BREGOLINI, Ubaldo
Nacque a Noale (Venezia) il 15 maggio 1722 da Andrea e da Anna Tibaldi. A nove anni fu mandato dal padre, uomo non digiuno di lettere, dalla natia Noale, allora nel territorio del Trevigiano, nel seminario di Padova, dove compì gli studi di diritto, acquistandosi fin da allora rinomanza per il vigore della, dialettica e dell'eloquenza estemporanea, di antica tradizione veneta (fu apprezzato, in questo periodo, dal celebre avvocato Cordellina, che si dice desiderasse averlo nel suo studio), e dove si laureò in giurisprudenza a diciannove anni. Apprese il francese, e forse l'inglese, e nello studio del latino e del greco, iniziò quella sempre più intima familiarità con i classici, che costituì, durante tutta la sua vita, un interesse non secondario di applicazione e di produzione, liberandolo nel contempo dal duplice pericolo della pedanteria e dell'incomprensione verso i moderni.
Passato successivamente a Treviso. dove ebbe a frequentare probabilmente lo zio paterno Gian Domenico, ricordato autore di tragedie (cfr. G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, p. 2044; C. Agnoletti, Treviso e le sue pievi, Treviso 1898, II, p. 110), e dove vestì l'abito talare. il B. lesse dal 1744 al 1759 in quel seminario diritto civile e canonico, introducendo la pratica del diritto naturale che aveva appreso a Padova; dal 1750 fu prefetto del seminario, istituendovi gli insegnamenti di belle lettere e di storia sacra e profana. Proposto anche dal Dalle Laste come prefetto al seminario di Padova, dal 1761 insegnò belle lettere e diritto nelle pubbliche scuole della Misericordia (Collegio Mariano) di Bergamo, e resse queste cattedre per undici anni, pur con frequenti spostamenti a Treviso. Nel dicembre del 1771 fu chiamato dal governo veneto a manifestare il proprio parere intorno alle commende ecclesiastiche, che si pensava di sopprimere: il B. scrisse in quell'occasione un documentato Ragionanento, presentato il 5 marzo dell'anno successivo e rimasto inedito. L'anno dopo fu invitato a occupare le cattedre di eloquenza e di diritto civile nel liceo di Venezia, allora costituito in luogo delle scuole rette precedentemente dai gesuiti, e vi insegnò per trentatré anni, consultato spesso e richiesto di pareri scritti sopra cose legali e letterarie.
Il B. è autore di un testo per l'insegnamento scolastico del diritto, gli Elementi di giurisprudenza civilesecondo le leggi romane e venete (Venezia 1787, 4 voll.), un trattato semplice e chiaro, che svolge i principi del diritto civile, traendoli dal diritto naturale, e commenta le variazioni introdotte dalle norme medievali e venete ai disposti del codice giustinianeo: l'opera ebbe grande fortuna, anche fuori dello Stato veneto, tanto che fra il 1805 e il 1806 ne fu stampata a Venezia una seconda edizione, accresciuta di un quinto volume, Appendice intorno alle regole del ius civile, e di un indice generale delle materie.
Avverso al dilagare della moda francese in generale, il B. è ricordato (cfr. Natali) come autore di una satira contro gli autori italiani imitatori di A. L. Thomas, modello dell'elogio biografico, ma si inserisce egli stesso in questo genere freddo ed enfatico con la sua canzone in laude di Iacopo Riccati (Treviso 1823), che gli fu amico a Treviso (e a cui dovette legarlo una sua iniziale inclinazione per lo studio della matematica), e con le sue orazioni latine per la morte del patriarca Giovanni Bragadin (Venezia 1776) e di Angelo Emo. È questo forse lo scritto letterario più celebre (Oratio in funere Angeli Emo..., Venetiis 1792, e trad. ital., ibid.) per essere stato pochi giorni dopo la sua stampa ferocemente parodiato da Vincenzo Formaleoni nel suo Elogio del Cane Tabacchino (ibid.) dove sono ironicamente trasferite all'animale le roboanti frasi usate dal B. per magnificare le imprese dell'eroe veneziano (cfr. M. Berengo, La società veneta alla fine del Settecento, Firenze 1956, pp. 203-205).
