MONTEMARTE, Ugolino
MONTEMARTE, Ugolino. – Nacque intorno al 1325 da Petruccio, unico figlio maschio di Pietro di Andrea conte di Montemarte-Corbara, e da Giovanna dei conti di Alviano. Sebbene non si conosca il luogo in cui ebbe i natali, si può ipotizzare che sia nato a Orvieto, dove la famiglia possedeva una dimora nel quartiere di Pusterla, o nel castello avito di Corbara.
La determinazione dell’anno di nascita di Ugolino si basa sulla testimonianza del fratellastro Francesco, il quale nella sua Cronaca afferma che questi morì nel 1388 all’età di 63 anni. In realtà più di un dubbio rimane sulla attendibilità di questa affermazione in quanto assumendola come valida si dovrebbe ammettere che a soli 15 anni, cioè nel 1340, Ugolino sarebbe stato incaricato di una importante ambasceria a Montefiascone presso il rettore del Patrimonio pontificio, come attestano le Riformagioni del Comune di Orvieto (n. 120, c. 37r). Si può, dunque, ipotizzare che la data di nascita possa essere anticipata di almeno 4-5 anni. In ogni caso la sua ascesa politica avvenne all’ombra del padre Petruccio, protagonista delle lotte politiche che si ebbero a Orvieto tra gli anni Trenta e Quaranta del secolo XIV. A tali lotte il giovane conte prese parte da protagonista, seguendo le alterne vicende che contrapposero le fazioni orvietane dei Malcorini e dei Beffati, poi denominate dei Mercorini e dei Muffati.
Nel 1353 Ugolino si trovava a Firenze, come capitano di guerra al servizio di quel Comune: fu qui che il cardinale legato Egidio da Albornoz, al suo ingresso in Italia per restaurarvi l’autorità temporale del pontefice, lo notò e lo prese al proprio servizio, facendone uno dei suoi più fidati collaboratori. Questa occasione determinò una svolta decisiva nella vicenda esistenziale del nobile orvietano, che poté iniziare una brillante carriera politico-militare le cui tappe seguirono quelle dell’azione dell’Albornoz, finalizzata a riformare in profondità lo Stato pontificio.
Dopo aver contribuito alla sconfitta di Giovanni di Vico e al ristabilimento dell’autorità pontificia nel Patrimonio, nel 1355 Ugolino si trovava a Gubbio come vicario in luogo del conte Carlo di Dovadola, e l’anno successivo con il medesimo mandato fu inviato ad Ancona dove, stando alla testimonianza del fratello, avrebbe avuto l’incarico di sovrintendere all’edificazione della grandiosa fortezza di S. Cataldo. Dal gennaio del 1357 le fonti cessano di designare Ugolino con il titolo di vicario di Ancona, attribuendogli la qualifica di capitano dell’esercito pontificio. Tale fatto confermerebbe indirettamente la notizia, ancora una volta fornitaci sia pure laconicamente solo da Francesco Montemarte, della partecipazione dello stesso Ugolino alla presa di Cesena e Bertinoro nell’ambito del conflitto con i ‘tiranni’ di Romagna, e in particolare con Francesco degli Ordelaffi. Nell’ottobre dello stesso anno, dopo il temporaneo avvicendamento dell’Albornoz, richiamato ad Avignone, con Androino de la Roche, Ugolino venne incaricato da quest’ultimo di una missione a Terni, nel ducato di Spoleto e nel Patrimonio.
