MORIN, Ugo
MORIN, Ugo. – Nacque il 7 febbraio 1901 a Trieste, da Gabriele, nato a Lussinpiccolo il 12 luglio 1868, e da Maria Picinich, nata a Lussinpiccolo il 5 marzo 1873.
A Trieste trascorse i primi anni di vita, poi la famiglia si trasferì in Austria e lì compì gli studi medi. Alla fine della prima guerra mondiale tornò a Trieste e nel 1919 si unì ai legionari guidati da Gabriele D’Annunzio nell’impresa di Fiume. Conclusosi il tentativo irredentista dannunziano, conseguì la maturità scientifica a Fiume, poi rientrò a Trieste, dove prese il diploma di capitano di marina mercantile presso l’Istituto nautico triestino. Si iscrisse all’Università di Padova al corso di laurea in scienze matematiche, laureandosi nel 1926 sotto la guida di Annibale Comessatti, linceo e allievo di Francesco Severi, che lo volle subito tra i suoi assistenti. Nel 1927 trasferì la sua residenza a Padova, dove il 18 giugno dello stesso anno si sposò. Nel 1935 conseguì la libera docenza in geometria e nel 1942 divenne professore straordinario, avendo vinto il concorso per la cattedra di geometria dell’Università di Firenze, incarico che ricoprì dal 1° dicembre dello stesso anno al 20 febbraio 1946, quando rientrò a Padova per occupare la cattedra già di Comessatti e di Severi, che detenne fino alla morte.
Gli anni della formazione patavina e il periodo fiorentino rappresentano un momento cruciale nella vita di Morin. A Padova maturò la sua formazione antifascista, a contatto con uomini come Eugenio Curiel, assistente di meccanica razionale, Ernesto Laura, all’epoca direttore del seminario matematico, Giuseppe Zwirner, anch’egli matematico, repubblicano e militante del movimento Giustizia e libertà, Egidio Meneghetti, ordinario di farmacologia e figura di spicco della Resistenza veneta, e Norberto Bobbio, che proprio nel 1942 aveva iniziato nell’Università di Padova l’insegnamento di filosofia del diritto. Avendo ricevuto l’incarico a Firenze, ma avendo mantenuto anche la collaborazione alle attività del seminario di matematica, cominciò a fare la spola fra la Toscana e il Veneto, portando a Padova la stampa clandestina e le idee del gruppo fiorentino di Piero Calamandrei e Tristano Codignola e contribuendo a mantenere i rapporti fra i vari gruppi di intellettuali che confluirono, in quello stesso anno, nel Partito d’azione, cui lo stesso Morin aderì.
Gli avvenimenti del settembre del 1943 segnarono il passaggio alla lotta di Liberazione. Morin fu al fianco di Silvio Trentin, Meneghetti, Bobbio e Zwirner nell’organizzazione clandestina del Partito d’azione e delle formazioni partigiane di Giustizia e libertà. Fondamentale per la sua formazione ideologica e politica fu l’incontro con Trentin, il fondatore, con Carlo Rosselli ed Emilio Lussu, che conobbe e frequentò tra il settembre e il novembre del 1943.
Il 9 novembre 1943, allorché il rettore di Padova Concetto Marchesi, inaugurando l’anno accademico 1943-44, tenne un discorso velatamente, ma significativamente, antifascista, Morin fu uno degli animatori delle manifestazioni di dissenso alle autorità e alle formazioni universitarie fasciste presenti nell’aula magna che accompagnarono quel discorso; identificato, sfuggì alla cattura ed entrò in clandestinità, continuando l’impegno nella Resistenza. Alla fine del novembre 1944 fu chiamato a rappresentare il Partito d’azione nel Comitato di liberazione nazionale di Padova e nel gennaio del 1945 entrò nel Comitato regionale, trasferendosi così a Venezia, sede del CLN veneto. Negoziò e siglò, nel pomeriggio del 28 aprile, l’accordo in base al quale il presidio tedesco poté lasciare Venezia, in cambio dell’integrità della città e delle attrezzature portuali e infrastrutturali.