Il B. - al quale fu mossa la critica di avere stretto amicizia, nelle città dove visse, piuttosto con gli aristocratici e comunque con le persone altolocate che con gli uomini di lettere e di scienza - è autore di numerosi componimenti legati alle varie occasioni della vita di chi ebbe con lui in vario modo relazione: per nozze, monacazioni, vestizioni, predicazioni, morti, ingressi di prelati, ecc., sono preparate volta a volta elegie, odi, canzoni, sonetti, orazioni in prosa e in verso, stesi e impressi per lo più frettolosamente e troppo spesso desiderosi di una maggior vigilanza nel dettato e di una più attenta revisione dei fogli di stampa. Qualche pregio posseggono le sue stanze Sull'origine della poesia, pubblicate postume nell'anno 1858 a Venezia, e più quelle sull'Imeneo delle piante e dei fiori (Venezia 1776), più volte ristampato. Si ricordano anche i suoi volgarizzamenti dal latino di s. Benedetto, di Stazio, di Cicerone e di Properzio, che fu il suo autore preferito (curò e annotò l'edizione bettinelliana del 1786, che non reca però il suo nome), e dal greco di Plutarco, di cui tradusse per illustri nozze l'opuscolo Della educazione de' figlioli (Venezia 1803). In latino, di cui il B. pubblicò giovane anche una grammatica (Treviso 1755), lasciò molti componimenti, tra i quali un carme sulla necessità, per l'oratore, di sentire prima in sé ciò che voglia far sentire agli altri, un'elegia sul conforto che offre la religione nelle sventure e una satira - nel qual genere fu molto lodato dai contemporanei - contro gli oppositori del celibato ecclesiastico, pubblicata a Venezia nel 1791 (e poi più volte ristampata) con un'elegante traduzione italiana di Angelo Dalmistro, che fu suo discepolo e uditore; molti furono pubblicati dopo la sua morte, tra i quali ricordiamo i Duecarmi postumi latini (Bergamo 1817, uno in opposizione al diritto di natura di Hobbes, l'altro sulla teoria di Newton della luce e dei colori dell'iride) e la raccolta di Dieci componimenti di poesia latina postumi,otto de' quali inediti (Treviso 1811). Altri rimasero inediti, come le tante compilazioni italiane e latine originate da occasioni legate al suo insegnamento, orazioni, commenti, dissertazioni e le varie "accademie" delle pubbliche scuole, che costituivano uno degli impegni materialmente più pesanti, se non forse più ingrati, del suo ufficio; altri andarono dispersi, come una dissertazione De variis poëseos generibus et de poëseos origine atque incrementis.
Il B. fu uomo modesto e solitario, di carattere schietto e ingenuo anche nell'adulazione di genere; con le mutazioni intervenute all'ingresso dei Francesi a Venezia, veniva esonerato dall'insegnamento e privato dello stipendio: non potendo ottenere la pensione, condusse stentatamente gli ultimi mesi della sua esistenza con un modesto vitalizio. Morì a 85 anni il 24 ag. 1807
Fonti e Bibl.: Poesie inedite del B. sono nel cod. Cicogna 3232.11 della Bibl. del Civico Museo Correr di Venezia, dove pure si conservano varie accademie (cod. Cicogna 2898.11); altra accademia del 1776, è nel cod. It. XI, 149 (7243) della Bibl. Naz. Marciana di Venezia, dove è anche conservata una copia, di mano del bibliotecario Pietro Bettio (che fu discepolo del B.), delle sue Istituzioni di belle lettere, nel cod. It. X, 200 (6840). La satira contro gli imitatori del Thomas è pubblicata nel Giornale letterario del P. Contin (1792, n. 25) con trad. ital. di Cosimo Mei; l'élegia La religione riguardata nei suoi effetti, già iparzialmente compresa nel Celibato (Venezia 1791), fu pubblicata postuma (Bassano 1827) con traduzione del Dalmistro (discepolo del B. anchegli). La ricordata scrittura del 11772 in materia beneficiaria è conservata, con quelle degli altri consultori straordinari nominati per la soppressione delle commende, nell'Archivio di Stato di Venezia, Senato,Roma Expulsis, B. 108: delle molte copie che se ne dovettero fare una si conserva nella Bibl. del Civico Museo Correr (cod. Cicogna 1100.1v), un'altra nella Bibl. Comunale di Treviso (cod. 1414) e un'altra nella Bibl. della Fondazione Querini Stampalia di Venezia (cod. E. 4. 397, cc. 143-342), preceduta dalle copie dei documenti utilizzati, leggi, brevi, pareri, ecc.
Notizie sulla vita del B. e un ampio elenco delle sue opere edite e inedite sono nell'inserto n. 36 del cod. Cicogna 3414 della Bibl. del Civico Museo Correr, di mano di E. A. Cicogna, che ricorda che alcuni manoscritti del B. erano conservati da G. B. Rossi, amico dello stesso B. e cancelliere del vescovo di Treviso: nella Bibl. Comunale di questa città è la maggiore raccolta dei suoi componimenti a stampa. Cfr. anche: G. A. Moschini, Della letteratura veneziana del sec. XVIII, Venezia 1806, I, pp. 269-272; D. M. Federici, Della letteratura trevigiana del sec. XVIII, Treviso 1807, pp. 41 s.; I. P. Zabeo, Laudatio in fumere U. B., Venezia 1807; M. Pieri, Elogio di U. B., in Operette, Milano 1821, pp. 249-286; B. Gamba, Galleria dei letterati ed artisti più illustri delle provincie veneziane, I, Venezia 1822, p. 67 (con ritratto delineato a penna da M. Comirato); G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia ed i suoi ultimi cinquant'anni... Appendice, Venezia 1857, pp. 43 s.; G. Natali, IlSettecento, Milano 1950, p. 228, dove si ricordano di lui quattro canti di un poema senza titolo d'imitazione ariostesca. Una bibl. delle opere in versi di e sul B. verseggiatore è ora in E. Piovesan, De U. B. poëta, Lovanio 1969.