PELLOLI, Ugolino
PELLOLI, Ugolino (Ugolinus Pelloli domini Symonis). – Figlio di Pellolo, Ugolino nacque presumibilmente a Perugia nei primi anni del XIV secolo.
La sua prima attestazione risale al 18 ottobre 1322, quando prese parte ad un consiglio di priori e di savi in qualità di rector universitatis scolarium. Ugolino, definito in più occasioni legum doctor dalle fonti, si formò quindi nel giovane Studium patrio; a differenza di suoi illustri compatrioti, quali Conte di Sacco o il più famoso Baldo degli Ubaldi, egli però non si avviò verso la carriera accademica, limitandosi alla pratica della giurisprudenza in veste di giudice e arbitrator. Al contesto universitario rimanda infatti un’unica notizia risalente al 1351, anno in cui Ugolino, Bartolo da Sassoferrato e Francesco Tigrini si adoperarono affinché due scolari di Montepulciano fossero accolti nel collegio della Sapienza Vecchia. Nonostante ciò, Ugolino ottenne un prestigio tale da essere scelto quale rappresentante del Comune nelle questioni più delicate, a partire dal 1° novembre 1339, quando fu inviato assieme a Baglione di Bartolomeo e Ruffino Zacchelli a stringere una lega con Firenze. Sempre ai rapporti con i Comuni toscani sono riconducibili le ambasciate degli anni 1352, 1353, 1356 e 1358. Nel 1352 e poi ancora nel 1353 fu incaricato di incontrare gli ambasciatori di Firenze e Siena, accompagnato prima da Baglione Baglioni e poi da Teo Michelotti, esponenti di spicco rispettivamente della fazione nobiliare e di quella popolare. Nel 1356 Ugolino rappresentò di nuovo Perugia nella lega toscana voluta da Firenze, preoccupata dell’avvicinarsi ai propri territori della Grande Compagnia guidata dal conte Lando; infine, il 30 ottobre dello stesso anno partecipò in qualità di sindicus del Comune al trattato di pace tra Perugia e Siena, con il quale fu restituita l’indipendenza a Montepulciano e Cortona.
Quello toscano però fu solo uno dei fronti diplomatici su cui si impegnò Ugolino. Già nel 1343, insieme ad altri due legum doctores, si era recato per tre mesi presso la Curia romana, motivo per cui ricevette dal massaro del Comune la consistente cifra di 900 lire di denari. Nel 1355 Ugolino fu eletto priore del collegio dei giudici e nello stesso anno fu nominato fra i quattro ambasciatori incaricati di recarsi a Pisa per omaggiare l’imperatore Carlo IV. La missione ebbe esito estremamente favorevole, giacché l’imperatore emise ben sei privilegi: tre per la città, ritenuti talmente importanti da meritare una cerimonia pubblica, svoltasi il 27 agosto 1355, cui partecipò lo stesso Ugolino, due per lo Studium e uno per il vescovo, nominato conte palatino. Stando a Pellini, anche Ugolino ricevette dall’imperatore un privilegio che permetteva a lui e ai suoi eredi, una volta divenuti dottori, di concedere la venia aetatis ai propri studenti, ovvero di rendere maggiorenni i minori di 25 anni (P. Pellini, Dell'Historia, 1664, p. 953); Sinibaldo Tassi, invece, nel De claritate Perusinorum, sostiene che in quell’occasione Ugolino fu premiato con il titolo di conte di Farneto e di Monte Agutello (ms. 1449, cc. 226v-227r).
Si trattava in effetti di due località nelle quali il legum doctor possedeva un numero elevatissimo di beni, come attestato dal catasto del 1361, nel quale Ugolino, allibrato fra i cittadini di Porta Sant’Angelo, parrocchia di S. Fortunato, registrò proprietà per un valore complessivo di 2662 lire grosse, dichiarando una ottantina di possedimenti: un casamento a Porta Sole, contiguo alla piazza cittadina, che in parte affittava e in parte utilizzava come abitazione principale, poche case e molte terre disseminate in diversi luoghi del contado, compresi Farneto e Monte Agutello. In quest’ultimo castello però era soprattutto la moglie, Costanza di Pietro dei Crescimbeni, a possedere numerosi beni, fra i quali due colombari, un chiostro, un palazzo e alcune case. Dal catasto sappiamo anche che Ugolino aveva due fratelli, Vannes e Insingna, e due figli, Giovanni e Giacomo, che accesero un proprio catasto nel 1388, rispettivamente per 1025 e 989 libre grosse. Nella seconda metà degli anni Sessanta, Ugolino svolse una intensa attività economica, effettuando numerosi atti di compravendita, ed ebbe un coinvolgimento ancora più diretto nella vita pubblica perugina, segnata dalla necessità di far fronte all’azione di riconquista dei territori della Chiesa portata avanti dal cardinale Albornoz.
