tutto
Vocabolo ad altissima frequenza, con oltre 1060 presenze complessive, distribuite in tutte le opere, compresi il Fiore e il Detto.
L'elisione della vocale finale è attestata sporadicamente (mai per il femminile plurale). Si ha tutt' di fronte ad altra (Rime XC 48) e allegrezza (LXII 13) per il femminile singolare; in Cv II X 8 tutt'uno; If IX 115 tutt'il loco (ma cfr. Petrocchi, ad l.) e Fiore LXI 7 tutt' a la sua guisa, per il maschile singolare; in Rime L 59 tutt'altri, per il maschile plurale. Né la tradizione manoscritta né gli editori della Commedia concordano in tutti i casi nel sopprimere la vocale finale di ‛ tutti ' quando segue, o potrebbe seguire, l'articolo i; in nove esempi sia il Petrocchi sia la '21 adottano la grafia tutt'i, la quale è accolta dalla '21 anche in If I 57 e X 14 tutt' i suoi, mentre il Petrocchi legge tutti suoi; viceversa in Pd XVI 111 al tutt' i suoi del Petrocchi si oppone il tutti suoi della '21; infine, in Pg XI 68, mentre il Petrocchi legge tutti miei consorti, la '21 preferisce la lezione tutti i miei consorti.
È aggettivo indefinito, riferibile a sostantivi singolari o plurali; ricorre inoltre come pronome, al singolare con valore neutro (e talora sostantivato), al plurale per indicare una totalità di persone o di cose. In molti casi assume funzione intensiva, acquista un valore avverbiale e contribuisce alla formazione di locuzioni avverbiali o congiuntive.
Nella larghissima maggioranza dei casi indica, come accade nell'italiano moderno, l'intera quantità, l'intero numero, il pieno complesso, l'intera estensione nello spazio o nel tempo, senza esclusione di alcuna parte o di alcuni elementi dell'insieme. Questo valore fondamentale, per la sua notorietà, è sufficientemente documentato dagli esempi qui di seguito riportati, scelti fra i passi dai quali l'opposizione semantica esistente fra ‛ tutto ' o ‛ tutti ' e ‛ uno ', ‛ ciascuno ', ‛ alcuno ', ‛ solo ', ‛ parte ', o altra analoga espressione indicante limitazione, emerge immediatamente dal contesto. L'esame dei valori assunti da t. nell'opera dantesca potrà quindi essere limitato all'analisi delle accezioni diverse da quella fondamentale ora indicata, specie se, come spesso accade, sono estranee all'uso odierno. Maggior attenzione dovrà invece essere dedicata alle categorie morfologiche, agli stilemi, ai sintagmi e alle congiunture ritmiche o sintattiche, proprio perché per la loro abbondanza, varietà ed efficacia espressiva gli uni e le altre sono documento significativo della duttile ricchezza del linguaggio dantesco.
Gli esempi cui si è alluso sono i seguenti: Vn V 4 feci per lei certe cosette per rima, le quali non è mio intendimento di scrivere qui... e però le lascerò tutte, salvo che alcuna cosa ne scriverò che pare che sia loda di lei; Rime CVI 54 perché lo meo dire util vi sia, / discenderò del tutto / in parte ed in costrutto / più lieve; Cv I XI 9 se una pecora... al passare d'una strada salta, tutte l'altre saltano; IV XIII 3 'l cento sì è parte del mille, e ha ordine ad esso come parte d'una linea a tutta linea; If XIX 15 piena [era] la pietra livida di fòri, / d'un largo tutti e ciascuno era tondo; Pd V 24 la libertade; / di che le creature intelligenti, / e tutte e sole, fuoro e son dotate; Fiore LXXXIII 4 Sì fur ben tutti d'un accordamento, / fuor che Ricchezza.
Si rafforza con ‛ quanto ' e con ‛ intero ', ma quest'uso è attestato solo per la Commedia e per il Fiore; hanno valore intensivo anche i sintagmi tutti insieme (Cv II XIII 18, If XXII 42, Pg II 47), tutti 'nsembre (If XXIX 49), tutte quante insieme (III 106), ben tutta (Rime LXVII 20) e ben tutti (Fiore LXXXIII 4). Nella Vita Nuova, nel Convivio e nella Commedia, per indicare una totalità non completamente raggiunta, t. è determinato dall'avverbio ‛ quasi ' (v. oltre).
I. Aggettivo singolare. - 1. Riferito a nomi singolari, quando è usato in funzione attributiva, nella maggioranza dei casi è seguito e non preceduto dall'articolo. Le occorrenze nelle quali questo sintagma ricorre più di una volta o che presentano un particolare interesse, sono qui di seguito indicate secondo l'ordine alfabetico del sostantivo: tutta l'anima (Pd XVIII 24); l'anima tutta (Cv II VII 10, unico esempio in cui ‛ tutta ' sia posposto); tutta la Baronia (Fiore LXXXVI 12); tutta la Caina (If XXXII 58); tutto il cielo o 'l cielo o ciel (Cv II V 16, Pd V 118, VI 55, XXIV 131, XXVII 30); tutta la contrada o contrata (Cv IV XI 8, Fiore XXVII 3, CL 4); tutta l'Etïopia (If XX IV89); tutta la massa (Cv IV XXIX 10 e 11); tutto lo (il, 'l) mondo (Cv II III 11, III Amor che ne la mente 19 [ripreso in I 13, V 2 e 3, XII 6], V 3 [terza occorrenza], XII 7 [prima occorrenza], IV IX 2 [terza occorrenza], XXVII 3; If XVII 3, XXX 120, Pg XX 8, Pd X 110, XI 69, XIII 39, XX 1; Fiore LXXIV 8, XCVII 13, CV 8, CXXIII 13, CXLVII 1); il mondo tutto (Rime XC 10, Fiore XXXIX 3); tutto l'oro (Cv II IV 4, If VII 64); tutta la persona (If XXI 97, Vn XIX 19); tutta la pietà (XXXV 2); tutto il regno (Pd III 83, VIII 97, Fiore LXXVIII 1); tutta la sentenza (LXXII 1, XLIX 13); tutta la terra (Cv I XII 4, IV 4 [prima occorrenza]); tutto l'universo (II XIV 17, If XXXII 8, Pd XIX 44).
Altri esempi in Cv I VI 7 (seconda occorrenza), XI 17, XII 8, III V 19, IV XII 20 (seconda occorrenza), XXI 3 (seconda occorrenza); If VIII 7, IX 115 (già citato), XII 53 e 122, XIV 28 e 127, XXVIII 128, XXXIII 99, Pg XX 44, XXVI 5, Pd III 111, XIII 81 e 133, XVIII 92, XXIII 20, XXVI 64, XXVII 2 e 80, XXVIII 42; Fiore CLXVIII 11, CCVIII 3; Detto 216.
Solo nel Convivio questo tipo di sintagma è seguito da un complemento di specificazione: III XI 16 tutta la speranza de la loro salute; IV VII 5 fuori di tutto l'ordine de la riprovagione; e così in III V 3 (seconda occorrenza) e 12, IV XXIII 2.
