umano
L'aggettivo, frequentissimo in tutte le opere canoniche di D. e nel Fiore (ma assente dal Detto), ha il significato fondamentale di " proprio dell'uomo ", " attinente all'uomo ", talvolta in rapporto con ‛ divino '. Tale rapporto è particolarmente significativo in due occorrenze della Commedia, per il valore pregnante assuntovi dal termine in uso sostantivato: nella prima Stazio avverte che, alla morte del corpo, l'anima si scioglie dai vincoli contingenti e in virtute / ne porta seco l'umano e 'l divino (Pg XXV 81), porta cioè con sé, virtualmente, le potenze vegetative e sensitive, trasmesse all'uomo attraverso la generazione naturale, dal seme paterno (donde il loro carattere u.), nonché l'intelletto, infuso da Dio ('l divino); nella seconda, D., davanti allo spettacolo sublime della Trinità, ricorda i barbari che, venuti dalle terre nordiche, stupefaciensi contemplando gli eccelsi monumenti romani, per concludere: ïo, che al divino da l'umano, / a l'etterno dal tempo era venuto, / e di Fiorenza in popol giusto e sano, / di che stupor dovea esser compiuto! (Pd XXXI 37); pungente contrasto tra il mondo terreno e il mondo celeste, la santità dei beati e la corruzione di Firenze.
L'antitesi u.-divino è ben visibile anche in sede di linguaggio amoroso-cortese, come luogo topico: e fanno ben, che' l'è cosa sì fina, / ch'ella non par umana, anti divina (Rime dubbie XXVI 7); il modulo in forma più che umana (Rime LVIII 5) riferito a Violetta intende alludere all'apparizione della donna in ombra d'Amore (v. 1), cioè in figura di Amore; notevole, in un diverso ordine di valori, un passo del capitolo del Convivio dedicato all'esaltazione di Roma: noi troveremo lei essaltata non con umani cittadini, ma con divini, ne li quali non amore umano, ma divino era inspirato in amare lei (IV V 12: sarà tuttavia da osservare la misura non rigorosa dell'opposizione, che mira comunque a rilevare l'opera della Provvidenza nella storia romana). Si aggiunga l'esempio di Cv IV V 14, che però presenta il vocabolo all'interno di un'integrazione testuale.
Assai diffusa l'unione dell'attributo con il sostantivo ‛ natura ' a formare la locuzione ‛ natura umana '.
La natura umana è perfettissima di tutte l'altre nature di qua giù (Cv II VIII 10), e assomma in sé tutte le qualificazioni delle nature inferiori (dei corpi semplici, o natura elementare; dei corpi misti o composti, o natura inanimata; dei vegetali; degli animali), distinguendosi da esse ad opera di una quinta natura, che costituisce la ‛ differenza specifica ' della natura u., ed è la razionalità, cioè la facoltà più alta dell'uomo: per la quinta e ultima natura, cioè vera umana o, meglio dicendo, angelica, cioè razionale, ha l'uomo amore a la veritade e a la vertude (III III 11). La natura u., quindi, è la natura specifica dell'uomo, individuata dall'ultima e più alta facoltà, la ragione, grazie alla quale essa si distingue da tutte le altre nature. Come poi la natura u. o razionale si distingua da altre nature che pure sono razionali, e cioè dagli angeli, è detto in Mn I III 7: nell'uomo l'intelletto è talora in potenza, negli angeli esso è sempre in atto. Ma la ‛ parte ' razionale dell'uomo, creata direttamente da Dio (Cv IV XXI 5, Pg XXV 70 ss.), una volta separata dal corpo, è ‛ muta ' quanto all'esercizio delle potenze o facoltà inferiori che essa ha trovato operanti nell'uomo al suo sopravvenire, mentre memoria, intelligenza e volontade, in cui essa si articola, sono in atto molto più che prima agute (Pg XXV 82-84), non essendo impedite dal corpo, e perciò sono potenziate nelle loro operazioni. Avviene così che [l'anima, poi che] è partita dal corpo, perpetualmente dura in natura più che umana (Cv II VIII 6).
