TURCHIA
(XXXIV, p. 534; App. I, p. 1072; II, II, p. 1046; III, II, p. 998; IV, III, p. 701)
Popolazione. - Al censimento del 1990 gli abitanti erano 56.473.035, di cui 5.975.449 nella Tracia (T. europea) e 50.497.586 nell'Anatolia (T. asiatica); stime anagrafiche del 1994 attribuivano al paese una popolazione di oltre 61 milioni di abitanti. La superficie complessiva raggiunge i 779.452 km2. L'accrescimento demografico, che nel periodo 1985-92 è stato pari al 2,2%, è dovuto essenzialmente all'alto coefficiente di natalità (26,1ı) e a una riduzione dell'indice di mortalità (7,5ı), grazie al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, che ha fatto salire la speranza di vita alla nascita a 65 anni. Si tratta di una popolazione giovane, poiché oltre il 50% è al di sotto dei 20 anni, mentre solo il 6% ha più di 65 anni. La forza lavoro cresce annualmente di quasi 500.000 unità e i disoccupati rappresentano il 7,4% della popolazione attiva. Di qui la necessità di trovare lavoro all'estero: gli emigrati turchi superano il milione di unità e circa il 60% è ospitato in Germania. Accanto ai numerosissimi villaggi (parecchi dei quali con meno di 1000 ab.), si contano 21 città che superano i 200.000 ab., nelle quali non mancano minoranze etniche (comunità armene, greche e di ebrei sefarditi) che continuano a costituire un elemento caratteristico della vita urbana. Istanbul è passata dai 2.541.899 ab. del 1975 ai 6.748.400 del 1990; Ankara, con i suoi 2.553.200 ab., si pone al secondo posto. Seguono per importanza Smirne (İzmir, 1.762.800 ab.), Adana (931.600 ab.), Bursa, Gaziantep, Konya, Kayseri, İçel, Diyarbakır. Nonostante il miglioramento registratosi negli ultimi anni, il tenore di vita è ancora modesto. Nel 1993 il prodotto nazionale lordo pro capite è stato stimato in 2931 dollari USA.
Condizioni economiche. - La T. è un paese nel quale è in atto un processo di trasformazione economica, grazie all'attuazione di piani quinquennali che si prefiggono da un lato di migliorare l'agricoltura e dall'altro di estendere l'industrializzazione anche nelle aree più interne. L'utilizzazione del suolo ha subito sensibili variazioni: i prati e pascoli permanenti sono diminuiti (dal 35,4% del 1975 al 10,9% del 1992 rispetto alla superficie territoriale) a vantaggio di una maggiore estensione di terreni coltivabili, mentre in lieve aumento sono le foreste e i boschi (dal 23,4% al 25,9%) per l'intensa opera di bonifica e di rimboschimento delle steppe. L'agricoltura è il settore economico prevalente del paese; occupa il 43,6% della popolazione attiva e partecipa con il 16,3% alla formazione del prodotto nazionale lordo.
Contrasti notevoli si evidenziano tra le alte terre anatoliche, in cui prevalgono i cereali (il frumento, in particolare, la cui produzione è passata dai 167 milioni di q del 1977 ai 175 milioni del 1994), le pianure e le valli, che presentano condizioni favorevoli per le colture più redditizie, come quelle della vite (35 milioni di q di uva e 240.000 hl di vino), dell'olivo (14 milioni di q di olive e 1.680.000 di olio) e di agrumi (18 milioni di q). Importanza commerciale hanno specialmente le uve passe (sultanina, zibibbo) e i fichi secchi. In progresso risulta la produzione di tabacco (specialmente nella regione di Smirne, di Izmit e nel versante pontico), con 3,2 milioni di q, mentre in lieve diminuzione è quella del cotone (6 milioni di q di fibra, e 9,6 milioni di q di semi). Fra le colture industriali, si segnala la barbabietola da zucchero (127 milioni di q). Il patrimonio zootecnico presenta una situazione di stazionarietà per gli ovini (37,5 milioni di capi) e i caprini (10 milioni, di cui oltre 6 milioni forniscono la pregiatissima lana di mohair), e di lieve incremento per i bovini (12 milioni), per i quali si sono introdotti incroci con razze europee.
Un sensibile contributo all'industrializzazione del paese deriva dalla ricerca sistematica delle riserve del sottosuolo. Si estraggono minerali di ferro, di rame, di cromo e di bauxite, nonché carbone (2,9 milioni di t nel 1994, per lo più antracite) e petrolio (3,7 milioni di t) che, proveniente soprattutto dai giacimenti dell'Anatolia sud-orientale, viene raffinato a Batman, Mersin, Izmit e Smirne. La produzione di energia elettrica (il 46% di origine idrica) nel 1993 è stata di 73.727 milioni di kWh.
L'attività industriale è stata sviluppata e potenziata dallo stato che, oltre a gestire numerose imprese pubbliche, sostiene con norme protettive decine di migliaia di piccole imprese artigiane. Dal 1981 ha incominciato ad affermarsi l'industria privata, che ha determinato profondi cambiamenti strutturali nel settore. Le industrie metallurgiche hanno avuto forti incrementi nei settori della ghisa (4,3 milioni di t nel 1993) e dell'acciaio (10,3 milioni di t); quelle meccaniche hanno conseguito discreti livelli nella produzione di autoveicoli (su licenza di società straniere, 265.245 autovetture e 56.385 veicoli commerciali nel 1992). Nel campo tessile, il primo posto continua a essere occupato dall'industria cotoniera (privata per il 75%), che è venuta ad affiancarsi alla tradizionale lavorazione dei tappeti. Tra le altre industrie, buone possibilità di sviluppo presenta il settore chimico per la produzione di acido solforico (642.000 t nel 1992), acido nitrico (7000 t) e fertilizzanti azotati (699.000 t).
Commercio e comunicazioni. - Il commercio estero continua a essere fortemente passivo. La T. esporta frutta, fibre tessili, tabacco, minerali, ecc., mentre le importazioni sono costituite soprattutto da idrocarburi, seguiti da macchinari, materiale elettrico, prodotti chimici e farmaceutici. Gli acquirenti principali sono la Germania, i paesi arabi, gli Stati Uniti, l'Italia; i maggiori fornitori sono gli Stati Uniti e i paesi dell'Unione Europea, con i quali la T. ha un accordo commerciale già dal 1963.
Il sistema delle comunicazioni, anche se è migliorato notevolmente in questi ultimi anni, permane ancora inadeguato rispetto alle crescenti esigenze dei traffici e del turismo. La rete ferroviaria nel 1993 raggiungeva i 10.413 km; quella viaria, nel 1992, circa 60.000 km.
Le linee aeree sono state intensificate sui traffici sia interni che internazionali (nel 1992 hanno volato circa 4,7 milioni di passeggeri). Un rapido incremento ha avuto anche la marina mercantile (901 navi con una stazza lorda di oltre 4 milioni di t nel 1992).
Bibl.: C.H. Dodd, The crisis of Turkish democracy, Beverley 1983; H. Akder, Turkey's export expansion in the Middle East, 1980-1985, in Middle East Journal, 1987, pp. 553-67; Istituto per il Mediterraneo, Turchia. Le condizioni economiche e sociali. Le prospettive dei rapporti con la CEE, Roma 1989; La Turquie au seuil de l'Europe, a cura di P. Dumont e F. Georgeon, Parigi 1991; Le nouvelle dynamique en Moyen-Orient. Les relations entre l'Orient arabe et la Turquie, sotto la direzione di E. Picard, ivi 1993.
