ultravioletto
ultraviolétto [agg. e s.m. Comp. di ultra- e violetto] [OTT] Radiazione elettromagnetica di lunghezza d'onda compresa convenz. tra 400 nm, limite inferiore di sensibilità dell'occhio umano e limite inferiore del colore violetto dello spettro visibile, e circa 20 nm, dove iniziano i raggi X; s'indica globalmente con la sigla UV e si divide convenz. in varie sottobande, ricordate nel seguito: v. ultravioletto. La scoperta delle radiazioni u. risale al 1801, quando J.W. Ritter e W.H. Wollaston osservarono che facendo cadere su una striscia di carta imbevuta di una soluzione di cloruro di argento lo spettro della luce solare, si manifestavano fenomeni fotochimici anche nella zona non luminosa al di là della parte violetta dello spettro. Le radiazioni u. sono fortemente attiniche, fortemente ionizzanti, fortemente attivanti di vari fenomeni (fotochimici, fotolettrici, fotoluminescenti, ecc.) e danno luogo a notevoli effetti biologici (v. radiazioni ionizzanti, effetti biologici delle). ◆ [OTT] U. da vuoto (VUV): sottobanda della radiazione u. che s'estende da 200 a 110 nm (v. ultravioletto: VI 397 b); è così chiamata perché in essa occorre operare in ambienti a vuoto per ovviare al forte assorbimento dell'aria (v. oltre: Materiali per u.). ◆ [OTT] U. estremo (EUV): sottobanda della radiazione u. che s'estende da 110 a 20 nm: v. ultravioletto: VI 397 d. ◆ [OTT] U. lontano: lo stesso che u. estremo. ◆ [OTT] U. medio: lo stesso che u. da vuoto. ◆ [OTT] U. vicino (NUV): sottobanda della radiazione u. che s'estende da 400 a 200 nm: v. ultravioletto: VI 397 a. ◆ [OTT] Catastrofe u.: locuz. con cui s'indica la divergenza, per lunghezza d'onda tendente a zero, della brillanza specifica del corpo nero prevista dalla legge di Rayleigh-Jeans; tale divergenza, traducentesi in un enorme aumento dell'emissione nel campo u., non esiste invece nella formulazione di Planck, della quale la legge dianzi citata costituisce un'approssimazione accettabile nel campo delle grandi lunghezze d'onda. ◆ [MCC] Componente u. e decomposizione u.: v. perturbazioni in meccanica classica: IV 500 d. ◆ [FME] Danni biologici da u.: v. radiazioni ionizzanti, effetti biologici delle. ◆ Divergenza u.: (a) [FSN] divergenza a piccole lunghezze d'onda, cioè a grandi valori dell'impulso; (b) [OTT] lo stesso che catastrofe u. (v. sopra); (c) [MCQ] [MCS] la sorgente di divergenza che, nella teoria dei campi quantistici e nella meccanica statistica, è originata dalla divergenza per piccole distanze delle funzioni di correlazione; ove possibile, essa viene rimossa, almeno a livello perturbativo, attraverso lo studio del gruppo di rinormalizzazione: v. campi, teoria quantistica dei: I 476 a, I 482 e. ◆ [FTC] [OTT] Materiali per u.: il vetro ordinario, come pure la maggior parte dei materiali plastici trasparenti, è poco trasparente per l'u., cosicché le parti di strumenti che sono attraversate da raggi u. devono essere realizzate con quarzo; questo unisce all'ottima trasparenza del campo visibile una buona trasparenza anche per gran parte del campo u., salvo la parte estrema (per lunghezze d'onda minori di 200 nm; in questa zona è più conveniente usare fluorite, sino a circa 125 nm, e fluoruro di litio, trasparente sino a circa 100 nm); a queste lunghezze d'onda comincia a farsi sentire anche l'assorbimento dovuto all'aria, spec. all'ossigeno, talché spesso si preferisce operare nel vuoto (per questo si parla di u. da vuoto). Per lunghezze d'onda minori di circa 100 nm non v'è pratic. materiale che risulti sufficientemente trasparente, e quindi, oltre che lavorare nel vuoto, occorre lavorare per riflessione anziché per trasmissione, cioè usando, per es., specchi, anziché dispositivi rifrangenti. ◆ [OTT] Rilevatori di u.: si basano sulle proprietà fisiche e fisico-chimiche dei raggi u.; i rivelatori fotografici sono costituiti da pellicole o lastre con emulsioni normali nel campo sino a circa 250 nm e, oltre questo limite, cioè pratic. nell'u. estremo, con emulsioni speciali, poco dense e a grana molto fine; i rivelatori a fluorescenza sono costituiti da schermi con adatti fosfòri, per es. a base di platinocianuro di bario che emette luce verde, o solfuro di zinco che emette luce bluastra; i rivelatori fotoelettrici sono costituiti da fotocellule, generalm. fotoemissive, oppure, se occorre grandissima sensibilità, da fotomoltiplicatori; esistono anche rivelatori a ionizzazione e bolometrici, peraltro non di normale uso. ◆ [OTT] Sorgenti di u.: un'importante sorgente naturale è il Sole, nonostante il fortissimo (e provvidenziale) assorbimento che la radiazione u. solare subisce nell'attraversamento dell'atmosfera terrestre, spec. nella ionosfera e ancora più nel-l'ozonosfera; tra le sorgenti artificiali, quelle più usate sono le lampade ad arco tra elettrodi di mercurio e le lampade a scarica in atmosfera di idrogeno; ricco di radiazioni u. è anche l'irraggiamento del normale arco elettrico in aria.