BRIENNE, Ugo di
Secondo o terzogenito di Gualtieri IV, conte di Brienne e di Giaffa, e di Maria di Lusignano, primogenita del re Ugo I di Cipro, il B. nacque certamente dopo il 1233, data del matrimonio dei genitori, e prima del 1244, quando il padre, nella battaglia di Gaza, cadde in prigionia dei musulmani e vi morì. Rimasto orfano anche della madre, morta in data imprecisata poco dopo il 1247, il B. fu allevato alla corte della zia, Isabella di Lusignano, sorella minore della madre e moglie di Enrico d'Antiochia. Imparentato dunque con le maggiori famiglie dell'Oriente latino, il B. fece parlare di sé per la prima volta nel 1264 in occasione della complicata questione della reggenza del regno di Gerusalemme.
Nel 1261 alla morte della regina Plaisance, vedova dello zio del B. Enrico I di Lusignano re di Cipro e di Gerusalemme, che sin dal 1253 aveva tenuto la reggenza per il figlio minorenne Ugo, questa era passata, senza che il B. vi avesse opposto resistenza, a suo cugino Ugo d'Antiochia, mentre nel regno di Gerusalemme sua madre Isabella era stata riconosciuta come reggente. La morte di Isabella di Lusignano nel 1264 riaprì la questione della reggenza: il B., in qualità di primogenito della maggiore delle figlie del re Ugo I di Cipro, decise di porre la propria candidatura contro Ugo d'Antiochia. La controversia fu portata davanti alla Alta Corte del regno di Gerusalemme che la risolse in favore di quest'ultimo, respingendo il principio della primogenitura e decidendo che la reggenza toccava al discendente diretto dell'ultimo reggente in carica.
Svanita così la speranza di crearsi una solida posizione in Oriente, il B. decise di recarsi in Francia, dove per la morte del fratello Giovanni (1261) era entrato in possesso della contea di Brienne, feudo dei conti di Champagne. Ancora il 27 maggio 1267 chiese a Tibaldo V di Champagne, tramite alcuni magnati del regno di Gerusalemme, un rinvio della prestazione dell'omaggio feudale. Nell'estate del 1269 risulta in Francia impegnato nella sistemazione delle faccende della sua contea. Pare che solo in questi anni sia entrato in contatto con Carlo I d'Angiò re di Sicilia (si deve escludere la sua partecipazione alla lotta dell'Angiò contro Manfredi e Corradino di Hohenstaufen), al quale era legato anche da oscuri rapporti di parentela, come si desume dalla circostanza che Carlo usava qualificarlo come "consanguineus". Due documenti del 1270 attestano la sua presenza a Viterbo (23 gennaio) e a Marsiglia (23 giugno), ma pare che solo nel 1273 il B. si sia trasferito stabilmente nel Regno di Sicilia, dove Carlo d'Angiò gli aveva concesso già nel 1271 la contea di Lecce, posseduta più di mezzo secolo prima dal nonno, Gualtieri III di Brienne.
Sin dall'autunno del 1274 il B. risulta impegnato nei preparativi di una spedizione in Grecia "pro quibusdam arduis et expressis nostris negotiis", come ebbe a dire il re stesso. Gli armamenti, la cui destinazione precisa non è nota seppure è evidente che rientravano nell'ambito della politica espansionistica angioina in Oriente, preoccuparono il cugino del B., Ugo di Antiochia, divenuto re di Cipro e di Gerusalemme nel 1267 dopo la morte del suo pupillo, al punto da indurlo a rivolgersi a papa Gregorio X con la preghiera di intervenire presso Carlo d'Angiò per impedire al B. un eventuale tentativo contro Cipro. Non pare infatti che il B. avesse rinunciato definitivamente all'eredità materna. Ancora nel 1289 si rivolse ad Alfonso III d'Aragona e gli chiese soccorsi per la riconquista di Cipro "quod sibi pertinet iure hereditarie", offrendogli in cambio l'alta sovranità sul regno. Ma il re aragonese mostrò scarso interesse per il progetto. Intanto nell'estate del 1276 il B. si trasferì in Grecia, dove sposò nel 1277, ad Andravida, Isabella de La Roche, sorella del duca di Atene, Giovanni I de La Roche, e vedova di Goffredo di Bruyères, barone di Caritena e vassallo del principe di Acaia, che portò al marito la metà della baronia di Caritena suo appannaggio vedovile.
Dopo avere accompagnato in Italia la sposa, alla quale il re di Sicilia assegnò come residenza il castello di San Nicandro in Terra di Bari, il B. nel 1280 si recò nuovamente in Grecia, sembra per occuparsi dell'amministrazione della baronia di Caritena dopo la morte della moglie avvenuta già nel 1279 e per rendersi conto della situazione creatasi nel ducato di Atene dopo la prigionia e la morte del cognato, il duca Giovanni de La Roche. Tornato in Italia dopo questa breve assenza, il B. si dedicò con zelo ai preparativi per la grande spedizione angioina contro l'Impero d'Oriente (a lui, insieme con Narzon de Toucy, era affidata la cura dell'armamento delle navi e della custodia del porto di Brindisi, da dove sarebbe dovuta salpare la flotta), che furono bruscamente interrotti dalla rivolta del Vespro scoppiata in Sicilia nella primavera del 1282. Alla notizia della rivolta siciliana al B. fu ordinato di raggiungere immediatamente, con le navi pronte per salpare verso l'Oriente, l'esercito angioino che si stava raccogliendo in Calabria per iniziare l'offensiva contro l'isola. Nel giugno del 1282 il B., al comando, insieme con altri nobili angioini, di una flotta di circa quaranta navi sbarcò a Milazzo, che poté riconquistare, ed inflisse una grave sconfitta ai Messinesi (24 giugno). Durante l'assenza di re Carlo (che nella primavera del 1283 aveva lasciato l'Italia per recarsi a Bordeaux per il duello con Pietro d'Aragona), suo figlio e vicario generale, Carlo principe di Salerno, conferì al B. il comando di tutte le navi della flotta reale, impegnate nella lotta per riconquistare la Sicilia, in sostituzione di Gazone Chinardo (luglio 1283).