Definita la natura u. per rapporto sia alle nature inferiori sia a quelle superiori, è da considerarne l'origine. L'uomo è sinolo di anima e corpo, o di forma e materia; in particolare, la forma u., quale si realizza nel sinolo, è per intenzione regolata ne la divina mente: essa cioè ‛ ab aeterno ' è presente in Dio come idea, e costituisce l' ‛ exemplar ' a somiglianza del quale è prodotta la forma u. ad opera delle Intelligenze motrici... che sono spezialissime cagioni di quella e d'ogni forma generata (III VI 5; v. anche Fiore XL 5); forma generata è quindi l'umana forma, essemplata e individuata nella materia (§ 6); si ha così il singolo individuo e il sinolo materia-forma. In questo senso, D. afferma che l'essemplo intenzionale... de la umana essenzia è ne la divina mente (VI 6): l'essere specifico dell'uomo realizza l'idea divina che ne è il paradigma e il modello, e trova la sua ‛ definizione ' ontologica e il suo fondamento nell'essenza (v.; cfr. l'umana essenzia del § 8); questa, infatti, è la ‛ forma essemplata ' nella materia in quanto specificamente distinta da tutte le altre forme; nell'essere u., infine, la forma (v.), in quanto distinta dalla materia, rappresenta piuttosto il principio razionale e intelligibile; ma per cogliere il valore del termine ‛ forma ', è da tener presente il contesto platonico in cui esso è utilizzato, sicché gli usi di ‛ essenza ' e ‛ forma ' risultano qui largamente coincidenti, e possono essere distinti soltanto considerando che lo statuto ontologico dell'individuo è fissato nell'essenza, mentre la forma rappresenta il risultato pienamente attuato del processo di generazione.
Appare chiaro in tal modo come si attui la natura u.: l'idea divina è il modello cui guardano le Intelligenze motrici dei cieli nel disporre il mondo di qua giù; i cieli, nella loro causalità, rappresentano la natura (v.) universale, che è lo strumento della generazione nel mondo sublunare; una volta attuata nell'individuo, l'idea divina rappresenta la norma e il principio dinamico intrinseco di vita e di sviluppo dell'essere; la natura è questo stesso principio: essa è definita ontologicamente dall'essenza. La forma u., modello ideale in Dio, trova dunque la sua piena realizzazione grazie alla causalità dei cieli (natura universale) e, in subordine, grazie alla causalità intrinseca della natura u. (natura particolare); la forma, infatti, come il fine, è prima nell'ordine delle intenzioni e ultima nell'ordine delle realizzazioni. Così D. può affermare: la natura umana trasmuta, ne la forma umana, la sua conservazione di padre in figlio (II VIII 6), dove forma umana è appunto da intendere come effetto e risultato dell'operazione della natura particolare nel suo processo di generazione. Allo stesso modo (III IV 7) si afferma: non dovemo lodare l'uomo per biltade che abbia da sua nativitade ne lo suo corpo, ché non fu ello di ciò fattore, ma dovemo lodare l'artefice, cioè la natura umana.
La locuzione ‛ natura u. ' occorre in molti altri luoghi sia con implicazioni concettuali e filosofiche, sia per indicare le condizioni e i modi concreti in cui la natura stessa si esplica: l'anima, partita dal corpo, perpetualmente dura in natura più che umana (II VIII 6); Cristo è colui che congiunse in sé la natura divina e l'umana (Pd XIII 27: ancora un caso di rapporto tra l'u. e il divino); s. Bernardo dice alla Madonna: tu se' colei che l'umana natura / nobilitasti sì, che 'l suo fattore / non disdegnò di farsi sua fattura (Pd XXXIII 4). Similmente in Cv II IV 10, III XIII 5 e 8, IV XIV 7, XXI 12, XXIII 7, Pd XIII 43 e 86.