Oltre che t. al sostantivo può essere attribuito un secondo aggettivo (qualificativo o numerale ordinale), il quale può essere anteposto o posposto al sostantivo: tutta la terra discoperta e tutta la discoperta terra (Cv III V 8); tutta la litterale sentenza (II XI 10, III X 10) e tutta la sentenza litterale (VI 13); il popol tutto infermo (If XXIX 59). Altri esempi in Vn XXIII 19 18, XXX 1; Cv III I 13 (prima occorrenza), VII 15 (seconda occorrenza), VIII 22, IV XV 3; Pg XXIX 133, Pd XIII 83. Si noti l'omissione dell'articolo in Cv I X 13 da tutto accidentale adornamento; Fiore CLXI 13 tutta pietà carnale.
Quando, oltre che da t., il sostantivo è determinato da un aggettivo possessivo, l'articolo può essere presente od omesso; in poesia, sia in un caso come nell'altro, il sintagma si dispone di preferenza alla fine del verso (25 volte) o all'inizio (6 volte), mentre cade in sedi intermedie 7 volte. In aggiunta ai casi che, per la loro eccezionalità, verranno illustrati in seguito, si hanno esempi con l'articolo in Cv III XV 4 tutta la nostra assenza; Pg XXVIII 42 tutta la sua via; Pd X 59 tutto 'l mio amore; Fiore CCXXVII 14 tutto 'l su' piacere; Rime dubbie XX 2, Cv II IX 3, Pd X 26, Fiore CCI 4; invece, oltre che nei casi esaminati più avanti, l'articolo manca in Vn VII 5 13 tutta mia baldanza; Cv I VII 14 tutta sua dolcezza e armonia; Pd XXV 54 tutto nostro stuolo; XX 121 tutto suo amor; Fiore CCXI 12 tutto tuo ardire; Rime dubbie XI 8, Cv III III 5, IV XVI 7, If XVII 25, Pg XXVIII 66, Pd II 114, III 45, VII 27, XIII 137, XVII 128, XXX 106; Fiore XIV 9, LXVIII 10, XLIX 9, CCXXVIII 9.
L'omissione dell'articolo, sia che avvenga in sintagmi formati esclusivamente da t. e da un sostantivo o che a questi due elementi si accompagni un aggettivo possessivo, in molti casi sembra rispondere a criteri stilistici o a moduli espressivi rigorosamente rispettati.
L'articolo manca di fronte a nomi geografici che comunemente (Cv IV V 18 tutta Roma) o secondo un costante uso dantesco (Pg VIII 123 tutta Europa) lo rifiutino. L'assenza dell'articolo è attestata anche davanti ad alcuni sostantivi astratti; in questo caso t. non indica totalità quantitativa o interezza estensiva, ma piuttosto pienezza qualitativa, tanto da poter esser tradotto con " pieno ", " perfetto ", " compiuto ". L'esempio più noto di questo uso si ha in If I 78 il dilettoso monte / ch' è principio e cagion di tutta gioia, ma la medesima espressività semantica è avvertibile in Rime LXII 13 elli sol può tutt'allegrezza dare; CII 38 di tutta crudeltate il freddo / le corre al core; Cv IV XXI 1 in noi è principio di tutto bene; Pd XVI 17 voi mi date a parlar tutta baldezza; e si vedano ancora Rime LVII 7, Cv IV I 4, VI 17 (seconda occorrenza), XI 6. Quanto a XIII 3 (già citato), l'assenza dell'articolo in a tutta linea sembra imposta dall'analogia con parte d'una linea che immediatamente precede il sintagma.
La finezza della sensibilità linguistica di D. risulta anche più evidente allorquando si esaminano alcuni sintagmi nei quali, in presenza del sostantivo, l'articolo alcune volte è omesso e altre è presente. In Cv II IV 9 Nessuno dubita... ch'elle [le Intelligenze angeliche] non siano piene di tutta beatitudine, la condizione di quelle creature impone di attribuire a tutta il valore di " perfetta ", e quindi l'articolo manca; esso è invece presente in Vn X 2 e XVIII 4, dove D. accenna alla ‛ totalità ', alla ‛ interezza ' della gioia, eccezionale ma sempre terrena e limitata, provocatagli dal saluto di Beatrice con l'espressione tutta la mia beatitudine. In Rime LIX 11 il sintagma tutto mio valore cade nel corpo del verso; invece in Vn XXXVIII 10 12 e Rime dubbie XIV 7 le analoghe locuzioni tutto 'l suo valore e tutto il su' valore lo concludono: qui la differenza dell'uso può essere stata suggerita dalla varietà delle congiunture ritmiche. In un caso l'uso varia da opera a opera (certamente autentica l'una, attribuita l'altra): tutto il mio podere (Rime XCI 51) diverge da a tutto tu' (o lor) podere di Fiore LII 2 e CCI 1 (anche a non voler tener conto del fatto che nel poemetto il sintagma ha la forma di locuzione avverbiale e nelle Rime no).
Ancor più probanti sono gli esempi nei quali l'apparente analogia della forma nasconde una differenza di significato o di funzioni sintattiche. In Cv IV XXIV 7 tutto lo tempo de la naturale vita l'uso dell'articolo determinativo è imposto dalla presenza di un complemento di specificazione; esso potrà quindi mancare in I XIII 9 sono con esso volgare tutto mio tempo usato (ma in Rime CI 35 si ha tutto il mio tempo con identico valore); in Pg XXV 137 per tutto il tempo che..., il sintagma forma una locuzione congiuntiva, mentre in Pg XXXIII 37 Non sarà tutto tempo sanza reda / l'aguglia ci troviamo di fronte a una locuzione avverbiale con il significato di " sempre ", " in ogni circostanza ". Analogamente, quando tutto dì (Pd XIV 57, XVII 51) e tutto giorno (Rime dubbie XXX 19, Pg XXVII 105) sono usati come locuzioni avverbiali con l'accezione di " sempre " o di " continuamente ", l'articolo è omesso; è invece presente in Cv IV XXIII 15 la sesta ora, cioè lo mezzo die, è la più nobile di tutto lo die, perché qui l'espressione indica l'intero spazio delle 24 ore. In If XXVIII 7, Pg I 64, VI 4, XXIV 67 si ha sempre tutta la gente con allusione a un gruppo di spiriti dannati o espianti o di persone viventi; in Rime CIV 11 e 94, CVI 4, D. adotta invece tutta gente, esemplato sul provenzale tota gen e il francese antico tote gent: diversi, dunque, i sostrati culturali, ma diversa anche l'accezione, giacché negli esempi delle Rime l'espressione vale genericamente " tutti ".
