UBALDO
Non si conoscono né la data né il luogo di nascita di Ubaldo ma si può supporre che egli abbia visto i natali intorno alle prime due decadi del XII secolo.
Nelle Vitae et res gestae Pontificum, riedito nel 1677 dal gesuita Agostino Oldoini (Romae 1677, I, col. 1023b), il Ciacconio attribuisce a Ubaldo il cognomen di Caccianemicus rifacendosi a una tradizione precedente, in particolare al trattato in cinque libri De episcopis bononiensibus di Carlo Sigonio. In quest’opera, lo storico modenese, narrando dell’unica creazione cardinalizia fatta da Lucio II, osserva infatti che il pontefice scelse tra i cardinali quattro cittadini bolognesi, tra i quali due erano canonici regolari della comunità di S. Maria del Reno. Uno di questi sarebbe stato appunto «Hubaldum Caccianemicum» (Caroli Sigonii De episcopis, 1586, I, 81). Anche l’erudito seicentesco bolognese Giovanni Niccolò Pasquali Alidosi nella sua opera sui pontefici e cardinali di origine bolognese riferisce che Ubaldo proveniva dalla famiglia degli Orso-Caccianemici ed era stato canonico regolare (Alidosi, 1621, p. 15).
Queste informazioni, tuttavia, non hanno nessun riscontro nella documentazione coeva. La tavola genealogica della domus degli Orso-Caccianemici redatta dal Savioli non fa nessun riferimento a un Ubaldo (Savioli, 1725, I/1, pp. 269 s.). Sembra piuttosto che la ricostruzione delle vicende biografiche del cardinale sia stata viziata dall’altrettanto imprecisa rilettura da parte della storiografia erudita seicentesca della biografia storica di papa Lucio II, probabilmente perché questi lo cooptò nel collegio cardinalizio. Come ha mostrato, infatti, Giuliano Milani, occorre rifiutare anche per Lucio II l’appartenenza alla famiglia dei Caccianemici, attestata a Bologna solo a partire dal principio del XIII secolo, e l’affiliazione alla comunità regolare di S. Maria del Reno di Bologna (Milani, 2000, p. 276). Allo stato attuale delle conoscenze occorre, dunque, respingere sia l’ipotesi che Ubaldo fosse legato da un vincolo parentale con Lucio II, accettato ancora da una parte della storiografia tedesca a metà del secolo scorso (Zenker, 1964, p. 132), sia una sua appartenenza alla comunità canonicale bolognese.
Le notizie circa la carriera precardinalizia di Ubaldo sono ugualmente nebulose, ma non è da escludere che Ubaldo abbia fatto parte della comunità dei canonici regolari di S. Frediano di Lucca e che sia stato cooptato all’interno del collegio cardinalizio con il titolo presbiteriale di S. Croce in Gerusalemme nel 1144.
Da tale comunità proveniva Lucio II che, una volta eletto, gli concesse (appunto nel 1144) la basilica di S. Croce in Gerusalemme di cui era stato cardinale titolare (Pennotto, 1630, I, p. 282); e l’assegnazione del titolo a Ubaldo può essere dipesa dalla comune appartenenza alla medesima comunità canonicale. Del resto, degli otto cardinali che Lucio II scelse anche un altro proveniva da una realtà canonicale (S. Maria del Reno): Guarino, nominato cardinale vescovo di Palestrina.
Ubaldo si sottoscrisse con tale titolo per la prima volta il 28 giugno 1144: si tratta di un privilegio di Lucio II per l’abbazia cistercense di Fontevivo nella diocesi di Parma, voluta dal vescovo Lanfranco e dal marchese Delfino Pallavicino (PL, 179, 1855, nr. 58; Affò, II, 1793, pp. 357 s.). Ma inizialmente (secondo Barbara Zenker) non ricoprì un ruolo particolarmente importante in curia; si limitò a sottoscrivere i privilegi, segno che comunque seguì gli spostamenti della curia papale.
Nel 1147 fu coinvolto da Eugenio III, insieme al cardinale vescovo di Sabina e vicario del papa, Corrado, nella verifica di una conferma di un contratto di enfiteusi stipulato tra l’abate dell’abbazia di S. Pietro di Perugia, Bernardo, e l’abate dell’abbazia di S. Maria di Farfa, Rolando. Non si tratta peraltro di una vera e propria delegazione in loco, come ha sostenuto parte della storiografia tedesca. Il documento fu prodotto presso la Sede apostolica, come si può dedurre dal fatto che le due carte del medesimo tenore preparate per tale negozio furono redatte da un certo Iohannes scriniarius sancte Romane Ecclesie. Si può supporre dunque che Ubaldo partecipò a corte come membro di una commissione cardinalizia, come era già prassi al tempo, alla risoluzione o definizione di cause presentate presso la curia romana.