Lo stesso Carlo di Salerno nominò il B. nel 1284 governatore di Corfú, carica che teme fino al 1286. Risulta tuttavia che egli in questo periodo non mise mai piede nell'isola che fece amministrare da un vicario. Egli aveva già iniziato i preparativi per passare in Grecia, ma ne fu impedito dalla battaglia navale, combattuta il 5 giugno 1284 nel golfo di Napoli contro la flotta siculo-aragonese comandata da Ruggiero di Lauria, nel corso della quale cadde prigioniero dei Siciliani, insieme con lo stesso principe di Salerno e altri nobili angioini. Fu condotto a Messina e poté riacquistare la libertà, in data non nota, solo dietro l'esborso di una grossa somma di riscatto. Certo è che nel 1287 in un'altra battaglia navale contro il Lauria svoltasi all'altezza di Sorrento, il B., al comando di una nave, cadde nuovamente nelle mani dei Siciliani che lo rilasciarono anche questa volta solo contro il pagamento di una cospicua somma. Riacquistata la libertà, si recò in Francia probabilmente per andare incontro a Carlo di Salerno rilasciato in quell'anno dalla prigionia. Nello stesso 1288 è registrata la sua presenza nella contea di Brienne. Nel maggio 1289 presenziò all'incoronazione di Carlo II d'Angiò a Rieti.
Nuovi avvenimenti intanto avevano reso indispensabile il suo ritorno in Grecia. Davanti al bailo del principato di Acaia Niccolò di Saint-Omer si era presentato un certo Goffredo di Bruyères, forse lontano parente del primo marito di Isabella de La Roche, per reclamare la baronia di Caritena. Le vicende militari che ne seguirono offrirono a Niccolò di Saint-Omer il destro e l'occasione per incamerare al fisco del principato parte della baronia. Il re Carlo II d'Angiò concesse poi, il 10 luglio 1289, tutta la baronia a Isabella di Villehardouin, figlia dell'ultimo principe di Acaia, in occasione del suo matrimonio con Florent d'Hainaut, al quale cedette tutto il principato di Acaia. In cambio il B. ottenne dal re l'investitura della castellania di Beauvoir (oggi Pontikokastro). Non sono noti tutti i particolari della intricata vicenda, ma pare che il B., che nel 1289 0 1290 Si trasferì in Grecia, riuscisse ad ottenere dal nuovo principe anche la reinfeudazione della metà della baronia di Caritena. La assegnò infatti come dovario alla seconda moglie, Elena Angelo Comneno, (figlia del sebastocratore Giovanni I di Neopatria e vedova del duca di Atene Guglielmo de La Roche, cognato del B.), che sposò proprio durante questo soggiorno in Grecia.
Egli si trovò così ad assumere la reggenza e la tutela per il nipote minorenne, Guido II de La Roche. Durante la reggenza del B., al quale re Carlo II d'Angiò aveva conferito il 26 genn. 1290 l'Ufficio di coppiere del Regno di Sicilia, sorsero vari contrasti con il principe di Acaia, Fiorenzo d'Hainaut, che reclamava l'alta sovranità sul ducato di Atene. La controversia, che per poco non degenerò in aperto conflitto armato, fu portata davanti alla corte del re di Sicilia, che dopo vani tentativi di raggiungere un accordo fra i due contendenti la decise in favore del principe di Acaia.
Tornato in Italia dopo che il nipote aveva raggiunto la maggiore età, il B. nel 1294 prestò per lui l'omaggio feudale alla corte angioina. Al riaccendersi della guerra siciliana dopo l'elevazione di Federico d'Aragona a re di Sicilia all'inizio del 1296, il B., che aveva fatto la spola tra Grecia e Italia, ai primi di luglio fu nominato capitano generale della Terra di Otranto e di tutta la Puglia, con il compito specifico di difendere Brindisi. Ai primi di agosto del 1296 tutta la zona affidata alla difesa del B. fu attaccata dai Siculo-aragonesi che occuparono anche Lecce. Nel corso di questo attacco egli deve avere trovato la morte, pare il 9 agosto, in uno scontro presso Gagliano. Il 27 agosto Carlo II d'Angiò ordinò di riconoscere come conte di Lecce il figlio del B., Gualtieri V di Brienne.
Dal primo matrimonio con Isabella de La Roche erano nati due figli, Gualtieri V, e una figlia di nome Agnese, che sposò il conte Jean de Joigny. La figlia Jeannette, nata dal matrimonio con Elena Angelo Comneno, fu data in moglie a Niccolò I Sanuto, duca di Nasso.
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