RUGGERI, Ugo
– Nato a Reggio Emilia dal notaio Antonio, fu battezzato il 10 luglio 1455. Nulla è noto della madre.
Nei primi anni Settanta era alunno nel Collegio reggiano di Bologna per seguire gli studi di diritto canonico presso l’Università. Svolse per molti anni le funzioni di procuratore del Collegio fino a divenirne egli stesso rettore e vi mantenne la residenza perlomeno fino al 1478, quando risulta residente nella via Mascarella e sposato con Fasana figlia di Marco Bazalieri, esponente di una cospicua famiglia bolognese.
Non aveva per questo rinunciato, come tempo addietro aveva già fatto il suocero, agli ordini minori: così appare dagli atti di un processo contro il suocero Marco per le ferite da questi inferte, con la complicità del genero e del figlio Bazaliero, alla moglie, che ricorse al tribunale civile. Il giudice non poté proseguire contro di lui, poiché si era proclamato chierico di prima tonsura e si era appellato al foro ecclesiastico.
Vicende giudiziarie a parte, Ruggeri già nel corso degli anni Settanta era ormai pienamente inserito nel tessuto di relazioni e di commerci della città di Bologna, dove esercitava, come i familiari della moglie, l’arte tipografica. I bibliografi gli hanno attribuito, con molte incertezze, numerose edizioni bolognesi uscite senza note tipografiche fin dal 1472.
È certo che, assieme al tipografo Donino Bertocchi, suo concittadino e pure lui alunno nel Collegio reggiano, sottoscrisse almeno sei edizioni stampate a Bologna nel 1474. Tra i frutti della loro collaborazione si segnalano gli Astronomica di Marco Manilio, gli Argonautica di Valerio Flacco e la Storia de Ippolito Buondelmonti e Leonora de’ Bardi, una novella fiorentina oggi da alcuni attribuita a Leon Battista Alberti. Al poema di Marco Manilio e al mondo universitario faceva riferimento il Libro dei perché di Girolamo Manfredi, che aveva insegnato medicina presso lo Studio di Bologna fino al 1474, per passare, in quello stesso anno, all’insegnamento dell’astronomia con l’obbligo di pubblicare i pronostici di ogni anno entrante: i bibliografi attribuiscono la stampa del Judicium per l’anno 1475 e di quello per l’anno seguente al solo Ruggeri, che dal mese di novembre del 1474 non era più in società con Bertocchi. Il 14 novembre infatti fu pubblicata da Ruggeri una Repetitio sulla coabitazione dei chierici con le donne (argomento che forse lo interessava da vicino) del canonista Antonio da Budrio, docente a Bologna all’inizio del XV secolo.
Da allora gran parte della sua produzione fu legata agli insegnamenti universitari, sia a Bologna sia in altre città, anche se, probabilmente, non tutte le numerose edizioni senza sottoscrizione a lui attribuite dai bibliografi uscirono effettivamente dai suoi torchi.
Del bolognese Lodovico Bolognini, nei pochi anni in cui fu docente a Ferrara di diritto civile, stampò la Repetitio rubricae De rebus creditis (1476). Una decina d’anni più tardi, quando ormai Bolognini insegnava stabilmente a Bologna, pubblicò il suo Syllogianthon idest collectio florum.
L’opera era arricchita da una sorta di manifesto in versi dello stesso stampatore «ai docenti bolognesi, agli scolari, ai notai e a tutti i professori ecclesiastici e secolari», in cui presentava il testo quale nuova concordanza delle leggi canoniche antiche e recenti di cui si dichiarava, con orgoglio, il primo stampatore: «hunc prior impressi librum Rugerius Ugo / Aureus hic liber editus est arte mea» (1486, c. 2v).
Dieci anni più tardi, il 23 settembre 1496, ne avrebbe stampato una seconda edizione, preceduta nel 1495 dalla pubblicazione dei Consilia di Giovanni da Imola curati da Lodovico Bolognini e seguita, nel 1499, dai Consilia dello stesso Bolognini.
Numerose furono le altre edizioni di diritto da lui stampate, che restituiscono, quasi al completo, il panorama degli studi bolognesi del tempo: Andrea Barbazza, con almeno sei edizioni, Francesco Accolti, Giasone del Maino, Matteo Mattesillani, Francesco Zabarella, Floriano Sampieri, Giovanni da Legnano, Giovanni Battista Caccialupi, Bulgarino Bulgarini, Bartolomeo da Saliceto, Troilo Malvezzi. A questi si possono aggiungere, in ambito teologico, due domenicani allora docenti allo Studio bolognese che avrebbero giocato una parte non piccola nella vita della Chiesa tra Quattrocento e Cinquecento, Vincenzo Bandello e Silvestro Mazzolini da Prierio.