Con sostantivi sul tipo di ‛ specie ', ‛ gente ', ‛ generazione ', ‛ compagnia ' e simili, e anche ‛ natura ', u. designa la totalità degli uomini, gli " uomini " in genere, visti senza specificazioni (storiche, cronologiche, ecc.) o, più raramente, con particolari determinazioni temporali e topografiche. Esempi di ‛ umana spezie ' in Cv III VII 6, IV IV 6, If II 77, III 104, Pd I 57, VII 28, XXXII 123; ‛ umana gente ' figura in If VII 63, Pg III 37 (State contenti, umana gente, al quia), XII 95, XIV 86, XXXIII 115; Fiore CX 7 né non vuol che l'uon faccia sale o mura, / de le limosine, alle genti strane; / ma vuol ch'uon le diparta a gente umane / di cui forza e santade ha gran paura, dove la contrapposizione con genti strane (cioè i monaci isolati nei conventi) assegna a genti umane, nel ragionamento di Falsembiante, il significato di " genti comuni " che vivono nel mondo e ne subiscono i pericoli (qui sono infatti povere e malate); troviamo umana generazione in Cv III VI 9 questa donna [la Filosofia] è perfettissima ne la umana generazione; III VII 15, XIII 4, IV IV 4 conviene di necessitade tutta la terra, e quanto a l'umana generazione a possedere è dato, essere Monarchia; V 5, XII 7 (traduzione da Boezio Cons. phil. II m. II 7 " humanum miseras haud ideo genus "), XV 2, 3, 5 e 6. Si veda ancora l'esempio del Convivio in cui si afferma che a restaurare gli ordini angelici ribelli ed esiliati dal cielo fu l'umana natura... creata (II V 12). In altro passo il Paradiso terrestre viene indicato come il luogo eletto / a l'umana natura per suo nido (Pg XXVIII 78). Per ragioni analoghe chi è morto appare de l'umana natura posto in bando (If XV 81). Si può inserire in questo gruppo Pg XXII 39.
Forse una discriminazione semantica si verifica per umana compagnia che sembra corrispondere propriamente a " società " politicamente ordinata: E così si manifesta la imperiale maiestade e autoritade essere altissima ne l'umana compagnia (Cv IV IV 7; e cfr. V 8): ma dall'angolatura dantesca sarebbe del tutto legittimo un rimando a tutto il genere umano. Nell'unica attestazione di If XX 85 consorzio umano, l'espressione piega al senso di " convivenza " di uomini con altri uomini, alludendosi contestualmente alla solitudine cercata da Manto: Lì, per fuggire ogne consorzio umano... In Pd XXVII 141 Tu, perché non ti facci maraviglia, / pensa che 'n terra non è chi governi; / onde sì svïa l'umana famiglia, la formula finale acquista la coloritura peculiare di " popolo cristiano ", " cristianità ".
Scendendo a esiti più circoscritti, distingueremo: ‛ persona u. ': Dio ama più la persona umana ottima che tutte l'altre (Cv III VI 10; v. anche Vn XXV 9); ‛ u. creatura ', singolare collettivo (Cv IV V 3, XIX 7, Pd VII 77 Di tutte queste dote s'avvantaggia / l'umana creatura; Fiore CXXXIII 3 La vertude più sovrana / che possa aver la criatura umana, / si è della sua lingua rifrenare); corpo umano (Pg III 95, X 24); umani corpi (XXVII 18); membra umane (If XXX 24, Pg XXV 40); colli e visi umani (If XIII 13); carne umana (Pd XXVII 93: per " persona ", " essere vivente "); umana carne (VII 147: i " corpi " di Adamo ed Eva, creati immediatamente da Dio e destinati a risorgere, come i corpi di tutti gli uomini redenti dal sacrificio di Cristo; v. in Pg XXVIII 142 l'umana radice, metafora che denota, appunto, i progenitori della stirpe u.); apparenza umana (Cv II VII 4); umana piacenza e dispiacenza (III VIII 6: la bellezza e bruttezza del corpo); aspetto umano (Pd IV 46).
Altre determinazioni: umano seme o sperma (IV XXI 4 e 7), vita umana (IV VI 9, XII 18), umana vita (VI 7 e 20, IX 1, XXIV 1), vita... non umana (If XXIV 124, copulativamente collegata con vita bestial).
