Vedi TUSCANIA dell'anno: 1966 - 1973 - 1997
TUSCANIA (v. vol. VII, p. 1034 e s 1970, p. 875)
Recenti interventi della Soprintendenza Archeologica per l'Etruria Meridionale hanno interessato la c.d. acropoli dell'antico abitato, localizzata su Colle S. Pietro, e le necropoli di Ara del Tufo e di Pian di Mola. Ampie porzioni del territorio sono state oggetto di un articolato programma di ricognizioni topografiche a opera della Scuola Britannica di Roma.
Su Colle S. Pietro scavi di tutela nell'area ubicata a N-NO (settori Α-B) e a S-SE (settore C) della omonima chiesa, hanno riportato alla luce (1974-1976) parte dell'area urbana che manifesta, attraverso successive stratificazioni, una continuità di frequentazione dall'Età del Ferro agli inizî del XV secolo.
Sono note testimonianze di fase appenninica e del Bronzo Finale che trovano ulteriori riscontri nel territorio (dal quale peraltro provengono anche dati risalenti al Bronzo Antico), il cui popolamento appare in questa fase preurbana caratterizzato da piccoli nuclei insediativi sviluppatisi in prossimità di corsi d'acqua.
Nell'ambito del settore NO del Colle S. Pietro oltre a tracce di capanne della prima Età del Ferro, sono stati individuati resti dell'abitato etrusco che sembra svilupparsi in due successive fasi: la prima in uso sino a età tardo-arcaica, la seconda riferibile a età ellenistica. Caratteristica di quest'ultima fase è un'organizzazione urbanistica che sembra articolarsi attraverso piccole unità abitative distribuite sul pendio del colle, interessato a O da muri di terrazzamento nonché da un'estesa e complessa rete di opere idrauliche. Su tali più antiche presenze risultano impostate le successive strutture di età romana, realizzate prevalentemente in opera incerta e in reticolato. Fra queste si segnala una domus di età augustea, prospiciente una strada basolata. Dell'impianto residenziale sono conservati quattro ambienti con pavimenti in mosaico a motivi geometrici e un complesso sistema di cisterne in parte obliterato, come alcune delle sovrastanti murature, da strutture di epoca posteriore.
Una massiccia presenza di monumenti di età medievale caratterizza il settore NE di quest'area. Sono tuttavia anche qui visibili, nei livelli di fondazione, preesistenti strutture di epoca etrusca e romana. Fra gli altri si segnalano i resti di un grandioso basamento in opera quadrata di tufo che presenta modifiche e trasformazioni di età romana, come pure in larga parte riferibile alle fasi di frequentazione più antica è la complessa rete di cunicoli e cisterne localizzata anche in questa parte dell'abitato.
Resti di poderosi terrazzamenti in opera reticolata, realizzati con funzioni di contenimento e regolarizzazione delle pendici del colle, interessano il versante S dell'altura (settore C), mentre sul sovrastante pianoro sono stati individuati una serie di ambienti a pianta rettangolare (depositi?), tratti di cunicoli e resti di cisterne.
Altri importanti risultati sono stati conseguiti a seguito di indagini sistematiche che hanno interessato l'area di due delle più importanti necropoli riferibili al centro di età arcaica.
Nel corso di tre successive campagne di scavo (1980- 1983), è stato esplorato un ampio settore della necropoli di Ara del Tufo che si sviluppa a SO dell'antico centro, occupando un leggero rilievo lungo la sponda destra del fiume Marta. È stato possibile precisare le caratteristiche del sepolcreto che, in uso tra il secondo venticinquennio del VII e la fine del VI sec. a.C., appare caratterizzato nella sua fase più antica da tombe del tipo a fenditura superiore cui fanno seguito tumuli con tamburo costruito a blocchi di tufo e, in un caso, di nenfro. Isolate testimonianze documentano utilizzazioni dell'area anche in età più recenti. Il dato di maggior rilievo conseguito nel corso delle indagini risulta legato al ritrovamento di una ricca serie di lastre di decorazione architettonica. Rinvenute per lo più negli spazi di risulta compresi fra i tumuli, in uno strato riferibile alla fine del VI sec. a.C., esse risultano associate con altri elementi di copertura quali antefisse, parti di tegole di gronda dipinte, frammenti di acroteri e di sculture animalistiche, tegole e coppi. Tali testimonianze attestano l'originaria presenza in questo settore monumentale della necropoli di un sacello funerario destinato al culto gentilizio, secondo un uso noto in sepolcreti di altri grandi centri d'Etruria.
