PRATOLONGO, Ugo
PRATOLONGO, Ugo. – Nacque a Polaveno in provincia di Brescia il 26 giugno 1887, da Pietro e da Pia Re.
Il padre era un medico condotto che aveva esercitato la sua professione prima a Isola Sant’Antonio, in provincia di Alessandria, poi in altre località, raggiungendo infine Polaveno dove era prematuramente morto. Ancora bambino, Pratolongo fu portato dalla madre di nuovo a Isola Sant’Antonio e crebbe lì, compiendo gli studi superiori a Voghera.
Si iscrisse nel 1905 alla Scuola superiore di agricoltura di Milano. Nel 1909, conseguita la laurea in scienze agrarie, divenne assistente di Angelo Menozzi, ordinario di chimica agraria e direttore della scuola. Sotto la guida di Menozzi iniziò la sua carriera accademica e scientifica, in cui evidenziò caratteristiche di chimico agrario, ma anche di agronomo. Da un lato, infatti, egli basò le sue ricerche su un’ampia cultura nei campi della chimica fisica, della biochimica vegetale e della chimica agraria; dall’altro, applicò queste sue conoscenze in un quadro intimamente legato alla produzione agricola e ai suoi problemi, considerati sotto il profilo tecnologico, economico e sociale.
La commissione del ministero della Pubblica Istruzione che nel 1916 concesse a Pratolongo la libera docenza per la chimica agraria, nell’esaminare le ricerche fino ad allora pubblicate, sottolineò «l’attitudine sperimentale davvero notevole e la capacità di saper applicare alla chimica agraria i più recenti studi della chimica fisica pura con indirizzo moderno veramente personale» (Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Istruzione pubblica, Direzione generale dell’Istruzione superiore, 1910-1930/pos. 11, Liberi docenti – 1 s. - Inv. 16/040,1 - b. 265). In particolare, lodò i suoi studi sulle cause del potere assorbente del terreno, che aveva analizzato studiandone il decorso in funzione del tempo, della temperatura, delle concentrazioni dei reagenti, dei rapporti quantitativi tra terreno e soluzione, inquadrando il fenomeno nell’ambito dei processi di assorbimento colloidale descritti negli anni precedenti da Jakob Maarten van Bemmelen.
Nel 1920 Pratolongo risultò primo classificato in concorso sia per la cattedra di chimica tecnologica agraria e industrie agrarie nella Scuola superiore di agricoltura di Milano, sia per un’altra con lo stesso nome presso l’Istituto superiore agrario di Perugia, sia ancora per la cattedra di chimica agraria della Scuola superiore di agricoltura di Portici. Optò per restare come professore straordinario a Milano, dove di fatto ricopriva già per incarico lo stesso insegnamento da alcuni anni.
In questo periodo le sue ricerche spaziarono in campi differenti. Da un lato, godendo il laboratorio di industrie agrarie di pochi fondi e apparecchiature, egli si trovò costretto a servirsi dell’ospitalità del laboratorio di chimica agraria, in cui svolse prevalentemente ricerche di approfondimento teorico di tematiche quali la struttura dello stato solido e la cinetica chimica. In questo ambito particolarmente importanti e pionieristiche furono le sue ricerche sulla catalisi enzimatica, che pubblicò a Milano nel 1923 (La Catalisi - Sui fenomeni catalitici ed enzimatici). Dall’altro non mancarono, tuttavia, ricerche con risvolti applicativi, in particolare nei settori enologico (Il punto di ebollizione delle miscele idroalcooliche-zuccherine, in Atti della regia Accademia nazionale dei Lincei, s. 5, XXX (1921), pp. 320-324) e caseario (Studi sulla burrificazione, in Giornale di chimica industriale ed applicata, VI (1924), pp. 3-10).
