SODDU, Ubaldo
– Nacque a Salerno il 23 luglio 1883 da Gavino, magistrato militare, e da Giacinta D’Elia.
Dal novembre del 1902 frequentò la Scuola militare di fanteria e cavalleria di Modena, e ne uscì nel settembre del 1904 con il grado di sottotenente di fanteria. Lo stesso iter sarebbe stato seguito dai suoi due fratelli minori Pasquale e Francesco, che avrebbero raggiunto rispettivamente il grado di colonnello e di generale di brigata nel Regio esercito.
Dopo l’uscita dalla Scuola Soddu fu assegnato al 63° reggimento, di stanza a Novi Ligure. Nel gennaio del 1907 sposò Giovanna Tarabiono (che gli avrebbe dato due figli, Gavino ed Elvira); nel settembre dello stesso anno fu promosso tenente.
Nel novembre del 1910 ritornò nella Scuola di Modena come istruttore (questo fu il suo primo incarico come insegnante, un’attività che avrebbe svolto in più occasioni nel corso della sua carriera). Vi restò fino al giugno del 1913, salvo un periodo di nove mesi in cui prestò servizio nel 36° reggimento, di stanza nella stessa Modena.
Divenuto capitano, fu mandato come aiutante maggiore al 16° reggimento, e con esso fu inviato in Libia. Nell’agosto del 1914 fu trasferito al battaglione autonomo del 20° reggimento, nella zona di Tobruk, e partecipò ai combattimenti dello uadi Lagba (Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia, 31 agosto 1914, p. 4809), meritandosi un encomio solenne (tramutato nel 1922 in una croce di guerra al valore militare). Nello stesso anno dette alle stampe l’opuscolo Perché Bonaparte nel 1797 inizia una nuova campagna contro l’Austria. Alla fine del 1914 passò al 38° reggimento, e nel maggio del 1916 al Regio corpo truppe coloniali della Cirenaica, dove ricevette l’incarico di intendente e capo di stato maggiore del governo di quella regione.
Promosso maggiore nel dicembre del 1916 e tenente colonnello nel novembre del 1917 per merito eccezionale, rimpatriò nel maggio del 1918, e in luglio fu trasferito in Francia con l’8ª divisione del II corpo d’armata (prima nel 19° e poi nel 52° reggimento). Segnalatosi in numerosi scontri, ebbe due medaglie d’argento al valore militare, e dalle autorità francesi la croce di guerra con palme e la nomina a ufficiale della Legion d’onore.
Terminata la guerra, nel gennaio del 1919 passò al 51° reggimento, con il quale fu di presidio a Bastogne (Belgio) per un paio di mesi.
Rientrato in Italia nel marzo del 1919, ebbe altri incarichi, fra i quali, nel 1921, quello di comandante in seconda del Collegio militare di Napoli. Nel novembre del 1923 si laureò in giurisprudenza presso la locale università, e pubblicò nel 1924 il libro Statuti libici personali e reali, tratto dalla propria tesi di laurea. Per la sua competenza, nell’ottobre di quell’anno fu ammesso a frequentare la Scuola di guerra di Torino e, promosso colonnello nel dicembre del 1926, rimase in tale istituto come insegnante, contribuendo anche alla stesura di un progetto di regolamento d’istruzione.
Nel 1928 redasse un breve testo tecnico, Compilazione, studio e discussione dei problemi tattici: il bosco e la nostra frontiera orientale, e l’anno successivo alcuni saggi di tattica e di logistica pubblicati sulla Rivista militare italiana (tra cui Un caso d’impiego di gruppi mobili nel Gebel Cirenaico, III (1929), 9, pp. 1479-1500). Dal 1929 al 1933 collaborò alla stesura di alcuni volumi dell’Enciclopedia militare: arte, biografia, geografia, storia, tecnica militare, edita dal quotidiano Il popolo d’Italia.
Dal novembre del 1930 e per quasi tre anni fu comandante dell’89° reggimento (di stanza a Ventimiglia) e in seguito della Scuola centrale di fanteria a Civitavecchia.