In un gruppo di espressioni introdotte dalla preposizione ‛ con ' (eccezionalmente da ‛ in ' o da ‛ di ') t. ha una funzione prevalentemente intensiva, senza alcuna distinzione fra l'assenza o meno dell'articolo e la presenza o no di un possessivo. Gli esempi sono i seguenti: con tutto lo cuore o 'l core (Cv I III 4, Pd XIV 88; vada qui Vn XXXIX 3 con tutto lo vergognoso cuore); con tutto desiderio (Cv III II 7); con [o di] tutta sua forza (If XIV 59, Pg XXXII 115); con tutta fede (Cv III XV 6); con tutto 'l suo gradir (Pd X 57); con tutto nostro ingegno (Pg XI 9; vada qui Pd XXII 114 tutto, qual che si sia, il mio ingegno, dove l'iperbato dà rilievo ai termini del sintagma); Cv IV XXVIII 3 con tutto nostro intendimento e cuore; IX 17 con tutta licenza e con tutta franchezza; I XII 7 in tutta la mente; IV XXVIII 3 con tutta soavitade e con tutta pace; II XIV 19, Pg II 99 con tutta pace; Cv IV VIII 4 con tutta reverenza.
Naturalmente l'articolo manca quando t. è seguito da un aggettivo o da un pronome determinativo: Vn XXII 7 tutto ciò che inteso avea da queste donne; Cv III XV 19 di tutto questo lo difetto era dal mio lato; If XXXIII 53 tutto quel giorno; Pg XXVII 64 Tutta esta gente; XVIII 98 tutta quella turba magna. Altri esempi in Vn XXI 6 (prima occorrenza), XXXV 4; Rime dubbie X 4; Cv I IV 3, VII 15, II V 16 (seconda occorrenza), VI 2, X 11, III Amor che ne la mente 18 (ripreso in IV 13), V 11, IV II 12, V 6, VIII 5, XXI 10 (seconda occorrenza), XXVII 18; Pg VIII 110, Pd III 86 (si noti l'iperbato tutto si move / ciò ch'ella cria), XIV 60; Fiore VII 12, C 3, CLXX 10. Anche questa mia imaginazione tutta (Vn IX 7).
Con ‛ altro ', pronome o aggettivo, l'uso oscilla. Con il pronome: tutto l'altro (Cv II XV 12, If XIV 85, Pd XXVII 107). Con l'aggettivo: tutta l'altra fronte (XXXI 123; e così in If XVII 12); senza articolo: Pg XXVIII 39 tutt'altro pensare; Rime XC 49.
Isolato l'esempio di Cv III XI 12 ciascuno ami tutto ciascuno.
2. In molti esempi la funzione intensiva implicita nel valore di t. è resa più evidente dalla congiuntura ritmica o sintattica entro cui l'aggettivo è inserito; talora, anzi, questa funzione prevale talmente sul significato del vocabolo, da fargli acquistare un valore avverbiale equivalente a " interamente ", " totalmente ", " in ogni parte ". Com'è ovvio, la percezione di quest'uso non è sempre immediata, affidata com'è al giro di frase e al tono stilistico del contesto. L'esemplificazione che segue ha perciò un valore meramente indicativo e non del tutto probante.
Un primo gruppo di esempi è connesso all'uso di t. quale attributo del soggetto; in questi casi la funzione intensiva è ottenuta:
a) separando il soggetto dall'attributo mediante l'iperbato del predicato verbale: Cv II X 1 questa parte si contiene tutta nel verso che comincia...; Pd XXIII 22 Pariemi che 'l suo viso ardesse tutto; XXXI 101 la regina del cielo, ond'ïo ardo / tutto d'amor... Altri esempi in Vn III 5, Rime CXVI 55, CII 34, Rime dubbie XIII 10, Cv II III 5, If XVII 87, XXIV 9, Pg XI 110, XVII 42, XXVIII 145, Pd XXIX 29, XXX 17, Fiore CXCI 14, CC 8. In Pd XIII 75 la luce del suggel parrebbe tutta, ha piuttosto valore predicativo.
b) anteponendo t. al predicato e posponendo a questo il soggetto: If XXVI 31 di tante fiamme tutta risplendea / l'ottava bolgia; X 106, Pg I 20.
c) inserendo t. fra il soggetto e il predicato: Vn XXI 2 5 cui saluta… tutto smore; If XXIV 38 Malebolge inver' la porta / del bassissimo pozzo tutta pende; Pg XXVII 124 la scala tutta sotto noi / fu corsa; XXIII 114 questa gente / tutta rimira là dove 'l sol veli; Pd XXII 153 L'aiuola... / tutta m'apparve da' colli a le foci. E così in Cv III VII 5 (quarta occorrenza), If V 8, XI 114, XVI 54, XXXIII 132, Pg IV 48, XXI 35, XXXII 23, Pd XIII 44, XVII 39, XXXIII 132, Fiore LXXIII 10, CCXI 3.
d) quando il predicato è una forma verbale composta, inserendo t. fra l'ausiliare e il participio: Vn IV 1 l'anima era tutta data nel pensare di questa gentilissima; Rime LXXI 14 tu se' già tutto sfatto; If X 57 poi che 'l sospecciar fu tutto spento; Fiore CCXVI 11 la fortezza fia / molto tosto per lei tutta 'mbraciata. E così in Rime dubbie IV 6, Cv III XII 4, Pg XXXII 21, XXVIII 106, Pd XXVI 124, Fiore CXLV 4.
Com'è comprovato dagli esempi ora riferiti, la funzione intensiva assunta da t. risulta molto spesso più evidente perché il vocabolo è posto in apertura di verso o alla fine di esso o perché la congiuntura ritmica è resa più articolata dall'uso dell'enjambement o di ampi iperbati.
Un'analoga efficacia espressiva è rilevabile allorquando t., in una consimile posizione, è riferito al complemento oggetto: If VII 18 la dolente ripa / che 'l mal de l'universo tutto insacca; Pd XXIII 89 Il nome del bel fior ch'io sempre invoco / ... tutto mi ristrinse / l'animo. Altri esempi in Rime C 19, If XXVII 27, Pg XI 123, XX 44, XXIII 46, Pd XXX 119, XXXI 53, Fiore CCXXX 9.
In particolare, quando il complemento oggetto è espresso mediante la forma debole di un pronome personale, di norma t. è immediatamente anteposto a questa o, se il verbo è in una forma composta, s'inserisce tra l'ausiliare e il participio; anche in questo caso, in poesia, il sintagma cade di preferenza alla fine del verso (9 volte su 13): Cv III XI 12 la sapienza [ama] ciascuna parte del filosofo, in quanto tutto a sé lo riduce; If X 44 non gliel celai, ma tutto gliel'apersi (per la variante tutti gliel, cfr. Petrocchi, ad l.); IX 35 l'occhio m'avea tutto tratto / ver' l'alta torre. Altri esempi in VI 3, X 33, XVI 109, XIX 125, Pg XIX 13 e 24, Pd XXIX 136, XXX 21, Fiore CXV 3, CXCIII 6 e 10.
Sono meno significativi gli esempi in cui l'oggetto è la forma forte di un pronome personale: Cv III V 16 [il sole] gira intorno ... a la terra... sé non tutto mostrando; If XXI 21 I' vedea lei... gonfiar tutta; Pd VII 14 quella reverenza che s'indonna / di tutto me.
