Vedi TURRIS LIBYSONIS dell'anno: 1966 - 1997
TURRIS LIBYSONIS (v. vol. VII, p. 1033)
Le condizioni geografiche e morfologiche del sito e della pianura retrostante presuppongono l'esistenza di un insediamento precedente la fondazione della colonia romana, ma allo stato attuale della ricerca mancano sicure prove archeologiche in tal senso. I monumenti e i documenti mobili finora noti concorrono a confermare l'importanza economica e politica della città di T. L. dal I al IV sec. d.C.; con la metà circa del V sec. le basi economiche incentrate sull'attività commerciale del porto e sulla produzione cerealicola subiscono una consistente riduzione.
L'analisi degli elementi decorativi dei mosaici pavimentali, delle sculture, dei contenitori da trasporto, della ceramica di importazione testimonia un vivace scambio tra T. L. e i porti della penisola, della Spagna, della Gallia, dell'Oriente e delle provincie africane, riscontrabili anche nella presenza di numerosi culti religiosi accolti nella città.
Negli ultimi quindici anni è stata svolta una vasta opera di tutela dei monumenti e delle aree dell'insediamento antico. Interventi di scavo nel tessuto urbano hanno consentito di individuare il confine occidentale della città con un tratto delle mura di cinta lungo la sponda destra del fiume Mannu, datate nel III sec. d.C.
Nella fascia retrostante al bacino portuale, sul quale insiste il moderno porto commerciale, sono stati scavati horrea riferibili agli inizî del III sec. e utilizzati, nella loro funzione commerciale, fino ai primi decenni del V sec. d.C., quando sono stati in parte smantellati per la costruzione delle mura di cinta con andamento parallelo alla linea di costa. Altri interventi di scavo e di recupero hanno individuato porzioni del tessuto viario, in parte rispettato nell'attuale viabilità del centro storico. Nella Piazza del Comune è identificabile, a breve distanza dagli horrea e dal porto, il foro nel punto di incontro del cardo (ultimo tratto della strada che univa Cagliari a T. L.) con il decumanus derivante dal ponte che supera, al limite O della città, le acque del fiume Mannu. Le opere architettoniche ubicate nella zona nota con il toponimo di «Palazzo di Re Barbaro» sono inserite in una vasta area destinata a edifici di uso pubblico. Le Terme Centrali hanno un impianto rettangolare sviluppato su otto ambienti delimitati a Í da un porticato e a S da un criptoportico precedente.
Il frigidarium corredato di due vasche, un apodyterium, un tepidarium e tre calidaria hanno restituito pavimenti musivi con motivi decorativi che trovano riscontro in mosaici di Cagliari, Ostia, Roma, Pompei, della Gallia e delle provincie africane, datati tra la fine del III e l'inizio del IV sec. d.C. L'intero complesso termale si è sviluppato in parte su terrapieno e si è sovrapposto a un altro impianto termale sottostante riferibile al II sec., costruito a sua volta su un altro complesso termale del I sec., individuato in un saggio di scavo condotto nel settore SE delle terme del III sec. d.C. All'esterno del complesso architettonico lungo un cardo porticato si apre una serie di ambienti contigui adibiti a tabernae; e tabernae, dotate di pozzi per il rifornimento idrico, sono pure visibili all'interno di due insulae situate a Ν delle Terme Centrali. Altri due impianti termali non completamente scavati sono ubicati a E della ferrovia (Terme Maetzke con sviluppo N-S e Terme Pallottino lungo la Via Ponte Romano, a breve distanza da un peristilio lastricato). Nell'area compresa fra le Terme Centrali e le Terme Maetzke i lavori della ferrovia hanno determinato la scomparsa di altri monumenti di carattere pubblico, civile e religioso; di essi si conoscono numerose sculture e pavimenti musivi attualmente esposti nel Museo Nazionale G. A. Sanna di Sassari. Le iscrizioni recano notizia di notevoli monumenti finora non identificati: un tempio della dea Fortuna, una basilica con tribunal ornato di sei colonne restaurate nel III sec. d.C., una cisterna per riserva idrica fatta costruire a spese di un magistrato della colonia.
La raccolta dei dati d'archivio consente di ipotizzare l'esistenza di un edificio per gli spettacoli nel fronte settentrionale di una delle colline prospicienti la linea di costa a breve distanza dal foro. L'eccezionale architettura del ponte su sette arcate rivela la presenza a T. L. di esperti ingegneri.
L'impianto urbano, sviluppatosi attorno all'arco naturale che racchiude il bacino portuale, è delimitato esternamente da tre vaste aree adibite a necropoli. A O del corso del fiume la necropoli occidentale o di Marinella ha restituito tombe in anfora, alla cappuccina e in cassone scavate nel banco roccioso. La necropoli orientale (o di Baiai o dello Scoglio Lungo) è caratterizzata da un monumento con numerose tombe ad arcosolio, da un colombario, e da un ipogeo (quello di Tanca Borgona) con tombe ricoperte da lastre marmoree iscritte, riutilizzate fino al VI sec. d.C. Una delle epigrafi documenta il nome di un funzionario imperiale che aveva ricoperto la carica di procurator ripae Turritanae.
La necropoli meridionale (o di S. Gavino), sulla quale è stata edificata alla fine dell'XI sec. una basilica con due absidi contrapposte, è caratterizzata da monumenti funerari singoli e collettivi. Uno degli edifici è ricavato nel banco di calcare, e ha accolto numerose sepolture disposte su tre livelli sovrapposti, e un blocco parallelepipedo di uso cultuale-funerario.
Nella pianura retrostante alla città, a 3 km circa dal centro, sono stati documentati tratti dell'acquedotto che adduceva l'acqua dalla valle di San Martino di Sassari, in parte scavati nella roccia e in parte edificati su notevoli arcate, delle quali si sono messi in luce i filari di fondazione.
Nei programmi di valorizzazione dei monumenti di T. L. è prevista la ripresa degli scavi nell'area del parco archeologico, attualmente in allestimento, ed è in corso di studio un sistema museale integrato distribuito all'interno della città, in parte avviato con l’Antiquarium Turrita- no, inaugurato nel 1984 in prossimità delle Terme Centrali. Il percorso espositivo presenta una selezione della notevole quantità di materiali rinvenuti nelle necropoli e nei tre impianti termali.
Negli anni 1994-1995 gli scavi condotti nel peristilio delle Terme Centrali hanno messo in luce porzioni di cinque ambienti di una domus con pavimenti mosaicati. I materiali rinvenuti fra i resti del crollo delle strutture perimetrali della domus e delle pareti interne affrescate permettono di datare i mosaici nel I sec. d.C. Di tre pavimenti il motivo decorativo policromo è geometrico, del quarto si conserva parte dell'esagono centrale con una scena di ierogamia, e del quinto, danneggiato in antico, il motivo geometrico policromo racchiude un emblema delimitato da un ottagono in cui è raffigurato Orfeo che suona la lira, circondato da otto animali.
I lavori procedono attualmente all'interno del terrapieno del peristilio nel settore occidentale della domus. E in corso l'analisi degli elementi strutturali relativi al I sec. d.C. e degli edifici sovrapposti alle terme del III-inizî IV sec. d.C., con il fine di presentare al pubblico, con idonea sistemazione, le costruzioni che si sono succedute nella stessa area.
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