Dal 1° agosto 1945 al 5 marzo 1946, giorno in cui lasciò il Comitato, Morin fu presidente del CLN veneto. Nel 1948 accettò la candidatura alla Camera dei deputati per il Fronte popolare nella circoscrizione di Padova, Verona, Vicenza e Rovigo, ma non venne eletto. Nel 1951 entrò nel Consiglio comunale di Padova, tra le file del PSI. Nel 1956 si ritirò dalla politica attiva.
La sua produzione scientifica riguardò sia la geometria algebrica classica sia l’algebra astratta. Nel primo campo, si occupò principalmente di problemi concernenti l’unirazionalità di varietà algebriche, nel secondo, degli automorfismi del corpo complesso, della potenza delle basi di gruppi e corpi e di algebra bicomplessa.
Il contributo più rilevante è certamente quello riguardante l’unirazionalità delle varietà algebriche, ovvero l’esame della domanda relativa all’esistenza di equazioni parametriche razionali per un sottoinsieme S, domanda che era al centro della geometria algebrica fin dal lavoro di Jacob Lüroth, nella ricerca della comprensione della relazione fra unirazionalità e razionalità di una varietà algebrica, dato che era noto che la razionalità implicasse l’unirazionalità, ma non se valesse la relazione inversa. Più precisamente, cercando di estendere i teoremi di Noether e di Enriques a una dimensione › 2, Morin utilizzò un approccio sempre più legato all’algebra, di cui intuiva profonde relazioni con l’analisi indeterminata, innovando rispetto al massiccio uso di metodi geometrici della scuola italiana. Alcuni suoi risultati, oltre a suggerire successive ricerche, furono e sono considerati come acquisiti e generali, tra i pochi punti fermi in un settore che rimase oggetto di studio per tutto il Novecento e in cui ancora oggi, nonostante i progressi, non si è giunti ad una sistematica soluzione di alcuni dei problemi che lo caratterizzano. Fondamentali sono, quindi, i suoi lavori: Sulla unirazionalità delle ipersuperfici algebriche del quarto ordine, in Atti della Acc. naz. dei Lincei. Rend., 1936, s. 6, vol. 24, pp. 191-194; Sulla unirazionalità dell’ipersuperficie algebrica del quinto ordine, ibid., 1938, s. 6, vol. 27, pp. 330- 332; Sull’unirazionalità dell’ipersuperficie algebrica di qualunque ordine e dimensione sufficientemente alta, in Atti del II Congresso dell’Unione matematica italiana. Bologna 1940, Roma 1942, pp. 298-302; Sull’unirazionalità dell’ipersuperficie del quarto ordine dell’S6, in Rend. del Seminario matematico dell’Università di Padova, 1952, vol. 21, pp. 406-409; Alcuni problemi di unirazionalità, in Rend. del Seminario di Matematica dell’Università e del Politecnico di Torino, 1955, vol. 14, pp. 39-53.
La sua opera scientifica gli valse numerosi riconoscimenti, come la nomina a socio corrispondente dell’Accademia Patavina di scienze, lettere e arti, a membro dell’Istituto Veneto di scienze, lettere e arti, a socio dell’Accademia di scienze, lettere e arti di Udine, e a vicepresidente dell’Unione matematica italiana.
Grande impegno Morin profuse nella ricerca volta al miglioramento della didattica della matematica in Italia, essendo tra i primi docenti universitari italiani a partecipare a congressi internazionali specificatamente dedicati a tale tematica, come gli incontri di Royaumont del 1959 e di Dubrovnik del 1960, promossi dalla Commission internationale pour l’étude et l’amélioration de l’enseignement des mathématiques.
Curò testi per la scuola media (Geometria, Padova 1956; Elementi di geometria per le scuole medie superiori, I, Padova 1958; II e II, Padova 1959) e contribuì all’elaborazione di alcuni dei testi predisposti dal ministero della Pubblica Istruzione per l’aggiornamento degli insegnanti, raccolti nella serie di volumi Per un insegnamento moderno della matematica nelle Scuole Secondarie (Bologna 1962-66). Collaborò, infine, a numerosi corsi di formazione rivolti agli insegnanti promossi dal Centro didattico nazionale per la scuola media o da altre istituzioni.
