POLETTI, Ugo
POLETTI, Ugo. – Nacque a Omegna, in provincia di Novara (oggi del Verbano-Cusio-Ossola), il 19 aprile 1914 da Bartolomeo, operaio meccanico nelle Officine De Angeli-Frua, e da Maria Lorea, casalinga e domestica a ore. Era l’ultimo di cinque figli, due dei quali già morti in tenera età. Poletti poté quindi conoscere soltanto le due sorelle, di diversi anni maggiori di lui. Le condizioni di vita della famiglia erano dignitose, ma prossime alla povertà, soprattutto dopo la morte prematura di Bartolomeo (1929). Il piccolo Poletti ricevette una solida educazione cattolica, servì come chierichetto e, in seguito, frequentò nella sua città l’oratorio dei padri missionari del S. Cuore. Nell’ottobre 1927 fu accolto al seminario minore di Arona, aiutato dalla concessione di una borsa di studio; terminato il ginnasio e poi il liceo, passò al seminario maggiore di Novara. Il 29 giugno 1938 fu ordinato prete nella cattedrale di S. Gaudenzio e gli fu assegnato l’incarico di vicerettore del seminario teologico, cui si aggiunse, dal 1941, quello di economo generale dei seminari diocesani. Si dovette così accollare la responsabilità di assicurare gli alimenti ai seminaristi, specialmente durante il drammatico periodo 1943-45.
Nell’estate del 1946 ottenne la nomina a parroco vicario di Borgo San Martino, un affollato quartiere periferico di Novara. Qui ebbe come parrocchiano Oscar Luigi Scalfaro, con il quale instaurò un solido rapporto di amicizia. Al Borgo Poletti introdusse varie novità, anche strutturali e organizzative, favorendo poi la divisione in due di una parrocchia ormai troppo estesa e popolata. Nel 1951 il vescovo Gilla Vincenzo Gremigni lo volle al proprio fianco come provicario generale della diocesi di Novara; impossibilitato a conciliare questo impegno con quello di parroco, Poletti lasciò Borgo San Martino nel novembre 1952. Come provicario si dedicò al completamento del nuovo santuario della Madonna del Sangue a Re (Valle Vigezzo). Nel settembre 1954 divenne vicario generale e canonico della cattedrale. Il vescovo gli affidò pure il compito di seguire da vicino le diverse anime dell’associazionismo cattolico: divenne così assistente diocesano dell’Azione cattolica, nonché assistente provinciale delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (ACLI), del Centro italiano femminile (CIF), dell’Unione cristiana imprenditori e dirigenti (UCID), oltre che delle opere per i pellegrinaggi.
Il 21 luglio 1958 fu nominato vescovo ausiliare di Novara continuando a svolgere i compiti già assegnatigli; il 14 settembre successivo fu consacrato da Gilla Vincenzo Gremigni, che morì il 7 gennaio 1963. A lui successe Placido Maria Cambiaghi e, come di consueto, si pose il problema della sua convivenza con l’ormai esperto Poletti, che nel frattempo aveva iniziato a partecipare regolarmente alle sessioni del Concilio Vaticano II, intervenendo una sola volta in aula, con la proposta di un emendamento al testo del decreto Ad Gentes.
Nel gennaio 1964 Poletti lasciò la diocesi di Novara, perché fu nominato direttore nazionale delle Pontificie Opere missionarie, con il conseguente impegno di coordinare e sviluppare tutte le attività missionarie italiane. Iniziò pertanto un periodo di viaggi lungo la penisola, di incontri, di partecipazione a convegni, nonché di interventi nelle riviste specializzate, tra le quali La crociata missionaria, di cui assunse la direzione. Tenne conversazioni di argomento missionario a Radio Vaticana e pubblicò vari testi di carattere manualistico e pastorale. Questa frenetica attività ebbe termine nel 1966, allorché dovette subire un intervento chirurgico. Nel Concistoro del 26 giugno 1967 fu preconizzato alla Chiesa arcivescovile di Spoleto come successore dell’arcivescovo Raffaele Radossi, ma nella città umbra rimase meno di due anni, durante i quali cercò di avviare la recezione dei dettami del Concilio.
Il 2 luglio 1969 fu chiamato a Roma come vicegerente della diocesi, con il titolo di arcivescovo titolare di Terranova. Si trovò in tal modo a collaborare strettamente con il cardinale Angelo Dell’Acqua, allora vicario per l’Urbe di papa Paolo VI. Poletti seguì in modo particolare i fermenti sociali di quegli anni, affrontando altresì le questioni poste dal dissenso ecclesiale. Quando Dell’Acqua morì improvvisamente a Lourdes, quasi tra le braccia di Poletti, il 27 agosto 1972, lo stesso Poletti fu nominato suo successore (13 ottobre 1972), per il momento con la qualifica di provicario generale. Divenne vicario dopo la sua creazione a cardinale (5 marzo 1973).
