TURONE
Non si conoscono le date di nascita e di morte di questo pittore attivo a Verona durante la seconda metà del Trecento e documentato dal 1356 al 1387. Le notizie sulla sua vicenda umana e artistica sono assai limitate e tutte di ambito veronese. Un documento del 1356 lo cita come «Turonem quondam domini Maxii de Camenago diocexis Mediolanensis et nunc habitantem Verone», indicando la sua origine lombarda e il suo recente trasferimento in città (Cuppini, 1966, p. 41 nota 12; Piccoli, 2010, p. 175); è poi registrato come testimone in un atto del 1360 relativo al convento di S. Maria della Scala (Da Lisca, 1942-1943, p. 45; Piccoli, 2010, p. 175) e in un altro del 1387 non più reperibile (Da Lisca, 1942-1943, p. 45; Piccoli, 2010, p. 175), mentre dal 1393 risulta già morto (ibid., pp. 175 s.). Giovanni Battista Da Persico (1821) ricorda un dipinto firmato da Turone che fu forse trasportato in Prussia e gli riferisce un polittico nella chiesa di S. Severo a Bardolino. L’unica opera da lui sottoscritta oggi nota («Hopus Turoni») è, però, il polittico datato 1360 (Verona, Museo di Castelvecchio, Civici musei d’arte, inv. 355), che proviene dal monastero della SS. Trinità (Dalla Rosa, 1803, 1996). La sua collocazione originaria doveva essere sull’altare maggiore della chiesa, come indica la raffigurazione della Trinità nel comparto centrale, affiancato dai pannelli con i Ss. Pietro, Paolo, Giovanni Battista e Zeno e, in alto, da quello con l’Incoronazione della Vergine. La cornice originale ha una struttura analoga a quella di ancone scolpite prodotte in ambito veronese (dossali delle chiese di S. Maria in Organo a Verona e di Camaldola ad Avesa; cfr. Magagnato, 1962), comprendendo piccoli inserti dipinti con angeli ed Evangelisti alati e due cuspidi con le Ss. Caterina e Lucia. Federico Zeri (1957, 1988) ha proposto d’integrarle con altre due raffiguranti l’Annunciazione, oggi conservate a New York (collezione Fioratti; Boskovits, 1985), che sono stilisticamente omogenee al polittico e con buona probabilità ne furono parte, malgrado alcune diversità nell’ornato e nei nimbi (Franco, 2000, pp. 166-168; Piccoli, 2010, pp. 17 s.).
Da Giovanni Battista Cavalcaselle in poi (Crowe - Cavalcaselle, 1871), le attribuzioni a Turone si sono susseguite, attingendo al cospicuo numero di pitture anonime trecentesche d’ambito veronese, e restituendo in molti casi una fisionomia artistica sfocata e, comunque, minore. Maria Teresa Cuppini (1960; 1966), seguita da Mauro Lucco (1986) e da Enrica Cozzi (1992), ha avuto il merito di offrire un catalogo dell’artista restrittivo e coerente alla qualità sostenuta del polittico della Trinità, seppure circoscritto cronologicamente entro il settimo decennio del secolo. La riconsiderazione d’insieme dell’attività del pittore compiuta da Fausta Piccoli (2010) ha, invece, finalmente offerto una ricostruzione del percorso del pittore meglio articolata nel tempo e, in conseguenza, meglio definita, anche riguardo alla produzione della bottega e all’influenza in città e nel territorio. Sono unanimemente attribuite e offrono, insieme al polittico del 1360, un aggancio cronologico per la prima fase dell’attività di Turone a Verona la Madonna col Bambino e santi ad affresco di S. Maria della Scala, databile intorno al 1362 e probabilmente legata a una committenza dei Della Scala (ibid., pp. 18 s.), e la Crocifissione sopra il portale laterale della chiesa di S. Fermo Maggiore, datata 1363. Un riferimento per l’attività matura degli anni Ottanta è, invece, costituito dalla Crocifissione sopra il portale maggiore interno della stessa chiesa, già riferita a Turone da Cavalcaselle (Crowe - Cavalcaselle, 1871); la cronologia tarda del dipinto si basa, da un lato, sull’evidente influenza della pittura di Altichiero, e dall’altro sul fatto che doveva essere parte dell’allestimento funerario per il notaio Giacomo delle Eredità, già compiuto nel 1390 (Piccoli, 2009; Ead., 2010, pp. 26-28).