Storia. - La giunta militare, presieduta dal generale Kenar Evren, insediò nel settembre 1980 un Consiglio di sicurezza nazionale (Mïllî Güvenlik Konseyi), provvide a promulgare una Costituzione provvisoria di 7 articoli e procedette a mettere ordine nel paese. Fu costituito un governo di transizione affidato a Bulend Ulusu. Nell'ottobre 1981 un'assemblea costituente preparò la nuova costituzione in collaborazione con il Consiglio di sicurezza nazionale. I benefici della pacificazione nazionale e della fine del terrorismo si fecero sentire col calo dell'inflazione dal 120 al 30% e con un forte incremento delle esportazioni verso il Medio Oriente. La situazione di emergenza e la limitazione dei diritti individuali provocarono il deterioramento del rapporto con la Comunità Economica Europea e misero in forse l'accordo del 1963 (gennaio 1982). Il 7 novembre 1982 con referendum fu approvato il testo della nuova Costituzione (91,37% dei voti), che affermava la fedeltà al nazionalismo nella forma definita da Atatürk, garantiva le libertà e i diritti fondamentali dei cittadini, attribuiva al presidente della Repubblica, eletto ogni sette anni e non rieleggibile, vari poteri. Grazie a una norma transitoria fu eletto presidente Evren.
Nel maggio 1983 si organizzarono i partiti politici: il Partito della democrazia nazionalista (Milliyetçi Demokrasi Partisi), o partito dei militari; il Partito della madrepatria (Anavatan Partisi) di Turgut Özal, di tendenze liberali; il Partito populista (Halkçı Parti), vicino alla giunta, che si presentò come un partito di centrosinistra. Le elezioni del 6 novembre 1983 videro la vittoria del Partito della madrepatria, che ottenne il 45,15% dei voti e, grazie al premio di maggioranza, 211 deputati in Parlamento, contro i 117 (30,46%) del Partito populista e i 71 (23,27%) del Partito della democrazia nazionalista. Alla guida del governo fu chiamato Özal che aveva avuto incarichi di governo nel 1979 con Süleyman Demirel e poi era stato vice primo ministro di Ulusu. Egli portò avanti un programma economico di estremo liberismo. Tra i primi atti furono lo stabilimento di zone franche aperte alla libera iniziativa, che godevano di diritti di extraterritorialità, e l'appoggio alla formazione della Repubblica turca di Cipro del Nord con presidente Rauf Denktaçs. Il predominio del partito di Özal risultò ancora maggiore nelle elezioni amministrative del marzo 1984, dal momento che concorsero anche il Partito socialdemocratico (Sosyal Demokrasi Partisi) di M. Erdal Inönü (23,40%), il Partito della giusta via (Doğru Yol Partisi), erede del partito di Demirel (12,25%), e il Partito della prosperità (Refah Partisi), di tendenze islamiche moderate, ispirato al partito di Necmettin Erbakan (4,40%).
La lotta politica si accentrò sulle modifiche costituzionali: il 6 settembre 1987 con referendum popolare fu abrogata la norma che imponeva ai dirigenti dei vecchi partiti, tra i quali Ecevit, Demirel, Türkes̨, Erbakan, di restare lontani dalla politica per dieci anni (l'abrogazione passò con il 50,16% dei voti). Özal anticipò le mosse degli avversari indicendo nuove elezioni per il 29 novembre 1987. Il Partito della madrepatria ottenne il 36,31% dei voti e la maggioranza assoluta in Parlamento con 292 seggi. Solo il partito di Inönü (24,74% e 99 seggi) e quello della giusta via di Demirel (19,14% e 59 seggi) superarono lo sbarramento del 10%. Tra gli sconfitti Ecevit, che annunciò il ritiro dalla politica, Erbakan e Türkes̨.
Oltre che dalla grave crisi economica, affrontata col libero mercato, l'epoca di Özal fu caratterizzata dai molti problemi internazionali: prima di tutto la richiesta di diventare membro di diritto della Comunità Economica Europea. L'accusa di violare i diritti umani e di usare la tortura e la questione armena indussero il Parlamento e il Consiglio di Europa a sospendere la pratica. Özal s'impegnò allora in una serie di visite in Europa e nel Vicino Oriente. Nell'ottobre 1988 fu anche in Italia. Ma il 6 febbraio 1990 la richiesta fu nuovamente respinta, anche se ''provvisoriamente''. Con gli Stati Uniti, sia pure in condizioni di grande difficoltà, nel 1987 furono rinnovati gli accordi economici e militari, mentre con la Grecia i rapporti furono spesso sull'orlo del collasso. Tuttavia nel gennaio 1988 vi fu un incontro al vertice a Davos in Svizzera, e poi a giugno Özal si recò ad Atene in visita ufficiale. Contemporaneamente la T. nel 1987-88 intensificò i rapporti con l'Unione Sovietica, con la Iugoslavia e i paesi balcanici. Il problema era rappresentato dal trattamento riservato alle minoranze turche. Specialmente la Bulgaria fu accusata di volere assimilare e annientare le minoranze. All'interno la questione curda continuò a destare preoccupazione nelle zone di Diyarbakir, Mardin, Siirt e Hakkâri, dove fu spesso in vigore la legge marziale. Nel frattempo la T. aprì al mondo islamico, di cui si ritenne parte indivisibile; sostenne i diritti dei Palestinesi e riconobbe lo stato palestinese proclamato nel novembre 1988.
Allo scadere del mandato del generale Evren fu eletto presidente Özal, mentre la guida del governo fu affidata a Yildïrïm Akbulut, già presidente del Parlamento (novembre 1989). In seguito alle elezioni del 20 ottobre 1991 vinte dal Partito della giusta via, Demirel, leader del partito, formò un governo di coalizione col Partito populista socialdemocratico (Halkçılık Sosyaldemokrat Partisi) di Inönü. Dopo la morte di Özal avvenuta il 17 aprile 1993, Demirel fu eletto presidente il 16 maggio 1993 e la signora Tansu ÇCiller, del Partito della giusta via, formò un governo di coalizione con il Partito populista socialdemocratico, guidato da Murat Karayalçın.
Mentre l'economia turca dava evidenti segni di miglioramento, i problemi interni rimasero sempre dominati dalla questione curda: le aspirazioni all'indipendenza dei Curdi di Turchia (circa 12.000.000, in parte aderenti al PKK, Partito curdo dei lavoratori), nelle regioni orientali erano fortemente contrastate dalle autorità turche. Ai tentativi curdi di suscitare l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale sul problema, condiviso dall'᾽Irāq, dall'Iran e dalla Siria, anche con clamorose azioni ai danni di cittadini stranieri, faceva riscontro la politica governativa mirante a trattare la questione nell'ambito degli affari interni e a risolverla con operazioni belliche di larga portata. Nel marzo 1995 l'esercito turco diede inizio a un'operazione ad ampio raggio con impiego di numerosi reparti corazzati, aerei e di artiglieria, con lo scopo di distruggere anche le basi di rifornimento dei guerriglieri curdi in territorio iracheno fino a una profondità di 40 km. L'azione fu riproposta, su scala minore, nel luglio 1995 sollevando le forti proteste di Baghdād per la "flagrante violazione della sovranità dell'῾Irāq".
Le elezioni municipali nella primavera del 1994, con la vittoria del Partito della prosperità in numerose città e soprattutto ad Ankara e a Istanbul, riportarono alla ribalta il problema del difficile rapporto tra islamismo e laicismo, che aveva dato luogo già a fenomeni di intolleranza e anche a veri e propri linciaggi, come quello di Sivas del luglio 1993 in cui morirono trentasette persone, tra cui molti scrittori laici. L'affermazione del partito dei musulmani si accompagnò alla diffusione dell'integralismo islamico e questo provocò, in un paese ''laico'' per Costituzione, un'incrinatura nei rapporti tra sciiti, sunniti e laici.