Morì a Padova il 1° gennaio 1968.
Il suo impegno nella didattica della matematica gli valse l’intitolazione del Centro ricerche didattiche, costituito nel 1969 da un gruppo di giovani studiosi che erano stati suoi allievi o suoi estimatori, per promuovere le ricerche in questo settore.
Opere: la produzione scientifica di Morin, composta da più di 50 pubblicazioni tra memorie originali, testi di livello universitario e di scuola media e articoli a carattere didattico, è principalmente rivolta a difficili e importanti questioni di geometria algebrica. Nella sua prima ricerca Sui sistemi di piani a due a due incidenti, in Atti dell’Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti, 1930, vol. 89, parte 2, pp. 907- 926, si classificano i sistemi completi di piani a due a due incidenti in un punto e appartenenti a uno spazio lineare ambiente. Su problemi analoghi e generalizzazioni dei risultati conseguiti si sviluppano alcuni lavori successivi, come: Contributi alla geometria degli Sk di Sn, in Rend. del Seminario matematico dell’Università di Padova, 1932, vol. 3, pp. 82-94, o Sul sistema degli Sh totali di un complesso lineare di Sk, ibid., 1934, vol. 5, pp. 24-49; di carattere maggiormente algebrico appaiono i lavori che riguardano gli automorfisimi del corpo complesso, la potenza delle basi di gruppi e corpi, e l’algebra bicomplessa, che si leggono in: Gli automorfismi del corpo complesso ed il teorema fondamentale della geometria proiettiva, in Atti dell’Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti, 1935, vol. 94, pp. 285-296; Sulla potenza delle basi di gruppi e corpi, in Rend. del Circolo matematico di Palermo, 1935, vol. 59, n. 1, pp. 74- 81; Ricerche sull’algebra bicomplessa, in Memorie della Acc. d’Italia, 1935, vol. 6, pp. 1241- 1265; un lavoro ricco di risultati, e quindi particolarmente utile ai ricercatori per la sua completezza, è Massima dimensione dei sistemi lineari di superficie algebrica e dello spazio a curva caratteristica di dato genere, in Rend. del Seminario matematico dell’Università di Padova, 1939, vol. 10, pp. 21-34.
Fonti e Bibl.: Per la ricostruzione del profilo accademico e scientifico di Morin: A. Predonzan, Necrologio di U. M., in Boll. dell’Unione matematica italiana, 1968, s. 4, vol. 1, n. 3, pp. 828 s.; Id., La vita e l’opera scientifica di U. M.: commemorazione tenuta nell’Aula maggiore dell’Istituto di Matematica dell’Università degli Studi di Trieste il giorno 20 novembre 1968, Trieste 1969. Per la partecipazione di Morin alla Resistenza: F. Feltrin, U. M. nella Resistenza e nella vita politica, in Studi in onore di U. M. nel centenario della nascita, a cura di M.L. Soppelsa, Venezia-Mestre 2001, pp. 33-71. Sul ruolo politico di Morin: U. Facco de Lagarda, Ricordo di U. M. Il politico senza furberia, in Il Gazzettino, 10 gennaio 1968. Ulteriori notizie sull’attività partigiana di Morin in: Gracco [Agostino Zanon Dal Bo], Tre uomini d’azione, in Venezia nella Resistenza. Testimonianze, pp. 125 e segg., Venezia 1976. Sull’attività di Morin nella promozione della didattica della matematica: C. Sitia, L’impegno di U. M. per la didattica della matematica, in Studi in onore di U. M., cit., pp. 22-32. Un’importante ricostruzione dei contributi matematici di Morin si legge in: A. Verra, Problemi di razionalità e unirazionalità: da U. M. ai giorni nostri, in Rend. dell’Istituto di Matematica dell’Università di Trieste, 2008, vol. 40, pp. 165- 184.