TURINO di Vanni
TURINO di Vanni (Turino Vanni). – Attivo fra il XIV e il XV secolo, nella portata al Catasto del 1427 (Tanfani Centofanti, 1897, pp. 486-488; la data non sembra da intendere in stile pisano, cioè 1426, come ivi ipotizzato), Turino di Vanni diceva di avere 78 anni; sarebbe nato, quindi, nel 1349, a Pisa o nel paese di Rigoli, luogo d’origine della famiglia (negli atti e nelle iscrizioni è detto sia «de Pisis» sia «de Riguli»); è possibile (Algeri, 1991, p. 101) che abbia dichiarato un’età maggiore di quella reale; una nascita vicina al 1360 sarebbe compatibile con quanto sappiamo della sua lunga vita. Si ignora da chi abbia appreso l’arte; la sua pittura semplice, rigida e bidimensionale, ricca di colore, derivata da artisti come Francesco Neri da Volterra e Giovanni di Nicola, sa cogliere suggestioni dai pittori forestieri attivi a Pisa nel suo tempo, come Barnaba da Modena, Taddeo di Bartolo, Spinello Aretino.
Nel giugno del 1390 Turino prometteva a Giovanna Bonconti di dipingere una tavola per l’altare di S. Giovanni Battista nel duomo pisano (Fanucci Lovitch, 1991, p. 278). A quest’opera sono riferibili, secondo noi, i due elementi di predella del Museo Lia della Spezia (attribuiti da Federico Zeri e Roberto Longhi; De Marchi, 1997), per la presenza di santi il cui culto è strettamente legato al duomo, Efisio, Potito e il rarissimo Gamaliele. Nel marzo del 1393 gli veniva pagata una tavola per la chiesa pisana di S. Cristina in Chinzica, e nell’aprile aveva dipinto il tetto della porta dei Morti nel duomo (Tanfani Centofanti, 1897, pp. 482 s.); nel 1395 decorava il tabernacolo sul fonte battesimale del battistero (Bonaini, 1846).
Nel maggio del 1397 (1396 se in stile pisano) firmava la pala della chiesa pisana di S. Paolo a Ripa d’Arno: TURINUS VANNIS DE RIGULI DEPINXIT / A. D. MCCCLXXXXVII MADII.
La tavola presenta la Madonna in trono col Bambino fra i ss. Ranieri e Torpè, con i vessilli di Pisa; ai piedi del trono due figure femminili di non facile identificazione. L’opera proviene dalla chiesa di S. Cassiano (Da Morrona, 1792, p. 231), ma il suo carattere civico implica una sede originaria più importante.
Nel 1398 Turino coloriva e dorava la statua della Madonna appena posta sulla porta del campanile, nel 1401 quella di S. Ranieri all’interno del duomo (Tanfani Centofanti, 1897, pp. 483 s.). La data 1402 (Carli, 1961, p. 85) o 1403 (Sirén, 1914) era scritta nella Madonna col Bambino già in S. Donnino di Pisa, opera attribuita. Da un atto del 1429 sappiamo che nel 1403 a Turino era stata pagata una tavola per il S. Francesco di Castiglione della Pescaia (Fanucci Lovitch, 1991, p. 283). Nel 1406 era nel ruolo delle guardie di Pisa per il quartiere di Ponte (Tanfani Centofanti, 1897, p. 484); nel febbraio del 1408, con il pittore Vittorio di Domenico da Siena, contraeva un mutuo con Gabriele della Seta (Milanesi, 1893; Fanucci Lovitch, 1991, p. 281).
In seguito Turino si trasferì a Genova; qui eseguì la Madonna in trono fra schiere di santi (con Storie di s. Bartolomeo nella predella) per l’altare maggiore di S. Bartolomeo degli Armeni; l’opera è firmata TURINUS VANNIS DE PISIS PINXIT ed è datata 15 agosto 1415 (Alizeri, 1847). A Genova partecipò, il 7 novembre 1415, alla riunione dell’Arte dei pittori che modificò il meccanismo di elezione dei propri consoli, equiparando locali e forestieri (Alizeri, 1870, p. 210). La partecipazione all’Arte implicava un soggiorno a Genova da almeno dieci anni, ma per Turino si fece forse un’eccezione (Algeri, 1991, p. 101). Nel 1416 il pittore era ricordato a Savona per lavori non meglio specificati nel palazzo civico (Spotorno, 1827).