Nel pieno della controversia sulla concezione immacolata di Maria, Ruggeri stampò infatti, nel 1481, il Tractatus de singulari puritate et praerogativa conceptionis Salvatoris nostri Iesu Christi di Bandello, che riservava al solo Gesù Cristo la purezza da ogni peccato, contro la teologia scotista che la estendeva anche a Maria. Di Mazzolini da Prierio, altro teologo domenicano docente allo Studio di Bologna, divenuto in seguito magister sacri palacii sotto Leone X e uno dei primi a schierarsi contro Lutero, Ruggeri stampò nel 1499 l’Apologia in dialecticam suam.
All’attività dei domenicani, per quanto in ambito non teologico ma pastorale, rinvia anche la pubblicazione, nel 1488, dei due cantari del senese Niccolò Cicerchia su La passione di Gesù Cristo e La resurrezione del nostro signore. Di particolare interesse sono anche le due edizioni in volgare (1475 e 1496) dell’Epistola contra Judaeorum errores di Samuel Rabbi Marochitanus tradotta dall’arabo in lingua latina dal domenicano spagnolo Alfonso Bonomini, ma oggi considerata una compilazione dello stesso Bonomini.
Ben inserito nel mondo bolognese degli affari quale procuratore del suocero e del Collegio reggiano, il chierico e studioso Ruggeri mise sotto i torchi anche opere di ampia circolazione e di vario interesse per quegli ambienti cittadini che frequentava ogni giorno. Vide così la luce, nel 1483, la Trabisonda, «opera di summo piacere e molto a li auditori grata» (c. 1r), seguita nel 1486 da un Aesopus moralisatus in latino, nel 1487 dall’Opusculum musices di Nicolò Burzio, allora a Bologna per seguire le lezioni di diritto canonico. L’Eneide, in volgare con il tredicesimo libro di Maffeo Vegio, vide la luce il 23 dicembre 1491.
Nel 1485 pubblicò le prime due edizioni del fortunatissimo formulario a uso di quanti aspiravano a operare nelle cancellerie e nelle segreterie di ogni tipo di amministrazione: il 20 aprile licenziò la prima edizione attribuendola a Bartolomeo Miniatore; due mesi più tardi, il tempo occorso alla stampa, fece uscire la seconda edizione attribuendola però a Cristoforo Landino.
Le edizioni che seguirono numerose presso molti editori riportavano, indifferentemente, il primo o il secondo dei nomi indicati da Ruggeri. Anche se il nome di Cristoforo Landino appare anche nell’edizione di due anni più tardi stampata a Bologna dal fratello Angelo Ruggeri e dal cognato Bazaliero Bazalieri, in anni recenti gli studiosi si sono accordati sul nome di Bartolomeo Miniatore.
Dopo venti anni di intensa attività, nel 1494, Ruggeri lasciò Bologna e raggiunse Pisa, forse l’unica città universitaria ancor priva di attività tipografica. Vi rimase solo per quell’anno, drammatico per la storia della città di Pisa e della sua Università.
Qui, oltre alla pubblicazione degli statuti della diocesi di Sarzana e la stampa di una Repetitio di Raffaele Raimondi seguita da un’altra di Cristoforo Castiglione, mise le sue edizioni al servizio degli insegnamenti universitari di Filippo Decio e di Bartolomeo Sozzini. Di Filippo Decio pubblicò nel mese di agosto i commenti alle Decretali Super rubrica De probationibus e Super rubrica De iudiciis. Dopo aver pubblicato tra gennaio e febbraio due Repetitiones di Mariano Sozzini, padre di Bartolomeo, proseguì nei mesi seguenti con la pubblicazione di una Repetitio e di due letture dello stesso Bartolomeo.
Dopo la chiusura dello Studio di Pisa, nell’autunno del 1494, Ruggeri rientrò a Bologna dove, nel 1497 e nel 1498, fece uscire altre quattro opere di Bartolomeo Sozzini che dal 1494 al 1498, lasciata la città di Pisa, aveva tenuto nello Studio bolognese la cattedra di diritto civile.