Al rientro dell’Albornoz in Italia dopo la fallimentare esperienza del suo sostituto (novembre 1258), nella prospettiva della ripresa della guerra contro Francesco Ordelaffi, è probabile che il cardinale spagnolo abbia ritenuto di richiamare un uomo di valore come Ugolino vicino al teatro delle operazioni. Nel maggio del 1359, infatti, alla vigilia dell’inizio delle ostilità, Ugolino è attestato come vicario di Faenza. Il fatto che egli abbia avuto una parte militarmente rilevante nell’offensiva contro Forlì, arresasi il 25 giugno, è riferito unicamente dalle cronache orvietane. Nell’aprile del 1360 Ugolino risulterebbe mantenere ancora l’ufficio vicariale faentino, poiché in tale veste avrebbe sventato il tentativo da parte di alcuni partigiani di Bernabò Visconti, in guerra con l’Albornoz che gli aveva sottratto Bologna, di sollevare la città romagnola. Già l’8 marzo tuttavia, cioè un mese prima della data in cui vengono collocati i fatti di Forlì dai resoconti cronachistici, Ugolino aveva ottenuto l’incarico di rettore del ducato di Spoleto, prestigiosa dignità da lui mantenuta sino alle calende di maggio 1362, quando l’Albornoz lo avrebbe inviato di nuovo a Cesena in qualità di vicerettore della Romagna.
Ugolino conservò tale ufficio sino al 1364 quando – dopo la pace voluta da Urbano V con Bernabò (contro il volere del cardinale Albornoz) e il ritorno in Italia di Androino de la Roche, cui era stata assegnata la legazione di Bologna – egli fu richiamato dal legato ad Ancona. Dalla città marchigiana nel novembre passò a Orvieto, dove si cominciava a costruire la rocca presso Porta Pusterla, probabilmente anche per sorvegliare e indirizzare i lavori che stavano avendo inizio, ma le fonti archivistiche tacciono a questo riguardo. Agli inizi del 1365 accompagnò Gomez Albornoz, nipote di Egidio, nel regno di Napoli presso la regina Giovanna, al comando di un forte contingente di truppe mercenarie appartenenti alla compagnia Bianca degli Inglesi e assoldate con denaro anticipato dallo stesso Albornoz, che in tal modo voleva stornare dal Patrimonio una tale minaccia.
Prima della partenza Ugolino dettò il suo testamento, costituito in grandissima parte da disposizioni concernenti la riparazione di danni inferti dal testatore a una quantità di persone tempore guerre e in altre occasioni, oltre che la remissione di debiti e la liberazione dei propri dipendenti di condizione servile.
Nel testamento risalta anche la totale assenza di lasciti pii a enti ecclesiastici e di indicazioni riguardo al funerale del testatore, oltre alla mancanza di precise disposizioni concernenti la destinazione del patrimonio, di cui comunque era designato erede universale il fratellastro Francesco. Dal testamento risulta inoltre che Ugolino aveva due figli: Antonio, illegittimo, cui furono assegnati in eredità 500 fiorini (prelevati tuttavia dalle risorse finalizzate alle riparazioni di cui si è fatta menzione in precedenza, e da versarsi solo nel caso fossero state sufficienti allo scopo), e Iacoba, presumibilmente legittima, che ricevette 200 fiorini come dote.
La menzione dei due figli nel testamento sembra confermare che Ugolino fosse stato sposato con Caterina, figlia di Cataluccio di Bisenzio. Per tale matrimonio il legato pontificio Annibaldo aveva concesso nel 1348 una dispensa, necessaria in quanto i futuri coniugi erano consanguinei. Di Caterina però non si trova alcun cenno, né nel citato testamento né nella cronaca di Francesco, per cui è da presumere che tale unione, l’unica che a quanto si sa Ugolino abbia contratto, sia durata poco, probabilmente per la morte precoce di lei.
Al rientro di Ugolino dal Regno, ancora una volta il cardinale spagnolo dimostrò la stima e la fiducia che riponeva in lui nominandolo il 23 agosto 1365, alla vigilia della partenza per Napoli, suo luogotenente generale. Al ritorno del cardinale Albornoz nel luglio del 1366 Montemarte, cessata la luogotenenza, servì ancora fedelmente il suo signore e benefattore come comandante militare sino alla morte improvvisa di questi, avvenuta presso Viterbo il 23 agosto 1367.
