FOGLIATA (Foliata, de Foliatis), Uberto (Osberto da Cremona, Osbertus de Foliano)
Nacque a Cremona, da illustre famiglia, intorno al 1260. Studiò diritto, forse a Bologna presso la scuola di Guido da Suzzara.
Le prime testimonianze sul F. risalgono al 1290 quando compare quale iscritto al Collegio dei dottori di Cremona; una fonte relativa all'anno 1300 ricorda un "Ubertus de Cremona legum doctor" da identificare, con ogni probabilità, con il Fogliata. In un documento del 1302 del Codex diplomaticus Cremonae è citato come sapiente della Gabella magna di Cremona, carica che confermerebbe la stima goduta dal F. nella città natale. Nel 1303 era a Perugia, dove insegnava diritto presso lo Studium appena fondato. I primi biografi sono anzi concordi, sulla scorta di quanto riferisce Baldo degli Ubaldi, nel ritenere che "primus legit in Studio Perusino". Nel 1308 il F. tenne a Perugia la lettura ordinaria di diritto civile, in concorrenza con Iacopo da Belviso, fino al 1310, o forse fino al 1309, anno in cui il Comune di Perugia affidò al Belviso la cattedra a vita presso lo Studium cittadino.
Nel 1310 il F. venne chiamato presso lo Studio di Bologna, con il concittadino Egidiolo Mandalberti, incaricato della lettura straordinaria dell'Infortiatum con il salario, non esiguo, di 100 lire. Nel 1313 partito il Belviso da Perugia, il F. fu chiamato a sostituirlo su richiesta dell'università degli studenti. Il 1° ott. 1313 veniva quindi incaricato della lettura ordinaria di diritto civile, per i tre anni seguenti, con un salario di 100 lire.
Nel 1315, nel corso dell'assedio di Cremona e del suo territorio compiuto da Cangrande della Scala e Rainaldo Bonacolsi, il F. svolse per conto dei suoi concittadini un'ambascena presso i Bolognesi per ottenere il loro aiuto. Cessato nel 1316 il suo incarico a Perugia (dove era ritornato il Belviso), era di nuovo a Bologna, incaricato della lettura straordinaria del Digestum novurn e dell'Infortiatum, seguita con "gran grido" dagli studenti. A Bologna egli insegnò fino al 1318: il 13 ag. 1318 venne infatti chiamato, con Vigilio Foscarari, presso lo Studio di Treviso ed incaricato della lettura ordinaria de mane di diritto civile per i tre anni successivi, con un salario annuo di 225 fiorini d'oro. Nel 1319, con Zambono Mattarelli, fu eletto Savio deputato dal Comune di Treviso con il compito di prestare consiglio per gli affari più importanti; nello stesso anno lo ritroviamo fra i delegati inviati dal Comune di Treviso a conferire con gli ambasciatori di Federico I d'Asburgo.
Nel 1321, in seguito alla creazione di uno Studium generale a Firenze, venne chiamato a tenervi la prima lettura ordinaria di diritto civile. Tuttavia, questo primo Studio generale di Firenze ebbe breve vita e il 26 ottobre dello stesso anno il F. era nuovamente a Perugia, chiamato, ancora una volta, a sostituire il Belviso.
Il 30 ott. 1325 il F. era confermato per un altro anno, con un salario di 300 fiorini d'oro: è questa l'ultima traccia che possediamo della sua vita: ignoriamo luogo e data di morte.
Il F. godette notevole fama ai suoi tempi: Alberico da Rosate ne ricorda una quaestio su un particolare caso di diritto statutario (Commentariuni de statutis, lib. IV, in Tractatus universi iuris, Venetiis 1584, 11, c. 83rb); Bartolo da Sassoferrato (che alcuni biografi antichi vorrebbero discepolo del F. a Perugia) tenne probabilmente presente la sua lezione; Baldo degli Ubaldi allega la sua opinione (Lectura super Codice, VII, 59, 1 e 74, 1). F. Arisi e V. Lancetti, pur con la retorica propria della storiografia dei loro tempi, gli rivolsero ampie lodi; tuttavia della produzione del F., presumibilmente copiosa, ci è rimasto ben poco, disperso o celato dietro la varietà di sigle con cui sin dai tempi antichi il suo nome è stato citato.
L'Arisi e il Lancetti citano come unica opera superstite del F. un trattatello in materia criminale. Si tratta in realtà di un Consilium, pubblicato da G.B. Ziletti (Consiliorum seu responsorum ad causas criminales, I, Venetiis 1566, cc. 7v-8r), che nell'edizione a stampa appare reso dal F. insieme con "Ziliolo", probabilmente il concittadino Egidiolo Mandalberti, chiamato con il F. ad insegnare a Bologna nel 1310; il Consiliuni sarebbe postenore al 1317 (Fiorelli) poiché in esso si citano le Clementinae, tuttavia tale citazione non compare nel testimone manoscritto (Vat. lat. 11605). In esso si affronta il problema dell'omicidio preterintenzionale, ed in particolare dell'interpretazione degli statuti che non distinguano tra omicidio doloso o colposo, alla luce della distinzione posta invece dal diritto comune.