I profondi mutamenti avvenuti nello scenario internazionale con lo smembramento dell'Unione Sovietica e della Iugoslavia e col nuovo assetto istituzionale dei Balcani e del Vicino e Medio Oriente hanno avuto effetto diretto sulla T., che si è vista d'un balzo al centro della politica internazionale in settori di primaria importanza. Già nella cosiddetta Guerra del Golfo condotta contro l'῾Irāq di Ṣaddām Ḥusayn, la T. svolse una parte di primo piano fornendo assistenza logistica, ma non solo, alle truppe NATO e accogliendo le popolazioni in fuga dall'῾Irāq. Successivamente la sua politica estera si indirizzò verso le Repubbliche d'Asia centrale a maggioranza linguistica turca (Azerbaigian, Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakistan, ecc.) con accordi a tutti i livelli che miravano anche a fronteggiare la politica di proselitismo iraniana, verso i paesi che si affacciano sul Mar Nero, verso i Balcani, verso la ex Iugoslavia in appoggio ai musulmani, verso il Mediterraneo e Cipro al fine di assicurare l'indipendenza della Repubblica di Cipro del Nord.
Bibl.: I. Duymaz, Die Türkei zwischen Europa und islamischen Orient, in Wirtschaft, Kultur und Entwicklung, Tubinga 1987, pp. 165-76; S. Vaner, Les relations turco-communautaires, in CEMOTI, 8 (1989), pp. 5-16; D. Rustow, Die Türkei.Brücke zwischen Orient und Okzident, Gottinga 1990; M. Galletti, I Curdi nella storia, Chieti 1990; A. Feroz, The making of modern Turkey, Londra 1991; P. Robins, Turkey and the Middle East, Londra-New York 1991; M. Stearns, Entangled allies: U.S. policy towards Greece, Turkey and Cyprus, New York 1992; Turkish foreign policy. New prospects, a cura di C.H. Dodd, Londra 1992.
Letteratura. - Mai come in questi ultimi anni la letteratura turca è risultata influenzata dagli eventi esterni. Questo appare tanto più vero se consideriamo che mutamenti sostanziali si sono verificati all'inizio di ogni decennio, in coincidenza con gli interventi militari nella politica, vale a dire nel 1960, nel 1971 e nel 1980. Così vediamo che in seguito al colpo di stato del 1960 si affermò definitivamente il capitalismo con tutte le sue regole, e questo comportò uno sviluppo economico squilibrato che creò vaste zone di emarginazione; la maggiore offerta d'istruzione e la circolazione di traduzioni di opere della letteratura mondiale misero le nuove generazioni al corrente dei movimenti culturali e politici che si agitavano in Occidente: il pensiero esistenzialista, il nonsense, l'alienazione dell'uomo moderno, la sua solitudine caratterizzarono le opere di un'intera generazione di scrittori. D'altra parte molti s'impegnarono nel campo sociale e politico e denunciarono le condizioni di vita contadina e urbana di vari gruppi sociali; oltre allo sfruttamento delle zone rurali, si descrissero le condizioni di vita del giovane proletariato, mentre anche la donna divenne protagonista della protesta sociale. In seguito al colpo di stato del 1971 ci fu una radicalizzazione della lotta politica, che portò a un pessimismo e a un individualismo diffusi, e infine, dopo il colpo di stato del 1980, parallelamente agli sforzi compiuti per depoliticizzare la vita socio-culturale del paese, si assistette a un rinchiudersi in se stessi che si espresse in un linguaggio simbolico esasperante fatto di richiami allusivi oscuri, incomprensibili ai più. D'altra parte si affermò la nuova ideologia di stato, che cercò di conciliare l'acceso nazionalismo con i sentimenti religiosi islamici delle masse. La letteratura risentì del fatto che per la prima volta fu messo in discussione il ruolo dell'intellettuale, da sempre investito della missione di operare per favorire l'avanzamento spirituale e materiale del popolo.
Tra gli scrittori che hanno rinsaldato la propria fama spicca ancora la figura di Yaçsar Kemal, il quale, oltre a continuare le vicende di Ince Mehmed, pubblicandone fino a oggi quattro volumi, ha sentito l'esigenza di ambientare alcune sue opere non più a ÇCukurova, bensì a Istanbul o in altre località: così in Allahın askerleri ("I soldati di Allah", 1981), prima parte di una sorta di réportage sul mondo infantile intitolato ÇCocuklar insandır ("I bambini sono esseri umani"); Deniz küstü ("Il mare s'è irritato", 1979), ambientato nel mondo dei pescatori; Kuçslar da gitti ("Anche gli uccelli se ne sono andati", 1978), in cui il destino dei diseredati è paragonato a quello degli uccelli, catturati per essere poi venduti davanti alle chiese, alle sinagoghe, alle moschee. Caratteristiche peculiari per l'approfondita analisi psicologica dei personaggi mostrano i due romanzi della serie Kimsecik ("Nessuno"): Yağmurcuk Kuçsu ("Charadrius fluvialis", 1984) e Kale Kapısı ("La porta della fortezza", 1985).
Nell'ambito del realismo sociale hanno continuato a operare Kemal Bilbaçsar, Samin Kocagöz, Orhan Hanęrlioğlu, Talip Apaydın, Fakir Baykurt, con opere di vario respiro. Alla medesima tematica sono ispirate le opere in prosa di Reçsat Enis (n. 1909), Ilhan Tarus (1907-1967), Sunullah Arısoy (n. 1925). Tendenze intimiste hanno scrittori quali Nezihe Meriç (n. 1925), Ferit Edgü (n. 1936), Onat Kutlar (n. 1936), Erdal Öz (n. 1935), Selim Ileri (n. 1949) e Füruzan (n. 1935), dedicatasi di recente ai problemi dell'emigrazione turca in Germania, della quale sono stati tradotti in italiano due romanzi brevi (da Kuçsatma, 1972: Tokat è in un vigneto e L'accerchiamento, 1991), Nedim Gürsel (n. 1951), il cui Kadınlar kitabı (1986) è stato tradotto in italiano (La prima donna, 1989). Ha continuato nell'impegno politico e nell'attività di fustigatore dei costumi Aziz Nesin (m. 1995), con opere sia in prosa sia in poesia. Di grande fama gode la scrittrice Latife Tekin, il cui romanzo intitolato Sevgili arsız ölüm, pubblicato nel 1983 (trad. it., Cara spudorata morte, 1988), fu dichiarato evento ''magico'' dalla stampa dell'epoca soprattutto per la tecnica narrativa che rompeva le convenzioni strutturali per affidarsi all'oralità tipica delle donne d'Anatolia e del mondo rurale, in cui predomina l'elemento fantastico. Nell'ottica di superare il realismo sociale e l'impegno politico si pone l'attività letteraria di Orhan Pamuk (n. 1952), che ha esordito in Italia con la traduzione del romanzo Beyaz Kale (1985; trad. it., Roccalba, 1992).
Vari sono stati i tentativi per dare vigore alla poesia e farne centro di rinnovamento ideale. Il movimento dei Mavici, poeti raccolti attorno alla rivista Mavi ("Azzurro") guidati da Atillâ Ilhan (n. 1925), si propose di ricercare il mezzo poetico idoneo a "rappresentare l'intima essenza della problematica umana"; il movimento Ikinci Yeni ("Secondo Nuovo") annoverò poeti importanti.
Tra costoro ricordiamo Ilhan Berk (n. 1916), Cemal Süreyyâ (n. 1931), Turgut Uyar (n. 1927), Edip Cansever (n. 1928), Sezai Karakoç (n. 1933), Oktay Rifat (n. 1914), che tesero verso l'ermetismo, l'astrattismo, il simbolismo, ritenendo che la vera poesia fosse quella che "ognuno interpreta a proprio piacimento"; i Hisarcılar, poeti legati alla rivista Hisar, edita fino al 1980, tra cui Mehmet ÇCınarlı (n. 1925), Ilhan Geęr (n. 1917), Gültekin Samanoğlu (Samancı) (n. 1927), Mustafa Necati Karaer (n. 1929), Nevzat Yalçın (n. 1926), Yavuz Bülent Bakiler (n. 1936), Yahya Akengin (n. 1946), intesero reagire alle mode e alla crescente occidentalizzazione della poesia turca, riaffermando i valori della tradizione, la sola in grado di dare vigore e sostanza al ''nuovo'', e dichiarando l'indipendenza dell'arte da qualsiasi ideologia.