Nel settembre del 1419, a Pisa, era pagato per aver ripassato le iscrizioni poste sugli affreschi del Camposanto (Tanfani Centofanti, 1897, p. 485). Tra il 1421 e il febbraio del 1424 eseguì una tavola per l’altare di S. Michele Arcangelo in S. Martino in Chinzica (Fanucci Lovitch, 1991, p. 282), nel 1425 dipingeva gli stemmi di Firenze e Pisa nel palazzo dei Priori di Pisa e nel luglio del 1426 era pagato per la tavola dell’altare di S. Caterina in S. Andrea in Chinzica, fatta per volontà testamentaria di Datuccia, vedova di ser Andrea da Calcinaia (ibid.). A quest’opera, a nostro avviso, possono collegarsi i cinque elementi di polittico del museo del Petit Palais di Avignone (Laclotte - Moench, 2005, p. 199), nei quali troviamo s. Caterina (titolare dell’altare) e s. Andrea (titolare della chiesa ed eponimo di ser Andrea). L’opera segna l’evoluzione dello stile di Turino verso una parziale adesione a modi tardogotici affini a quelli di Alvaro Pirez.
Nel settembre del 1427 (v. supra) Turino dichiarava al Catasto di essere settantottenne e «nel letto infermo» (Tanfani Centofanti, 1897, p. 487): possedeva la casa in cui abitava, nella cappella di S. Leonardo in Pratuscello, parte di un’altra a S. Jacopo degli Speronari, due pezzi di terra in Valdiserchio (uno a Rigoli). Doveva però ancora versare parte della dote di due figlie ed estinguere il mutuo del 1408; di «povertà» di Turino parlano due altri atti posteriori (del 1428, Fanucci Lovitch, 1991, p. 284; e del 1443, ibid., pp. 279 s.).
I documenti (ibid., pp. 280, 283 s.; Tanfani Centofanti, 1897, p. 488) ricordano la moglie Bonuccia (cinquantenne nel 1427), forse sposata in seconde nozze, perché morì nel 1431 senza lasciare figli propri. Turino ebbe invece almeno un figlio, Vanni (tredicenne nel 1427), sopravvissuto a Bonuccia, oltre a Bartolomeo, Mariano, Nese (nata nel 1400, già morta nel 1434) e Margherita (nata nel 1410); fu forse suo figlio anche il pittore Paolo di Turino (ibid., pp. 415 s.).
Nel 1437 Turino rifaceva quattro gironi infernali e parte della figura di Lucifero nell’affresco dell’Inferno nel Camposanto pisano (ibid., p. 485); nel 1438 coloriva una statua della Madonna nel duomo e una bandiera con un giglio da porre sullo stesso edificio (ibid.); eseguì ancora lavori di poco conto per il convento di S. Caterina fra il 1438 e il gennaio del 1444 (Fanucci Lovitch, 1991, p. 285); morì probabilmente nel corso di quest’ultimo anno (ibid., p. 280: passaggio del livello di un terreno da Turino agli eredi).
Oltre alle opere citate, Turino eseguì, in data incerta, due tavole con un Cristo e un S. Guglielmo per S. Ranieri del Ponte Novo (ibid., p. 285). Abbiamo poi altre tre opere firmate: la pala della Galleria regionale di Palermo (dal monastero di S. Martino delle Scale), inscritta [TUR]INUS VANNIS DE PISIS PINSIT A.D. [...], di datazione discussa (cfr. Abbate, 2014); la Madonna in trono e angeli, siglata TURINUS VAN/NIS DE PISIS ME / PINSIT, al Louvre di Parigi dal 1812, dalla chiesa pisana di S. Silvestro; e la Madonna e angeli, firmata TURINUS VANNIS DE PISIS PINXIT, della chiesa di S. Marco a Rigoli (oggi nel Museo pisano di S. Matteo). Tra le altre opere riferite a lui nel museo di Pisa citiamo un Battesimo di Cristo (da S. Paolo a Ripa d’Arno), derivato da una tavola di Niccolò Gerini del 1387 (Vigni, 1950, pp. 98 s.), una Crocifissione (pp. 87-89), un Angelo annunciante e una Madonna annunciata (Carli, 1974, p. 87); a queste si aggiungono un’Assunzione della Vergine al Petit Palais di Avignone (Laclotte - Moench, 2005, p. 200) e un’anconetta del Lindenau Museum di Altenburg (Oertel, 1961), con la Madonna fra i Ss. Ranieri e Torpè. A Turino è riferita una Crocifissione ad affresco nella chiesa pisana di S. Domenico (Burresi - Caleca, 2003); gli si collega anche il cosiddetto Crocifisso della Dogana del Museo di S. Matteo (Burresi - Caleca, 1993), che reca la data 1437, forse aggiunta. Incerta l’attribuzione a Turino della notevole S. Margherita e storie della sua vita della Pinacoteca Vaticana (Volbach, 1987).
