Foscolo, Ugo
L'eroe romantico "bello di fama e di sventura"
Fin dalla giovinezza, Foscolo è poeta e scrittore pienamente calato nelle vicende storiche del suo tempo. Ai primi entusiasmi per gli ideali di libertà e d'indipendenza, che crede possano realizzarsi in Italia grazie a Napoleone, segue la disillusione, testimoniata dal suo romanzo giovanile Ultime lettere di Iacopo Ortis. Ma come letterato egli continua ad avere una forte consapevolezza della propria missione civile e politica. Nei Sepolcri, che rappresentano il suo capolavoro, celebra la poesia capace di rendere eterne le azioni eroiche degli uomini; mentre nelle Grazie, l'opera della maturità, affida alla poesia il ruolo di educare e di consolare gli animi
Ugo Foscolo nasce a Zante, isola greca nello Jonio, allora sotto il dominio di Venezia, nel 1778. La sua fanciullezza trascorre serena, la madre Diamantina Spàthis di sette anni più grande del padre amministra la vita familiare, riuscendo a creare tra tutti un sincero legame di affetti. Le origini italiane del padre, medico di Corfù, e greche della madre costituiscono una duplice ascendenza culturale, che molto influirà nella poesia e nell'immaginazione del poeta. Nonostante la scelta della lingua italiana e il trasferimento della famiglia a Venezia nel 1793, dopo la morte del padre a soli trentaquattro anni, il mondo greco resta sempre molto caro al poeta.
Negli ultimi anni di scuola egli manifesta una forte maturazione intellettuale che coincide con l'interesse per la poesia. Inizia a frequentare i salotti delle nobildonne veneziane, dove incontra alcuni letterati dell'epoca come Ippolito Pindemonte e Melchiorre Cesarotti. Soprattutto predilige il salotto di Isabella Teotochi Albrizzi, che sarà la sua prima musa ispiratrice. A questo periodo, tra il 1793 e il 1794, risalgono le prime esperienze poetiche caratterizzate, sia per gli argomenti sia per i versi adoperati, da un gusto ancora settecentesco.
In ogni circostanza della sua vita Foscolo mostra una personalità vigorosa. Per le forti passioni sentimentali e per i suoi ideali di libertà, di uguaglianza e d'indipendenza può essere avvicinato a un poeta che era nato quasi trent'anni prima: Vittorio Alfieri. Entrambi erano anche convinti che gli scrittori dovessero avere una missione civile e politica.
Nel 1797 Foscolo compone l'ode A Bonaparte liberatore e la tragedia Tieste, che testimoniano la sua fiducia verso Napoleone, considerato l'eroe che avrebbe liberato i popoli oppressi, come l'Italia, dalle antiche servitù. Nello stesso anno, all'indomani della firma del trattato di Campoformio stipulato tra Francia e Austria, con il quale viene meno l'indipendenza veneziana, parte esule per Milano. Nonostante la delusione per il comportamento di Napoleone, che interpreta come un tradimento, l'anno successivo si arruola nella Guardia nazionale di Bologna e combatte contro gli Austro-Russi. Inizia per Foscolo un lungo periodo in cui alterna l'impegno poetico all'azione politica al fianco dei Francesi per la liberazione dell'Italia.
Dopo aver sostato in svariate città ‒ Genova, Nizza, Firenze, Pavia ‒ nel 1813 torna a Milano, dove trova una realtà mutata: le sconfitte napoleoniche, la crisi del Regno italico, l'obbligo come ufficiale al giuramento di fedeltà agli Austriaci lo costringono a fuggire in Svizzera. Di lì a un anno, continuamente ricercato dalla polizia austriaca, parte per Londra. Nella capitale inglese, sebbene ammirato e ricercato dagli ambienti intellettuali, trascorre anni non facili. Lo amareggiano la lontananza dalle questioni politiche che più gli stanno a cuore e la solitudine. Tuttavia lo trattengono i nuovi rapporti, le amicizie, l'intensa attività letteraria. A Londra muore in miseria nel 1827.