Molti poeti hanno guardato alla realtà e ai problemi quotidiani e si sono impegnati in una sorta di realismo sociale, come Necati Cumalı (n. 1921), già affermato romanziere e novelliere, interessato all'uomo che vive i momenti critici della storia (Aç güneçs, "Sole famelico", 1980; Bozkırda bir atlı, "Un cavaliere nella steppa", 1981). Importante la produzione di Melih Cevdet Anday (n. 1915), il quale è passato attraverso diverse esperienze per approdare a un intellettualismo e cerebralismo di difficile comprensione (Tanıdık dünya, "Il mondo conosciuto", 1984; Güneşte, "Al sole", 1989); e quella di Ömer Edip Cansever (1928-1986; Bezik oynayan kadınlar, "Donne che giocano a bazzica", 1982; Oteller Kenti, "La città degli alberghi", 1985), di Cahit Külebi (n. 1917; Bütün şiirleri, "Tutte le sue poesie", 1982-83; trad. it., Un uomo qualunque. Poesie scelte, 1986) e di Ümit Yaçsar Oğuzcan (1926-1985; Yalan bitti, "È finita la bugia", 1975; Dikiz aynası, "Specchietto retrovisivo", 1982). Attivo è ancora Fazıl Hüsnü Dağlarca.
La produzione teatrale è stata molto varia e ha visto affermarsi definitivamente autori come Orhan Asena (1922) con opere quali Ölü kentin nabzı ("Il polso della città morta", 1978), Yıldız yargılanması ("Il giudizio di Yïldïz", 1991), Turgut Özakman (n. 1930) con temi tratti dalla storia ottomana (Fehim Paşa Konağı, "Il palazzo di Fehim Pascià", 1980; Resimli Osmanlı Tarihi, "La storia ottomana illustrata", 1983; Bir şehnaz oyun, "Una commedia musicale", 1984), Güngör Dilmen (n. 1930) con opere legate al mondo anatolico e mitologico (Ak tanrïlar, "Gli dei bianchi", 1975; Deli Dumrul, 1979; Insan ve devlet, "L'uomo e lo Stato", 1984). Adalet Agaoğlu (1929), narratrice ben nota, ha scritto commedie in cui affronta problemi sociali e umani particolarmente attuali, come in Üç Oyun ("Tre commedie", 1973) e Kendini yazan Şarkı ("La canzone che si scrive da sé", 1976); Nâzim Kurşunlu (1911-1980), O. Zeki Özturanlı (1926-1982), Sedat Veyis Örnek (1928-1980), Hidayet Sayın (n. 1929) si sono dedicati a temi che si rifanno alla cosiddetta ''letteratura di villaggio''. Numerosi sono gli autori che hanno guardato alla storia ottomana; tra questi il più famoso è A. Turan Oflazoğlu (n. 1932) con opere quali IV. Murad ("Murad iv", 1970), Kösem Sultan ("La sultana Kösem", 1980), Fatih (Bizans düştü, "Il Conquistatore. Bisanzio è caduta", 1981), III. Selim ("Selim iii", 1983), Sinan (1988).
Bibl.: A. Frank Stone, The rub of cultures in modern Turkey, Bloomington 1973; T.S. Halman, Modern Turkish drama, Minneapolis-Chicago 1976; An anthology of modern Turkish short stories, a cura di F. Iz, Minneapolis 1978; Contemporary Turkish literature, a cura di S.T. Halman, Toronto 1982; 9 Türkische Erzähler, Berlino 1982; S.M. Atıs, Sociology and the literary text in Turkey, in Edebiyat, n.s., 1, 1987, pp. 116-27; L. Mitler, Contemporary Turkish writers, Bloomington 1988; Twenty stories by Turkish woman writers, ivi 1988.
Archeologia. - Si sono avute rilevanti scoperte riguardanti tutti i periodi dell'archeologia anatolica. Per il Paleolitico inferiore va segnalata in specie la grotta di Yarımburgaz, 20 km a ovest di Istanbul; inoltre nel 1985 sono ripresi gli scavi di Karain presso Antalya, dove sono tuttora investigati i livelli del Paleolitico medio. Il Paleolitico superiore è studiato nella vicina Öküzini. Per il Neolitico aceramico, grandi case su fondamenta in pietra, con aree di culto e depositi di teschi, nell'area settentrionale del Tigri a Çayönü, risalgono al 7500 a.C. Case dello stesso tipo erano a Nevalı ÇCori, a est dell'Eufrate; un grande edificio di culto con panche di pietra e pavimento a terrazzo aveva sculture di uccelli e di ibridi uomo-uccello, nonché stele intagliate con figure umane e capitelli. A Hallan Çemi Tepesi, nella valle del fiume Batman, è stato scavato un insediamento aceramico risalente a circa l'8000 a.C. Uno scavo intensivo a Aşıklı Höyük presso Aksaray ha messo in luce un villaggio ben sviluppato di case a mattoni di fango, con utensili di ossidiana e occasionali prove di rame locale.
Per il periodo Halaf, tholoi e ceramiche sono state riportate alla luce a Çavi Tarlası, a est dell'Eufrate. Un insediamento del periodo Ubaid è stato rinvenuto a Değirmentepe, a nord-est di Malatya, con officine per la lavorazione del metallo, sigilli e impronte di sigilli. Insediamenti di epoca tardo Uruk esistevano lungo l'Eufrate turco, per es. il complesso di Hassek Hüyük. Samsat presenta mosaici a coni e altri resti della stessa epoca. I rapporti con la cultura anatolica orientale-transcaucasica sono evidenti ad Arslantepe-Malatya, ove il periodo VI A presenta forti affinità con il tardo Uruk, mentre il VI B rivela tratti anatolici orientali. Ilıpınar a ovest del lago di Iznik presenta architettura in legno neolitica e calcolitica e ceramica con affinità europee. Sono state studiate interconnessioni fra siti dell'Anatolia nord-occidentale e la Tracia (Hoca Çeşme). Nuove ricerche sono in corso per la fase neolitica di Çatal Hüyük. In Cilicia, a Mersin-Yumuktepe sono iniziati nuovi scavi del livello neolitico. Nel 3° millennio a.C. Ikiztepe presso Bafra mostra una forte tradizione pontica nell'architettura in legno e nella metallurgia in rame arsenicale. A Kestel-Göltepe è stata investigata una miniera di stagno del 3° millennio a.C. Un piccolo insediamento fortificato nell'occidente è Demircihüyük. Nell'età del Bronzo antico Afrodisia era una piccola città. Nel 1988 sono ripresi gli scavi a Troia. Una cittadella del periodo Troia I è stata rinvenuta a Limantepe-Klazomenai.