Ruggeri si recò nel 1499 a San Cesario di Modena su richiesta del signore del luogo, il conte Albertino Boschetti, per stamparvi una versione in volgare della Meditatio passionis Christi di Bernardo di Chiaravalle. Subito dopo raggiunse Reggio Emilia per stamparvi nel 1500 le Epistolae attribuite a Curzio Rufo e gli Epigrammata del reggiano Bartolomeo Crotti. Dall’11 novembre 1500 all’aprile dell’anno seguente risultano alcuni mandati di pagamento indirizzati a lui, «impressori seu stampatori pro bombarderio», per servizi resi nella difesa di Castelbolognese contro Cesare Borgia; d’altronde, anche il conte Albertino Boschetti era in quei mesi impegnato come capitano al servizio di Giovanni II Bentivoglio. Ancora a Reggio, nel 1501, Ruggeri sottoscrisse il De civitate Christi del frate parmigiano Giovanni Genesio Quaglia. Subito dopo, nell’autunno del 1502, si trovava di nuovo sul fronte di guerra, inviato a Budrio «per vedere tutte le munizioni et artiglierie e provvedere como intendente et pratico in simili materie» (Orioli, 1898-1899, p. 203).
Da allora non si hanno più notizie di Ruggeri, poiché le edizioni del 1505 e 1509 a lui attribuite nel secolo scorso sono ora assegnate ad altri; è noto solo che il figlio Girolamo tra il 1508 e il 1512 stampò a Reggio Emilia alcune opere di interesse locale. Probabilmente il padre era già scomparso nei primi anni del secolo.
Fonti e Bibl.: E. Manzini, Degli stampatori reggiani dall’origine loro a tutto il secolo XVIII, in Atti e memorie delle R. Deputazioni di Storia patria per le provincie dell’Emilia, n.s., II (1877), pp. 141 s.; L. Frati, Notizie e documenti di tipografi bolognesi del sec. XV, in Rivista delle biblioteche e degli archivi, VI (1895), pp. 81-95; E. Orioli, Contributo alla storia della stampa in Bologna, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, s. 3, XVII (1898-1899), pp. 173-177, 201-203; G. Fumagalli, Lexicon typographicum Italiae, Firenze 1905, pp. 39 s., 324 s.; L. Sighinolfi, Francesco Puteolano e le origini della stampa in Bologna e in Parma, in La Bibliofilia, XV (1913-1914), pp. 263-266, 331-344, 383-392, 451-454; V. Ferrari, I Bottoni alias Bruschi librai editori e stampatori reggiani del XV secolo, Reggio Emilia 1917, pp. 8, 13 s.; A. Sorbelli, Storia della stampa in Bologna, Bologna 1920, pp. 22-29; A. Sorbelli - R. Galli, La stampa nella Provincia di Bologna, in Tesori delle biblioteche d’Italia, Milano 1932, pp. 400-403; E.P. Vicini, La stampa nella Provincia di Modena, ibid., p. 526; V. Ferrrari, La stampa nella Provincia di Reggio Emilia, ibid., pp. 563-572; M. Gazzani, Nuovi documenti su U. R., in L’Archiginnasio, XXXVI (1941), 4-6, pp. 254-264; D. Fava, La cultura e la stampa italiana nel Quattrocento. Modena - Reggio Emilia - Scandiano, Modena 1943, pp. 79, 125 s., 144-147; A. Serrazanetti, L’ arte della stampa in Bologna nel primo ventennio del Cinquecento, Bologna 1959, pp. 70 s., 110 s., 153-155; M. Festanti, L’industria tipografica a Reggio Emilia tra Quattrocento e Cinquecento, in Contributi, V (1981), 10, pp. 9-12; R. Bargagli, Bartolomeo Sozzini giurista e politico (1436-1506), Milano 2000, pp. 191, 193; E. Monducci, U. R. e l’Algorismo in volgare, in Rhegii Lingobardiae. Studi sulla cultura a Reggio Emilia in età umanistica, a cura di A. Canova, Reggio Emilia 2004, pp. 11-16; A. Canova, Intorno all’Algorismo reggiano, ibid., pp. 17-29; M.C. Acocella, Il “Formulario di epistole missive e responsive” di Bartolomeo Miniatore: un secolo di fortuna editoriale, in La Bibliofilia, CXIII (2011), pp. 257-291.