TUSCIA
. Tuscia Romana (A. T., 24-25-26 bis). - Così si designa una parte dell'Italia centrale situata fra il medio e basso Tevere e il Mare Tirreno, corrispondente all'incirca all'odierno Lazio settentrionale, coi tre gruppi montuosi dei Sabatini, Cimini e Vulsini: il nome deriva dal fatto che il territorio era nell'antichità paese etrusco, mentre nel Medioevo di buon'ora venne a far parte dello stato pontificio (Patrimonio di S. Pietro). La Tuscia Romana ha una certa unità fisica, appunto in grazia di quei tre gruppi montuosi, che sono antichi apparati vulcanici, spenti, con numerosi crateri oggi in parte occupati da laghi. Essi dànno terreni in genere propizî alle colture (soprattutto vite: inoltre olivo e grano), salvo là dove si hanno espansioni di dura lava, alle quali corrispondono aree di magri pascoli, o di macchie. Il bosco, che un tempo copriva, folto e continuo, le zone più alte, è scomparso, salvo nei Cimini. La costa è importuosa e poco popolata: unico centro di vita marittima, Civitavecchia, porto quasi interamente artificiale.
I numerosi corsi d'acqua che dalle parti più elevate dei tre gruppi affluiscono al Tevere (Vezza, Treia, Galera) o direttamente al Tirreno (Arrone, Mignone, Marta), hanno inciso nelle platee vulcaniche valli talora assai profonde e a pareti ripide: i punti dove due valli confluiscono limitando per conseguenza da più parti i lembi della platea interposti, che scendono con fianchi ripidi sui due corsi d'acqua, sono punti preferiti dai centri abitati, per ragioni di difesa; anzi questa speciale postura, della quale sono esempî tipici l'antica Veio e i centri di Sutri, Nepi, Civita Castellana, Calcata, ecc., costituisce una caratteristica della Tuscia Romana.
La complicata rete di queste valli, maggiori e minori, tutte più o meno incassate, ostacola la viabilità: delle antiche strade che congiungevano Roma con la Toscana, se si prescinda da quella litoranea (Aurelia) e da quella risalente sulla destra del Tevere (Flaminia), non ve n'era che una corrente all'incirca lungo lo spartiacque fra il Tevere e il Tirreno, la Cassia. Cresciuta d'importanza alla fine dell'età classica e nel Medioevo, essa ha determinato lo sviluppo di alcuni centri situati sul suo percorso o a breve distanza: Sutri, Viterbo, Montefiascone, Acquapendente (v. alle singole voci). Da questo percorso poco si discosta la ferrovia Roma-Viterbo-Montefiascone. Anche le comunicazioni dirette dal Tirreno alla media valle del Tevere non sono facili: ad esse provvedono oggi la ferrovia Civitavecchia-Orte e quattro rotabili.
Capoluogo della Tuscia Romana è Viterbo (oltre 38.000 ab.), cui segue dappresso Civitavecchia (36.000). Gli altri centri sono oggi tutti di secondaria importanza. La popolazione sparsa in campagna è in genere assai poca, salvo nel Piano di Viterbo e regioni contermini, e in qualche zona alle falde dei Cimini.
Tuscia Romana e Longobarda. - Il nome dell'antica provincia dell'età imperiale rimase anche nel periodo bizantino e longobardo quando si trasformò in ducato con centro a Lucca, e comprese all'incirca oltre alla Toscana vera e propria anche il territorio delle Maremme. Fino dall'inizio del sec. VIII, e precisamente con le prime donazioni fatte dai Longobardi ai papi (Sutri, Bieda) e col primo costituirsi della sovranità territoriale della Chiesa, si staccò dal primitivo corpo della Tuscia bizantina e longobarda il Patrimonium beati Petri in Tuscia che fu detto poi anche Tuscia romana. Per la storia dell'intera regione, v. quindi chiesa: Stato della Chiesa; lazio; patrimonio di s. pietro; toscana.