Nuove testimonianze del periodo ittita antico provengono da Kültepe, grazie agli scavi nel karum e nei palazzi dell'interno della cittadella. A Boğazköy-Hattusha P. Neve ha esplorato i templi della città superiore. Sono stati scoperti recentemente più di trenta edifici di questo tipo: sculture sono venute alla luce nei templi II, III, vicino al V (rilievo di Tuthaliya) e nella camera a volta di Suppiluliuma ii, nella cittadella meridionale. Un archivio di circa 3300 bullae con sigilli reali e ufficiali è stato rinvenuto nell'edificio occidentale presso Niçsantepe. Le iscrizioni geroglifiche ittite di Suppiluliuma ii sono state decifrate. È stato restaurato il sistema di fortificazioni di Yerkapı. Una tavoletta bronzea con il testo di un trattato con Kurunta di Tarhuntassa è stata trovata a ovest della porta interna della Sfinge. Nuove pubblicazioni riguardano la cittadella, il vasellame a rilievo ittita e i sigilli. Da Lidar sull'Eufrate proviene il sigillo ittita di Kuzi-tešub, re di Carchemish. Tavolette ittite sono state scoperte recentemente a Ortaköy, a nord-ovest di Boǧazköy, e a Kuşaklı, a sud di Sivas. Presso Kaçs sulla costa licia sono stati rinvenuti i resti di una nave del 14° secolo con un carico di rame, stagno e vari manufatti egei, ciprioti, orientali ed egizi. Nell'antico insediamento costiero di Panaztepe a sud di Phocaea è stata provata la compresenza nel 2° millennio a.C. di anatolici occidentali locali e di egeo-micenei.
Gli studi sull'età del Ferro sono progrediti con la ricostruzione dei mobili frigi provenienti da Gordion. Livelli abitativi frigi sono stati scavati a Kaman-Kelehöyük, a occidente di Kirşehir. Una ricca tomba a tumulo frigia, contenente abbondante vasellame in argento, è stata scavata presso Bayindir nella piana di Elmali. La fase lidia di Sardi sta venendo alla luce con un pesante muro di fortificazione in mattoni di fango, terrazze monumentali e inventario di case. Un nuovo scavo a Daskyleion promette di fornire testimonianze archeologiche della sua storia nei periodi frigio, lidio e persiano (satrapico). Efeso ha reso altri oggetti votivi del periodo antico nell'area dell'Artemision; nella città sono state restaurate case del periodo ellenistico-romano. Nuovi scavi a Klaros hanno rivelato la storia e la stratigrafia del santuario di Apollo e Artemide. Anche Klazomenai è ora meglio conosciuta nei suoi modelli d'insediamento nei secoli di pace e di guerra. Presso Didyma lungo la via sacra è stata scavata una terrazza con sfingi arcaiche. A Pergamo è stata esplorata un'area per abitazioni dal livello medievale a quello ellenistico. Sono in corso i restauri nelle linee essenziali del Traianeum. Ad Afrodisia si registrano ogni anno scoperte scultoree e architettoniche, con il Sebasteion come monumento principale. A Iaso proseguono in ampiezza e profondità gli scavi dell'agorà. In molte località classiche sono in corso lavori di restauro e anastilosi, per es. nei teatri di Hierapolis, Perge e Side. Nel 1983 è stato scoperto il teatro di Ankara. In Licia continuano gli scavi al santuario di Latona. Si è iniziato a lavorare a Patara e importanti monumenti sono venuti alla luce a Limyra. Sono stati chiariti i particolari architettonici di Arykanda e scavi estensivi sono iniziati a Sagalassos in Pisidia. Vedi tav. f.t.
Bibl.: Due nuove riviste danno resoconti annuali degli scavi e dei convegni di studio, da ultimo XVI. Kazi Sonuçlari Toplantisi (1994) e XII. Araştirma Sonuçlari Toplantisi (1987), a cura del ministero della Cultura turco, dipartimento delle Antichità e Musei.
Sulle località: I. Yalçınkaya e al., Karain 1991, recherches paléolithiques, in Paléorient, 18, 2 (1992), pp. 109-41; Lower Euphrates project 1978-1979 activities, Ankara 1987; Prehistoric village archaeology in South-Eastern Turkey, a cura di R.J. e L.S. Braidwood, in British Archaeological Reports International Series, 138 (1982); H. Hauptmann, Nevalı Çori, in American Journal of Archaeology, 96 (1992), pp. 123-24 e 97 (1993), pp. 108-09; M. Rosenberg, Hallan Çemi Tepesi, in Anatolica, 20 (1994), pp. 121-40; F. Begemann, E. Pernicka, S. Schmitt-Strecker, Metal finds from Ilıpınar, ibid., pp. 203-19; M. Özdoğan, Vinča and Anatolia, ibid., 19 (1993), pp. 173-93; M. Frangipane, A. Palmieri, Arslantepe. An interim report on 1975-1983 campaigns, in Origini, 12 (1983), 2, pp. 287-668; U.B. Alkım, H. Alkım, Ö. Bilgi, Ikiztepe i, Ankara 1988; Ö. Bilgi, Metal objects from Ikiztepe, in Beiträge zur allgemeinen und vergleichenden Archäologie, 19 (1993); K. Yener, P.B. Vandiver, Tin processing at Göltepe, in American Journal of Archaeology, 97 (1993), pp. 207-64; M.S. Joukowsky, Prehistoric Aphrodisias i-ii, Lovanio 1986; K. Erim, Aphrodisias. City of Venus-Aphrodite, Londra-New York 1986; M. Korfmann, Demircihüyük I. Architektur, Stratigraphie und Befunde, Magonza 1983; J. Seeher, Demircihüyük iii. 1. Die Keramik, ivi 1987; T. Efe, Demircihüyük iii. 2 Die Keramik, ivi 1988; Studia Troica, i-iv ss., Magonza 1991-94 ss.; P. Neve, Hattuša - Stadt der Götter und Tempel, in Antike Welt, Sondernummer 1992; J.D. Hawkins, The hieroglyphic inscription of the sacred pool complex at Hattuša, "Studien zu den Boğazköy Texten", 3, Beiheft (in corso di stampa); T. Ozgüç, Kültepe-Kanish ii, Ankara 1986; Id., Maçsat Höyük ii. A Hittite center NE of Boğazköy, ivi 1982; Id., Inandıktepe. An important cult center in the old Hittite period, ivi 1988; P. Neve, Die Bauwerke von Büyükkale in Boğazköy, Berlino 1981; R.M. Boehmer, Die Reliefkeramik von Boğazköy, ivi 1983; Id., H.G. Güterbock, Glyptik aus dem Stadtgebiet von Boğazköy, ivi 1987; H. Otten, Die Bronzetafel aus Boğazköy. Ein Staatsvertrag Tuthaliyas IV, Wiesbaden 1988; R.S. Young, Gordion i, Three great early tumuli, Filadelfia 1981; E. Simpson e al., Gordion: wooden furniture, Ankara Museum of Anatolian Civilizations, 1992; G.K. Sams, Gordion IV: The early Phrygian pottery, Filadelfia 1994; Antalya museum, a cura di E. ed I. Özgen, Ankara 1988; G.M.A. Hanfmann, Sardis from prehistoric to Roman times, Cambridge (Mass.) 1983; E. Akurgal, Alt-Smyrna I. Wohnschichten und Athenatempel, Ankara 1983; Studi su Iasos in Caria, in Bollettino d'Arte, Supplemento al numero 31-32 (1984); P.E. Pecorella, La cultura preistorica di Iasos in Caria, Roma 1984; W. Radt, Pergamon. Geschichte und Bauten, Funde und Erforschung einer Metropole, Colonia 1988; J. Borchhardt, Die Steine von Zemuri, Vienna 1993; Sagalassos, i-iii, a cura di M. Waelkens e J. Poblome, Lovanio 1993-94.
Arte. - In T. l'arte moderna, nel senso occidentale del termine, ha un passato di appena un secolo. Nell'epoca ottomana, il divieto islamico di rappresentare la figura umana, l'atteggiamento negativo degli ambienti religiosi fanatici nonché il ritardo del paese nel partecipare alla rivoluzione industriale hanno ostacolato lo sviluppo dell'arte nei modi occidentali. Ciò non significa che gli Ottomani non avessero una propria cultura artistica: pur essendo priva di opere monumentali, la scultura ha trovato espressione nella decorazione di fontane, ponti e architetture, e la pittura nella decorazione murale, nella tessitura e nella calligrafia. La prima apertura verso forme e modi occidentali si ebbe grazie a giovani (molti erano militari) andati a studiare all'estero, che introdussero il genere del ritratto dipinto a olio, e per opera di alcuni sultani innovatori, come Abdülaziz che nel 1871 commissionò una scultura per il giardino del Palazzo Beylerbeyi.
