GHIRON, Ugo
Nacque a Roma il 24 ag. 1876 da Bonaiuto, piemontese, e da Minerva Nahmias, toscana, entrambi di origine ebraica. A Roma fece i suoi studi ginnasiali, trasferendosi poi con la famiglia a Pisa, dove compì gli studi liceali e universitari, laureandosi in lettere.
Pisa era all'epoca un centro intellettuale molto vivo, ricco di fermenti culturali e di cenacoli di giovani talenti; il G., che aveva presto manifestato la sua vocazione poetica, si dimostrò, però, sin dall'inizio, autore solitario e appartato, estraneo alle poetiche più moderne.
Nel 1908 pubblicò a sue spese, presso la casa editrice Bemporad di Firenze, la prima raccolta di liriche, Vita, con una calorosa prefazione - in forma di lettera all'editore - di G. Mazzoni.
Questa prima raccolta del G. venne salutata con lodi e recensita con entusiasmo dalla critica tradizionalista (M. Maffii, E. Bodrero, E. Donadoni, e il poeta carducciano G. Marradi): la sua poesia piaceva perché semplice, venata di una tristezza mai insistita, e soprattutto aliena da ogni sperimentalismo ed eccesso contenutistico o formale.
Dopo questa prima pubblicazione il G. cominciò a collaborare regolarmente alle pagine culturali di varie testate, tra le quali Vita letteraria, Nuova Antologia (dove si occupò in particolare di poesia), Riviera ligure, Il Fanfulla della domenica, Cronache letterarie. Solo cinque anni più tardi, nel 1913, si decise a pubblicare una seconda raccolta di versi, dedicata alla madre, Le rime della notte, sempre presso la casa editrice Bemporad.
È una raccolta di ventuno componimenti (tra i quali quattordici sonetti) poeticamente già più maturi, di una espressività concisa e sobria. I temi trattati riguardano la contemplazione della bellezza e della potenza della natura e la riflessione sul dolore, sulla malinconia e sulla morte.
Nel 1915 la produzione letteraria del G. cominciò ad arricchirsi anche di una serie di pubblicazioni per ragazzi in prosa e in versi. Di queste la raccolta allora più apprezzata fu Ledolci canzoni, pubblicata proprio quell'anno dall'editore Sandron di Palermo: sono poesie piene di buoni sentimenti, piccole favole, quadretti di vita quotidiana, dai toni moraleggianti ma garbati. Tra le altre raccolte di questo genere si possono ricordare Sussurri e I piccoli canti, entrambe pubblicate a Torino nel 1921, Il quaderno dei racconti e Il libro dei piccoli, editi a Palermo rispettivamente nel 1921 e nel 1923.
Durante la prima guerra mondiale, nel 1916, il G. pubblicò presso l'editore bolognese Zanichelli Le vespe e gli eroi, una raccolta di quarantuno epigrammi sulla guerra, di stampo fortemente antiaustriaco, molto apprezzata dalla critica. Nel 1920 uscì a Palermo Le visioni di Àtropos, opera composta di alcune liriche, di quattro poemetti in prosa, tre dei quali già usciti sul Fanfulla della domenica, e di alcune versioni poetiche da autori francesi e tedeschi.
La raccolta appare piuttosto difforme: si passa da componimenti di un lirismo di chiara influenza pascoliana ai toni patriottici di quelli scritti in onore degli eroi della guerra, da epigrammi amorosi a malinconiche e dolenti riflessioni sulla morte, fino ai toni foschi dei quattro poemetti in prosa.
Nel corso degli anni Venti molti componimenti del G. apparvero su giornali e riviste. Tra questi, Il martire di Cesarea (Nuova Antologia, 1° marzo 1925), poemetto sul martirio di Procopio che, insieme con altri componimenti (come Cristo e le Samodive, S. Giorgio, La pesca di Genèzareth, S. Cristoforo), faceva parte di una raccolta di Poemetti cristiani che il G. stava progettando; sempre su questa linea si ricordano due poemetti in forma drammatica, Suor Chiara (in un atto, apparso nella Rivista d'Italia, marzo 1927) e Jana (in Giornale di politica e di letteratura, settembre 1928). Nel 1922 a Palermo era uscito il volume di poesie Gli aquilotti e le rondini.
Questa raccolta è divisa in due parti: la prima di tono giocoso (spesso esplicitamente satirica e umoristica), composta di epigrammi in metro arcaico, in cui l'autore irride i vari "tipi" umani del suo tempo; la seconda, che usa l'epigramma secondo la tradizione alessandrina, di ispirazione lirica e legata alla riflessione introspettiva.
Nel 1925, a Pisa, vide la luce un volumetto di poesie, Tristezze, dedicato dal G. alla memoria della madre, di recente scomparsa. Nel 1928 pubblicò a Palermo il volume Le serie e le gioconde, in cui era riunita tutta la sua produzione novellistica fino ad allora dispersa in varie riviste. Il G. fu anche stimato traduttore: le sue versioni dal francese, dal tedesco e dal latino, apparvero sempre su periodici.
Tradusse dal francese vari componimenti di V. Hugo; dal tedesco liriche di A. von Platen, F. Hölderlin, N. Lenau; dal latino componimenti di Orazio, Catullo, Persio, Marziale e, dalla produzione latina di G. Pascoli, i tre poemetti Pomponia Graecina, Centurio e Thallusa.
Nel 1935 pubblicò, a Catania, la raccolta di aforismi Parole per via: una serie di riflessioni moralistiche leggere e piacevoli sulla società e i suoi costumi. Del 1938 è la raccolta, pubblicata sempre a Catania, I canti di Dmitri il vagabondo e altre poesie, in cui, in una sorta di aria lirica che alterna i toni umoristici e ironici alla descrizione di stati d'animo bizzarri o morbosi, il G. tenta un rinnovamento formale della sua poesia, utilizzando soprattutto il verso libero.
Negli anni Quaranta la sua fortuna presso la critica e il pubblico cominciò a declinare: l'unica pubblicazione di qualche risonanza di quest'ultimo periodo è l'opera narrativa Il brillante del pascià (Torino 1948). Per il teatro aveva scritto Il buon Teghenow, rappresentato a Livorno nel 1931 dalla compagnia Sainati.
Il G. morì a Roma il 3 marzo 1952.
Fonti e Bibl.: Alcuni giudizi della stampa sulle opere dell'autore, in U. Ghiron, Gli aquilotti e le rondini, cit., pp. 1-8; M. Gastaldi, Tra poeti e umoristi, Milano-Palermo-Roma 1929, pp. 93-139; R. Mandel, U. G., Milano 1929; M. Signorile, Trent'anni di poesia italiana, I, Milano 1934, pp. 150-165; A. Galletti, Il Novecento, Milano 1939, ad indicem; O. Majolo Molinari, La stampa periodica romana dal 1900 al 1926, II, Roma 1977, ad indicem; T. Rovito, Diz. bio-bibliogr. dei letterati e giornalisti italiani contemporanei, Napoli 1907, p. 118; G. Casati, Diz. degli scrittori d'Italia, III, Milano 1934, p. 161; Chi è?, 1936, s.v.; Diz. della letteratura italiana contemporanea (Vallecchi), I, 1974, s.v.; Enc. Italiana, Appendice I, p. 667.