Quanto all’attività politica, nel 1366 Ugolino fu eletto fra i tre dell’Arbitrio, con facoltà di assoldare mercenari per difendersi in particolare dal temuto legato pontificio; il 15 luglio del 1367 ebbe con Pietro Vincioli l’incarico di recarsi a Roma, presso la Curia romana, per versare a Francesco Bruni di Firenze, segretario del papa, 100 fiorini d’oro affinché costui curasse gli interessi del Comune in Curia. Nello stesso anno Ugolino fu mandato in ambasciata a Foligno per incontrare il cardinale Egidio Albornoz. Rispetto ai rapporti con la Chiesa, Ugolino era convinto della necessità di una pace fra Perugia e il pontefice a qualsiasi condizione, pace che fu firmata il 23 novembre 1370 a Bologna. Il 29 novembre e poi ancora il 12 dicembre, Ugolino e Pietro degli Ubaldi furono inviati come ambasciatori presso il cardinale Bituricense, che si trovava prima ad Assisi e poi a Spoleto.
L’anno seguente, Perugia fu colpita da una carestia, che peggiorò le condizioni della popolazione già stremata da anni di guerre: Ugolino e Baldo degli Ubaldi ebbero dai priori l’incarico di mediare con la popolazione che minacciava una rivolta. Approfittando dello scontento popolare, il legato pontificio si insediò in città e i principali esponenti del partito popolare furono messi al bando; Ugolino non fu esiliato subito, ma in un secondo momento, ricevendo peraltro un trattamento di favore perché malato: avrebbe potuto trasferirsi in uno dei suoi possedimenti del contado, oppure rimanere in casa, purché non frequentasse i luoghi della politica. In seguito il legato, abate di Monmaggiore, decise di concedere la casa di Ugolino al proprio luogotenente, che in precedenza aveva abitato nel palazzo del Capitano. Sembra però che tale disposizione non abbia avuto corso, giacché il 23 dicembre 1371 il priore dell'ospedale della Mercanzia di Perugia e il procuratore del monastero di Monteluce si incontrarono proprio a casa del legum doctor, per affidargli l’incarico di emettere un lodo arbitrale su una controversia in atto fra i due enti.
Non si hanno notizie della data di morte; di certo era già deceduto il 20 luglio 1377, quando il suo catasto fu aggiornato su istanza di domina Costanza e dei figli ed eredi, Giovanni e Giacomo.
Fonti e Bibl.: Perugia, Archivio di Stato, Arch. stor. del Comune di Perugia, Catasti, I, 24, cc. 100r-108v, 116r-123v, 128r-131r, 135r-137r, 139r-142; Conservatori della moneta, 3, c. 2r; 7, c. 14r; ivi, Inventari, 7, c. 59r; ivi, Pergamene, Comune di Perugia, 2031, 2034, 2129; Monastero di Santa Maria di Monteluce, 297; Monastero di Santa Maria di Monte Morcino, 79; Perugia, Bibl. com. Augusta, S. Tassi, De claritate Perusinorum, ms. 1449, cc. 226v-227r; Cronache e storie inedite della città di Perugia dal 1150 al 1563, a cura di A. Fabretti, in Archivio storico italiano XVI/II (1851), pp. 516, 520, 540, 543.
P. Pellini, Dell’Historia di Perugia, Venetia 1664 (rist. anast. Sala Bolognese 1968), I, pp. 951, 953-954, 981, 1017, 1023, 1077, 1084, 1094-1095, 1110, 1138; E. Werunsky, Geschichte Kaiser Karls IV. und Seiner Zeit, New York 1961, II (1346-1355), p. 501; A. Abbondanza, Baglioni, Baglione, in Dizionario Biografico degli Italiani, V, Roma 1963, pp. 200-202; M. Pecugi Fop, Il Comune di Perugia e la Chiesa durante il periodo avignonese con particolare riferimento all’Albornoz, Perugia 1970, pp. 179 s.; G. Ermini, Storia dell’Università di Perugia, Firenze 1971, p. 395, n. 148; M.G. Nico Ottaviani, Su Baldo e Baldeschi: Scalvanti rivisitato, in Ius commune XXVII (2000), p. 35; M. Pecugi Fop, Perugia in Toscana. I centri aretini e senesi sottomessi al comune di Perugia nel trecento, Perugia 2008, p. 76, n. 127; S. Zucchini, Università e dottori nell’economia del comune di Perugia, Perugia 2008, p. 122, n. 34; F. Treggiari, Le ossa di Bartolo. Contributo alla storia della tradizione giuridica perugina, Perugia 2009, p. 115; S. Merli, A. Maiarelli, «Super studio ordinare». L’Università di Perugia nelle riformanze del Comune, I: 1266-1389, Perugia 2010, p. 150; A. Bartoli Langeli, M.A. Panzanelli Fratoni, L’ambasceria a Carlo IV di Lussemburgo, in Bartolo da Sassoferrato nel VII centenario dalla nascita: diritto, politica, società, Spoleto 2014, pp. 275 s., 279-283, 285 s., 291, 294-296, 298, 315-317.