Nel gennaio del 1934 divenne capo di gabinetto del ministero della Guerra (e circa due mesi dopo fu nominato generale di brigata per merito eccezionale). Lasciato questo incarico nell’aprile del 1936 – in maggio ricevette un encomio da Benito Mussolini, all’epoca ministro della Guerra, per come aveva svolto il proprio incarico, specie per ciò che riguardava la stesura di decreti e leggi di argomento militare – ricevette il comando, come facente funzioni, della 21ª divisione Granatieri di Sardegna (di stanza a Roma) e in luglio fu promosso generale di divisione, divenendo comandante effettivo dell’unità.
Nel 1937 pubblicò il saggio Movimento e guerra celermente risolutiva, che lo fece apprezzare ancora di più da Mussolini. Nel dicembre di quello stesso anno fu nominato sottocapo di stato maggiore dell’Esercito per le operazioni. In tale veste partecipò agli studi per il nuovo ordinamento dell’Esercito e per le sistemazioni difensive lungo le frontiere. Nel maggio del 1938 organizzò la grande esercitazione campale che si svolse a Santa Marinella, lungo il litorale laziale, in occasione della visita di Adolf Hitler in Italia.
Nell’aprile del 1939 ebbe il grado di generale di corpo d’armata e in ottobre divenne sottosegretario alla Guerra e poi membro della Camera dei fasci e delle corporazioni per la XXX legislatura.
Iniziata la seconda guerra mondiale nel settembre del 1939, egli ritenne che l’Italia avrebbe potuto parteciparvi solo dall’autunno del 1940, ma conducendo la cosiddetta guerra parallela, svincolata dagli obiettivi che aveva l’alleata Germania. Tuttavia l’ingresso nel conflitto del nostro Paese avvenne il 10 giugno 1940 e Soddu il giorno seguente assunse anche l’incarico di sottocapo di stato maggiore generale.
Il 28 ottobre 1940 iniziò la campagna di Grecia, ma l’esercito italiano si trovò subito in difficoltà. L’8 novembre Soddu – promosso generale d’armata – fu nominato comandante delle truppe italiane impegnate in quella campagna, e si recò su quel fronte per tentare di migliorarvi la situazione militare. In tale veste, lo stesso giorno ordinò la cessazione della sanguinosa e inutile offensiva che stavano conducendo le truppe di cui aveva assunto il comando. Sei giorni dopo i greci iniziarono una serie di decisi attacchi contro le posizioni italiane; queste collassarono rapidamente, obbligando Soddu a impartire disposizioni per una ritirata che portò la linea del fronte a indietreggiare di molto, arrivando fino all’interno dell’Albania. Il 30 novembre Soddu fu sostituito nelle cariche di sottocapo di stato maggiore generale e di sottosegretario alla Guerra; il 4 dicembre, temendo di non riuscire ad arginare l’avanzata dell’esercito greco, propose di trovare una soluzione diplomatica al conflitto. Si rese così inviso a Mussolini, che gli affiancò, come ‘controllore’, il generale Ugo Cavallero; questi in seguito lo sostituì nel comando delle truppe, prima ufficiosamente (30 dicembre) e poi anche ufficialmente (13 gennaio 1941). Rimpatriato, nel maggio del 1941 Soddu fu collocato nella riserva.
Dopo la caduta del fascismo (25 luglio 1943) fu arrestato due volte; imprigionato la seconda volta nel carcere militare di Forte Boccea a Roma, venne liberato dai tedeschi pochi giorni dopo l’armistizio, il 12 settembre 1943. Si ritirò in una tenuta che aveva a Monte Alto (a sud di Desenzano del Garda), dove stilò cinque anni dopo (nell’inverno del 1948) un manoscritto rimasto inedito, intitolato Memorie e riflessioni di un generale (1933-1941).
Morì a Roma il 20 luglio 1949.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio Soddu, Carteggio del Generale Ubaldo Soddu, b. 1; Roma, Ministero della Difesa, Archivio dell’Ufficio storico dello stato maggiore dell’Esercito, L-10, bb. 64, 65, f. 1.
