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UGANDA

di Lina Maria Calandra, Emma Ansovini - Enciclopedia Italiana - IX Appendice (2015)
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UGANDA.

Lina Maria Calandra
Emma Ansovini

– Demografia e geografia economica. Condizioni economiche. Storia. Webgrafia

Uganda

Demografia e geografia economica di Lina Maria Calandra. – Stato interno dell’Africa orientale. La popolazione dell’U. (con età media di 15,5 anni) cresce al ritmo del 3,3% annui, tra i più alti al mondo: da 24.442.084 ab. al censimento del 2002 è passata a 34.856.813 del censimento del 2014; sempre per il 2014, una stima UNDESA (United Nations Department of Economic and Social Affairs) le assegna 38.844.624 abitanti. La popolazione urbana (16%) interessa soprattutto la capitale, Kampala (1.516.210 ab.). Tra le altre città, solo Kira supera i 300.000 abitanti. Sulla speranza di vita alla nascita (59,2 anni nel 2013) pesano: la diffusione dell’AIDS/HIV (Acquired Immune Deficiency Syndrome/Human Immunodeficiency Virus), che posiziona l’U. al 6° posto nel mondo per numero di malati (1.600.000, secondo stima UNAIDS, Joint United Nations Programme on HIV and AIDS, per il 2013); la povertà che, sebbene in calo, interessa ancora il 70% della popolazione; l’insicurezza legata ai conflitti regionali (in U. sono presenti 440.464 sfollati, in gran parte rifugiati, della Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan e Somalia). Nel contempo, 62.544 ugandesi sono sfollati in altri Paesi (UNHCR, United Nations High Commissioner for Refugees, luglio 2014). Inoltre, il Paese è stato oggetto di azioni terroristiche. Con un tasso di alfabetizzazione al 78% e PIL pro capite a parità di potere d’acquisto (PPA) di 1752 $ (2014), l’U. si posiziona al 164° posto dell’Indice di sviluppo umano.

Condizioni economiche. – L’economia dell’U., nell’ultimo decennio, ha continuato a crescere (+5% in media), seppure a ritmi inferiori rispetto al passato. Importante è la crescita del settore delle costruzioni di infrastrutture; l’agricoltura rimane il principale settore economico per numero di occupati (80% della forza lavoro) e formazione del PIL (24%). Un’importante risorsa alimentare è rappresentata dal pesce d’acqua dolce (504.000 t, 2012), che in parte viene anche esportato. Cospicuo è anche il patrimonio zootecnico. L’U. è tra i primi produttori mondiali di caffè (186.000 t, 2012) e tè (50.900 t, 2012), destinati soprattutto all’export (13% del PIL), alimentato, oltre che dai legnami pregiati (45.050 m3, 2012), anche da cobalto, oro, stagno. Nel settore minerario buone prospettive di sviluppo riguardano la produzione di uranio, petrolio e oro, per la scoperta di importanti riserve. Significativi, infine, sono il turismo (1.197.000 ingressi nel 2012), la produzione idroelettrica e le rimesse degli ugandesi all’estero (5,64% del PIL).

Indicatori economico-sociali

Storia di Emma Ansovini. – A cavallo del primo decennio del 21° sec. l’U. rimaneva una democrazia bloccata, come confermarono le elezioni presidenziali e legislative del febbraio 2011, dichiarate nel complesso regolari dagli osservatori del-l’Unione Europea, ma i cui risultati furono contestati dalle opposizioni. Yoweri Museveni fu eletto presidente per la quarta volta con il 68,4%, mentre al suo partito, il National resistance movement (NRM, Movimento di resistenza nazionale), andarono 270 seggi su 350.

Il consenso elettorale al regime affondava le sue radici nel sistema largamente clientelare creato da Museveni nei trent’anni di governo, ma anche nella stabilità e nella costante crescita economica che le politiche governative avevano assicurato al Paese. Il sistema clientelare era all’origine di una vasta rete di corruzione che il presidente sembrava voler arginare, a partire dal 2014, attraverso una lenta militarizzazione della società: nel giugno di quell’anno, ad es., Museveni decideva di affidare all’esercito tutti i progetti di sviluppo agricolo, un campo – quello della sicurezza alimentare – cruciale per il Paese. Questo approccio consolidava il ruolo dell’apparato militare, lo strumento di cui lo stesso Museveni si era servito per esercitare un pervasivo controllo dell’opinione pubblica e, al bisogno, per la repressione delle libertà civili e dei diritti dell’opposizione.

Il rafforzamento dell’esercito veniva giustificato con la ripresa della lotta contro la LRA (Lord’s Resistance Army) e della caccia al suo leader, Joseph Kony, tornati alla ribalta dopo l’enorme successo mediatico della campagna Kony 2012 promossa da un’organizzazione non governativa statunitense. La LRA, dopo il fallimento delle trattative nel 2006, era divenuta sempre più un problema regionale: i suoi miliziani, per quanto ridotti di numero e divisi in piccoli gruppi, operavano nella Repubblica Democratica del Congo, nella Repubblica Centrafricana e nel Sud Sudan. Per far fronte a questa situazione, nel marzo del 2012 l’Unione Africana costituì una forza di intervento composta dai Paesi interessati, mentre gli Stati Uniti avevano inviato, già dall’ottobre 2011, cento consiglieri militari. L’area era divenuta strategicamente molto rilevante dopo la scoperta di riserve petrolifere sotto il bacino del lago Alberto.

Lo sfruttamento e la commercializzazione di tali risorse rendevano infatti necessaria la costruzione di infrastrutture e quindi il controllo del Nord-Ovest del Paese. Gli Stati Uniti erano peraltro interessati a contrastare l’influenza della Cina nella zona e a sostenere Museveni, impegnato in Somalia con le truppe dell’AMISON (African Union Mission in Somalia), missione dell’Unione Africana, nella lotta al terrorismo degli al-Shabaab, responsabili degli attentati avvenuti a partire dal 2010 anche in Uganda.

Sul piano interno, in vista delle presidenziali del 2016 sembrava aprirsi uno scontro dentro il NRM, che portò alle dimissioni, nel settembre 2014, del primo ministro Ama ma Mbabazi, ostile a una possibile nuova candidatura di Museveni.

Webgrafia: International crisis group, Uganda: no resolution to growing tensions, «Africa Report», 2012, 187, http://www. crisisgroup.org/~/media/Files/africa/horn-of-africa/uganda/187uganda-no-resolution-to-growing-tensions.pdf (27 ott. 2015); B. Shepherd, Oil in Uganda: international lessons for success, London 2013, https://www.chathamhouse.org/sites/files/chathamhouse/ public/Research/Africa/0113pr_ugandaoil.pdf (27 ott. 2015).

Tag
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