SCAPPI, Ugolino
– Figlio di Tommaso di Bartolomeo e di Diana di Guglielmo Castelli, nacque a Bologna verso il 1335.
Nel 1365 ottenne la laurea in diritto civile e di lì a poco fu ascritto al Collegio dei dottori civilisti e iniziò l’attività didattica presso lo Studio bolognese, interrompendola ben presto per il prevalere degli impegni politici, secondo Giovanni Fantuzzi (1789, p. 348; e sulla sua base Mazzetti, 1848, p. 266). Ma al contrario, le fonti interne agli ambienti universitari dimostrano che Scappi continuò a dedicarsi ininterrottamente all’insegnamento del diritto fino agli ultimi giorni di vita (Il “Liber secretus iuris Caesarei”..., a cura di A. Sorbelli, 1938, pp. 25, 168). Politica e insegnamento universitario costituirono in effetti i due poli della sua intensa vita pubblica, secondo una prassi consueta nel ceto cui apparteneva.
Esponenti di una delle più antiche e prestigiose famiglie della parte guelfa, Ugolino e i suoi abitavano nel cuore della città, fra la cattedrale di San Pietro e il Mercato di Mezzo, nelle case addossate alla torre di famiglia, eretta verso il 1220 dal suo avo Pietro Scappi (Guidicini, 1869, p. 143; Gozzadini, 1875, p. 480).
Nel 1374 Scappi sposò Adola Caccianemici, a sua volta discendente dell’antica aristocrazia comunale guelfa e all’epoca non più giovanissima, essendo vedova di Paolo Malvezzi (Giuseppe Guidicini, Alberi genealogici; Fantuzzi, 1789, p. 349). Da questo matrimonio nacquero almeno tre figli: Pietro, Tommaso e Lucrezia; da una precedente unione invece, di cui nulla si sa, Ugolino aveva avuto un altro figlio, Giovanni, laureatosi a sua volta in diritto civile nel maggio del 1392. La grande partecipazione della cittadinanza e gli onori solenni prestati in quell’occasione, dal collegio dei dottori, a lui e al padre (Il “Liber secretus iuris Caesarei”..., cit., p. 76), facevano presagire per Giovanni una brillante carriera universitaria: in effetti risulta lettore del Volumen già nel 1392-93, e negli anni seguenti del Digesto Nuovo e dell’Inforziato (I Rotuli, a cura di U. Dallari, 1924, pp. 17, 20, 24); carriera bruscamente interrotta tuttavia, perché Giovanni Scappi premorì al padre Ugolino nel febbraio del 1400 (Il “Liber secretus iuris Caesarei”..., cit., p. 134).
Il primo incarico politico di Ugolino fu la missione diplomatica che, con esponenti delle famiglie Galluzzi, Angelelli e Sabadini, affrontò nell’ottobre del 1367, per il ritorno da Avignone a Roma di papa Urbano V (Corpus chronicorum..., a cura di A. Sorbelli, 1938-1939, p. 214). Nel 1376, poi, appena nominato tribuno della Plebe, fu inviato a Firenze, per trattare con la Repubblica, e in particolare con il suo cancelliere Coluccio Salutati, i termini di una importante alleanza politica e militare. Il sostegno fiorentino era infatti indispensabile ai bolognesi, per affrontare la prevedibile reazione del Papato, dopo la recente cacciata del legato pontificio Guglielmo Noellet e la restaurazione delle istituzioni comunali. La missione fu coronata da successo. I fiorentini infatti accolsero con grande favore l’antica alleata nello schieramento antipapale e inviarono a Bologna 2000 cavalieri e 500 fanti, oltre ad aiuti in denaro e a un dono di grande valore simbolico e destinato a fortuna plurisecolare: uno stendardo azzurro con la scritta Libertas a caratteri d’oro, motto che da quel momento, e tuttora, campeggia nello stemma cittadino (Ghirardacci, 1669, p. 342).
Concordata la pace con papa Urbano VI, nel 1378 il Comune inviò Ugolino a Milano, per informare Barnabò Visconti della nuova situazione diplomatica. Di ritorno da un’analoga missione a Cesena, fu poi fatto prigioniero a Faenza da Astorgio Manfredi, che pretese per il rilascio il pagamento di antichi crediti vantati nei confronti del Comune di Bologna.
Cresceva nel frattempo il prestigio culturale e sociale di Scappi, che nel 1379 fu chiamato a comporre una contesa fra gli studenti di medicina e arti e le istituzioni cittadine e si fece estensore dei capitoli che regolarono la complessa questione (Fantuzzi, 1789, p. 348). Ma si moltiplicavano anche i suoi impegni didattici e accademici all’interno dello Studium. Nel maggio-giugno del 1383, per la prima volta, è attestato come priore del Collegio dei dottori civilisti, ruolo che ricoprì ancora numerose volte fra il 1385 e il 1403, sia come titolare della carica, sia come supplente, in luogo di colleghi assenti o malati, sia infine, negli ultimi anni, come decano del collegio (Il “Liber secretus iuris Caesarei”..., cit., pp. 25-158). Altri incarichi di prestigio, in ambito universitario, gli furono attribuiti a partire dal 1389, quando fece parte della commissione che approvò l’aggregazione al Collegio di cinque nuovi dottori, fra cui Nicolò Aldrovandi e Antonio Albergati. Durante il priorato del 1392 ebbe, come si accennava, il privilegio di vedere promosso all’unanimità il figlio Giovanni, ammesso dunque all’insegnamento, e poi di approvarne l’aggregazione al Collegio, durante il priorato che di nuovo ricoprì nel luglio-agosto del 1396. Alla morte improvvisa del figlio, nel febbraio del 1400, dispose l’aggregazione al Collegio, in sua sostituzione, di Nicolò Aldrovandi.