Costrutti analoghi sono attestati quando il predicato è un verbo riflessivo o intransitivo pronominale; in questo caso, t. precede la particella pronominale 13 volte, è immediatamente posposto al predicato in due esempi; inoltre, in poesia, in 17 esempi su 20 tutto il sintagma o il predicato verbale cade nella clausola finale del verso: Vn XXXVIII 7 lo mio desiderio si volge tutto verso lei; If XXIII 112 Quando mi vide, tutto si distorse; Pg XXVI 104 tutto m'offersi pronto al suo servigio; Pd XXXIII 133 Qual è 'l geomètra che tutto s'affige / per misurar lo cerchio...; Fiore CLXXIII 2 dì come gli ti se' tutta data. Altri esempi in Cv III V 6 (seconda occorrenza), Rime C 8, If II 39, XVII 123, XXV 51, XXVIII 28, XXIX 100, XXXIV 52, Pg I 110, XXIX 14, Pd III 127, VI 24, XII 4, XXII 99, XXVII 142, XXXIII 104.
3. Per quanto, agli effetti della concordanza, si comporti come un aggettivo, t. assume una funzione avverbiale anche più marcata (acquistando pertanto il significato di " interamente ") nei seguenti casi:
Quando modifica un aggettivo qualificativo, costituisca questo il predicato nominale o no; anche qui, in poesia, il sintagma si dispone di preferenza in fine di verso (18 volte) o in apertura (5 volte); i casi di enjambement sono 9 su 26 esempi complessivi. Qui di seguito si indicano gli aggettivi, cui t. si concorda, disposti in ordine alfabetico: brulla (If XXXIV 60); chin (Pg XI 78); diserto (XVI 58); disïante (Pd V 86); etterno (Cv III XIV 6); tutta ingrata, tutta matta ed empia (Pd XVII 64); libero (VII 71, Pg XXI 62); lordo tutto (If VIII 39); tutta piena / esperïenza (XVII 37); pieno (XV 79); pien (Fiore XII 1); presto (II 9, If XXI 104, Detto 55); pronto (Pd XXIII 77); relativa (Cv II XIII 23); in sé romita (Pg VI 72); santo (Pd XXII 8); serafico (XI 37); simigliante (Rime LXXXIII 96); sola (Fiore CXL 11, CXXX 9); solo (If XVII 44); io stava / stupido tutto (Pg IV 59); trasparente (Cv II III 7); tremante (If V 136); tremolante (Fiore CLXXX 6); vano (If X 103); vero (Cv IV XV 12).
Il sintagma formato da t. (sempre in funzione avverbiale) e un participio passato non compare mai in prosa; su 17 esempi, esso si dispone 9 volte in fine di verso e 5 volte in apertura: Rime CXVII 14 Lisetta... / tutta dipinta di vergogna riede; If XIII 24 per ch'io tutto smarrito m'arrestai; Pg III 23 a dir mi cominciò tutto rivolto. E così in If IV 14, XIV 23, XXI 108, XXIV 116, XXXIII 93, Pg I 128, VIII 42, XIX 72, XXIV 147, XXIX 32, XXX 23, Pd I 64, XXXIII 97, Fiore CCX 9.
T. può essere riferito a espressioni aventi funzione di predicato: If XIV 109 da indi in giuso è tutto ferro eletto; XVIII 2 Luogo è in inferno... / tutto di pietra.
Com'è noto, con la struttura formata da ‛ essere ' + un pronome possessivo o da ‛ essere ' + ‛ di ' (o ‛ a ') + un sostantivo si predicano le persone o le cose cui appartiene un soggetto; anche in strutture di questo tipo t. è talora presente con il valore di " completamente ", " interamente ": Cv IV V 4 la ottima disposizione de la terra [è] quando ella è monarchia, cioè tutta ad un principe; Pg XI 84 l'onore è tutto or suo, e mio in parte; Pd XXII 82 quantunque la Chiesa guarda, tutto / è de la gente che per Dio dimanda; e così in Rime XCI 63, If XI 28, Pd XXVIII 126, Fiore CLX 9. Analogamente, a proposito di s. Domenico: Pd XII 69 quinci [dal cielo] si mosse spirito a nomarlo / del possessivo di cui era tutto, a chiamarlo con l'aggettivo possessivo del sostantivo dominus, per indicare che apparteneva " totalmente " al Signore.
Sempre in funzione avverbiale t. compare anche in sintagmi formati da ‛ essere ' e da un complemento e indicanti uno stato o una condizione: Vn XI 3 lo mio corpo... era tutto... sotto lo suo reggimento; Cv III VII 5 [de] l'uomo ch'è tutto ne l'acqua fuor del capo... non si può dire che tutto sia ne l'acqua né tutto fuor da quella; Fiore CLXVI 13 le tarda / ched ella fosse tutta al su' comando. Altri esempi in Cv III IV 8, IV XVIII 6, Pg XXXII 106, Pd XXXII 111. Vada qui anche Pd XXIX 27 in vetro.... / raggio resplende sì, che dal venire / a l'esser tutto non è intervallo.
Rimangono isolati gli esempi di Cv IV XXIX 6 lo ma [l ]estr[u]o figlio... fa tutto lo contrario; If XXIV 101 cener tutto / convenne che cascando divenisse. Vale " soltanto ", e non " interamente ", in Cv IV XXX 3 Questo Contra-li-erranti è tutto una par[ola].
Assume una funzione anche più chiaramente avverbiale nelle locuzioni tutto ad imo (If XXIX 39), tutto in dubbio (Pg XXXII 85), tutto fuor del moderno uso (XVI 42); tutto 'n gonnella (Fiore XX 5), tutto di randone (CCXXIX 11), tutto in pruova (CLXXV 3).
II. Aggettivo plurale. - 1. Al plurale, usato come aggettivo, t. indica la pienezza del numero, la totalità degli elementi considerati. Accezioni semantiche, congiunture ritmiche e sintattiche non caratterizzano gli usi attestati al plurale rispetto al singolare; la distinzione fra i due gruppi di esempi è perciò suggerita solo da esigenze pratiche e consente un'analisi più rapida e succinta di quanto non sia stato fatto per il singolare.
1. Usato in funzione attributiva è seguito e non preceduto dall'articolo, secondo lo schema tutti li vizi (Vn X 2), tutte le noie (XII 6); occorre rilevare la frequenza dei sintagmi tutte le cose e tutti li uomini, presenti rispettivamente 17 e 7 volte, e la tendenza del sintagma a sistemarsi, in poesia, alla fine (14 volte) o in apertura di verso (6 volte su 24 esempi complessivi).