Notizie su Soddu si trovano in alcuni dei volumi sull’azione delle forze armate italiane nella seconda guerra mondiale che sono stati editi a Roma, a cura dell’Ufficio storico dello stato maggiore dell’Esercito, ; in particolare: V. Gallinari, Le operazioni del giugno 1940 sulle Alpi Occidentali, 1981, pp. 42, 50, 145; Verbali delle riunioni tenute dal capo di SM generale: raccolta di documenti della seconda guerra mondiale, I, 26 gennaio 1939-29 dicembre 1940, a cura di C. Mazzacara - A. Biagini, 1983, pp. 16 s., 26, 28, 30, 32, 34 s., 43 s., 54, 57, 59 s., 67, 72, 76, 78 s., 87, 103, 107 s., 112 s., 115, 118, 121 s., 135 s.; M. Montanari, Le operazioni in Africa Settentrionale, I, Sidi el Barrani: giugno 1940-febbraio 1941, 1985, pp. 19, 21, 30 s., 73, 75, 88, 120, 129, 141, 146 s., 218, 243, 398, 412; Id., L’Esercito italiano nella campagna di Grecia, 1991, pp. 22 s., 26, 31, 33, 38 s., 43, 53 s., 60, 63, 65 s., 72 s., 81, 88, 101, 111, 114, 116, 189, 191 s., 196 s., 206, 208, 210, 215, 219, 221 s., 225 s., 239, 241, 245 s., 249 s., 251, 253, 258, 261 s., 267, 269, 274, 277, 280, 294, 297, 300 s., 304, 307 s., 313, 316 s., 319, 321 s., 325 s., 329, 331 s., 336, 338 s., 341, 348 s., 394 s., 412 s., 416 s., 419, 421, 423 s., 427, 429, 437, 647, 771, 774, 777, 781 s., 784, 786, 799, 813.
Si vedano inoltre: C. Baudino, Una guerra assurda: la campagna di Grecia, Milano-Varese 1965, pp. 64, 70, 108, 111 s., 118, 124, 126 s., 137, 143, 145 s., 151, 155, 157, 180 s., 187 s., 215 s., 218, 223, 227 s., 277, 283; M. Cervi, Storia della guerra di Grecia, Milano 1965, pp. 54, 60, 82, 84 s., 90, 96, 99, 106 s., 143, 160, 166 s., 170, 176 s., 181, 184 s., 195 s., 200, 203 s., 207, 209, 211, 213, 216 s., 224 s., 231 s., 236, 239, 244; G. Bocca, Storia d’Italia nella guerra fascista, I, Bari 1977, pp. 52, 67, 108, 155 s., 175, 183, 253, 259, 262, 265 s., 288, 290, 293, 296 s.; D. Grandi, 25 luglio: quarant’anni dopo, a cura di R. De Felice, Bologna 1983, pp. 315, 462; G. Rochat, Italo Balbo, Torino 1986, pp. 288, 290, 334; G. Bucciante, I generali della dittatura, Milano 1987, pp. 135, 224, 236, 285 s., 303, 332, 349, 359 s., 390, 394, 420 s., 424, 427, 429 s., 442 s., 449 s., 454, 462 s., 466 s., 469, 471 s., 493; G. Giorgerini, Da Matapan al Golfo Persico: la Marina militare italiana dal fascismo alla Repubblica, Milano 1989, pp. 471 s.; R. De Felice, Mussolini l’alleato, 1940-1945, 1, Dalla guerra ‘breve’ alla guerra lunga, Torino 1990, pp. 31, 34, 52 s., 58, 60, 70, 72, 92, 95, 98, 104, 118, 179, 193 s., 296 s., 299, 310 s., 314, 330 s., 335, 337 s., 346 s., 356 s., 369, 610, 615 s., 618, 625; G. Rochat, Le guerre italiane, 1935-1943, Torino 2005, pp. 180 s., 245, 247 s., 255 s., 266 s., 321, 332; D. Quirico, Generali: controstoria dei vertici militari che fecero e disfecero l’Italia, Milano 2006, pp. 4, 351, 363 s., 374 s.; G. Cecini, I generali di Mussolini, Roma 2016, pp. 56, 65, 68, 70 s., 119 s., 138, 144, 198, 200, 207, 249 s., 278, 301, 305 s., 317, 320, 331, 345, 361, 411 s., 419, 422 s., 428, 434 s., 507 s.