Vedi TUSCANIA dell'anno: 1966 - 1973 - 1997
TUSCANIA (v. vol. vii, p. 1034-35)
Le antichità tuscaniesi si sono arricchite negli ultimi anni di due importanti complessi, la tomba "a dado" della necropoli di Peschiera e l'ipogeo gentilizio dei Curunas.
In località Peschiera, nel 1967 è stata esplorata una parte della vasta necropoli che, a più ripiani e con numerose tombe del tipo cosiddetto rupestre, si estende sulle pendici della profonda valle del Maschia (affluente del Marta), lungo l'antica via per Volsinii. La zona ha rivelato l'esistenza di un modesto tumulo (VII sec. a. C.) scavato nel tufo, contenente due piccole tombe ad ogiva (di un tipo cioè attestato prevalentemente a Tarquinia) aperte su di un profondo dròmos; alle spalle di questo tumulo, ma non in asse con esso, è una tomba "a dado" in gran parte scavata nel tufo con completamenti e aggiunte in blocchi e lastroni nello stesso materiale. La tomba ha l'aspetto di una casa disposta in senso longitudinale, con tetto a doppio spiovente: sono perfettamente simulati il columen e i mutuli (tutti poggianti sull'architrave), mentre in alto le pareti esterne presentano una sagoma con alto toro sovrapposto ad un rudimentale "becco di civetta". All'interno, accessibile da un'unica porta aperta sul lato lungo, sono due stanze sepolcrali disposte lateralmente ad un vestibolo, attuando così una tripartizione dell'edificio nota nelle tombe ceretane ed ormai anche dall'architettura reale ad Acquarossa. Completano la decorazione i due letti ai lati e un tavolo nel fondo delle due camere sepolcrali e la imitazione delle travi del soffitto nel vestibolo e nella camera laterale destra. La tomba è databile ai primi decennî del VI sec. a. C.
La tomba dei Curunas è stata rinvenuta occasionalmente nei lavori di sistemazione e restauro del colossale ipogeo ellenistico detto "Grotta della Regina". Già un'altra tomba franata nella zona aveva restituito un bel sarcofago decorato su tre lati con amazzonomachia e sul quarto con leoni azzannanti una gazzella (metà del IV sec. a. C.); la tomba dei Curunas (ramo tuscaniese di un'importante famiglia di Tarquinia), sita in luogo poco discosto, risultava già violata, ma permaneva fortunatamente intatto l'ordine dei sarcofagi e non manomessa anche la pertinenza dei coperchi alle casse. L'ipogeo, una semplice camera accessibile da un breve dròmos, conteneva otto sarcofagi, di cui uno interamente non decorato, tre con le sole figure di recumbenti sul coperchio e quattro decorati anche sulla cassa. In base allo stile ed alla disposizione delle casse nella tomba, si possono distinguere tre gruppi corrispondenti a tre successive generazioni: alla prima (330 a. C. circa) appartengono i sarcofagi di due probabili coniugi (sarcofago maschile n. 8 con amazzonomachia su due lati, forse di Sethre Curunas; sarcofago femminile n. 7 con coppia di Lase in un piccolo riquadro laterale), alla seconda (300 a. C. circa) vanno attribuiti i due coniugi (Arnth Curunas, sarcofago n. 6 con coppia di mostri) e la tarquiniese Thanchvil Apunei (sarcofago n. 5 con coppia di tritoni), alla terza (300-250 a. C.) le quattro deposizioni di giovani, probabilmente figli della precedente coppia (sarcofagi a cassa liscia nn. 1-4).
Sono stati anche raccolti cospicui residui del corredo (ceramiche "tardo-falische" e a vernice nera) che corroborano le datazioni stilistiche dei sarcofagi, mentre lo spostamento delle casse ha rivelato, occultata ab antiquo per evitare profanazioni, un'abbondante suppellettile bronzea, ora in restauro.
Bibl.: Sulla tomba di Peschiera: G. Colonna, in Archeologia, VI, 1967, p. 86 ss.