TUROLDO
. È il nome con cui si chiude la Chanson de Roland (v. orlando) nella sua più antica e preziosa redazione conservata dal codice di Oxford.
Dato l'assoluto silenzio dei documenti e della tradizione sull'autore del grande poema nazionale della Francia, la critica si è aggrappata con tenacia a questo nome e all'interpretazione del verso che suggella il poema: Ci falt la geste que Turoldus declinet, cioè: "Qui ha fine la gesta che Turoldo recita". E Turoldus potrebbe perciò indicare il nome del modesto giullare che declamava la Chanson, se non del semplice trascrittore, ma potrebbe anche serbare il nome autentico del poeta. Il nome Turoldus era frequente tanto in Normandia quanto in Inghilterra, vale a dire nei due paesi nel cui dialetto è stato elaborato il poema rolandiano; fra i varî Turoldus soltanto quattro se ne sono contesa la paternità; escluso un Turoldus de Tudela, vissuto in Spagna verso il 1128 (troppo tardi) e d'incerta identità, rimangono: Turoldus di Chartres, benedettino, abate per 19 anni, morto nel 1131, vissuto anche lui un po' tardi rispetto alla Chanson, che risale alla metà del sec. XI, Turoldus, vescovo di Bayeux, che rinunziava alla sua carica per ritirarsi nell'abbazia del Bec, nato tra il 1057 e il 1067, anche lui troppo giovane; e finalmente Turoldus di Fécamp che da Guglielmo il Conquistatore otteneva l'abbazia di Malmesbury subito dopo la vittoria del 1066; e questi è il Turoldo che accampa i maggiori diritti come, sempre ipotetico, autore dell'epopea di Orlando: per la sua vita, così legata all'ambiente anglo-normanno, per la sua stessa personalità di religioso e d'uomo politico, per la sua stessa cultura, ecclesiastica e laica a un tempo. Ma oggi il problema dell'attribuzione si pone anche in funzione più squisitamente critica, in quanto Turoldus, o chi per lui, simboleggia l'unità estetica del poema, sorto da una potente e organica ispirazione e sorretto da una forte coscienza umana, religiosa e lirica.
Bibl.: Fra le discussioin più recenti, si veda: W. Tavernier, Zur Vorgeschichte des altfr. Rolandsliedes, in Romanische Studien, Berlino 1903 (e in Zeitschrift f. franz. Sprache u. Liter., XXXIX e XLI, 1912-13); F. Torraca, in Nuova Antologia, dicembre 1925; P. Boissonnade, Du nouveau sur la Chanson de Roland, Parigi 1923; J. Bédier, Commentaires de la Chanson de Roland, ivi 1927; T. A. Jenkins, La Chanson de Roland, Oxford 1929; V. Crescini, in Fragmenta Romanica, Torino 1932; R. Fawtier, La Chanson de Roland, Parigi 1933; E. Faral, La Chanson de Roland, ivi 1933; G. Bertoni, nell'introd. all'editio maior della sua Chanson de Roland, Firenze 1936; I. A. Petkanov, Intorno a T. presunto autore della Chanson de Roland, in Archivum Romanicum, XX (1936), pp. 289-97.