UGOLINO di Vieri
Orafo senese del sec. XIV. La prima notizia di lui è del 1329. Morì alla fine del secolo, in età avanzatissima, fra il 1380 e il 1385. È il più famoso degli orafi di Siena. La sua opera principale, il grande reliquiario d'argento per il Corporale, nel duomo d'Orvieto (1337-38), nel quale lo aiutarono Viva di Lando e Bartolomeo di Tommé detto Upizzino, è uno dei capolavori dell'oreficeria italiana.
È in puro stile gotico. A due facce (alzantesi da una base a sguscio circondata da 8 statuette di Apostoli o Profeti), divisa ciascuna da quattro contrafforti, da cui s'innalzano pinnacoli con statuine d'angeli; terminante con tre cuspidi, la centrale delle quali ha il Corporale miracoloso e sopra, a tutto tondo, un Crocifisso fra Maria e Giovanni; il reliquiario acquista valore unico per gli smalti translucidi che tutto lo ricoprono, narrando in più di 30 riquadri storie di Cristo o del Corporale qui racchiuso, o decorando con figurette d'angeli od ornamenti varî le altre superficie di minore evidenza. Gli smalti translucidi, gloria dell'oreficeria senese, son qui portati a un'eccellenza tecnica assoluta. Le scene, se non disegnate da Ambrogio Lorenzetti, si possono considerare molto vicine a lui; e si può quindi forse congetturare, posto che il disegno di queste possa essere di U. di V., che questi sia stato scolaro di Ambrogio. Appaiono chiari i rapporti con Giovanni Pisano nelle statuette della base e della sommità. In alcune zone di minore eccellenza si possono vedere le parti di collaborazione.
Oltre al reliquiario del Corporale resta, a Orvieto, di U. di V. (insieme con Viva di Lando) un altro bel reliquiario, quello della testa di San Savino. A questi, che sono i principali lavori di lui, si aggiunge un fine reliquiario a Frosini, a due facce, l'anteriore delle quali ha alcuni smalti translucidi. Gli vengono attribuite pure una tazza al Museo Poldi Pezzoli e una placca al British Museum. U. di V., lavorò, in patria e fuori, oreficerie varie, fra cui un reliquiario grande e bellissimo per il Carmine di Siena: ma tali opere sono perdute.
Bibl.: G. Milanesi, Docum. per la storia dell'arte senese, I, Siena 1854; L. Fumi, Il duomo d'Orvieto, Roma 1891; A. Venturi, Storia dell'arte ital., IV, Milano 1906; I. Machetti, Orafi senesi, in La Diana, IV (1929), p. 21 segg.