Poletti interpretò la sua nuova carica secondo uno stile dimesso e colloquiale, testimoniato dalla sua decisione di ricevere in udienza tutte le mattine chiunque si presentasse, senza necessità di appuntamenti o di anticamera. Manifestò una particolare sensibilità per i problemi sociali e per i poveri, anche contribuendo alla realizzazione del villaggio di Acilia per offrire l’abitazione a un centinaio di famiglie romane povere, secondo un piano voluto da Paolo VI. Sostenne i nuovi movimenti che si andavano affacciando con crescente decisione sulla scena ecclesiale, affidando loro anche la gestione di singole parrocchie.
La sua decisione che provocò maggior clamore mediatico fu quella di indire un convegno sul tema La responsabilità dei cristiani di fronte alle attese di giustizia e di carità nella diocesi di Roma, passato poi alle cronache e alla storia con la più sbrigativa definizione di convegno ‘sui mali di Roma’: si svolse in S. Giovanni in Laterano dal 12 al 15 febbraio 1974. Aperto a chiunque volesse partecipare, e privo di ‘filtri’ del dibattito, il convegno (basato su relazioni di Giuseppe De Rita, monsignor Clemente Riva e Luciano Tavazza) si trasformò in un avvenimento clamoroso, divenendo occasione di forti accuse nei confronti dell’amministrazione della città e, di conseguenza, della Democrazia cristiana (DC), andando anche al di là delle intenzioni di Poletti. A seguito di questo appuntamento, Poletti favorì la collaborazione, finalizzata alla pastorale e alle necessità sociali, tra i preti della diocesi e gli istituti religiosi; potenziò inoltre la Caritas, affidata alla direzione di mons. Luigi Di Liegro.
Il convegno del 1974 costituì tuttavia anche la causa di una freddezza di rapporti tra Poletti e i dirigenti democristiani del tempo, compreso Giulio Andreotti (cfr. U. Poletti, Da una finestra romana, 2014, pp. 274-280). Il cardinale non venne tuttavia mai meno nella sua decisione di sostenere la DC, come fece nelle elezioni amministrative del 1976, allorché cercò, senza particolare successo, di favorire un rinnovamento delle liste del partito. Nel frattempo aveva dovuto gestire la delicata situazione creatasi nel mondo cattolico in occasione del referendum abrogativo della legge sul divorzio (12 maggio 1974): in particolare si scontrò con dom Giovanni Franzoni, abate di S. Paolo fuori le Mura, in seguito ridotto allo stato laicale. Il cardinale seguì poi da vicino le tragiche vicende degli ‘anni di piombo’ e fu coinvolto nella complessa vicenda del sequestro di Aldo Moro (16 marzo - 9 maggio 1978), come risulta anche dalle lettere scritte dallo stesso Moro durante la sua prigionia (cfr. A. Moro, Lettere dalla prigionia, a cura di M. Gotor, Torino 2009, ad ind.). Le prese di posizioni politiche di Poletti provocarono polemiche anche in circostanze successive, come al tempo delle elezioni amministrative romane del 1985, quando nel mese di febbraio si registrò un suo duro scontro con il Partito comunista italiano (PCI). Si ruppe così il sostanziale ‘buon vicinato’ del vicario con le ‘giunte rosse’ capitoline, la cui esperienza terminò proprio nel 1985.
Il nuovo papa Giovanni Paolo II (era stato eletto nell’ottobre del 1978), mantenne Poletti accanto a sé come vicario e se ne servì per imparare a conoscere la complessa realtà di Roma. Gli affidò poi l’altrettanto complessa macchina organizzativa del Sinodo diocesano romano, indetto nel 1986 e portato a termine dal suo successore, il cardinale Camillo Ruini, nel 1993.
Il 2 luglio 1985 Giovanni Paolo II lo aveva nominato presidente della Conferenza episcopale italiana (CEI), al termine del mandato del cardinale Anastasio Alberto Ballestrero. La nomina suscitò numerose reazioni e si inquadrò nella decisione del papa di prendere direttamente in mano le sorti della Chiesa italiana (come si era visto in quello stesso 1985 al II Convegno ecclesiale nazionale tenutosi a Loreto dal 9 al 13 aprile), appoggiandosi al suo più diretto collaboratore. Di ciò si trova eco in un’intervista rilasciata dallo stesso Poletti qualche tempo dopo (L. Prezzi, Quattro indicazioni programmatiche per la chiesa italiana. Intervista al presidente CEI, card. U. Poletti, in Il Regno-attualità, XXX (1985), 22, pp. 573 s.). La sua presidenza avviò un processo di ricompattamento dell’episcopato italiano, nell’applicazione delle linee interventiste di Giovanni Paolo II, soprattutto per opera di Ruini, voluto dal papa al fianco di Poletti, come segretario generale, fin dal giugno 1986.