Oltre che nei casi citati, il sintagma ricorre in Vn XXVI 3 e 15, XLII 2; Rime C 33 e 68; Cv I I 1, IV 13, VI 7 (prima occorrenza), XII 4 (seconda e terza occorrenza), XIII 2 (prima occorrenza), II IV 4 (prima e terza occorrenza), VIII 8 (prima e seconda occorrenza) e 10 (terza occorrenza), XIII 5, 18 (seconda occorrenza) e 25, XIV 20, III II 11 e 17, VI 1 e 5 (tre volte), VII 2 e 15 (prima occorrenza), VIII 2, XI 10, XII 8, XV 15 (seconda occorrenza) e 16, IV I 2 (seconda occorrenza), IV 7, X 8, XV 6 (due volte), 7 (seconda occorrenza) e 12, XVI 5 e 9; If X 9, XIV 44, XXI 71, XXII 147, XXVI 127 e 139, Pg XXVIII 28, Pd XVII 18, XIX 54, XX 135, XXIII 27 e 112, XXV 99, XXVI 121, XXVII 56, XXXII 18, XXXIII 46; Fiore XVII 8, LIII 3, XCV 10, CCIV 5, CCXXI 3.
La posposizione di t. al sostantivo è sempre suggerita da motivazioni stilistiche o sintattiche: in Cv III II 12 il sintagma le piante tutte cade in fine di periodo; per I V 7 Le quali disposizioni tutte la trasposizione è imposta dalla presenza del relativo in apertura di periodo. Nella Commedia, in Pd XXXI 13 Le facce tutte, e in XXXII 64 le menti tutte, i sintagmi sono posti in apertura di verso; in If XIII 67 li animi tutti cade in clausola finale.
Il sintagma è seguito da un complemento di specificazione in Pg VII 22 Per tutt' i cerchi del dolente regno; Vn III 1 e 9, XIV 4; Cv I XII 4 (prima occorrenza); Pd XXIX 57.
La determinazione del sostantivo, oltre che con t., mediante un aggettivo qualificativo preposto al sostantivo si ha solo in prosa: Vn XXIII 10 tutti li dolorosi mestieri; XIII 2, Cv IV VI 7, XXI 10 (prima occorrenza), XXIII 6 (seconda occorrenza). Esempi di aggettivo qualificativo posposto sono invece documentati sia in prosa sia nella Commedia, con la tendenza, in quest'ultima, di disporsi in fine di verso: Vn II 5, Cv I XIII 10, III XII 7 (seconda occorrenza), IV XXI 5 tutte le forme universali; If XXIII 135, XXV 13 Per tutt' i cerchi de lo 'nferno scuri (si noti l'iperbato); Pg XXXIII 139 tutte le carte / ordite a questa cantica (si noti l'enjambement); Pd XXVI 39, XXXII 127. L'articolo è omesso in Pg XXV 40 a tutte membra umane, XXVIII 72 a tutti orgogli umani.
L'omissione dell'articolo non è sempre riconducibile a criteri uniformi e coerenti. Si può supporre che, analogamente a quanto avviene al singolare, essa miri a dar maggior rilievo ed efficacia espressiva al sintagma in If I 49 una lupa, che di tutte brame / sembiava cearca, o in Pd XXXI 51 atti ornati di tutte onestadi; è dovuta al tono esclamativo del verso in Pg XIII 51 udia... / gridar ‛ Michele ' e ‛ Pietro ' e ‛ Tutti santi '; ma nessuna ragione apprezzabile è percepibile per gli esempi di Rime L 33 tutti incarchi; Cv IV Le dolci rime 115, XII 8, XXVIII 19 (seconda occorrenza), If XIV 90, Pg XXV 60, XXVII 112, XXX 136, Pd I 110, XV 78, Fiore CXXV 14. Maggior interesse ha la costante omissione dell'articolo in alcune locuzioni avverbiali come in [o per] tutte guise (Pd V 99, Fiore XL 6, CLXXXVII 10) e in [o per o da] tutte parti (Vn XII 11 7, Cv IV VI 16 [seconda occorrenza], If I 127, XII 40, XX 98, Pg II 55, XX 133, XXIX 17, Pd XXXII 98). D'altra parte tutte cose (Cv IV XVI 8, XVII 6, Fiore CLXXX 12) ha il carattere di un'eccezione rispetto all'uso assai più frequente di tutte le cose (già citato). Analogamente, tutte volte che (Cv III III 7) e tutte fiate ch' (Rime LXVIII 16) contraddicono con tutte le volte che (Vn XII 8) o, per citare un sintagma formalmente analogo, con per tutt' i modi / che (Pd XXXI 86).
Neppure le strutture formate da t. + aggettivo possessivo + sostantivo sembrano rispondere a criteri uniformi in relazione alla presenza o all'omissione dell'articolo. Tutte le nostre operazioni (Cv IV II 5, IX 1) contraddice con tutte sue operazioni (§ 2); la stessa divergenza esiste fra per tutte lor parti (Pd XXVIII 66) e tutte le loro parti (Cv II XIV 15; meglio giustificabile è l'uso dell'articolo in Pg XXVII 70 'n tutte le sue parti immense), fra Tutti li miei penser (Vn XIII 8 1, anticipato al § 7 e ripreso al § 10) e 'n tutti suoi pensier (If I 57; dove, però, la '21 legge 'n tutti i suoi) o fra tutte mie doglie (Pg II 108) e tutte le tue voglie (Pd IX 109). In tutti gli altri casi l'uso è oscillante e, come si è visto, almeno per il maschile, difficilmente accertabile per le contraddizioni della tradizione manoscritta. Occorre invece osservare come in poesia il sintagma ricorra 21 volte in fine di verso, 13 nel primo emistichio e solo due in una posizione intermedia.
Gli esempi con l'articolo ricorrono in Vn II 7, XIV 14, XVIII 4 (prima occorrenza), XXXIII 7 17, XXXIV 5, XXXIX 2; Rime LXV 8, LXXXIII 63, Cv III XI 1 e 15, XIV 12, IV II 10, XIII 14, XIV 15, XV 15; If III 114, IX 121, XVIII 90, Pd VII 110, XVI 79 (Le vostre cose tutte) e 111, XXII 54, XXXII 23; Fiore LXXXVII 3, XCIX 4 CCXXXI 2.
L'articolo è omesso in If X 14, XIV 133, XXI 81, Pg XI 68, XXVII 72, Pd VI 99, VII 125, XIX 24, 73 e 114, XX 36, XXXIII 29; Fiore VIII 11, XC 3, CXIX 8.
I 47 esempi di sintagma formato da t. + pronome (o aggettivo) determinativi, ovviamente sempre privi di articolo, appartengono quasi tutti al Convivio (31 volte) e alla Commedia (12 volte). Per l'analogia della congiuntura ritmica vanno citati Rime dubbie XII 10 tutti que' martiri / che posson far vedere..., e Pd XXVI 55 Tutti quei morsi / che posson far lo cor... Il dimostrativo è anteposto a t. solo in Cv IV XV 7 chiama quelli tutti figli d'Adamo (ma tutti potrebb'essere anche attributo di figli) e, sempre in apertura di periodo, in IX 6 E queste tutte operazioni... (cui si oppone al § 8 in tutte queste volontarie operazioni), XII 7, XXIV 7 (terza occorrenza).