In quegli anni il prestigio di Ugolino nell’Alma Mater era tale da indurre i dottori civilisti a riunirsi presso la sua abitazione, quando le condizioni di salute non gli consentivano di uscire di casa (Il “Liber secretus iuris Caesarei”..., cit., p. 153).
Meno lineare, e soprattutto meno incontrastata, si sviluppò nel frattempo la carriera politica di Scappi. Da un lato, infatti, vediamo succedersi anche per lui le tappe consuete nel percorso di affermazione degli esponenti dell’élite bolognese di quegli anni: nel maggio del 1389, con gli altri dottori dello Studio, partecipò ai funerali solenni del vescovo bolognese Filippo Caraffa; l’anno successivo fu inviato dal Comune in missione diplomatica a Firenze, dove nel 1376 aveva ottenuto rilevanti successi; nel 1391, a Imola, partecipò, in rappresentanza ufficiale, alle esequie di Beltrame Alidosi, signore della città e alleato di Bologna; nel 1392, infine, con Giovanni Canetoli e Musotto Malvezzi fu inviato in ambasceria a Roma, presso papa Bonifacio IX (Ghirardacci, 1669, pp. 436-459).
Tuttavia, mentre traeva ragioni di prestigio da questi incarichi istituzionali, rafforzando anche la sua ascesa all’interno della fazione maltraversa, la carriera politica di Ugolino registrò nel 1393 una brusca interruzione. Grazie all’alleanza delle potenti famiglie Ghisilieri e Zambeccari, egli aveva conquistato e riservato ad amici e parenti molte cariche di rilievo negli organi di governo comunale, condizionando le procedure elettorali attraverso il controllo delle imborsazioni. La reazione della fazione scacchese, guidata dalle famiglie Ramponi e Guidotti, rianimò le società popolari e portò al fallimento del progetto: nell’ottobre del 1393 Ugolino fu inviato per un anno al confino ad Ancona e i suoi amici sospesi per tre anni dalle cariche di anziani, consoli e tribuni della Plebe e dagli organi consiliari (Ghirardacci, 1669, p. 469; Corpus chronicorum..., cit., p. 451). Nell’arco di pochi mesi la condanna fu revocata e Ugolino e i suoi, riammessi in città, giurarono fedeltà al Comune.
Dal 1394 alla fine del secolo la sua condotta politica sembra ispirarsi a principi di moderazione: Francesco Ramponi, guida della fazione scacchese, avvicinatosi a Ugolino e a Carlo Zambeccari, tentò di ottenere il loro appoggio in un disegno che mirava a contenere le ambizioni egemoniche dei Maltraversi. Il tentativo riuscì solo in parte, dato che di lì a poco molti esponenti degli Scacchesi furono costretti all’esilio. Ancora nel 1399, tuttavia, quando ormai il progetto di Carlo Zambeccari, amico e alleato di Ugolino, evolveva verso un esito chiaramente signorile, Scappi si impegnò per ottenere il rientro in città di Francesco Ramponi e di altri antichi avversari. Anche in quel caso il tentativo andò a vuoto; riuscì invece nell’ottobre del 1399, alla morte di Zambeccari, quando gli Scappi si posero alla guida di un tumulto che portò al rientro di molti confinati di alto profilo politico, fra cui Francesco Ramponi, Nanne Gozzadini, Giovanni Bentivoglio (Corpus chronicorum..., cit., p. 469).
Nei suoi ultimi anni Ugolino Scappi raccolse i frutti di questo percorso politico, non sempre coerente, ma perfettamente in linea con gli andamenti convulsi della vita cittadina. Nel marzo del 1400 fu uno dei Sedici riformatori dello stato di libertà, magistratura di vertice dell’apparato pubblico, presieduta da Giovanni Bentivoglio e composta da esponenti delle maggiori famiglie cittadine: Canetoli, Gozzadini, Malvezzi, Zambeccari e così via (Ghirardacci, 1669, p. 520).
Sempre attivo, fino agli ultimi giorni, nella vita universitaria, decano dei dottori civilisti dal 1399, fu ripetutamente priore del Collegio fra il 1401 e il 1403 e ancora una volta nel 1405, quando improvvisamente morì (25 aprile).
Tutto il Collegio partecipò alle solenni esequie, celebrate nella basilica di San Petronio dal francescano Bartolomeo Gardini, vescovo di Dragoneria. Scappi fu sepolto presso la sacrestia nuova della cattedrale di S. Pietro, dove, già dal 1399, riposava la moglie (Fantuzzi, 1789, p. 349).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Bologna, G. Guidicini, Alberi genalogici, manoscritto in sala studio, p. 119: Famiglia Scappi; I Rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799, a cura di U. Dallari, IV, Bologna 1924, pp. 17-24; Il “Liber secretus iuris Caesarei” dell’Università di Bologna, I, 1378-1420, a cura di A. Sorbelli, Bologna 1938, ad ind.; Corpus chronicorum Bononiensium, a cura di A. Sorbelli, in RIS, XVIII, 4, Bologna 1938-1939, ad indicem.
C. Ghirardacci, Historia di Bologna, II, Bologna 1669, ad ind.; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, VII, Bologna 1789; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori, antichi e moderni della famosa Università e del celebre Istituto delle scienze di Bologna, Bologna 1848, p. 266; G. Guidicini, Cose notabili della città di Bologna, II, Bologna 1869, p. 143; G. Gozzadini, Delle torri di Bologna e delle famiglie alle quali prima appartennero, Bologna 1875, pp. 479 s.