SPERONI (Sperone, Speronus, Esperon), Ugo
SPERONI (Sperone, Speronus, Esperon), Ugo. – Nacque plausibilmente a Piacenza agli inizi degli anni Venti del XII secolo.
Apparteneva a una importante famiglia dell’aristocrazia piacentina che in sessanta anni, tra il 1132 e il 1192, fornì sette consoli alla città; lui stesso occupò questa carica tra il 1165 e il 1171. Dedita anche ai commerci e ai prestiti, la consorteria degli Speroni era ubicata a porta Milanese, nel sestiere nordorientale, uno dei più ricchi ed estesi della città (Bulla, 1995, pp. 521, 586).
Ugo studiò diritto, non è dato sapere se a Bologna o in una scuola minore. A quegli anni risale l’amicizia con Vacario, un compagno di studi con cui condivise la dimora (hospicium) e a cui affidò l’amministrazione dei propri beni («ut meo arbitrio tua agerentur negotia»; Ilarino da Milano, L’eresia..., 1945, p. 475). Al termine degli studi, intorno al 1143, Speroni si occupò degli affari di famiglia e della vita politica cittadina, mentre magister Vacario prese la via dell’Inghilterra dove fece una brillante carriera ecclesiastica.
Per l’importanza dei successivi rapporti, bisogna comprendere chi fosse magister Vacario. Giunto in Inghilterra al seguito dell’arcivescovo Teobaldo di Canterbury intorno al 1143, fu poi al servizio dell’arcivescovo Rogerio di York; assistette al Concilio di Reims del 1148-49 come testimonia il suo amico Giovanni di Salisbury. Diventò referente dei pontefici Oltremanica: Alessandro III lo nominò giudice delegato per le cause inglesi e volle la sua presenza durante la difesa dell’arcivescovo Rogerio dalle accuse di complicità nell’assassinio di Thomas Becket (che Vacario conosceva); nel 1198 Innocenzo III gli affidò la predicazione della crociata nella provincia di York. L’impegno nella vita ecclesiastica e politica non ne deve oscurare l’alto profilo intellettuale e, soprattutto, il ruolo fondamentale nell’introduzione del diritto romano in Inghilterra.
Il nome di Speroni figura in una lunga contesa tra alcuni cittadini piacentini e il monastero bresciano di S. Giulia per il controllo dei pedaggi sul ponte e sul Po; la controversia durò dal 1162 – quando con un versamento di 1050 lire imperiali, di cui 20 al monastero, Ugo ottenne dall’imperatore il diritto di percepire il pedaggio da parte del Comune – al 1183. In quell’anno si tennero a Piacenza i preliminari della Pace di Costanza e nell’accordo conclusivo vennero stabiliti i diritti regali sulle acque al Comune. L’attività politica di Speroni si colloca nel corso dei venti anni della disputa: fu uno dei giudici del ceto consolare che s’impegnò per avvicinare il clero piacentino alle posizioni imperiali; fu plenipotenziario del Comune per trattare la resa incondizionata della città e fu tra i membri della classe dirigente che, a turno, vennero consegnati all’imperatore. Con l’adesione di Piacenza nel 1167 alla Lega lombarda, gli Speroni attuarono comunque una prudente collaborazione politica con gli oppositori dell’imperatore (Castignoli 1984, pp. 149, 151, 155).
Uomo di legge e di governo, Speroni va collocato nel cosiddetto rinascimento giuridico del XII secolo in cui i laici si contrapposero all’egemonia culturale dei chierici sviluppando, oltre che una competenza politica, anche una libertà intellettuale. In tale contesto, la sua originale riflessione religiosa fu esito dell’applicazione del metodo giuridico nell’affrontare argomenti teologico-religiosi; in più: «Ugo Speroni aveva personalmente riscoperto il messaggio cristiano nella sua genuinità non attraverso il mito della Chiesa primitiva o il modello della vita apostolica, bensì con l’uso spregiudicato della propria intelligenza applicata alla lettura e interpretazione della Bibbia» (Merlo, 2011, p. 75).