Inoltre T. Diplovataccio e G. Bertacchini, presso i quali già si era persa in gran parte la memoria dell'opera del F., riferiscono di una sua Lectura super Digestuni novum che dicono fosse conservata ai loro tempi a Siena, ma di cui non si sa più nulla.
Alle Lecturae tenute dal F. durante la sua lunga attività di insegnamento, o a sue opere ormai disperse (Fiorelli) possono ricondursi le additiones (per lo più riconoscibili come reportationes) e adriotationes di vario tipo (spesso contenenti il ricordo di vere e proprie quaestiones) attinenti alle varie parti del Corpus iuris civilis, soprattutto al Digestum, che portano la sua sigla (o meglio, le presumibili sue sigle: cfr. Sella).
Allo stato attuale delle ricerche non sono comunque attribuibili con certezza al F. le additiones e le quaestiones presenti in numerosi manoscritti e siglate "Ubertus" (cfr. Dolezalek).
Un discreto numero di quaestiones, siglate "Hubertus", della Biblioteca dell'Escorial (Dolezalek) in materia principalmente, ma non solo, di diritto delle successioni e delle obbligazioni, possono con maggior sicurezza essere attribuite al F. in base alla provenienza: la biblioteca del giurisperito ed umanista spagnolo Antonius Augustinus, fra i cui libri l'Arisi segnalava la presenza appunto di quaestiones del Fogliata. Presso la Biblioteca Vaticana sono conservate due quaestiones, presentate come adnotationes: una siglata "Usbertus Foliata de Cremona" (l'unico caso in cui il F. è indicato con tanta precisione) in materia di instrumentum tabellionare (Vat. lat. 5773: adriotatio ad Baldi de Ubaldis Reperiorium iuris), l'altra sull'istituto della "pace" (Vat. lat. 2603: adriotatio ad Lecturam Bartoli).
Numerose quaestiones del F. in materia di diritto delle successioni, delle obbligazioni, di diritto criminale e statutario, appartenenti probabilmente ai periodo dell'insegnamento bolognese, sono conservate presso la Biblioteca Vaticana e presso la Biblioteca nazionale di Roma, e sono di notevole interesse per i testimoni che le tramandano: i cosiddetti Libri magni quaestionum disputatarum (Chig. E, VIII, 245; Archivio della basilica di S. Metro, A, 29; Vitt. Emanuele 1511). Fra queste il Tractatus (quaestio) de interpretatione statutorum che risulta anche da altri testimoni come l'opera maggiormente diffusa del F., in cui si afferma la necessità di integrazione fra diritto statutario e ius commune, assegnando la prevalenza a quest'ultimo, sulla traccia dell'impostazione data a Bologna a questa problematica da Dino del Mugello. Una di queste quaestiones è quella indicata come "questio domini Osberti Foliat [e] disputata ... in studio cremonensi, in auditorio sui [sic], in scolis domini Ugolini de la Fontana". Se l'attribuzione non è frutto di un'aggiunta posteriore, questa può essere la traccia di un'attività didattica del F. a Cremona (oltre che della didattica giuridica stessa in quegli anni ed in quella città), probabilmente precedente al suo primo insegnamento a Perugia. Consitia dei F., sono conservati presso la Biblioteca Vaticana (Vat. lat. 11605, cc. 112r-143v) sull'omicidio preterintenzionale, e presso la Biblioteca del Collegio di Spagna di Bologna, mss. 70 e 83) sul legato dotale e sull'istituzione di erede.
Al F. sarebbe secondo alcuni attribuibile, almeno in parte, il cosiddetto Tractatus de tormentis: considerato la prima trattazione di diritto penale sulla tortura. Quest'opera è assegnata dagli studiosi all'area di influenza bolognese, e datata alla fine del XIII o all'inizio del XIV secolo (Sarti); il Fiorelli, però, sulla scorta del Kantorowicz, la ritiene precedente al 1286.
Fra le varie edizioni e redazioni manoscritte del Tractatus una è attribuita ad Amberto d'Antramonia, o Oberto d'Acrimonia, edita nel Tractatus universi iuris, XI, 1, Venetiis 1584, cc. 306 ss., col titolo di Tractatus super materia quaestionum, seu torturae, domini Amberti de Antramonia bononiensis. Il Fiorelli ha sostenuto l'identificazione di Oberto d'Acrimonia con il F., ed ha ritenuto non improbabile la sua paternità di almeno una parte del Tractatus de tormentis.
Già in altri scritti di sicura attribuzione il F. si occupa di diritto penale ed in particolare una sua opinione sulla tortura è riportata da Baldo degli Ubaldi (Lectura super Codice, VII, 59), ed il Tractatus de tormentis potrebbe ritenersi una sua opera giovanile. Tuttavia temiamo che tale conclusione, confrontata con i termini cronologici che abbiamo individuato nella biografia del F., comporti qualche forzatura.