Nel corso del pontificato di Alessandro III seguì il papa nella sua campagna di propaganda a difesa della legittimità della propria elezione. Durante il biennio 1160-62 accompagnò, insieme con altri membri del collegio cardinalizio sostenitori della politica alessandrina, il pontefice nell’itinerario da lui percorso nel regno di Francia, durante il quale furono convocati concili nazionali e assemblee regionali del clero per legittimare la posizione del Bandinelli. In questi mesi i cardinali legati inviati da Alessandro III tentarono non senza fatica di favorire un avvicinamento alla causa alessandrina del re Luigi VII, ma nell’agosto del 1162 questi, convinto dalla propaganda federiciana, cercò di convincere senza successo il papa ad accettare che la contesa con Vittore IV fosse decisa da arbitri scelti dalle parti. Ciononostante, il papa riuscì in questo incontro a spezzare l’alleanza tra il re di Francia e l’imperatore; e non solo, propose allo stesso Luigi la corona imperiale. Inviò per tale scopo cinque cardinali a Saint-Jean-de-Losne. Tra questi figurava anche Ubaldo, insieme al cardinale vescovo di Porto, Bernardo, al cardinale prete di S. Anastasia, Giovanni, al cardinale diacono di S. Maria in Cosmedin, Giacinto, e al cardinale diacono di S. Teodoro, Ardizio. I legati apostolici viaggiarono sino a Vézelay per poi raggiungere il luogo fissato per l’incontro. La missione, tuttavia, si risolse in un nulla di fatto. Il coinvolgimento di Ubaldo conferma al contempo non solo che egli fece parte con ogni probabilità del gruppo di cardinali che sostenne dapprima l’ascesa al soglio pontificio di Alessandro III e poi la sua linea politica antifedericiana, ma anche la stima riconosciutagli dal pontefice, che lo aveva coinvolto direttamente in una missione politicamente molto delicata.
Probabilmente proprio durante il pontificato di Alessandro III, Ubaldo ricoprì all’interno del collegio cardinalizio il ruolo di arciprete (una carica che – ancora in uso a fine XII secolo – presupponeva prestigio e anzianità nella partecipazione al collegio; così Sägmuller, 1986). Secondo Johann Matthias Brixius, Ubaldo succedette a un certo cardinale Bernardo e ricoprì la carica tra il 1158 e il 1170, quando gli subentrò un tale cardinale Giovanni. Questa informazione, tuttavia, è difficilmente verificabile anche perché non è chiaro a quali membri del collegio il Brixius si riferisca di preciso.
Dopo la soglia cronologica del 1170 (l’ultima sua sottoscrizione è del 3 settembre), non è più possibile reperire notizie relative a Ubaldo. Data e luogo della morte sono dunque ignoti.
Caroli Sigonii De episcopis bononiensibus libri quinque, per Alexandrum Benatium, Bononiae 1586; Giovanni Nicolò Pasquali Alidosi, Sommi pontefici, cardinali, patriarchi, arcivescovi, e vescovi bolognesi, Bologna 1621; Alphonsi Ciaconii Vitae et res gestae Pontificum Romanorum et S.R.E. Cardinalium, ab Augustino Oldoino Societatis Iesu recognitae, Romae 1677; I. Affò, Storia della città di Parma, I-IV, Parma 1792-1795; Lucii II papae Epistolae et privilegia, in PL, 179, ed. J.-P. Migne, Parisiis 1855; Liber largitorius vel notarius Monasterii Pharphensis, a cura di G. Zucchetti, I-II, Roma 1913-1932; Regesta pontificum Romanorum, a cura di Ph. Jaffé, II, Graz 1956 (rist. anast.). G. Pennotto, Generalis totius Sacri Ordinis Clericorum canonicorum historia tripartita, I, Coloniae 1630; L.V. Savioli, Annali Bolognesi, I/1, Bassano 1725; J.M. Brixius, Die Mitglieder des Kardinalkollegiums von 1130-1181, Berlin 1912; W. Janssen, Die päpstlichen Legaten in Frankreich vom Schisma Anaklets II. bis zum Tode Coelestins III. (1130-1198), Köln-Graz 1961; B. Zenker, Die Mitglieder des Kardinalkollegiums von 1130 bis 1159, Wurzburg 1964; G. Wolf, Die Verbände der Regularkanonikerstifte S. Frediano in Lucca, S. Maria in Reno bei Bologna, S. Maria in Porto bei Ravenna und die cura animarum im 12. Jahrhundert, Frankfurt a. M. 1984; J.B. Sägmüller, Thätigkeit und Stellung der Cardinäle bis Papst Bonifaz VIII. Historish-canonistisch untersucht und dargestellt, Freiburg im Breisgau 1986; G. Milani, Lucio II, in Enciclopedia del Papato, Roma 2000, pp. 276-279; Geschichte des Kardinalats im Mittelalter, ed. J. Dendorfer - R. Lützelschwab, Stuttgart 2011, ad ind.