Va sottolineata la ricca varietà che presentano i soggetti utilizzati nella decorazione delle sime e delle lastre di rivestimento che propongono sia i quattro tipi già da tempo noti come provenienti da T. (sfilata di cavalieri in armi, teoria di cavalieri al galoppo, scena di partenza di guerriero e processione di armati, ora documentati anche nelle rispettive varianti che propongono lo stesso oggetto, ma con movimento in senso inverso) e conservati a Monaco e Parigi (anche questi ora riconosciuti provenienti da Ara del Tufo), sia la serie completa dei fregi attestati ad Acquarossa, centro con il quale il nostro condivide anche il tipo delle antefisse a volto femminile. Lo stato delle terrecotte di Ara del Tufo, che in più casi risultano ancora ravvivate da una vivace policromia, induce a supporre un tempo di utilizzazione relativamente breve della struttura cultuale.
Ai rinvenimenti di Ara del Tufo hanno fatto seguito quelli della necropoli di Pian di Mola, esteso sepolcreto ubicato a NE dell'antico centro urbano. Sul costone che delimita a E la vallata del Maschiolo, è stata rinvenuta (1984-1985) una tomba rupestre del tipo a casa con tetto displuviato. Il monumento, in parte ricavato nel banco roccioso, in parte costruito, risulta collocato in funzione quasi speculare rispetto all'altra già nota Tomba della Peschiera, tipologicamente affine sebbene meno articolata per sviluppo planimetrico e apparato decorativo rispetto al nuovo monumento di Pian di Mola. Quest'ultimo, che presenta scolpite sulla facciata due finte porte ai lati di quella centrale reale, risulta preceduto da un portico tetrastilo inquadrato da ante e impreziosito da eleganti modanature di gusto ionico.
Alla decorazione dell'interno che appare privilegiare la camera centrale, che assolve anche a funzioni di vestibolo per le due laterali, corrisponde quella dell'esterno ben più sfarzosa. Lungo la fronte della tomba è infatti tornato in luce un gruppo unitario di sculture animalistiche in nenfro (due sfingi, un leone ruggente di tipo vulcente e parte di una quarta scultura) che, con funzioni di statue acroteriali, erano originariamente collocate insieme ad altre perdute, delle quali restano le basi, sul tetto della tomba in corrispondenza del columen. Sui lati corti i frontoni erano arricchiti da acroteri a disco (uno semplice e lavorato in un sol pezzo con parte del relativo kalyptèr hegemòn, l'altro complesso e con base a dado) che costituiscono una rara attestazione del tipo nell'Etruria di età arcaica. Ancora pertinenti alla decorazione architettonica che ornava il prospetto del monumento erano infine altre sculture in nenfro delle quali quella più conservata raffigura un felino in posizione di agguato. Lavorata in un sol pezzo con la modanatura che a essa funge da base, doveva essere in origine collocata al margine esterno del tetto, piano, del portico che, accessibile per mezzo di una scaletta addossata al lato corto Ν del dado, assolveva anche a funzioni di terrazzo-piattaforma per il culto funerario.
La tomba, databile in base ai materiali superstiti del corredo agli inizî del secondo venticinquennio del VI sec. a.C., non risulta isolata. Essa sembra costituire anzi il nucleo di un più vasto e unitario complesso che accoglie altre analoghe espressioni monumentali di cui è ancora in corso lo scavo. È stato sinora riportato in luce un fronte di sepolcri, sempre del tipo a casa con tetto displuviato, che scaglionandosi a N e a S della tomba porticata, documenta lo sviluppo topografico unitario di questo settore della necropoli, offrendoci allo stesso tempo un'immagine quanto mai suggestiva di come poteva presentarsi un quartiere di un centro etrusco di età arcaica.
Museo. - Nel 1988 è stato inaugurato il primo nucleo del Museo Archeologico Nazionale di Tuscania. Nei grandi ambienti al piano terreno del rinascimentale Convento di S. Maria del Riposo sono stati esposti, in una mostra permanente, alcuni dei più importanti complessi gentilizî di età tardo-classica ed ellenistica provenienti dalle necropoli del territorio. Così la prima e la seconda sala accolgono in esposizione i sarcofagi e i materiali dei corredi della I (340/330-240/230 a.C.), della II (320/310-fine del II sec. a.C.) e della III (340-300 a.C.) Tomba dei Curunas, noti complessi funerari rinvenuti nella necropoli di Madonna dell'Olivo fra il 1967 e il 1970. Nella terza sala assieme ad altre testimonianze sempre dalla necropoli di Madonna dell'Olivo, è una sezione dedicata ai Campanari, celebre famiglia di antiquari, protagonisti di primo piano nel- l'etruscologia ottocentesca, che crearono fra l'altro nella natia T. una famosa raccolta al cui nucleo principale, costituito dai sarcofagi della Tomba dei Vipinana, è dedicata la quarta sala del museo.
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