Un campo quanto mai variato di riferimenti e specificazioni registra ancora la ‛ iunctura ' di u. con numerosi sostantivi: ‛ spirito ': la Musica trae a sé li spiriti umani (Cv II XIII 24); E vo' che sappi che, dinanzi ad essi, / spiriti umani non eran salvati (If IV 63); si noti il diverso senso della medesima espressione: nel primo caso spiriti umani trova correlazione con l'anima sensitiva, nel secondo riguarda l'anima nella sua totalità, come in Pg I 5 il regno / dove l'umano spirito si purga. L'aggettivo è unito inoltre con ‛ anima ': l'anima umana essere vuole naturalmente con tutto desiderio; e però che 'l suo essere dipende da Dio e per quello si conserva, naturalmente disia e vuole essere a Dio unita per lo suo essere fortificare (Cv III II 7); e anche Cv II XIII 5, III II 6, 8 e 14, VII 5 e 6 (tre volte), VIII 10, IV IV 3, XXI 3 (due volte), XXIX 3; con ‛ mente ': gli occhi de la mente umana (Cv II IV 16, e anche II VIII 12, XV 4, If XXIX 104); con ‛ ragione ': lo maestro de l'umana ragione (Cv IV II 16: si tratta naturalmente di Aristotele); tutti suoi voleri e atti buoni / sono, quanto ragione umana vede (Pd XIX 74, e anche Cv II III 2, IV 8, VI 8, VIII 7); con ‛ intelletto ' o ‛ intelligenza ': Per intelletto umano / e per autoritadi a lui concorde / d'i tuoi amori a Dio guarda il sovrano (Pd XXVI 46, e anche Cv II IV 14 [due volte, con distinzione tra l'intelletto u. e il divino], III VIII 14, XIII 3, 5, 7 e 8); con ‛ accorgimento ' (Cv IV V 1), ‛ volontade ' (IV IX 10, XII 4), ‛ desiderio ' (III XV 9, IV XII 13 e 17), ‛ appetito ' (IV VI 8, XXII 6), ‛ voglia ' (Pd I 30), ‛ bontade ' (Cv IV I 7, XXI 1), ‛ nobilitade ' (IV XV 9, XIX 6 [due volte] e 7, XX 9), ‛ felicitade ' (IV XXI 14, XXII 2). Si consideri infine l'accoppiamento con ‛ operazione ' (I V 4, III XIV 11 [l'amore della filosofia che ci solleva dalle cose basse è] più che umana operazione; IV V 1 e 10 [in contrasto con le divine operazioni]; VI 7, IX 4 se in noi è l'operazione digestiva, questa non è umana, ma naturale, in quanto non appartiene in proprio all'uomo, XXVII 6).
Questa linea esemplificativa può essere allungata; comunque, ciò che di volta in volta soprattutto determina la precisa sfumatura del significato è l'unità della coppia aggettivo-sostantivo (o viceversa): movimenti umani (Pd XXXIII 37, nel senso di " passioni u. "); meriti umani (Cv III IV 13); umana colpa (Pg VII 33); orgogli umani (XXVIII 72); umana probitate (Pd VII 122); del mondo esperto / e de li vizi umani e del valore (If XXVI 99); filosofia umana (Cv III XIII 3); umana civilitade (IV IV 1); arte e ufficio umano (IX 2); torna giustizia e primo tempo umano (Pg XXII 71); lo piacere uman che rinovella / seguendo il cielo (Pd XXVI 128: l'instabile gusto umano), sino alla realistica rappresentazione di uno sterco / che da li uman privadi parea mosso (If XVIII 114). Simili i casi di Cv I I 13, IV 2 e 9, V 12, XII 9, III VI 9, XV 4, IV I 8, If VII 81, X 105, Pg II 31, XI 91, XIV 44, XXVI 83, Fiore CLI 1.
In un numero limitato di occorrenze u. mantiene il senso, già proprio del latino humanus, di " benevolo ", " mite ", " cortese ", " ben disposto ": la fede ch'eo v'assegno / muove dal portamento vostro umano (Rime L 50); Donna pietosa e di novella etate, / adorna assai di gentilezze umane (Vn XXIII 17 2: dove in gentilezze umane è da ravvisare il complesso delle virtù idonee a fondare la ‛ gentilezza ' nella specifica accezione stilnovistico-dantesca); grandissima e umanissima benignitade (Cv IV IV 11: unico caso di superlativo); religioso non si inorgoglisce; / tuttora il truova l'uon dolce e umano (Fiore XCI 4; v. anche LVIII 5).