Non è noto quando Ugo abbia inviato a magister Vacario – tramite il nipote di costui, Leonardo, che lo aveva raggiunto Oltremanica – uno scritto in cui esponeva le proprie riflessioni teologico-religiose, né perché lo fece. Ragionevolmente per una sintonia di approccio ai testi sacri maturata durante l’apprendimento scolastico, o forse in nome delle antiche amicizia e fiducia. Dal prologo del cosiddetto Liber contra multiplices et varios (ma il titolo è convenzionale; mentre non è attestato il titolo Contra Antichristum che appare in Fugazza, 2013, p. 1904) traspare un tono diretto, affettuosamente rivolto dall’importante giurisperito e funzionario ecclesiastico all’antico compagno di studi caduto nell’errore di aver interpretato la Scriptura attraverso la ratio, ma pur sempre un amico che, si noti, invia un testo in cui applica un metodo di lavoro e di pensiero appreso da entrambi in gioventù: in un «piano di raffinato intellettualismo» e di «gioco culturale» (Merlo, 2011, p. 72).
Lo scritto di Speroni (come la maggior parte delle testimonianze di religiosità non conformista dei secoli XII e XIII) non si è conservato. Le sue parole sono filtrate nella risposta di magister Vacario (frutto a sua volta di una trasformazione di genere letterario: si tratta di una lictera di risposta che mantiene alcune caratteristiche epistolografiche, come la salutatio, ma diventerà un liber ovvero un trattato controversistico antiereticale). Cambia la tipologia e anche il referente: non più Ugo Speroni, ma i giudici ecclesiastici o, meglio, gli inquisitori.
La confutazione di magister Vacario (originariamente un fascicolo pergamenaceo autonomo) occupa la parte iniziale di un codice composito contenente quattro testi di argomento ereticale che costituiscono un trattato controversistico sulle eresie del XII secolo. L’antigrafo dal quale deriva il manoscritto sopravvissuto (Biblioteca apostolica Vaticana, Chigiano A.V. 156, cc. 4r-27r) venne redatto plausibilmente tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, e divenne un trattato d’uso, come dimostrano la presenza di capitula, l’aggiunta di indici e di rimandi tematici interni, ma anche interventi a margine con i nomi dei due interlocutori a segnalazione del loro pensiero e di passi scritturali non esplicitati nel testo riprodotto su due colonne. Appartenuto a Fabio Chigi (dal 1655 papa Alessandro VII), il manoscritto seguì le sorti della Biblioteca Chigiana (acquistata dal governo italiano nel 1918 su interessamento di Benito Mussolini e ceduta nel 1922 alla Biblioteca apostolica Vaticana nell’ambito delle trattative tra Mussolini e la Chiesa a preludio dei Patti lateranensi). Fu padre Ilarino da Milano a rinvenirlo presso la Biblioteca Vaticana e a pubblicare nel 1945 la trascrizione (L’eresia..., cit., 1945, pp. 475-581).
La legislazione antiereticale del 1184 ignora Ugo Speroni, mentre la memoria locale riporta una testimonianza a suo riguardo riconducibile al 1185. Nel Liber Suprastella scritto nel 1235 da Salvo Burci, un laico di origine piacentina, assai sensibile alla dimensione storica delle vicende ereticali (Merlo, 1996, pp. 121-140), si legge: «Speroni fu a capo degli Speronisti e ciò circa cinquant’anni fa» («Speronus fuit caput Speronorum et hoc est circa quinquaginta annos», Burci 2002, p. 72). Il nome (è ricordato anche «Ugo Speronus», p. 74) e la datazione (circa 1185) sono precisi rispetto all’esiguità delle informazioni che riportano all’ambiente piacentino (anche nel riferimento a Monachus de Cario, membro di un gruppo familiare legato agli Speroni per interessi professionali e posizioni politiche).
Il nome di Ugo Speroni non compare come si è detto nella legislazione antiereticale. Si trovano invece gli speronisti, così chiamati secondo la consueta prassi di trasformare il singolo eretico in nome collettivo (come nel caso degli arnaldisti). Non sono ricordati nella decretale Ad abolendam del 1184, ma figurano nella Constitutio in Basilica Petri del 1220, soprattutto nella Excommunicamus del 1229, e poi del 1231; nelle promulgazioni imperiali contro gli eretici di Cremona e Verona del 1238, rinnovate a Padova nell’anno successivo, sono addirittura in seconda posizione in una lista di diciotto gruppi ereticali (Benedetti, 2011, pp. 309-316). Vengono menzionati negli Statuti di Monza (1224), Brescia (1231) e Verona (1276); non si trova invece traccia nelle parti sopravvissute degli Statuti di Piacenza (Fugazza, 2009).