Nel successivo ventennio Ugolino continuò a spendere a favore della Chiesa le sue capacità amministrative e militari e le sue sostanze, tuttavia contemporaneamente, da vicino e da lontano, cominciò a riprendere in mano saldamente le redini del partito orvietano dei Mercorini, giovandosi a tale scopo della fedele collaborazione del fratello Francesco, divenuto ormai adulto sotto la sua tutela e destinato a succedere a lui, senza figli maschi legittimi, nella funzione di capo della famiglia e nella guida della propria fazione. Ugolino rimase dunque costantemente al servizio dei legati pontifici che si succedettero in Italia centrale nel periodo tormentato che andò dalla morte del cardinale Albornoz al grande scisma.
Nel dicembre del 1368 represse con pugno di ferro la rivolta degli abitanti di Piediluco che si erano sollevati e avevano ucciso il signore del castello, Blasco di Belviso, nipote del cardinale Albornoz e rettore del Ducato di Spoleto (ma Francesco, nella sua Cronaca, nega il coinvolgimento diretto del fratello nella sanguinosa repressione). Sembra inoltre che Ugolino, organizzando la difesa di Assisi, abbia preso parte alle operazioni militari delle forze pontificie contro il Comune di Perugia ribelle alla Chiesa (1369-1370). Una volta arresasi la città umbra, ne sarebbe divenuto governatore (1371). Fu in seguito consigliere del cardinal legato di Bologna (1373), vicario di Gomez Albornoz nel governo della città di Ascoli (1374), inviato di nuovo ad Assisi (1375), consigliere del legato cardinale di Burges e rettore di Todi (1377-1378). Nel 1377 Ugolino ebbe anche l’incarico di pacificare le fazioni in lotta a Montefalco (1377).
Per quanto riguarda l’intervento di Ugolino nelle faccende orvietane, esso si fece particolarmente incisivo a partire dal 1375, quando si riaccese il conflitto tra Mercorini e Muffati. Questi ultimi prima cercarono di inserirsi nella guerra degli Otto santi di Firenze contro il papato, schierandosi dalla parte della città toscana, e poi nel 1378, quando il grande scisma lacerava la cristianità occidentale, sostennero contro Urbano VI il papa di Avignone e cacciarono nel 1380 i Mercorini dalla città, mantenendo il controllo di Orvieto per dieci anni. In questa fase critica Ugolino Montemarte fu sempre alla testa, insieme al fratello Francesco, della fazione mercorina filourbanista agendo politicamente e militarmente per contrastare l’iniziativa nemica.
In parallelo al grande attivismo e protagonismo che segnò la vicenda esistenziale di Ugolino nei rapporti con i potentati laici ed ecclesiastici dell’Italia centrale, si deve anche registrare la costante e assidua cura da lui profusa per l’incremento e la valorizzazione del patrimonio della famiglia, particolarmente nel settore nordorientale del distretto orvietano lungo la direttrice delle valli del Paglia e del Chiani. A partire dal 1355 infatti ampliò e consolidò in modo sostanziale la presenza fondiaria e signorile dei Montemarte-Corbara in tale territorio acquisendo, in tutto o in parte, il possesso dei centri castrensi di Fabro, S. Casciano, Benano, Torre, Castello Orvietano e Salci, Montegabbione, Cetona. A Ugolino venne anche concessa la facoltà di fortificare il castello di Ripe, nei pressi di Prodo, e riuscì a ottenere dal papa per alcuni anni, e poi in via definitiva, l’usufrutto di Pianzano, nel Viterbese, a garanzia di un credito di 2000 fiorini da lui mutuati alle casse pontificie.
Morì a Corbara il 19 febbraio 1388. Il fratello Francesco gli dedicò un commosso e fiero elogio esaltandone le virtù di soldato, ma anche di uomo di lettere e additandolo ai discendenti della Casa di Montemarte come esempio di integrità morale e soprattutto di fedeltà e di attaccamento alla Chiesa.
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