Infine è da segnalare la presenza, presso l'Archivo de la Catedral di Seo de Urgel, di un manoscritto del Tractatus de maleficiis di Alberto Gandino (ms. 2109), il cui incipit riporta però il nome di "Umbertus de Cremona": ciò parrebbe un ulteriore suffragio in favore della tesi della attribuibilità al F. anche solo di una parte del Tractatus de tormentis, poi confluita nel Tractatus de maleficiis del Gandino ma, più verosimilmente, questa anomala sigla sarebbe da ricondurre al Gandino stesso "Albertus de Crema" o "de Cremona" che ben si presta, più del F., ad essere divenuto nelle fonti l'"Ambertus de Antramonia" del Tractatus de tormentis.
La letteratura erudita ricorda anche un nipote del F., Uberto iuniore, nato a Cremona intorno al 1350, forse da Donino Fogliata, anch'egli giurista. Uberto iuniore studiò, non sappiamo dove, diritto, laureandosi in utroque iure. Ascritto al Collegio dei dottori di Cremona, fu attivo negli ultimi decenni del XIV secolo. Delle opere a lui attribuite dall'Arisi non abbiamo traccia alcuna.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Perugia, Consigli e Riformanze, XIX, c. 177r; Baldus de Ubaldis, Lectura super Codice, III, Super septimo octavo et nono Codicis, Lugduni 1526, cc. 93v, 135v; Cremona, Biblioteca statale, V. Lancetti, Biografia cremonese (ms. sec. XVIII), ad vocem; G. Bertacchini, Repertorium iuris, III, Venetiis 1577, p. 458; L. Cavitelli, Annales, Cremonae 1588, p. 102; C. Ghirardacci, Della historia di Bologna, I, Bologna 1596, pp. 549, 583, 585; G.B. Caccialupi, Tractatus de modo studendi in utroque iure, Venetiis 1600, p. 244; A. Rossi, Documenti per la storia dell'univers. di Perugia, in Giornale di erudiz. artistica, IV (1875), pp. 93-96, 284, 288, 320, 327; V (1876), p. 53; Statuti dell'univers. e Studio fiorentino, a cura di A. Gherardi, Firenze 1881, p. 110; Monumenti dell'univers. di Padova, a cura di A. Gloria, Padova 1888, p. 339; Codex diplomaticus Cremonae (1315-1334), a cura di L. Astegiano, II, Augustae Taurinorum 1898, p. 147; T. Diplovataccio, Liber de claris iuris consultis, pars posterior, a cura di F. Schulz - H. Kantorowicz - G. Rabotti, in Studia Gratiana, X (1968), pp. 182 s.; G. Panciroli, De claris legum interpretibus, Venetiis 1637, p. 496; F. Arisi, Cremona literata, I, Parmae 1702, pp. 138, 148 s. (195 per Uberto iuniore); G.B. Verci, Storia della Marca trivigliana e veronese, VIII, Venezia 1788, pp. 142-145, 164; G. Tiraboschi, Storia della letter. ital., I, 1, Milano 1823, p. 98; F.M. Colle, Storia scientifico-letteraria dello Studio di Padova, Padova 1824, II, p. 83; III, pp. 38 s.; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori... di Bologna, Bologna 1847, p. 312; F. Robolotti, Storia di Cremona, Milano 1859, p. 679; M. Sarti - M. Fattorini, De claris Archigymnasii Bononiensis professoribus, I, Bononiae 1888, pp. 268 s.; A. Marchesan, L'università di Treviso nei secc. XIII e XIV, Treviso 1892, pp. 278, 288, 295 s.; F. Novati, Indagini e postille dantesche, Bologna 1899, p. 111 F. Filippini, L'esodo degli studenti da Bologna nel 1321, in Studi e mem. per la storia dell'università di Bologna, VI (1921), pp. 128 s.; E.M. Meyers, Iuris interpretes saeculi XII, Neapoli 1924, p. XXX; P. Sella, Sigle di giuristi medievali, in L'Archiginnasio, XXVII (1932), p. 202; G. Ermini, Storia dell'università di Perugia, Bologna 1947, pp. 91, 109 s., 122; P. Fiorelli, La tortura giudiziaria nel diritto comune, I, Milano 1953, pp. 139-142; H.U. Kantorowicz, Studien zurn altitalienischen Strafprozess, in Rechtshistorische Schriften, a cura di H. Coing - G. Immel, Karisruhe 1970, pp. 328, 334 e passim; G. Dolezalek, Verzeichnis der Handschiiften zum rdmischen Recht bis 1600, III, Frankfurt a. M. 1972, ad voces Ambertus, Hubertus, Osbertus, Ubertus, Umbertus; A. Romano, Le quaestiones disputate nel "Commentarius de statutis" di Alberico da Rosciate, in Aspetti dell'insegnamento giuridico nelle università medievali Reggio Calabria 1975, pp. 176 s.; E. Cortese, Nicolaus de Ursone de Salerno, in Per F. Calasso, studi degli allievi, Roma 1978, p. 225 n. 87; D. Maffei, Giuristi medievali e falsificazioni editoriali del primo Cinquecento, Frankfurt a. M. 1979, p. 52; A. Bellorrio, Saggio sull'università nell'età del diritto comune, Catania 1979, pp. 116 s.; F. Cordero, Criminalia, Roma-Bari 1986, p. 186 n. 16.