Nel dicembre del 1929 Pratolongo sostituì Angelo Menozzi, a riposo per raggiunti limiti di età, sulla cattedra di chimica agraria dell’Istituto superiore agrario milanese, come nel frattempo era stata rinominata la Scuola di agricoltura. Nello stesso anno vi istituì un laboratorio per ricerche sui processi di fermentazione, intitolato a Lazzaro Spallanzani.
Due anni dopo, in un libro che ebbe notevole risonanza a livello nazionale e internazionale (Principi di acidimetria applicata, Milano 1931), Pratolongo espose in maniera esaustiva e originale quanto aveva messo a punto in ricerche sul grado di acidità dei terreni agricoli, a partire da un breve viaggio da lui compiuto in Danimarca, in cui aveva incontrato Søren Sørensen, lo scienziato a cui si deve l’introduzione del concetto di pH. Pratolongo fu tra i primi a introdurre nel nostro Paese metodi potenziometrici e colorimetrici per la determinazione della concentrazione idrogenionica e per la misura del pH, applicandoli all’analisi di terreni. Grazie a ciò fu possibile redigere carte acidometriche dei suoli nazionali, ponendo su più accurate basi scientifiche i procedimenti, sino ad allora solo empirici, per la correzione dell’acidità dei terreni. Da ciò poté conseguire la coltivabilità di zone fino a quel momento inutilizzate, aumentandone la produttività.
Pratolongo non esitò tuttavia a esprimere riserve per interventi in campo agricolo che non fossero poggiati su basi scientifiche. A questo proposito, in una commemorazione (Rotini, 1970), un allievo ricordò le sue considerazioni al tempo della battaglia del grano, piuttosto critiche rispetto all’opportunità di ridurre a coltura terreni troppo declivi o suscettibili di erosione. Queste e altre simili prese di posizione nel periodo fascista furono, a detta del biografo, tra le cause della mancanza di adeguati riconoscimenti al suo valore di scienziato. Va detto tuttavia che, a parte queste considerazioni tecniche, non si trovano altri cenni significativi che evidenzino una posizione particolarmente critica o defilata di Pratolongo nei confronti del fascismo. Iscritto al Partito nazionale fascista dal 1932, proprio da questo anno e fino al 1935 fu membro della commissione di studio per la Cirenaica, dove tra l’altro si recò nel 1934, su incarico del ministro delle Colonie Emilio De Bono.
L’attività di Pratolongo come docente e studioso proseguì anche dopo il secondo conflitto mondiale presso la facoltà di scienze agrarie dell’Università di Milano (l’Istituto superiore agrario era stato aggregato all’Università a partire dal 1935). Di tale facoltà fu preside negli anni 1935-36, 1936-37 e 1944-45. Dal 1952 al 1958 fece parte del Consiglio superiore dell’agricoltura. Fu chiamato alla presidenza del Comitato nazionale dell’agricoltura del Consiglio nazionale delle ricerche nel 1948 e rieletto nel 1952. Fu inoltre socio dell’Istituto lombardo di scienze e lettere e dell’Accademia dei Georgofili.
Collocato in pensione nel 1962, morì alcuni anni dopo a Civenna (Como) il 10 agosto 1968.
Opere. Pratolongo nel corso della sua carriera scientifica ha pubblicato oltre duecento opere, tra cui molti manuali e trattati. L’elenco completo è riportato in O.T. Rotini et al., Studi in onore di Ugo Pratolongo, Pisa 1968, pp. 13-27.
Fonti e Bibl.: Milano, Archivio dell’Università statale, U. P., fascicolo personale n° 3645; Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale dell’istruzione universitaria, Fascicoli personale professori ordinari – III versamento (1940-1970) - Inv. 16/049 b. 385, U. P.; C. Arnaudi, U. P., in Rendiconti dell’Istituto lombardo, accademia di scienze e lettere, Parte generale e atti ufficiali, CII (1968), pp. 2-4; O.T. Rotini, U. P., in Annali della facoltà di agraria, XVI (1970), pp. 19-29; Id., U. P., in La chimica italiana, a cura di G. Scorrano, Padova 2008, pp. 606-609.