Le Ultime lettere di Iacopo Ortis è il titolo del romanzo pubblicato da Foscolo nel 1802 e, dopo un'ulteriore revisione, nel 1817. Il protagonista Iacopo, anticipando i sentimenti risorgimentali e romantici, racconta la propria delusione politica e sentimentale attraverso lettere indirizzate al suo amico Lorenzo Alderani, che le raccoglie in un libro dopo il suicidio di Iacopo. Quest'opera ha un carattere autobiografico: nell'angoscia del protagonista per la propria condizione esistenziale si riconosce la disperazione del giovane Foscolo rivoluzionario e patriota dopo il trattato di Campoformio, unita all'irrequietezza per i suoi primi amori infelici.
La descrizione drammatica di una vita senza speranza è attutita dalle immagini della natura, descritta con toni idillici e sorridenti. Infatti la prosa narrativa di Foscolo nell'Ortis è particolare proprio perché viene arricchita da una forte tensione lirica.
Possiamo considerare Le Ultime lettere di Iacopo Ortis il primo romanzo italiano moderno; un'opera che aveva avuto come modello sia il romanzo la Nuova Eloisa di Jean-Jacques Rousseau, sia I dolori del giovane Werther di Johann Wofgang Goethe.
Il fluire ininterrotto del tempo, la nostalgia per la Grecia ‒ propria terra d'origine ‒ il culto per i grandi personaggi del passato, la morte che recide gli affetti e ne fa capire il profondo significato sono i temi fondamentali della poesia foscoliana, che trovano espressione nei sonetti e vengono poi diversamente rielaborati nei Sepolcri, il capolavoro dell'autore.
Scritti nel 1806 in forma di carme in endecasillabi sciolti, cioè in versi di undici sillabe senza rima, i Sepolcri sono pubblicati l'anno successivo. In essi si dimostra e si celebra l'importanza e il particolare valore del culto dei morti, sia per l'individuo sia per la società.
Nella concezione materialistica del poeta, che nega la possibilità di una vita dell'anima dopo la morte, la tomba rappresenta l'unico luogo in cui può ancora avvenire uno scambio di affetti, un colloquio tra vivi e morti. Nella poesia di Foscolo, l'importanza data al sepolcro non deve essere intesa come un atteggiamento di nostalgia verso chi non c'è più: la memoria dei morti, infatti, soprattutto se hanno condotto una vita eroica, deve dare forza e spingere gli uomini all'azione. Allo stesso tempo, le grandi personalità del passato che non erano state riconosciute come tali durante la vita possono ottenere, attraverso il ricordo, la gloria meritata. A questo contribuisce anche la poesia, assumendo il compito di conservare la memoria dei personaggi antichi una volta che le loro tombe siano state distrutte dal passare del tempo.
Funzionali a questo progetto sono gli endecasillabi sciolti usati da Foscolo, che riescono a tradurre in versi il fluire infinito e misterioso del tempo nel quale si alternano momenti di gioia e di dolore, di vittorie e di sconfitte.
La poesia, celebrata per il suo alto significato nell'ultima parte dei Sepolcri, diventa il tema centrale del carme Le Grazie, ma assumendo un valore nuovo. Foscolo compone l'opera in varie tappe, tra il 1812 e il 1815, senza portarla a una stesura definitiva.
In Le Grazie, l'arte in generale ‒ e la poesia in particolare ‒ viene descritta come capace di rasserenare e consolare gli uomini liberandoli dalle passioni. Sullo sfondo del carme si avvertono infatti le tragiche vicende della campagna di Napoleone in Russia, alle quali il poeta intende contrapporre i valori della saggezza e della bellezza tramandati dal mondo greco.
Anche in quest'opera i riferimenti al difficile contesto storico non mancano, ma ora Foscolo sa superare i toni appassionati e combattivi delle esperienze precedenti attraverso la descrizione di luoghi legati ai miti antichi e grazie a una lirica dalle modulazioni pacate e armoniche.