TUTELA
L'accezione giuridica di T. è quella della parola italiana, in senso più lato significa protezione; per esempio (Act. arv., Henzen, p. 146) il Genius viene indicato come un dio in cuius tutela hic locus est. Da questa sua posizione "subordinata" T. si evolve sino a divenire una divinità autonoma, riconosciuta come numen indirettamente dal padre della chiesa, S. Girolamo (Migne, Patr. lat., xxiv, 551) quando condanna il culto suo e dei Lari come un "abominevole pregiudizio". Come Tyche e Fortuna cresce sino al grado di patrona di comunità civiche, associandosi alle grandi divinità, come Giove o Venere.
L'intima relazione con la casa imperiale le procura una maggior potenza: Orazio (Carm., IV, 14, 43 ss.) definisce Augusto, custos rerum o gentis, precisamente tutela praesens Italiae dominaeque Romae. La leggenda Tutela Augusti compare sulle monete per la prima volta sotto Vespasiano: donna seduta fra due fanciulli. L'immagine personifica la "forza protettrice" dell'imperatore, esercitata su i suoi due figli, Tito e Domiziano. Questa forza protettrice dello stretto circolo della casa imperiale si irradia sul popolo o su parte di esso. L'immagine dell'Italia accompagnata da due bambini, alla quale Nerva porge la mano, rispecchia la tutela esercitata da questo imperatore sull'Italia, nelle cui città (Aur. Victor) egli faceva educare ragazze e ragazzi di genitori sprovvisti di mezzi. Vien menzionata sulle monete la filantropica tutela dei successori di Nerva: gli alim(enta) Ital(iae) di Traiano, le puellae Faustinianae sotto Antonino Pio e le novae puellae Faustinianae sotto Marco Aurelio. Nelle iscrizioni indulgentia Augg. in Italiam (v. Indulgentia) dei Severi e nella felicitatem Italicam (sc. Carus praebuit) di Caro vien espressa, seppure implicitamente, l'attività dei sovrani nella qualità di Tutores.
T. vien nuovamente rappresentata e definita con una leggenda solo sotto il sovrano britannico Carausio. La città gallica Rotomagus (attuale Rouen), la testa di ponte dei Britannici in Gallia, che doveva difendersi perché minacciata da Costantino Cloro, fece coniare sotto il titolo Tutela Augusti, cioè di Carausio, l'immagine di una donna che versa da una coppa per sacrifici sull'altare una libazione, mentre con la sinistra regge una cornucopia. Coppa e cornucopia sono ora i consueti attributi del Genius, rappresentato su un altro conio di Carausio da una donna con il titolo di genio Augusti. Bisognerà quindi concludere che il Genio dell'imperatore era identico alla sua tutela. Anche dopo la morte di Carausio i cittadini di Rouen si sentivano protetti dalla sua tutela e spinti a continuare la loro resistenza: la tutela Divi Augusti era diventata il loro angelo protettore.
Bibl.: G. Wissowa, Religion und Kult der Römer2, Monaco 1912, p. 178 ss.; H. L. Axtell, Deification of Abstract Ideas, Chicago 12907, p. 40 ss.; M. Grant, Roman Imperial Money, Londra-Edimburgo 1954, p. 190 ss.; 268; H. Mattingly, in Numismatic Chronicle, 1950, p. 168.