Gli altri esempi sono in Vn XXI 6 (seconda occorrenza); Cv I I 13, VII 11, XI 21, XII 3, II III 8, V 12, XIV 15 (seconda occorrenza), III I 2, II 14 (prima occorrenza) e 16, III 5 (seconda e terza occorrenza), VIII 15, IV Le dolci rime 29, III 8 (seconda occorrenza), IV 5 (seconda occorrenza) e 6 (prima occorrenza), VI 6 (terza occorrenza) e 16 (prima occorrenza), XVI 1, XVII 7 (prima occorrenza), XXIII 3 (due volte) e 6 (prima occorrenza), XXV 4 (seconda occorrenza), XXX 3 (seconda occorrenza); If VI 56, Pg X 82, XXVI 20, Pd VII 76, XI 10, XVI 46, XX 10, XXIII 55, XXVII 21, XXXI 86, XXXII 44; Fiore CIII 12, CVII 8.
La struttura t. + altro (aggettivo o pronome), con articolo interposto od omesso, attestata complessivamente 49 volte, è presente soprattutto nel Convivio (26 esempi) e nella Commedia (18 esempi). Per la presenza di altri elementi determinanti sono da segnalare Vn XI 2 tutti li altri spiriti sensitivi, Cv III XV 4 tutte l'altre nostre operazioni. Per l'eccezionale disposizione dei due elementi resta isolato l'esempio di If XVIII 123 li altri tutti (in rima). Altri esempi in Vn XVIII 3; Cv I XI 9, XIII 2 (seconda e terza occorrenza), II II 6, VI 6, VIII 10 (seconda occorrenza), XIII 14, 15, 28 e 30, XIV 15 (prima occorrenza), III I 5, II 14 (seconda occorrenza), VI 10, VII 15 (prima occorrenza), VIII 5, XIV 7 e 8, IV IV 5 (prima occorrenza) e 7 (prima occorrenza), V 5, VI 6 (seconda occorrenza), XVIII 5, XXII 6; Rime dubbie XXX 13; If XVIII 93, XXVIII 34, XXXII 3, Pg III 92, XIX 105, XX 11, XXVIII 133, XXX 12, XXXI 86, Pd VII 118, X 100, XIII 24, XXII 63, XXIII 110, XXXI 135. L'articolo è omesso solo in Cv II VIII 15, Rime XLIV 13, L 59, Pg XIII 120, XXII 87.
Il collegamento fra t. e un numerale cardinale è per lo più ottenuto mediante la congiunzione ‛ e ': Pg IX 102 tutti e cinque; XXVII 85, XXXIII 13, Cv IV XXV 4 (prima occorrenza), If XVI 21, Pd XXII 148. La congiunzione manca in Fiore CXXXVII 1 Tutti quattro. Quando segue un sostantivo, questo è di norma preceduto da articolo (Pg VIII 135 tutti e quattro i piè; Vn XXIX 2, Cv III I 13 [seconda occorrenza], IV XX 10) o da un aggettivo dimostrativo (XXVII 17 tutte e quattro queste cose). Sono eccezionali, anche rispetto all'uso del tempo, le costruzioni di II II 9 E queste tutte e tre parti, I IX 1 Da tutte le tre sopra notate condizioni.
Il collegamento con un pronome personale è attestato solo in voi tutti (Cv IV VI 18, Pg III 75) e tutte noi (Rime LXVII 83).
2. La possibilità per t. di assumere funzione intensiva è attestata anche per il plurale, ma con frequenza minore di quanto non accada al singolare. Anche in questo caso, riferito al soggetto, può precedere o seguire immediatamente il predicato verbale, esserne distanziato nell'interno della proposizione, o venire interposto fra l'ausiliare e il participio, secondo gli schemi seguenti: Cv III IX 15 le stelle mi pareano tutte d'alcuno albore ombrate; II XIII 16 del suo lume tutte s'illuminano le scienze; If XXII 42 gridavan tutti insieme i maladetti; XXIII 19 Già mi sentia tutti arricciar li peli; Pg V 52 Noi fummo tutti già per forza morti; XX 54 li regi antichi venner meno / tutti, fuor ch' un; Pd XXV 135 li remi... / tutti si posano; XXVIII 129 tutti tirati sono e tutti tirano. Gli altri esempi in Vn XXIII 25 61, XXXVI 5 14, Rime LXXXIII 133, XC 30, Cv II XIII 16 (seconda occorrenza), IV XVII 7 (seconda occorrenza); If III 123, IX 77, XIV 20, XVI 80, XX 33, XXI 92 XXIX 62, Pg II 47 e 50, III 70, XXXII 3, Pd XVIII 126, XXVIII 127 (si notino la scarsezza delle occorrenze in prosa [quattro] e la mancanza di attestazioni nel Fiore).
Ancor più limitata è la documentazione quando il vocabolo è riferito al complemento oggetto: Cv I I 19 Li quali priego tutti che se lo convivio...; If XIX 64 tutti storse i piedi; XXVII 77, XXXI 15, Pg XXVI 119. Più numerosi sono i casi nei quali t. determina la forma atona di un pronome personale, sia esso preposto immediatamente a quest'ultima (If III 110 tutte le raccoglie [per la variante tutti li, cfr. Petrocchi, ad l.]; Cv III III 5 [quarta occorrenza], IV XXVI 15, XXVIII 19 [prima occorrenza], Pg XIV 60, Fiore CXXIII 14, CLII 7, CLIII 1, CCXIV 14) o segua il predicato: Vn V 4 le lascerò tutte; Cv II III 17, IV XII 17 (prima occorrenza). Si noti come, diversamente da quanto accade per t. riferito al soggetto, qui prevalgono gli esempi in prosa e nel Fiore.
3. Pari funzione intensiva è assunta da t. quando precede l'aggettivo costituente un predicato: Pg II 118 Noi eravam tutti fissi e attenti; If XIII 30 li pensier c'hai si faran tutti monchi; XXXIII 65, Pg XXIV 26, Fiore LXXXIX 8, CCXIII 12, CCI 3.
In qualche caso, per la complessità della struttura sintattica, non è facilmente determinabile se il vocabolo si riferisca al soggetto o al predicato, restando però evidente la sua funzione intensiva: Vn XXX 2 con ciò sia cosa che le parole che seguitano... siano tutte latine...; Pg VI 124 le città d'Italia tutte piene / son di tiranni; XIX 37 tutti eran già pieni / de l'alto dì i giron del... monte. In particolare, per If II 129 [i] fioretti... / si drizzan tutti aperti in loro stelo, oltre che attribuire tutti a fioretti, è possibile interpretare " i fiori... aperti completamente ".
Casi anche meno definibili si hanno quando il predicato è formato da un sostantivo (If VII 38 tutti fuor cherci / questi chercuti; Cv III XI 9, Pd XXII 46, Fiore CV 5) o da un'espressione predicativa (If XXIII 65 Di fuor dorate son... / ma dentro tutte piombo [qui tutte può valere " interamente "]; Cv II VIII 11 molti che vivono... siano sanza... speranza tutti mentre che vivono), o quando ‛ essere ' , più che fungere da copula, indica stato: If XXIX 49 se de li spedali / ... i mali / fossero in una fossa tutti 'nsembre; XXXIV 11 l'ombre tutte eran coperte; Fiore XXVIII 14.