Personalità importante nella storia dell'arte turca è Osman Hamdi Bey (1842-1910) che, compiuti gli studi a Parigi, introdusse grandi innovazioni nella vita artistica di Istanbul. Dopo il 1881 divenne direttore del Museo ottomano e nel 1883 contribuì alla fondazione dell'Accademia delle Belle Arti. Inoltre, promuovendo numerosi scavi in Anatolia, favorì la nascita di una consapevolezza che rese possibile la legislazione per la tutela dei reperti archeologici. Il contributo più importante di Osman Hamdi nel campo della pittura fu l'introduzione dello studio della figura mediante l'ingrandimento di fotografie; egli divenne noto anche in Europa per le tematiche affini a quelle della corrente orientalista; le sue opere più note sono Il venditore di armi, Il derviscio con la tartaruga, L'uscita dalla moschea, ecc.
Tra i primi pittori che si espressero nei modi occidentali, spesso lavorando su fotografie raffiguranti paesaggi del Bosforo, si possono ricordare Şeker Ahmet Paçsa, Süleyman Seyyid Bey, Hoca Ali Riza e Halil Paşa. Accanto ai pittori orientalisti e ai paesaggisti del Bosforo, verso la fine del primo decennio del 20° secolo emersero alcuni artisti sensibili all'arte degli impressionisti (Ibrahim Çalli, M. Ruhi, Namik Ismail, Feyhaman Duran e Nazmi Ziya). Più tardi, durante gli anni della Guerra balcanica, della Guerra mondiale e della Guerra di liberazione (1912-1922), un gruppo di artisti di orientamento nazionalista dipinse temi ispirati alla Guerra di liberazione, producendo, a scopo di propaganda, quadri di tipo documentario (Mehmet Ruhi, Hikmet Onat, Ali Cemal, Sami Yetik, Ali Sami Boyar, Mehmet Ali Laga, Hoca Ali Riza).
Dopo la vittoriosa affermazione della sovranità nazionale turca, il grande leader M. Kemal Atatürk attuò importanti riforme per agevolare lo sviluppo culturale e artistico della T. e renderne così possibile la crescita al contemporaneo livello internazionale. Le parole stesse di Atatürk fanno comprendere l'importanza da lui attribuita alla cultura e all'arte: "Un popolo senza pittori, senza scultori e senza scienziati non può partecipare al progresso mondiale".
L'apertura all'Occidente comportò una serie di innovazioni, dall'uguaglianza uomo-donna alla riforma linguistica, fino alla laicizzazione dello stato. Per tale via fu possibile superare un tradizionale divieto islamico, cioè quello di rappresentare la figura umana, e il realizzare monumenti e sculture nelle piazze fece parte del processo di occidentalizzazione. Tra i primi scultori si possono ricordare Oskan Efendi, İhsan Özsoy, Ratip Aşir Acudoğlu, Nijat Sirel, Sabiha Ziya Bengütaş e, per i tempi più recenti, Hadi Bara, Zühtü Müridoğlu, Hüseyin Anka, Hüseyin Gezer, Ilhan Koman, Sadi Çalik, Kuzgun Acar e Gürdal Duyar. Nell'ambito del programma statale per l'arte e la cultura, iniziative innovatrici furono le mostre di pittura e di scultura organizzate dallo stato.
Nel 1929 fu fondata l'Unione dei pittori e degli scultori autonomi, promossa, tra gli altri, da Refik Fazil Epikman, Cevat Hamit Dereli, Şeref Kamil Akdik, Mahmut Cüda, Nurullah Berk, Hale Asaf, Ali Avni Celebi, Ahmet Z. Kocamemi. La caduta del divieto secolare riguardo alla rappresentazione della figura umana provocò negli artisti turchi un'esplosione d'interesse per la pittura figurativa che comportò, nell'Accademia delle Belle Arti, un crescente impegno nello studio del nudo.
Nei primi anni della Repubblica era diffusa tra gli artisti l'ideologia nazionalista: dal punto di vista formale essi seguivano l'arte occidentale nei modi dell'impressionismo, dell'espressionismo e della nuova corrente del realismo sociale; tuttavia nei luoghi, nei colori e nelle figure emergevano elementi del linguaggio e della tradizione turca. L'intento educativo dell'arte traspare nelle opere dei pittori Mahmut Cuda, Şeref Akdik, Peyami Sefa, Hale Asaf Hanim, Turgut Zaim, Eşref Üren, Malik Aksel, Zeki Kocamemi e dello scultore Hadi Bara.
L'istituzione di premi (medaglie d'oro, d'argento e di bronzo) e l'acquisto da parte dello stato di opere destinate a costituire un museo d'arte moderna, nell'ambito di mostre da tenersi ad Ankara − decisioni prese dal Consiglio dei ministri il 12 settembre 1926 − rimase, tuttavia, a livello simbolico, e fino agli anni 1975-80 gli artisti turchi dovettero impegnarsi in altri lavori per garantire la propria sopravvivenza. Un consapevole collezionismo d'arte contemporanea iniziò molto tardi e coincise con lo sviluppo di una borghesia nazionale negli anni Settanta.
Gli anni Trenta sono stati anni di innovazioni radicali: il Gruppo D (da devrim, "rivoluzione", "innovazione radicale") fu fondato nel 1933 da Nurullah Berk (1906-1982), che svolse anche il ruolo del teorico d'arte, dando inizio a una serie di dibattiti che causarono violente polemiche tra progressisti e conservatori. Partendo da una posizione a favore del cubismo, Berk elaborò una concezione artistica che lo pone come maestro dell'arte d'avanguardia turca. Del Gruppo D fecero parte, oltre a Berk, i pittori Zeki Faik İzer, Elif Naci, Cemal Tollu, Abidin Dino e lo scultore Zeki Mürito
gana̧y ed Erol Akyavaçs. Significativo anche il percorso artistico di Fikret Mualla (1903-1967), che in esilio a Parigi dipinse i propri quadri in strada e passò lunghi anni in cliniche psichiatriche; i suoi quadri, pervasi d'ironia, furono apprezzati solo dopo la morte.
Passando in rassegna anche soltanto le mostre organizzate dallo stato, si nota come l'espressionismo astratto fosse diffuso tra gli artisti turchi negli anni Sessanta. Ma si deve ricordare un altro importante esponente dell'avanguardia, Altan Gürman (1935-1976) che, con un atteggiamento vicino al dadaismo, è stato il primo in T. a usare liberamente le tecniche del collage, del fotomontaggio, del montaggio, influenzando i giovani artisti concettuali. Le sue opere, vicine alla pop art e che travalicano i confini della tela, affrontano criticamente le tematiche della burocrazia e della guerra.
Un grande contributo allo sviluppo dell'arte contemporanea in T. è stato dato, dopo gli anni Settanta, dalla Galleria d'arte di Maçka, diretta da Rabiye Çapa, e dalla Galleria di Yahşi Baraz, entrambe a Istanbul. Baraz iniziò intorno al 1975 una collezione di opere dei primi artisti turchi, collezione che poi incluse anche opere di artisti contemporanei, influenzando il mercato dell'arte e supplendo, insieme alla Galleria di Maçka, alla mancanza di un museo dedicato all'arte moderna e all'arte contemporanea turca. Baraz cominciò a organizzare mostre collettive, realizzando esposizioni gigantesche come Il processo di modernizzazione nella pittura turca e La nostra pittura nelle sue dimensioni contemporanee, nel 1987, e I pittori turchi contemporanei, nel 1989. Attento a seguire gli sviluppi internazionali, Baraz ha puntato soprattutto a costruire relazioni con l'America mentre, nell'ambito dell'arte turca, ha privilegiato la pittura su tela, in particolare con opere di Fahrel Nissa Zeid, Nurullah Berk, Zeki Faik Izer, Sabri Berker, Neşet Günal, Selim Turan, Cihat Burak, Nejat Melih Devrim, Adnan Çoker, Burhan Doğana̧y, Ömer Uluç, Erol Akyuvaş, Neçse Erdok, Burhan Uygur, Nur Koa̧k, Güngör Tamer, Mustafa Ata, Balkan Naci Istimyeli, Bubi, Kemal Önsoy, Bedri Baykam, Mitat Şen. Baraz ha inoltre avviato al collezionismo una serie di imprenditori turchi (Can Has, Mustafa Taviloğlu, Halil Bezmen, Ali Koçman, Erol Aksoy).
