GUANDALINI (Guanda), Ugo
Nacque a Modena il 9 marzo 1905 da Cesare, ufficiale di cavalleria, e Maria Cornelia Bigone, insegnante di francese. Dopo aver conseguito la maturità classica, prese anche il diploma di maestro elementare per aiutare la famiglia in difficoltà a causa dell'improvvisa morte del padre. Ottenne un posto di impiegato in ambito sindacale fascista pur continuando i suoi studi prima nella locale facoltà di ingegneria poi, dopo il biennio, presso la facoltà di scienze naturali, dove si laureò, iniziando un'attiva collaborazione con M. Anelli, docente di cristallografia, che nel 1935 lo chiamò come assistente presso l'Università di Parma.
Tesserato del Partito nazionale fascista sin dal 1920, il G. si collegò presto con gli ambienti intellettuali più vivaci del fascismo modenese, costituendo e dirigendo, dal 1926, il Cenacolo fascista di cultura e arte, con l'appoggio di V. Laj, segretario della federazione modenese delle corporazioni sindacali, e di A. Beltramelli, primo biografo del duce ma su posizioni eterodosse nei confronti del regime. In questo ambito, maturarono le prime iniziative editoriali del G., come il quindicinale L'Ariete, ideato insieme con A. Delfini, pubblicato il 24 maggio 1927 e subito sequestrato, prima ancora di essere diffuso, su ordine del prefetto per sospetta divulgazione di idee antifasciste.
Come avrebbe successivamente ricordato Delfini nei suoi Diari, la motivazione del provvedimento risiedette, probabilmente, in un articolo, Che cosa è latino, di P. Zanfrognini (firmato Zeta), nel quale il filosofo modernista e neokantiano sembrava criticare le radici storiche del totalitarismo.
Stessa sorte subì il secondo frutto della collaborazione tra Delfini, il G. e Beltramelli, Lo Spettatore italiano, nato nel 1928 e soppresso dopo tre numeri nel febbraio 1929. Queste esperienze negative ebbero l'effetto di chiarire definitivamente la vocazione intellettuale e di scrittore del giovane G. e, al contempo, di stringere ulteriormente i suoi legami con gli ambienti dell'eterodossia politica e religiosa modenese. Importante fu la collaborazione con Mutina, rivista dei sindacati intellettuali fascisti, di cui era ispiratore ancora V. Laj.
In quella sede il G. pubblicò nel 1929 un saggio dal titolo Tra Zanfrognini e i gesuiti in cui prendeva apertamente posizione a favore del professore, accusato dai gesuiti per le sue idee moderniste espresse in L'Evangelo secondo Giovanni: commento mistico (Bari 1928). Il rapporto con Zanfrognini, professore di filosofia e lettere al liceo S. Carlo e cugino di Delfini, si rivelò estremamente fecondo per il G. che, attraverso di lui, si avvicinò sempre di più alle posizioni degli intellettuali antifascisti.
Le tematiche dell'impegno morale come fondamento dell'attività intellettuale e della revisione del cattolicesimo sono alla base dei primi scritti del G., tra cui: Adamo, libro per gli uomini di buona volontà (Modena 1932), sorta di diario stralunato di un giovane di provincia; Ballate delle streghe (ibid. 1932), dove prende corpo il suo durevole interesse per la poesia; e Il signor S. T. (ibid. 1934), abbozzo di amaro romanzo autobiografico. Ma soprattutto le medesime tematiche furono, sul modello di P. Gobetti, i filoni portanti della sua attività editoriale, iniziata appunto nel 1932 con scarsissime risorse finanziarie e con un'ottica spiccatamente artigianale. Più o meno a quest'epoca il G. assunse lo pseudonimo di Guanda, che dette il nome anche alla casa editrice da lui fondata nella sua città natale.
Essendo stato distrutto a Parma nel 1944, durante un bombardamento, l'intero archivio della casa editrice, compresa la corrispondenza con gli autori, è possibile ricostruire i primordi dell'iniziativa solo attraverso i ricordi dello stesso G. pubblicati nel Catalogo del 1943: "Sprovvisto di capitali e di protettori, Guanda si è trovato a far l'editore quando meno se lo aspettava, direi anzi spinto dalla forza delle cose. Difatti fu soltanto in seguito al sequestro di un paio di giornaletti politico-letterari […] che pensai di stampare dei libri e cominciai con uno mio, che però ebbe la stessa sorte dei giornaletti, e uno di Delfini. Poco prima, avevamo iniziato certe autoedizioni, a lire due l'una, che si riusciva a vendere agli amici con abili accorgimenti. L'attività editoriale era dunque praticamente incominciata. La mia simpatia per gli uomini indipendenti mi spinse a cercare la collaborazione di Buonaiuti, Cento, Martinetti, Rensi, Tilgher, Zanfrognini, coi quali iniziai la collana "Problemi d'oggi". Gli articoli dell'Osservatore romano e la campagna dei gesuiti mi fecero una pubblicità che non avrei potuto desiderare maggiore e quei primi libri si esaurirono e si ristamparono in pochi mesi, con mia grande allegria. Ci fu un momento, credo, che non ancora apparso Einaudi, la mia insegna di editore fu la sola cosa giovane e viva che palpitasse nel nostro paese" (in Benini, U. Guanda…, pp. 12 ss.).