E si veda infine If XIX 15 fóri, / d'un largo tutti (già citato); VII 111 vidi genti... / ignude tutte (" completamente " nude); Pg XI 28 quell'ombre... andavan... tutte a tondo; Pd XXVII 94 [le] pasture [dell'arte] / ... tutte adunate, parrebber nïente.
III. Pronome neutro. - Con tale valore, al singolare maschile, ha il valore di " ogni cosa ", spesso in senso indeterminato: Rime XCI 44 di tutto son contento; Cv IV XV 12 molti... presuntuosi... si credono tutto sapere; If XXX 14 l'altezza de' Troian che tutto ardiva; Pg XXI 105 non può tutto la virtù che vuole. E così in Vn XLI 7, Cv III VIII 8 (seconda occorrenza), If VII 3, Pg XVI 78, Fiore XLIV 10, XLIX 11, CXXXVII 11, CCXIII 2, CCXVII 7, Detto 22. Vale " eccetera ", " e così via ", in Cv III XV 4 tutte l'altre nostre operazioni - sentire, nutrire, e tutto - sono per quella sola.
In senso più determinato è riferito alla totalità dell'esistente in quanto è effetto dell'attività creatrice di Dio od oggetto della sua onnipotenza, onniscenza e provvidenza: Cv III XII 14 Dio... [è] cagione di tutto; Pd I 1 La gloria di colui che tutto move; IX 73 Dio vede tutto. E così in Cv II IV 14, III XII 11 (due volte), IV XV 8, If VII 73, Pg XIV 151, XVI 68, XX 48, Pd XIV 30, XXI 50. Analogamente, Cv II XII 9 questa donna fu figlia di Dio, regina di tutto, nobilissima e bellissima Filosofia, e III XV 15; a proposito di Beatrice: quella il cui bell'occhio tutto vede (If X 131); in relazione alla limitatezza umana: se possuto aveste veder tutto, / mestier non era parturir Maria (Pg III 38).
In accezioni sempre più limitate, ‛ tutto ' indica l'insieme dell'universo creato (Cv III V 6 Platone... scrisse... che la terra col mare era... lo mezzo di tutto; II III 3, If IX 29), la terra nel suo complesso (Cv IV IX 2 [seconda occorrenza]), l'Inferno nella sua struttura fisica e in coloro che lo abitano (If XXXIV 69 oramai / è da partir, ché tutto avem veduto), un tratto di terreno (Cv IV VII 6 tutto cuopre la neve).
In altra direzione designa l'insieme dei beni materiali che l'uomo può possedere: Cv IV IV 4 uno prencipe... lo quale, tutto possedendo e più desiderare non possendo; più limitatamente, le ricchezze, i denari di fatto posseduti da una singola persona: Fiore CXCIII 8 tutto dispendea in ribalderia; CXV 2 e 10.
In un caso è riferito a quanto è stato in precedenza esposto da uno scrittore: Cv IV VI 17 Per che, tutto ricogliendo [cioè " raccogliendo le fila del nostro ragionamento ", Cordati] è manifesto...
Sostantivato, e quindi preceduto dall'articolo, vale " l'intero ", " il complesso ", ed è sempre contrapposto a ‛ parte '. Con questo valore, nel Convivio, ricorre nel passo in cui si definisce il significato dell'amicizia (I VI 5 con ciò sia cosa che gli amici siano quasi parti d'un tutto, però che 'l tutto loro è uno volere e uno non volere; altro esempio in VII 6) e dove il concetto di " insieme " è contrapposto agl'individui che lo formano: IV XXIX 8 ogni tutto si fa de le sue parti (altri due esempi nello stesso paragrafo e due nel § 9).
In If XXXIV 32 vedi... quant'esser dee quel tutto / ch' a così fatta parte si confaccia, si allude a tutto il corpo di Lucifero posto in relazione con le sue tre facce. In Rime CVI 54 discenderò del tutto / in parte (già citato) si fa riferimento al passaggio della trattazione da un argomento generale (del tutto) a uno particolare (in parte).
IV. Pronome. - 1. Come pronome, al plurale maschile, vale " tutte le persone " e può essere riferito alla totalità degli uomini, senza alcuna determinazione di spazio o di tempo, o può alludere a un gruppo limitato d'individui non specificati. Esempi di questo uso si hanno in Rime XVI 151 bella, saggia e cortese / la chiaman tutti; Cv I I 6 pochi... a l'abito da tutti desiderato possono pervenire; Pd XIV 89 con quella favella / ch'è una in tutti, a Dio feci olocausto; Rime CIV 15, CVI 68, Cv I III 6, VI 10 e 11, III VIII 7, XI 7 (prima e terza occorrenza), IV IV 7 (terza e quarta occorrenza) e 9 (tre volte), VI 6 (prima occorrenza), XXIV 7 (prima occorrenza), XXIX 7.
In alcuni casi è possibile determinare dal contesto a quale gruppo d'individui ‛ tutti ' viene riferito: Cv IV IV 5 questo è lo nocchiero, a la cui voce tutti [cioè " tutti i marinai "] obedire deono; If XVIII 31 tutti hanno la fronte / verso 'l castello (a proposito dei pellegrini che, in Roma, percorrono il ponte Sant'Angelo in direzione della basilica di San Pietro); e così in Rime dubbie VII 15, Cv II XIII 18 (prima occorrenza), IV XXV 7, Pg XIV 38, Fiore LXXXIII 4. In particolare, con riferimento a tutte le Intelligenze angeliche (Cv II V 6 questi sono le Potestati e li Cherubini, e sopra tutti sono li Serafini) o a quelle fra loro costituenti il coro dei Troni (§ 15).
Vanno riferiti a parte gli esempi della Commedia nei quali ‛ tutti ' ricorre a proposito di un particolare gruppo di dannati, di spiriti espianti o di beati: If XIX 25 Le piante erano a tutti accese intrambe; Pg XIII 60 l'un sofferia l'altro con la spalla, / e tutti de la ripa eran sofferti; e così in If IV 133 (due volte) e 145, VIII 61, XV 106, XXI 76, XXIII 57, Pg XIII 70, XVIII 133, XX 136, XXIX 85, 143 e 150, XXX 19, XXXII 37, Pd IV 34, XXVIII 106.
Può essere riferito a un pronome personale di I o di II plurale sottinteso: Cv I I 1 tutti naturalmente al suo desiderio semo subietti; III XV 18 se tutti al suo conspetto venire non potete...; XI 7, IV Le dolci rime 70 (ripreso in XV 4; altri due esempi nello stesso paragrafo), VI 19, Pd VIII 32.