La Galleria d'arte di Maçka opera a un livello più selettivo. Rabiye Çapa è la prima gallerista in T. che ha sostenuto gli artisti concettuali, e la sua galleria, attiva dal 1976-77, è venuta assumendo le caratteristiche di un centro culturale dove spesso si svolgono discussioni sull'arte e ha puntato soprattutto sugli artisti d'avanguardia: ÇSükrü Aysan, Altan Gürman, Serhat Kiraz, Nur Koa̧k, Sarkis, Özdemir Altan, Sabri Berkel, Komet, Candeğer Furtun, Canan Beykal, Ayşe Erkmen, Füsün Onur, Seyhun Topuz, Aliye Berger, Şükran Moral, ma anche artisti europei come Daniel Buren e François Morellet.
Un grande contributo allo sviluppo dell'arte moderna in T. è stato dato da Beral Madra, teorico d'arte, curatore di mostre, critico a livello internazionale e gallerista. Con i suoi scritti Madra occupa un posto di primo piano tra gli intellettuali impegnati nella costituzione di un museo d'arte moderna e nell'integrazione dell'arte turca nel sistema europeo. Madra, che ha assunto anche la direzione della seconda Biennale di Istanbul, svolge da molti anni nella sua galleria un'attività di sostegno dei giovani talenti.
In T. il sistema dell'arte presenta caratteristiche diverse da quelle europee. Gli artisti hanno spesso organizzato personalmente le mostre, come le esposizioni Arte turca d'avanguardia, che sono da molti anni realizzate regolarmente per iniziativa di giovani artisti sostenitori dell'arte concettuale, raccolti intorno alla rivista Koridor ("Corridoio").
Tra questi artisti, che si autofinanziano e svolgono anche un ruolo di educatori contribuendo al dibattito e all'apertura verso un pubblico più vasto, ricordiamo Bedri Baykam, Canan Beykal, Ahmet Öktem, Ergün Özkutan, Handan Börütecene, Serhat Kiraz, Ayşe Erkmen, Füsün Onur, Şükrü Aysan, Osman Dinç, İsmail Saray, Alpaslan Baloğlu, Çengiz Çekil, Erdal Aksel, Yusuf Taktak, Yilmaz Aysan e Tomur Atagök. Bedri Baykam, che ha vissuto per molti anni in America, è un nome di spicco del gruppo Nuovo Espressionismo, nato negli anni Ottanta e del quale fanno anche parte Fuat Acaroğlu, Hale Arpacioğlu, Arzu Başaran, Selim Altan, Haluk Gedik, Murat Morova, Emre Zeytinoplu, Murat Sinkil. Accanto alla Biennale di Istanbul, istituita nel 1977, si deve ricordare la Biennale Asia-Europa di Ankara, volta a facilitare l'apertura verso l'estero dell'arte turca.
Tra gli artisti i cui nomi sono degni di menzione ricordiamo ancora Ömer Uluç, Elif Naci, Sabri Berkel, Turan Erol, Neşet Günal, Ferruh Başağa, Neşe Erdok, Mehmet Güleryüz, Özer Kabaş, Balkan Naci Islimyeli, Tülin Öztürk, Burhan Uygur, Ibrahim Çiftcioğlu, Hüsamettin Koa̧n, Tülin Onat, Ramiz Aydin, Özdemir Altan, Zekai Ormanci, Mehmet Gün e Jale Erzem.
L'unica rivista che, a partire dal 1979, continua la sua pubblicazione è Sanat Çevresi ("L'ambiente dell'arte"), diretta da Hamit Kınaytürk. Si deve anche menzionare l'opera del critico e storico dell'arte Sezer Tansug che con la sua posizione favorevole alla pittura figurativa su tela se ne è fatto portavoce. Posizioni favorevoli, seppur non militanti, nei confronti dell'arte d'avanguardia sono quelle di Vasıf Kortun, formatosi negli Stati Uniti, di Necmi Sönmez, anch'egli formatosi all'estero, nonché dell'intellettuale Mahmut Nüvit.
La fisionomia e le possibilità ufficiali dell'arte contemporanea in T. trovano espressione nella Biennale di Istanbul, realizzata grazie al contributo di vari imprenditori industriali e in particolare di Nejat Eczacibaçsi, che ha reso possibile anche l'istituzione del nuovo Museo d'arte contemporanea sorto nei primi anni Novanta, sempre a Istanbul, ma non ancora attivo a pieno ritmo. Anche le gallerie private hanno raggiunto a Istanbul il numero di 70/80. L'arte moderna non è ancora riuscita a penetrare in Anatolia ed è rimasta circoscritta nelle grandi città, come Istanbul, Ankara e Smirne. Gli sforzi dello stato per decorare le piazze con sculture monumentali spesso hanno solo contribuito a imbruttire le città con sculture kitsch. Vale la pena di annotare, pur non essendo di livello internazionale, la promettente Fiera dell'Arte contemporanea organizzata annualmente. Vedi tav. f.t.
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Architettura. - Grazie all'accelerazione civile impressa, a partire dagli anni Trenta, da Kemal Atatürk, la T. si è perfettamente allineata all'excursus architettonico contemporaneo dell'Occidente, senza però dimenticare in nessun caso le proprie peculiarità storiche e sociali. L'invito rivolto dal presidente Atatürk a parecchi esponenti del movimento moderno a collaborare alla costruzione della giovane repubblica e della nuova capitale, Ankara, inaugurò una consuetudine feconda per la pluralità degli apporti internazionali messi in atto.
Tale consuetudine aveva, tuttavia, almeno un precedente illustre: quello di R. D'Aronco chiamato nel 1892 dall'allora sultano Abdu'l-hamid a progettare l'Esposizione Ottomana. D'Aronco si fermò a lungo in T. assumendo, dopo il terremoto di Istanbul (1894), la carica di architetto di stato addetto alla ricostruzione, realizzando alcuni edifici in cui convivono felicemente riflessi d'Oriente e suadenti linearità floreali, come la piccola Moschea a Istanbul del 1903 e la casa Santoro del 1907. In seguito alla permanenza del maestro del liberty i contatti con la cultura occidentale si moltiplicarono, sicché, ancora nel 1916, venne indetto, d'accordo con il Deutsche Werkbund, il concorso per la Casa dell'amicizia turco-germanica a Istanbul, vinto da G. Bestelmeyer, cui parteciparono personaggi quali H. Poelzig, B. Taut, P. Bonatz, che tanta parte avrebbero avuto nelle vicende successive dell'architettura turca. L'elaborato presentato da Poelzig è considerato una pietra miliare dell'espressionismo: un organismo a gradoni, sovrastante la città, frutto di una fantasia ricercatamente opulenta, dove tutto è artificiale: "giardini pensili e ziggurat fusi in una rapsodia babilonese" (Biraghi 1992) e splendido prototipo della successiva Grosses Schauspielhaus berlinese. Vent'anni più tardi, dopo avere ideato un teatro e un conservatorio per Istanbul e disegnato una casa per diplomatici ad Ankara, gli venne offerta la cattedra all'Accademia delle Arti di Istanbul: l'anziano architetto (che di lì a poco sarebbe morto) rifiutò perché amante "dei cieli freddi e dei colori spenti" della sua patria. La nomina passò quindi all'amico di sempre, Taut, in fuga dalla Germania nazista. Taut si può dire la figura-chiave del rinnovamento costruttivo della T.: assunto dall'ufficio tecnico-edilizio del ministero dell'Istruzione, creò la facoltà di Lingue e Storia all'università di Ankara (1937), progettò, tra l'altro, per sé un'ardita residenza a Ortakog, e curò il catafalco funebre di Atatürk ad Ankara nel 1938, prima di morire in esilio a Istanbul il 24 dicembre dello stesso anno.