Un vasto corpus di opere vicine allo stile di Turino, già a lui riferito (Sirén, 1914), e poi diviso fra pittori indicati con nomi convenzionali, Maestro dell’Universitas Aurificum, Pseudo-Falconi, Maestro della S. Orsola (v. Carli, 1961, pp. 58-76, e 1994, pp. 99-102), è stato di nuovo riportato a Turino (Caleca, 1986, p. 255). A nostro avviso, gli sono riferibili soprattutto i dipinti già dati al Maestro dell’Universitas Aurificum, anche in base all’uso degli stessi punzoni decorativi (Frinta, 1975). Alessandro da Morrona (1792, pp. 230 s.) riferiva di aver visto a Pisa due tavole firmate da Turino e datate 1340 (già in S. Silvestro) e 1343 (già in S. Anna); le date precoci hanno creato problemi agli storici finché Enzo Carli (1961, pp. 76-80) non ha chiarito che l’erudito citava opere che non poteva più vedere da tempo, e ha identificato la pala di S. Silvestro con quella del Louvre, opera non databile nella prima metà del Trecento.
Fonti e Bibl.: A. Da Morrona, Pisa illustrata nelle arti del disegno, II, Pisa 1792, pp. 229-232; G.B. Spotorno, Pittori che operavano in Savona tra il 1340 e il 1520, in Giornale ligustico, I (1827), pp. 436 s.; F. Bonaini, Memorie inedite intorno alla vita e ai dipinti di Francesco Traini e ad altre opere di disegno dei secoli XI, XIV e XV, Pisa 1846, pp. 83, 143; F. Alizeri, Guida artistica per la città di Genova, II, 2, Genova 1847, pp. 967 s.; Id., Notizie dei professori del disegno in Liguria dalle origini al secolo XVI, I, Genova 1870, pp. 209-220; G. Milanesi, Nuovi documenti per la storia dell’arte toscana dal XII al XVI secolo, Roma 1893, pp. 73 s.; L. Tanfani Centofanti, Notizie di artisti tratte dai documenti pisani, Pisa 1897, pp. 415 s., 482-488; O. Sirén, Maestri primitivi. Antichi dipinti nel Museo civico di Pisa, in Rassegna d’arte antica e moderna, I (1914), pp. 225-234; E. Lavagnino, Pittori pisani del XIV secolo, in L’arte, XXVI (1923), pp. 33-43, 72-85; G. Vigni, Pittura del Due e Trecento nel Museo di Pisa, Palermo 1950, pp. 87-102; E. Carli, Pittura pisana del Trecento, II, La seconda metà del secolo, Milano 1961, pp. 58-87; R. Oertel, Frühe Italienische Malerei in Altenburg, Berlin 1961, pp. 187 s.; E. Carli, Il Museo di Pisa, Pisa 1974, pp. 78-87; M.S. Frinta, A seemingly florentine yet not really florentine altar-piece, in The Burlington Magazine, CXVII (1975), pp. 527-535; A. Caleca. Pittura del Duecento e del Trecento a Pisa e a Lucca, in La pittura in Italia, I, Il Duecento e il Trecento, a cura di E. Castelnuovo, Milano 1986, pp. 233-264; W.F. Volbach, Catalogo della Pinacoteca Vaticana, II, Il Trecento. Firenze e Siena, Città del Vaticano 1987, pp. 12 s.; G. Algeri, Dal Trecento al Quattrocento: la pittura in una regione ‘di frontiera’, in Ead. - A. De Floriani, La pittura in Liguria. Il Quattrocento, Genova 1991, pp. 17-101; M. Fanucci Lovitch, Artisti attivi a Pisa fra XIII e XVIII secolo, Pisa 1991, pp. 278-286; M. Burresi - A. Caleca, in Nel secolo di Lorenzo. Restauri di opere d’arte del Quattrocento (catal.), a cura di M. Burresi, Pisa 1993, pp. 130-133, n. 17; E. Carli, La pittura a Pisa dalle origini alla ‘Bella Maniera’, Pisa 1994, pp. 99-106; A.G. De Marchi, in La Spezia. Museo civico Amedeo Lia. Dipinti, Cinisello Balsamo 1997, pp. 346 s., n. 157/158; M. Burresi - A. Caleca, Affreschi medievali a Pisa, Pisa 2003, pp. 136-138; M. Laclotte - E. Moench, Peinture italienne. Musée du Petit Palais, Avignon, Paris 2005, pp. 199 s.; G. Abbate, Pisa e la Sicilia occidentale: contesto storico e influenze artistiche tra XI e XIV secolo, Palermo 2014, pp. 66-68.