Ha funzione pronominale anche quando non vale " tutte le persone " ma riprende un sostantivo di genere maschile indicante cosa: Cv II XIII 7 sono due cieli sopra questi, mobili, e uno sopra tutti, quieto; Pd II 102 un lume che i tre specchi accenda / e torni a te da tutti ripercosso. E così in Vn XIII 6, 10 (seconda e terza occorrenza), XXXIX 3 (seconda occorrenza), Cv II XIII 20, IV IV 5 (terza occorrenza), XII 17 (seconda occorrenza), If X 10, XI 19, Pg XVI 74, Pd II 68.
2. La funzione pronominale si può avere anche al femminile, ma con riferimento a determinate persone di sesso femminile: If IX 53 dicevan tutte riguardando in giuso; Fiore LII 7 largo prometti a tutte de l'avere; Cv III XII 12, If XXXII 13, Pg XVI 20, Pd V 24, Fiore LXXIX 8. A proposito delle Intelligenze angeliche: Cv II V 6 tutte furono insieme create, e IV 9; con riferimento alle anime: IV XXI 3 Pittagora volse che tutte fossero d'una nobilitade.
In qualche caso riprende un sostantivo di genere femminile indicante cosa: Cv IV XXI 3 Se ciascuno fosse a difendere la sua oppinione, potrebbe essere che la veritade si vedrebbe essere in tutte; II IV 4 (quarta occorrenza), IV XI 7 (nell'ediz. Simonelli; Busnelli-Vandelli leggono tutti), XVII 7 (terza occorrenza), Vn I 1, Pg XXIX 77, Fiore CCXXIV 14.
V. - 1. Sia come aggettivo sia come pronome, nella Commedia e nel Fiore, si rafforza con intero (If XXI 126, Pg VIII 17) o con quanto.
L'uso non determina un mutamento nel valore come risulta dai seguenti esempi: Fiore CLXXII 11 sie presta / a fargli tutta quanta cortesia; CLIV 7 tutto quanto il cuor mi ne Trasale; Pg VI 25 libero fui da tutte quante / quell'ombre; If VII 40 Tutti quanti fuor guerci / ... de la mente. Occorre invece rilevare come il sintagma, mai attestato in rima nel Fiore, occupi questa posizione nella maggior parte degli esempi della Commedia (15 su 25), nel qual caso è sempre al femminile singolare. Oltre quelle già indicate le occorrenze sono le seguenti: If III 106, IV 117, VI 37, XX 4, 42, 73 e 114, XXII 37, XXXI 33, Pg II 74, VII 36 e 89, VIII 90, X 58, XXII 76, XXV 82, XXVIII 11 e 103, XXXII 63, Pd I 103, XIV 45, XXII 133, XXIII 29, XXVIII 70; Fiore LVIII 2, CXVIII 3 e 6, CXL 13, CL 8, CLXIII 1 e 8, CXCII 6, CCXXVII 11, CCXXI 14.
Nonostante l'apparente analogia, è estraneo all'uso ora illustrato l'esempio di Cv IV XXVI 3 si vuole sapere che tutto quanto la nobile natura prepara..., giacché qui quanto non rafforza tutto ma funge da pronome relativo con il significato di " quello che ".
2. Un'attenuazione del valore di t. è ottenuta mediante il correlativo ‛ quasi ', anteposto, posposto o inserito fra i due termini del sintagma secondo uno dei seguenti schemi: Cv I III 4 le parti quasi tutte a le quali questa lingua si stende; IV VII 6 con pietre, con legname, con tutti quasi impedimenti; XXVII 17 Eaco... avendo... quasi tutto lo popolo perduto... ricorse a Dio; Pd IV 62 Questo principio, male inteso, torse / già tutto il mondo quasi; e così in Vn XVI 4, XVII 1, Cv I IV 5, IX 8, II XIII 24, III VIII 8 (prima occorrenza), IV I 7, III 8 (prima e terza occorrenza), VI 8, XXVI 14, Pd XXXIII 61.
La varietà dei costrutti non sempre consente una lettura o un'interpretazione indiscussa. Così, in Pd I 44, alla lezione Fatto avea di là mane... / tal foce, e quasi tutto era là bianco / quello emisperio, adottata dal Petrocchi (v. ad l.), la '21 oppone quella tal foce quasi, e tutto... (cfr. anche Porena). Per Cv III VIII 1 lo corpo suo, a cotal forma essendo organizzato per tutte quasi sue vertudi, si discute come vada interpretato il correttivo quasi (cfr. Busnelli-Vandelli, ad l.). In IX 13 per essere la tunica de la pupilla sanguinosa molto... le cose paiono quasi tutte rubicunde, il correttivo quasi può essere riferito a rubicunde o a paiono (v. Busnelli-Vandelli, ad l.).
VI. Funzione avverbiale. - Ha più chiaramente tale funzione in alcune locuzioni invariabili: è tutt' [o tutto] uno (Cv II X 8, IV XXVI 14 [già citato]), " è la stessa cosa ", fra le due cose " non c'è alcuna differenza "; tutto intorno o 'ntorno (Fiore XXXII 11, LXXIV 10), " intorno intorno ".
Forma alcune locuzioni avverbiali che valgono " interamente ", " completamente ": al tutto (If XVII 102, Fiore III 3, XI 8, XLII 6); del tutto (Vn IV 1, Rime LXXXIII 1, CXIV 1, Rime dubbie I 12, Cv II IV 16, VIII 11, XII 8, III I 3, III 4, VII 4, VIII 18 [tre volte], XIII 2, IV I 2, III 9 [due volte], IV 6, V 1, VII 4 [tre volte], VIII 6 e 12, IX 7 [due volte], X 2 [due volte], XII 10 e 20, XIV 12, XV 7, If IX 119, XVI 69, XX 17, XXIX 28, XXX 130, Pg XII 123, XIII 31, XIX 113, Fiore XLII 3, XLIV 4, LV 6, LVII 9, CXLII 8 e 11, CLXXII 8); in tutto (Rime LXX 10, Cv II VI 9, IV IV 2, IX 14 e 15, Pg VI 123.)
Per tutto vale " in ogni luogo ", in senso generico, in Cv IV V 8, Fiore CXLVI 6, CXXIII 10, Detto 4; ha il significato più limitato di " nel suo insieme ", in Cv IV XXV 12 quando elli [il corpo] è bene ordinato... allora è bello per tutto e per le parti.
Con il significato di " sebbene ", " quantunque ", compaiono le seguenti locuzioni congiuntivali, di norma seguite da un verbo al congiuntivo: con tutto che, in Vn XXIII 13, Rime CII 62, If XXVII 11, XXX 86 (qui il verbo è all'indicativo); tutto che, in Vn IX 2, Cv I VIII 16, III VIII 18, IV II 15, IV 8, VII 2, X 6, XVII 11 e 12 (qui il verbo è all'indicativo), XIX 6, If VI 109, XIV 125, XV 11 (verbo all'indicativo), XVI 35, Pg XXX 67; con tutto, in Fiore LVI 3, LIX 10, CLXXIV 14; tutto, in Fiore XC 4, XCVII 11.
Si noti infine la locuzione avverbiale avversativa Con tutto ciò (Fiore CLXXXIV 6), " non di meno ", " tuttavia "