Ubaldo da Gubbio, santo
La citazione dantesca del beato Ubaldo - cioè di U. Baldassini da Gubbio (1080 o 1085-1160), che della sua città natale fu (dal 1129 alla morte) per obbedienza vescovo, ma già, per consapevole scelta e interno ardore di carità e di pace, difensore contro vari nemici esterni tra cui lo stesso Barbarossa -, se entra in Pd XI 44 sotto specie di mera complementarità topografica, è in effetti tessera ben consapevolmente inserita di un contesto anagogico, con rispondenze da ricercare soprattutto, dopo un giro esattissimo - quasi sacrale ! - di dieci canti, in Pd XXI 106-111 (rispondenze anche timbriche, se non proprio di parole: Intra Tupino e l'acqua, XI 43; Tra ' due liti d'Italia, XXI 106), dove le fila di un elogio alla rinuncia evangelica al mondo, con vivi richiami alla semplicità e povertà della vita, pur si riannodano con molta coerenza all'inizio del canto XI (O insensata cura de' mortali, v. 1).
Il paesaggio dunque o, meglio, il paese, stretto dapprima in ambito rigorosamente geografico (anche in XXII 37 Quel monte a cui Cassino è ne la costa) - ma soltanto a designare un santuario - subito si disviluppa dall'aiuola che ci fa tanto feroci (v. 151), prologo a figure come s. Francesco, s. Pier Damiano, s. Benedetto. Anche il colle (XI 44) viene così nostalgicamente annesso a quei luoghi terreni, pur carissimi alla memoria di D., che l'ascesi di un santo ha fatto altare: e proprio nella misura in cui fu evangelico riformatore, U. si trova vicino a s. Francesco e a s. Domenico e, soprattutto, per il suo romitaggio, a s. Pier Damiano. Strettissimi vincoli, infatti, mantenne il non lontano eremo di Fonte Avellana (noto a D. de visu, se è vero che la tradizione secondo cui egli avrebbe soggiornato nel monastero camaldolese di Santa Croce mantiene fino a oggi inalterata la sua attendibilità) con la Chiesa eugubina: della quale s. Pier Damiano, durante il suo priorato nel cenobio (1043), fu per qualche tempo amministratore. All'azione riformatrice del santo avellanita, che prima s'irradiò per i territori fra Gubbio e Pergola, si lega pertanto la spiritualità degli eremi (già in numero di sedici sotto il governo del vescovo Rodolfo, predecessore di U.), sparsi un po' dovunque nella diocesi eugubina; fra essi, quello che sarà di U., sul colle eletto. Ed è proprio dall'orizzonte, fra Topino e Chiascio, che si leverà il sole d'Assisi (XI 50; dieci anni dopo, nel 1192, U. sarà canonizzato da papa Celestino III) a far risplendere di nuova luce quegli eremi di un monachesimo rinvigorito, premessa esso stesso degl'ideali francescani. Il colle s'include dunque, e a pieno diritto, in un'antica sequenza montana, a severo preannuncio della fertile costa (v. 45) del Subasio, così come il beato Ubaldo costituisce uno dei simboli di quel mirabile affresco della riforma religiosa seguente il Mille, cui si riconducono le radici del francescanesimo: una figura minore, ma sempre anello non trascurato da D., nella giuntura, in Umbria, fra Benedetto e Francesco. V. anche PIER DAMIANO, santo.
Bibl. - P. Cenci, Vita di Sant'U., Gubbio 1924; S. Prete, Gubbio, in Enciclopedia Cattolica, VI, Firenze 1951, 1218. Sulla visita di D. a Fonte Avellana: U. Cosmo, Vita di D., Bari 1930, 228-229. Documento insigne del diffondersi del francescanesimo, a opera dello stesso santo fondatore dell'ordine, nel territorio eugubino, resta tuttavia il noto cap. XXI dei Fioretti di s. Francesco, a c. di B. Bughetti, revisione di R. Pratesi, Firenze 1948.