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BARBIERI, Ulisse

di Alberto Asor-Rosa - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)
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BARBIERI, Ulisse

Alberto Asor-Rosa

Nato a Mantova l'8 febbr. 1842, fu a sedici anni imprigionato dalla polizia austriaca per essere stato sorpreso ad affiggere manifesti patriottici e condannato a quattro anni di carcere, tutti scontati. Questa disavventura giovanile pesò gravemente sul carattere instabile del B., sulla sua incapacità di farsi una cultura seria e ordinata, di svolgere un lavoro costante e metodico. Partecipò alla guerra del 1866, dove fu ferito. All'ospedale di Brescia scrisse il suo primo dramma, Scene dal campo,che fu rappresentato in vari teatri italiani ed ebbe un vivo successo per il suo contenuto antiaustriaco .

Fra il 1866 e il 1874 corre il periodo della sua maggiore fecondità e della sua maggiore fortuna. Facendo vita sregolata al massimo, il B. riuscì a produrre, si può dire nei ritagli di tempo e nelle occasioni più bizzarre, una mole enorme di scritti, che vanno dal romanzo al libretto d'opera, dal dramma alla commedia, dai canovacci per riviste e féeries alla poesia. Su tutto appare evidente il segno dell'improvvisazione più frettolosa e superficiale, pur non mancando al B. doti genuine di generosità e di entusiasmo.

Se è possibile ravvisare una traccia in questa immensa ma disorganica produzione, essa va cercata molto probabilmente in certi aspetti della pur approssimativa ideologia dello scrittore. Egli, che era stato garibaldino, libero pensatore e, naturalmente, anticlericale, sviluppa questo suo atteggiamento giovanile, in rapporto con l'evoluzione dei tempi, verso forme sempre più decise di radicalismo, fino ad esprimere negli ultimi anni della sua vita simpatie libertarie e socialistiche. Tutto ciò, confusamente mescolato al culto cosi diffuso in quel periodo per il progresso dell'uomo e per le grandi figure rivoluzionarie del passato.

Tra le sue opere più significative sono il dramma Gesù Cristo o il Messia (1868), per l'intervento della censura rappresentato sotto il titolo de Il figliuol de l'Uomo o L'Uomo,che sollevò vasto scandalo, meritandosi la éondanna del vescovo di Verona come sacrilego, quando fu rappresentato in quella città; la tragedia in versi Giulio Cesare (1874), che fu stampata a Milano nel 1879, il tentativo più serio del B. di elevarsi al livello di una dignitosa creazione letteraria; le "scene sociali" Ali tarpate (Milano 1879), che descrivono in forme cupe e rozzamente popolaresche la decadenza di un'umile famiglia, oppressa dalla miseria e corrotta dal denaro dei ricchi; le "scene della Rivoluzione francese" Marat (Milano 1885); il bozzetto in un atto Caprera (Bellinzona 1888), scritto per commemorare la morte di Garibaldi, che suscitò un consenso vivissimo nelle platee italiane.

Il B., del resto, nella maggior parte delle sue opere si sforzò di conseguire effetti immediati di presa sul pubblico, non disdegnando di ricorrere agli artifizi del "Grand Guignol" o dell'appendice più truculenta e sanguinaria. Così, ad esempio, nel dramma L'amore nel deserto (1885) e nei romanzi, dai titoli sufficientemente significativi: Il palazzo del diavolo (Milano 1868), Lucifero (Milano 1871), Gli incendiari della Comune (Milano 1871), ???.

In altri casi sfruttò come poteva la popolarità di certi argomenti e di certe mode, ricalcando le orme e le opere di autori più di lui noti ed apprezzati, ma diverten dosi nel contempo a rovesciare situazioni, caratteri e titoli: come avviene in Sabagar (1872), anagramma di Rabagas, e in una parodia del Trionfo d'amore di G. Giacosa (in Ronzii; commedia in un atto. Trionfo non d'amore; scene medioevali leggendarie. Parodia del "Trionfo d'amore",Bologna 1877). Altre volte trasse l'argomento dei suoi drammi dai libretti dei melodrammi più in, voga: così in Carmen,dall'omonima opera di Bizet, e ne Il figlio della selva (1872), dal Guarany del musicista brasiliano C. Gomes.

Il B. fu poeta della compagnia Bellotti Bon, per la quale scrisse il dramma Sulla Yungfrau,in cui rivelò E. Novelli. Cessato il periodo della sua popolarità, accettò di partire per il Sud America con un capocomico di terz'ordine, riuscendo a conseguire successi e guadagni, da lui però rapidamente sperperati. Nel 1885 si recò a Napoli con le squadre dei volontari guidate da F. Cavallotti per soccorrere le popolazioni colpite dal colera. Gli ultimi anni della sua vita furono molto tristi, per la miseria e la vecchiaia precocemente sopravvenuta.

Nel 1887 apparve a Lugo un librettino di versi intitolato Ribellione,che il B. ebbe l'ardire di dedicare al negus d'Abissinia e a Ras Alula, "difensori della libertà africana". Vi sono raccolte poesie sconnesse ed infuocate contro i rappresentanti del governo italiano, colpevoli di aver iniziato la pericolosa e piratesca avventura africana, e in favore degli Abissini, dei Sudanesi, e così via. Il B. fu anche direttore del settimanale Combattiamo!,d'indirizzo socialista, che si stampò a Genova e poi a Voghera fra il nov. 1887 e il maggio 1888, e di un settimanale di eguale titolo, socialista ma contrario alla partecipazione dei socialisti alla vita parlamentare, che si stampò a Imola fra l'ottobre e il novembre 1892. Il B. collaborò pure ad altri giornali anarchici e socialisti, e si interessò attivamente alla costituzione di "circoli rurali" nel Mantovano. Ebbe qualche parte nelle sommosse del 1898, e fu perciò nuovamente arrestato. Morì a S. Benedetto Po alla fine del 1899.

Bibl.: A. Manzi, U. B.,in La Rass. naz., XXII(1900), pp. 661-678; E. De Amicis, Ulisse il sanguinario,in E. De Amicis,a cura di A. Baldini, II, Milano 1946, pp. 597-606; A. Negri, Stampa operaia imolese (1880-1900), in Movimento operaio,Il (1950), p. 164; S. F. Romano, Considerazioni introduttive, ibid., VII (1955), numero dedicato a "Origini e prime linee di sviluppo del movimento contadino in Italia", p. 365; Ente per la storia del socialismo e del movimento operaio italiano, Bibl. del socialismo e del movimento operaio ital., I, Periodici,Roma-Torino 1956, pp. 65, 190, 191, 371; G. Mazzoni, L'Ottocento, II, Milano 1956, p. 1010; Encicl. d. SPettacolo, I, coll. 1481-1482.

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Vocabolario
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barbièra
barbiera barbièra s. f. – Femm. di barbiere, usato talvolta nel linguaggio fam. e scherz. per indicare la moglie del barbiere o una donna che fa la barba. In senso fig., l’usa il Boccaccio con riferimento a donne «nimiche della onestà;...
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