Le altre opere attribuite a Turone possono così inserirsi in un percorso artistico scalato in continuità tra settimo e nono decennio del Trecento: due frammentari Cristi crocifissi ad affresco (Verona, Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle; collezione privata); una coppia di riquadri devozionali sulle pareti di S. Pietro Martire (o S. Giorgetto dei Domenicani); la Madonna in trono e s. Giorgio già nel chiostro del convento di S. Maria della Scala (Pietropoli, 2000) e, di più recente assegnazione, un Angelo annunciante in S. Maria in Chiavica, una Madonna col Bambino e santi nel chiostro di S. Anastasia e quanto resta della decorazione sulla facciata della chiesa di S. Elena, presso la cattedrale (Piccoli, 2010). A queste opere si possono aggiungere quelle riferibili alla produzione della bottega, quali, ad esempio, il Cristo benedicente di S. Fermo Maggiore, la decorazione del protiro dei Ss. Siro e Libera e le pitture che inquadrano l’abside nord di S. Zeno Maggiore (Piccoli, 2013).
Non va, inoltre, dimenticato l’impegno nel campo della miniatura, come testimonia la decorazione di parte dei diciassette corali realizzati per il capitolo della cattedrale di Verona tra il settimo e l’ottavo decennio del Trecento, giusta la data 1368 su tre di essi. Evelyn Sandberg Vavalà (1929-1930) riferì tutto il complesso della loro decorazione a Turone e alla sua bottega, mentre più circostanziati studi recenti hanno limitato tale impegno alla serie degli antifonari e alla coppia di graduali 8 e VIII (Minazzato, 2007; Piccoli, 2007; Ead. 2010; Minazzato, 2011, pp. 38-60). Si tratta di un articolato lavoro di équipe, di notevole qualità e varietà iconografica, eseguito sotto la supervisione di Turone con vari interventi in prima persona che testimoniano anche della sua ‘maturazione’ a confronto con altre esperienze artistiche coeve, prima fra tutte quella di Altichiero (Piccoli, 2010, pp. 33-42). Non può, invece, essere accolta l’attribuzione delle miniature del Roman de Troie della Bibliothèque Nationale di Parigi (ms. fr. 782; Cipollaro, 2012).
L’insieme delle opere sopra ricordate restituisce la fisionomia di un pittore che, a lungo attivo a Verona con incarichi di particolare prestigio, seppe rinvigorire la vena del giottismo veronese di primo Trecento, dimostrando una personale e intelligente capacità di aggiornamento. Restano apprezzabili il tratto affabile delle sue immagini, ma soprattutto il linguaggio vigoroso con cui sono rese, il descrivere conciso ed energico, «la necessità delle pieghe, cadenzate e flesse a modellare il volume dei corpi, ad usarli come recipienti plastici» (Cuppini, 1966, p. 34). Si aggiunge, infine, la sensibilità spaziale nell’articolare con chiarezza troni e architetture e nel creare l’illusione di uno scorcio prospettico, come nella cornice del riquadro con la Madonna e un santo in S. Pietro Martire. In sede critica questi caratteri, di fresca novità nel panorama artistico veronese pre-altichieresco, sono stati spiegati in rapporto a un retaggio tutto locale, seppure arricchito dal confronto con la scultura coeva e con le esperienze figurative emiliane (Pettenella, 1961; Cuppini, 1966; Ead., 1969, p. 302; Bisogni, 1977, p. 164), oppure, più