Nella nuova carica Poletti dovette gestire l’applicazione del nuovo Concordato del 1984, in particolare con gli accordi sul sostentamento del clero e sull’insegnamento della religione nelle scuole. Provvide inoltre a un riordinamento delle diocesi italiane, fondendo 97 piccole diocesi (tra loro o con diocesi maggiori). Sul piano pastorale promosse la pubblicazione dei documenti Comunione e comunità missionaria (29 giugno 1986), Comunione, comunità e disciplina ecclesiale (1° gennaio 1989), Evangelizzazione e testimonianza della carità (8 dicembre 1990). Sotto la sua presidenza la CEI varò il nuovo statuto della Caritas (1986), organizzò un importante convegno nazionale dei catechisti (23-25 aprile 1988) e celebrò sette assemblee generali dell’episcopato (dalla XXVII alla XXXIII).
Il 1° aprile 1989, prima ancora di compiere 75 anni, inviò al papa la lettera di dimissioni, in conformità a quanto stabilito dal decreto di Paolo VI Christus Dominus. La sua rinuncia fu accettata e resa pubblica il 17 gennaio 1991, accompagnata dalla decisione di Giovanni Paolo II di nominare al suo posto, come provicario di Roma, proprio Ruini (successivamente creato cardinale e presidente della CEI). Contestualmente Poletti fu nominato arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore. Tornò agli onori delle cronache il 10 ottobre 1992, quando, a sorpresa, pronunciò un intervento critico a proposito dell’impostazione dei lavori presentata da mons. Cesare Nosiglia, vicario episcopale di Roma e stretto collaboratore di Ruini, durante la prima congregazione generale del Sinodo della diocesi di Roma.
Ricoverato in ospedale per accertamenti, morì d’infarto la mattina del 25 febbraio 1997, a Roma.
Opere. Fondamentale per la ricostruzione della vita di Poletti è il suo libro autobiografico: U. Poletti, Da una finestra romana. Uno sguardo retrospettivo […] dal vero. Ricordi e documenti in un tempo difficile di transizione (1914-1995), Roma 2014, ricco di ricordi e di documenti (compresi vari suoi scritti, discorsi, omelie), ma nel quale risulta quasi completamente assente il suo operato ai vertici della CEI. Tra i suoi scritti di varia natura: Apostolato missionario organizzato. Conversazioni dalla Radio Vaticana sulle Pontificie Opere Missionarie, Roma 1964; Missioni e cooperazione missionaria, Milano 1966; L’organizzazione missionaria della Chiesa, Milano 1966; Natura ed estensione dell’impegno missionario nei documenti del Vaticano II, Roma 1967; Partecipazione e cooperazione dei laici all’evangelizzazione, Milano 1967; Pensieri vaganti di un cardinale. Incontri radiofonici con gli uomini di buona volontà, Roma 1981; Fede e politica. Omelie a politici e amministratori pubblici, Roma 1983; Il ministero dei diaconi permanenti nella chiesa di oggi, Roma 1987; La santità è possibile. Chiamata universale alla santità, Napoli [1990]; Incontro con Gesù in Terra Santa. Esercizi spirituali ai sacerdoti, Casale Monferrato 1994; Una madre nello spirito. Margherita Maria Guaini, fondatrice delle Missionarie di Gesù Eterno Sacerdote, Casale Monferrato 1996.
I testi degli interventi di Poletti sono nella Rivista diocesana di Roma, nel Notiziario della CEI, negli Atti delle assemblee della stessa CEI, oltre che in riviste cattoliche specializzate quali Il Regno. Documenti.
Fonti e Bibl.: Sintetiche notizie biografiche sono reperibili su L’Osservatore romano in occasione delle sue nomine, delle sue dimissioni e della sua morte (5-6 marzo 1973; 18 gennaio 1991; 26 febbraio 1997). Importante anche la serie dei notiziari Adista. La documentazione ufficiale della sua presidenza è raccolta pure in Enchiridion della Conferenza Episcopale Italiana. Decreti, dichiarazioni, documenti pastorali per la Chiesa italiana, IV, 1986-1990, Bologna 1991. Manca una biografia critica di Poletti. Gli studi disponibili sulla storia della Chiesa italiana dagli anni Ottanta in poi privilegiano le figure di Giovanni Paolo II e del cardinale Ruini, lasciando Poletti nella penombra (salvo ricordarlo per il convegno romano del 1974). Cfr., per esempio A. Acerbi, La Chiesa italiana dalla conclusione del Concilio alla fine della Democrazia Cristiana, in La Chiesa e l’Italia. Per una storia dei loro rapporti negli ultimi due secoli, a cura di A. Acerbi, Milano 2003, pp. 449-520; La nazione cattolica. Chiesa e società in Italia dal 1958 a oggi, a cura di M. Impagliazzo, Milano 2004; G. Formigoni, Alla prova della democrazia. Chiesa, cattolici e modernità nell’Italia del ’900, Trento 2008; F. Sportelli, Vescovi / 3: la Cei e la collegialità italiana, in Cristiani d’Italia. Chiese, società, Stato, 1861-2011, Roma 2011, pp. 841-852. Un inquadramento storico sulla diocesi di Roma in epoca recente è offerto da M. Impagliazzo, La diocesi del Papa. La Chiesa di Roma e gli anni di Paolo VI (1963-1978), Milano 2006; A. Scornajenghi, Giovanni Paolo II vescovo di Roma, Roma 2014.