Da un’anonima Summa, di ambito inquisitoriale lombardo (forzatamente attribuita a frate Pietro da Verona) si ricava che gli speronisti sarebbero discesi da un giudice di nome Sperone originario di Piacenza e le loro credenze sarebbero consistite in tre errori principali (agli uomini è trasmesso il peccato originale di Adamo nella carne e non nell’anima, l’inanità del battesimo degli infanti e la salvezza dei buoni); sono distinti dai valdesi, i quali non avevano beni propri, vivevano di elemosina e non erano sposati, mentre gli speronisti erano ammogliati e detenevano proprietà (Käppeli, 1947, pp. 332 s.). In un importante trattato antiereticale scritto nel 1250 da un ex cataro, poi frate inquisitore, e per di più suo concittadino, Raniero da Piacenza, il nome di Ugo Speroni non è menzionato (e nemmeno gli speronisti), a indicare che, dodici anni dopo le promulgazioni imperiali, non costituiva più un pericolo: si trattava di un ricordo del passato e non una minaccia per il presente. Nonostante le notizie piuttosto scarse sulla sua vita, Speroni e i cosiddetti speronisti godettero di una certa fortuna nel XVI e XVII secolo, quando l’analogia tra speronisti e valdesi venne ripresa e rafforzata con brevi e imprecise menzioni nei cataloghi ereticali e nella polemistica protestante per la quale Espernon/Esperone, gli Esperronistes/Esperronisti e gli Speronistae/Spetronistae divennero precursori dei protestanti per l’adesione alla dottrina della grazia e del libero arbitrio, venendo collegati ad altre esperienze di religiosità non conformista tramite genealogie di rapporti discepolari.
Non è possibile stabilire la data di morte di Ugo Speroni.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Chigiano A.V. 156, cc. 4r-27r, Liber contra multiplices et varios errores; Firenze, Biblioteca Nazionale, Conventi soppressi, 1738.A.9, cc. 119vb-121ra; Ilarino da Milano, L’eresia di U. S. nella confutazione del maestro Vacario, Città del Vaticano 1945 (in partic. l’edizione del Liber contra multiplices et varios errores, pp. 475-581); T. Käppeli, Une Somme contre les hérétiques de saint Pierre martyr (?), in Archivum fratrum Praedicatorum, XVII (1947), pp. 332 s. (con trascrizione parziale della parte sugli speronisti).
P. Castignoli, Piacenza di fronte al Barbarossa, in Storia di Piacenza, II, Dal vescovo alla Signoria, Piacenza 1984, pp. 125-186; P. Racine, Lo sviluppo dell’economia urbana, in Storia di Piacenza, II, Dal vescovo alla Signoria, Piacenza 1984, pp. 75-106; G.P. Bulla, Famiglie dirigenti nella Piacenza del XII sec. alla luce delle pergamene di S. Antonino. Per una «Novella Chronica rectorum civitatis Placentiae», in Nuova rivista storica, LXXXIX (1995), pp. 505-586 (in partic. sugli Speroni pp. 547-549); G.G. Merlo, Contro gli eretici. La coercizione all’ortodossia prima dell’inquisizione, Bologna 1996, p. 135; M. Guareschi, U. S. e la tradizione storiografica, in Storia ereticale e antiereticale del Medioevo, a cura di G.G. Merlo, Torre Pellice 1997, pp. 24-48; S. Burci, Liber suprastella, a cura di C. Bruschi, Roma 2002, pp. XII s., 69-74; E. Fugazza, Diritto, istituzioni e giustizia in un comune dell’Italia padana. Piacenza e i suoi statuti (1135-1323), Padova 2009; M. Benedetti, Gregorio IX, i frati e gli eretici, in Gregorio IX e gli ordini Mendicanti, Spoleto 2011, pp. 295-323; G.G. Merlo, Eretici ed eresie medievali, Bologna 2011, pp. 71-75; E. Fugazza, S., U., in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), Bologna 2013, p. 1904.