credibilmente, a una prima formazione lombarda (Magagnato, 1962; Lucco, 1986, p. 123; Piccoli, 2010). Licisco Magagnato la intuì già prima che si accertasse l’origine dell’artista attraverso il documento del 1356, individuando la sua unicità nell’ambiente veronese e il suo legame con le «schiere dei frescanti lombardi, operanti sulle orme di Giotto, da Viboldone a Lodi, da Milano a Chiaravalle» (Magagnato, 1962, p. 72). Il confronto con la Madonna e santi del 1349 nel tiburio di Viboldone dichiara la stretta sintonia dei modi di Turone con quei modelli, seppure interpretati con una ‘dignità affabile’ di derivazione emiliana, e spiega le affinità con le forme di Giusto de’ Menabuoi colte da Roberto Longhi (1928-1929, 1968, p. 10) e da Maria Teresa Cuppini (1966). In questa stessa congiuntura di esperienze ancora non ben dipanabile, ma a un livello qualitativo più sostenuto, si pone la notevole Crocifissione su tavola di Detroit (Institute of Arts Museum), datata 1351 e connessa a una committenza legata all’area tra Brescia e il lago di Garda (Boskovits, 1994), la cui attribuzione in sede critica oscilla tra Turone e Altichiero, insieme al connesso dipinto di analogo soggetto già nella collezione Rasini (De Marchi, 2005; Chiodo, 2008; Piccoli, 2010, pp. 53-56). La contiguità di queste opere di alta qualità con Turone, oltre a evocare il suo contesto formativo, serve a documentare per gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo il fervore di rinnovamento artistico che andò definendosi tra Veneto e Lombardia e di cui il pittore fu pienamente partecipe. Lo stimolo della sua attività a Verona e nel suo territorio è testimoniato da varie opere che risentono con evidenza dei suoi modi, come, ad esempio, la Crocifissione proveniente da casa Bernasconi (Verona, Museo di Castelvecchio, Civici musei d’arte) o la Trinità nella chiesa dismessa di S. Marco alle Carceri (Piccoli, 2010).
S. Dalla Rosa, Catastico delle pitture e delle sculture esistenti nelle chiese e luoghi pubblici situati in Verona (1803), a cura di S. Marinelli - P. Rigoli, Verona 1996, p. 146; G. Da Persico, Descrizione di Verona e della sua provincia, II, Verona 1821, pp. 232, 344; J.A. Crowe - G.B. Cavalcaselle, A History of Painting in North Italy, II, London 1871, p. 449, nota 1; D. Zannandreis, Le vite dei pittori, scultori e architetti veronesi, Verona 1891, p. 33; R. van Marle, The Development of the Italian schools of painting, IV, The Hague 1924, p. 181; E. Sandberg Vavalà, La pittura veronese del Trecento e del primo Quattrocento, Verona 1926, pp. 131-144; R. Longhi, Frammenti di Giusto di Padova, in Pinacotheca, I (1928-1929), pp. 137-152, (rist. in Id., Opere complete, IV, ‘‘Me pinxit’’ e quesiti caravaggeschi, 1928-1934, Firenze 1968, pp. 7-18); E. Sandberg Vavalà, A Chapter in Fourteenth Century Iconography: Verona, in The Art Bulletin, XI (1929), pp. 376-412; Ead., T. miniatore, in Dedalo, X (1929-1930), pp. 15-44; A. Da Lisca, Verona - S. Anastasia. La cappella maggiore e le sue decorazioni, in Atti e memorie della Accademia di agricoltura, scienze e lettere di Verona, s. 4, 1942-1943, vol. 21, pp. 1-65 (in partic. pp. 37-46); L. Coletti, I Primitivi, III, I padani, Novara 1947, p. XLIV; P. Toesca, Il