sono presenti anche motivi divisionisti, puramente formali, ma soprattutto sarà importante la componente manciniana. Nel primo decennio del secolo, insieme con un certo allontanamento dalle tematiche manciniane, si andò esprimendo più decisamente un'adesione sentimentale del C. agli aspetti della vita rurale, come attestano una serie di paesaggi e di scene di vita contadina, resi con un impressionismo bozzettistico: si vedano per es. Paesaggio di Arsoli del 1906 (eredi Coromaldi), o Sulla strada della fonte del 1910, esposto alla Biennale di Venezia del 1912 (comune di Roma). Non si distingue sostanzialmente da queste opere quel Ritorno dalla mietitura presentato alla prima mostra della Secessione romana del 1913 insieme con un Ritratto e L'attesa: la presenza dell'artista a questa mostra, insieme con quella di Innocenti, di Noci e di Lionne, era in spirito con l'iniziativa che si configurò come un moderato tentativo di svecchiamento dell'ambiente artistico ancora dominato dall'accademismo di Tito e Sartorio. Ricordiamo la sua predilezione per i soggetti all'aria aperta, interpretati con una volontà di raffinatezza, espressa nell'accuratezza delle costruzioni spaziali, nell'accentuato cromatismo, con uso frequente dei toni argentei. Proprio il consumato tecnicismo dei suoi olii e dei suoi pastelli fu il dato che impedì al C. una varietà di modi prima e un tentativo di aggiornamento poi, facilitando anche una certa tendenza all'isolamento. Intorno al 1913 iniziò a ripetersi su raffigurazioni di animali: mucche, pecore, cani soprattutto, ritratti in ogni posizione.
Oltre che in numerose collezioni private, opere del C. sono esposte nelle Gallerie nazionali di arte moderna di Roma, Firenze, Milano, Palermo; all'Accademia di S. Luca in Roma; nel Museo Revoltella di Trieste.
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