L'orgoglio espresso in questa affermazione non appare immotivato. Nella collana di saggistica contemporanea "Problemi d'oggi", inaugurata sin dai primi anni di attività, figurano, infatti, i nomi degli intellettuali più avvertiti e aperti al dibattito europeo, da Zanfrognini (Cristianesimo e psicoanalisi, 1933), a E. Buonaiuti e G.A. Borgese, a J. Schor (La Germania sulla via di Damasco, 1936, prima, spietata analisi del nazismo tedesco). A questa collana di dibattito politico-culturale che, come nota Benini, raccoglieva "gli interpreti più autorevoli della cultura antifascista" (Le origini della casa editrice Guanda, p. 405), se ne accompagnarono altre più leggere, tra le quali "Epoche e viaggi", e soprattutto la raffinata collana di poesia "Fenice" (1939), diretta da A. Bertolucci, e in seguito G. Spagnoletti - che offrì testi, tra gli altri, di J. Donne, L. de Góngora, E.L. Pound, D.M. Thomas e, per la prima volta in Italia, F. García Lorca -, il cui simbolo finì con l'identificare l'editrice stessa (un uccellino disegnato nel 1939 dal pittore C. Mattioli, ispirato a un mosaico della tomba di D.H. Lawrence a Vence). Tutte queste edizioni guadagnarono al G. fama di editore eterodosso, tanto da essere accusato di eresia dal vescovo di Modena in una pubblica omelia.
Nel frattempo, contro il parere dell'amico Delfini, il G. aveva spostato la sede della casa editrice a Parma, dove si era trasferito nel 1935 per insegnare presso la locale Università, dove ricoprì la cattedra di petrografia e ottica cristallografica sino al 1949, quando abbandonò definitivamente l'insegnamento per dedicarsi totalmente alla sua impresa.
Con la fine della guerra non cambiarono le linee ispiratrici della politica editoriale della Guanda, fondata ancora su una forte spinta morale, necessaria secondo il G. alla ricostruzione radicale del paese. Su queste basi, nel giugno 1945, iniziò le pubblicazioni di un periodico culturale, Il Contemporaneo, vicino prima al Partito d'azione poi ai socialisti, che durò poco più di un anno.
Dalle colonne del giornale, in un articolo dal titolo Liberalismo e nazionalismo, il G. espose le sue idee di una riforma morale prima che sociale e politica: "Il problema italiano è soprattutto […] un problema di educazione alla libertà, che si determina in primo luogo come rispetto all'altrui libertà e quindi come fatto etico, e perciò come limite e controllo di sé. Tale acquisizione lenta e progressiva deve svolgersi nell'intimo dell'individuo, per rifluire nel seno della società" (cfr. Benini, U. Guanda…, p. 18).
Accenti critici nei confronti dei ceti intellettuali, accusati di non aver svolto e di non svolgere quel ruolo di guida spirituale e morale del paese cui sarebbero stati storicamente chiamati, si ritrovano in un altro scritto del G. dal polemico titolo Il piacere di essere pecora: considerazioni sugli Italiani (Parma 1949), che costituisce una sorta di amara disamina del malcostume e della vigliaccheria degli uomini di cultura italiani. Il testo venne redatto in occasione della mancata adesione di professori e insegnanti allo sciopero indetto a Parma il 30 marzo 1949 per solidarietà con le maestranze della Bormioli minacciate nei loro diritti. Ma l'episodio, in sé scarsamente rilevante, offrì al G. lo spunto per una riflessione più generale sul passato recente: "Il fascismo non era, almeno inizialmente, un movimento illiberale e intollerante; lo divenne rapidamente più che per volontà cosciente e precisa di Mussolini, per l'omertà grandiosa, l'acquiescenza senza limiti, la viltà sconfinata, la mancanza completa di coraggio morale degli italiani e particolarmente di quei chierici […] di quegli uomini che avrebbero dovuto avere la funzione di guida, di capi spirituali e religiosi nel senso più alto del termine" (Benini, U. Guanda…, p. 24).
Nel corso delle celebrazioni per il trentennio di vita della casa editrice, tenutesi il 17 nov. 1962, C. Bo individuò e sottolineò gli aspetti caratterizzanti dell'intera attività editoriale del G. riconducibili sia al carattere artigianale dell'impresa sia alla fedeltà a quei filoni culturali che avevano costituito l'ossatura del catalogo editoriale della Guanda sin dall'inizio, incentrati principalmente su temi di meditazione politico-morale e sulla poesia.
Il G. morì improvvisamente a Parma l'8 apr. 1971.
Nel 1986 la casa editrice passò al gruppo Longanesi in compartecipazione con la SEGEA di Parma.
Fonti e Bibl.: A. Benini, U. Guanda editore negli anni difficili, Pescarenico di Lecco 1982; Id., Le origini della casa editrice Guanda, in Nuova Antologia, 1982, n. 117, f. 2142, pp. 403-406; S. Calabrese, Delfini, Guanda e la cultura modenese (1926-1934), in Aspetti della cultura emiliano-romagnola nel ventennio fascista, a cura di A. Battistini, Milano 1992, pp. 81-134; Storia dell'editoria nell'Italia contemporanea, a cura di G. Turi, Firenze 1997, pp. 370-372, 403, 442, 465; G. Ragone, Un secolo di libri. Storia dell'editoria in Italia dall'Unità al post-moderno, Torino 1999, pp. 167, 182, 215, 221; N. Tranfaglia - A. Vittoria, Storia degli editori italiani, Roma-Bari 2000, pp. 26, 401 s., 441; R. Polese, Guanda. Settant'anni di giovinezza, in Corriere della sera, 14 apr. 2002; A. Kerbaker, Quei poeti riuniti all'insegna della Fenice, ibid.; S. Salis, La fenice di Parma vola sempre alta, in Il Sole-24 ore, Supplemento, 14 apr. 2002; Diz. della letteratura italiana, a cura di E. Bonora, Milano 1977, s.v.; Letteratura italiana (Einaudi), Gli autori. Diz. bio-bibliografico, I, Torino 1980, sub voce.