Trecento, Torino 1951, p. 780; A. Boschetto, Le Storie della Vergine e altre cose, in Bulletin des Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique, n.s., III (1954), pp. 13-19; F. Zeri, Una “Annunciazione” di T., in Paragone, VIII (1957), 89, pp. 48-52 (rist. in Id., Giorno per giorno la pittura. Scritti sull’Italia settentrionale dal Trecento al primo Cinquecento, Torino 1988, pp. 7-9); P. Gemma Balestrieri, La miniatura gotica a Verona, in Atti e memorie della Accademia di agricoltura, scienze e lettere di Verona, s. 6, 1957-1958, vol. 9, pp. 469-489 (in partic. pp. 474-477); Da Altichiero a Pisanello (catal., Verona), a cura di L. Magagnato, Venezia 1958, pp. 4-6; L. Coletti, La mostra “Da Altichiero a Pisanello”, in Arte veneta, XII (1958), pp. 239-250 (in partic. pp. 240-243); E. Arslan, Una tavola di Altichiero e un affresco di T., in Commentari, XI (1960), pp. 103-106; M.T. Cuppini, Alcune pitture del Trecento a Verona, ibid., pp. 237-243; P. Pettenella, Altichiero e la pittura veronese del Trecento, Verona 1961, pp. 21-27; L. Magagnato, Arte e civiltà del Medioevo veronese, Torino 1962, pp. 72-74; G.L. Mellini, Disegni di Altichiero e della sua scuola. III, in Critica d’arte, s. 3, 1963, n. 10, pp. 33-46; R. Pallucchini, La pittura veneziana del Trecento, Venezia-Roma 1964, pp. 141 s.; M.T. Cuppini, Turone di Maxio da Camenago, in Bollettino d’arte, s. 5, LI (1966), 1-2, pp. 33-42; Ead., L’arte gotica a Verona nei secoli XIV-XV, in Verona e il suo territorio, III.2, Verona, 1969, pp. 211-383 (in partic. pp. 301-310); Ead., in Pitture murali restaurate, a cura di P. Gazzola - M.T. Cuppini, Verona 1970, pp. 63-67; G. Mazzi, Turone di Maxio, in Maestri della pittura veronese, a cura di P. Brugnoli, Verona 1974, pp. 31-38; F. Bisogni, Iconografia e propaganda religiosa: due cicli veronesi del Trecento, in Scritti di Storia dell’arte in onore di Ugo Procacci, a cura di M.G. Ciardi Duprè Dal Poggetto - P. Dal Poggetto, I, Milano 1977, pp. 157-168; P. Brugnoli, scheda F-1, Codici miniati della Biblioteca Capitolare e dipinti del Museo Canonicale di Verona (catal.), Verona 1977, s.p.; M.T. Cuppini, Pitture murali restaurate (catal.), Verona 1978, pp. 30-33; F. Flores d’Arcais, La pittura nelle chiese e nei monasteri di Verona, in Chiese e monasteri a Verona, a cura di G. Borelli, Verona 1980, pp. 443-532 (in partic. pp. 452-454); G.L. Mellini, Elogio della pittura veronese del primo Trecento, in Scritti di storia dell’arte in onore di Federico Zeri, I, Milano 1984, pp. 46-54 (rist. in Labyrinthos, XIII (1994), nn. 25-26, pp. 99-127); M. Boskovits, The Martello Collection. Paintings, drawings and miniatures from the XIVth to the XVIIIth centuries, Florence 1985, pp. 142-145; M. Lucco, Pittura del Duecento e del Trecento nelle province venete, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, a cura di E. Castelnuovo, I, Milano 1986, pp. 113-149 (in partic. pp. 120 s., 123 s.); G. Castiglioni, I corali tardotrecenteschi del Capitolo veronese, in Gli Scaligeri, 1277-1387, a cura di G.M. Varanini (catal.), Verona 1988, pp. 421-426; E. Cozzi, Verona, in La pittura nel Veneto. Il Trecento, a cura di M. Lucco, II, Milano 1992, pp. 303-379 (in partic. pp. 342-347, 373 s.); M. Lucco, Turone