L'influenza tautiana si è prolungata nel secondo dopoguerra, formando un solido substrato moderno, tuttora vitale. L'arrivo di P. Bonatz, consulente ad Ankara dal 1943 al 1946 e professore all'università di Istanbul dal 1949 al 1953, introdusse invece un cauto modernismo dalle componenti monumentali. Autore dell'Opera di Ankara (1948) e di svariate abitazioni, si contrappose all'internazionalismo statunitense propugnato dai SOM (Skidmore, Owen & Merrill) nell'hotel Hilton di Istanbul (1954) e dalle conferenze di R. Neutra. Anche L. Piccinato fornì un valido apporto alla formulazione di una metodologia urbanistica, comprendente sia la tutela dei nuclei antichi sia la definizione di modelli policentrici; si occupò perciò del piano per Bursa (1957-59) e degli studi per il riassetto territoriale e metropolitano di Istanbul (1967-76).
Seguendo il suo insegnamento alcuni architetti turchi si sono recentemente consorziati per risanare la zona attorno ad Ankara e dare casa ai nuovi residenti, organizzando, a 11 km dalla capitale, la città satellite di Bati-Kent (1978-88 e seguenti). Spetta, infatti, a personalità nazionali, sensibili alle valenze dei luoghi ma provvisti di professionalità aggiornate, tentare di sciogliere il nodo di fondo, l'affascinante dualismo di una terra-ponte tra Asia ed Europa, sempre oscillante fra questi due mondi: come conciliare, cioè, l'affluente modernizzazione in chiave europeista, prediletta per lo più dalla classe dominante, e la persistente vivacità di un passato composito dalle origini nomadiche, presente con naturalezza nelle tecniche costruttive delle aree non urbanizzate (bizantino, islamico, ottomano e tardo ottomano). Il lento trascorrere di uno stile nell'altro, con un ritmo scandito solo dalle diversità regionali, aveva dato origine al ''Primo Nazionalismo Architettonico'', caratterizzato da uno stile ottomano rigidamente monumentalistico, cui aveva fatto seguito il funzionalismo espressivo importato dalla Germania. Soltanto dalla seconda metà degli anni Quaranta si è imposta una tendenza autoctona più moderata, chiamata ''Secondo Nazionalismo Architettonico'', per opera di Sedad Hakki Eldem, il principale rappresentante della prima generazione di architetti turchi moderni, cui si sono affiancati Zeki Sayar, Turgut Cansever e i più giovani Behruz Cinici ed Ersen Gürsel.
Eldem e Cansever temperano l'eclettica sintassi del nazionalismo con una attenzione, calcolata e suasiva, verso le ragioni del contesto: tecnologie e materiali attuali si combinano allora con le forme della tradizione, semplificate e razionalizzate secondo un accorto neostoricismo che, per certi versi, si apparenta a quello degli italiani S. Muratori e G. Caniggia (v. in questa Appendice). Nel Social Security Agency Complex a Zeyrek (Istanbul, 1962-64) Eldem evidenzia il particolare regionalismo ''critico'', o neoregionalismo, una tendenza che in personalità più giovani come Gürsel e Cinici si trasforma in adesione a un postmodern in bilico tra L. Kahn e R. Venturi, sebbene più gioioso e non immune da influssi brutalisti derivati da P. Rudolph.
Si deve a Cansever l'elaborazione di un linguaggio più sofisticato: le sue architetture, infatti, dal segno nitido e pulito, traggono alimento dalle civiltà passate (soprattutto anatolica e ottomana) ma per reinterpretarle in modi attuali. Così nell'edificio della Società storica turca e nel progetto per il centro culturale dedicato ad Atatürk di Ankara, i motivi tradizionali si coordinano con memorie tautiane, impalcando relazioni semantiche in cui l'ornamento (l'''Oriente'') si configura quale referenza connotativa del luogo. Ciò nonostante il passaggio da un nazionalismo di maniera, stilistico, a un panorama di ricerche complesse, comprendente l'high tech come il free style postmoderno, non è stato del tutto indolore, ingenerando di conseguenza una sorta di sincretismo architettonico.
Le tendenze più recenti hanno investito pertanto ambiti vasti, anche se di fatto elitari, e l'unico fondamento comune sembra, invero, essere il riconoscimento delle molteplici identità culturali, sia pure attuato eterogeneamente. L'eredità del moderno assume, in quest'ottica, sia il volto del new brutalism con Günay Cilingiroglu e Muhlis Tunca − che addizionano audaci destrutturazioni a schemi archetipi − sia lo spurio high tech della torre Taskim Trade and Business, progettata da Doruk Pamir. Sull'altro versante, al neovernacolo estremo del gruppo EPA fa eco il postmoderno moderato dell'Arolat Group e di T. ÇCavdar, morbidamente adattato a impianti razionali. Infine, accanto all'espressionismo plastico degli ultimi anni, si è formato uno sperimentalismo attento a preservare le istanze del moderno internazionale. Esemplificativa di questa corrente è la villa nei sobborghi di Istanbul degli Has Architects (A. Hayzuran Hasol e Dogan Hasol, 1992): curatissima, addirittura scarpiana in alcuni dettagli, rischia nondimeno l'ibernazione delle forme.
Bibl.: M. Nicoletti, Raimondo D'Aronco, Milano 1955; H.R. Hitchcock, L'architettura dell'Ottocento e del Novecento, Torino 1971; K. Junghanns, Bruno Taut. 1880-1938, Milano 1978; AA.VV., Contemporary Turkish architecture, in Mimar, 10 (ottobre-dicembre 1983), pp. 58-89, e 13 (luglio-settembre 1984), pp. 47-65; S. Bozdogan, E. Yenal, On an architect. Sedad Hakki Eldem of Turkey, ibid., 24 (giugno 1987), pp. 44-66; H. Pamir, Bati-Kent New Town, Ankara, ibid., 28 (giugno 1988); A. Yücel, Regional report: contemporary architecture in Turkey, ibid., 40 (settembre 1991), pp. 20-23; M. Biraghi, Hans Poelzig. Architectura, Ars Magna, 1896-1936, Venezia 1992; F. Malusardi, Luigi Piccinato e l'urbanistica moderna, Roma 1993; L. Moiraghi, Tra Europa e Asia. (Una casa a Istanbul), in l'Arca, 85 (settembre 1994), pp. 42-45.
Cinema. - In T. le prime, sporadiche attività cinematografiche risalgono agli anni Dieci: Fuat Uzkinay diresse nel 1914 il primo documentario turco, Ayastefanos Taki Rus Abidesinin Yikilisi ("La distruzione del monumento russo ad Ayastefanos"), mentre Sedat Simavi realizzò nel 1917 due film a soggetto, Pence ("L'artiglio") e Casus ("La spia"). Soltanto negli anni Venti la produzione si avviò su basi industriali, grazie all'iniziativa dei fratelli Seden (Kemal Film) e dei fratelli Ipekci (Ipek Film).
Dall'epoca del muto fino agli anni Quaranta dominò incontrastata la figura di Muhsin Ertu
Bibliografia
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