di Maxio, ibid., pp. 551 s.; M. Boskovits, Su Giusto de’ Menabuoi e sul ‘giottismo’ nell’Italia settentrionale, in Studi di storia dell’arte in onore di Mina Gregori, Milano 1994, pp. 26-34; T. Franco, T., in Dizionario della pittura e dei pittori, a cura di E. Castelnuovo - B. Toscano, V, Torino 1994, pp. 687 s.; L. Pani, scheda n. 39, in Calligrafia di Dio. La miniatura celebra la parola (catal., Teolo), a cura di G. Mariani Canova - P. Ferraro Vettore, Modena 1999, pp. 176 s.; T. Franco, T., in Enciclopedia dell’arte medievale, XI, Roma 2000, pp. 382 s.; Ead., scheda n. 34, in Trecento. Pittori gotici a Bolzano (catal., Bolzano), a cura di A. De Marchi - T. Franco - S. Spada Pintarelli, Trento 2000, pp. 166-169; F. Pietropoli, scheda n. 25, ibid., pp. 171-173; A. De Marchi, in Pinacoteca Ambrosiana, I, Dipinti dal Medioevo alla metà del Cinquecento, a cura di L. Caramel - S. Coppa, Milano 2005, pp. 137-139; M. Giacopuzzi, L’altare e il dipinto murale della Beata Vergine delle Grazie, in Santa Maria della Scala. La grande ‘fabrica’ dei servi di Maria in Verona, a cura di A. Sandrini, Vicenza 2006, pp. 271-281; M. Minazzato, I corali trecenteschi del Capitolo della Cattedrale di Verona e la miniatura veronese della seconda metà del Trecento, tesi di dottorato, Università degli studi di Padova, XIX ciclo, 2007 (rel. G. Mariani Canova), passim; Ead., La cattedrale e il libro: i corali trecenteschi del Capitolo veronese e le loro miniature, in Medioevo. L’Europa delle cattedrali. Atti del convegno internazionale di studi, Parma… 2006, a cura di A.C. Quintavalle, Milano 2007, pp. 370-375; F. Piccoli, Pittura e miniatura a Verona e nel suo territorio (1351-1387), I-III, tesi di dottorato, Università degli studi di Verona, XIX ciclo, 2007 (rel. T. Franco), passim; Ead., Tra centro e periferia: testimonianze di pittura e devozione del territorio veronese nel secondo Trecento, in Religione nelle campagne, a cura di M.C. Rossi, Verona 2007, pp. 159-203; S. Chiodo, scheda n. 5, in Giovanni da Milano. Capolavori del gotico fra Lombardia e Toscana (catal.), a cura di D. Parenti, Firenze 2008, pp. 156-158; F. Piccoli, “Purché di lor memoria sia”: il caso del portale maggiore di San Fermo a Verona, in Medioevo: immagine e memoria. Atti del convegno internazionale di studi, Parma… 2008, a cura di A.C. Quintavalle, Milano 2009, pp. 641-648; C. Gemma Brenzoni, schede nn. 32 e 34, in Museo di Castelvecchio. Catalogo generale dei dipinti e delle miniature delle collezioni civiche veronesi, I, Dalla fine del X all’inizio del XVI secolo, Cinisello Balsamo 2010, pp. 65-69; F. Piccoli, Altichiero e la pittura a Verona nella tarda età scaligera, Sommacampagna 2010, pp. 13-52, 175 s., 180, 184 s., 189; M. Minazzato, Il Trecento e l’età gotica, in La parola illuminata. Per una storia della miniatura a Verona e a Vicenza tra Medioevo ed Età romantica, Verona 2011, pp. 35-89; C. Cipollaro, Turone di Maxio, miniatore del Roman de Troie di Parigi (Bibliothèque Nationale de France, ms. Français 782), in Codices manuscripti, 2012, nn. 85-86, pp. 16-22; F. Piccoli, Testimonianze di pittura della seconda metà del Trecento nella Basilica di San Zeno Maggiore, in Annuario storico zenoniano, 2013, n. 23, pp. 83-98.