Tunisia
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Geografia umana ed economica
di Paolo Migliorini
Stato dell'Africa settentrionale. Al censimento del 2004 la popolazione della repubblica maghrebina risultò di 9.911.000 ab. (2.600.000 ab. nel 1936). Il tasso di accrescimento demografico, molto elevato, è stato rallentato (0,9% nel quinquennio 2000-2005) da un programma governativo di pianificazione familiare edal fenomeno dell'emigrazione. Cionondimeno la popolazione, per due terzi urbana e specialmente concentrata nella capitale Tunisi e nell'area circostante, è tra le più giovani del mondo (oltre un quarto degli abitanti ha meno di 15 anni). A questo dato, che comporta una forte domanda di servizi sociali, si associa un elevato tasso di disoccupazione stimato nell'ordine del 15%. Nel 2006 gli indicatori più significativi del livello di sviluppo socioeconomico (speranza di vita alla nascita: 73,5 a.; tasso di alfabetizzazione adulta: 74,3%; reddito pro capite annuo: 7768 dollari) concorrevano a determinare, secondo le Nazioni Unite, un valore dell'indice di sviluppo umano di livello medio (87° posto in una graduatoria mondiale comprendente 177 nazioni). Durante i tre decenni che seguirono l'indipendenza (1956) la T. seguì un modello economico socialista, con un forte controllo statale sull'economia. Però una crisi della bilancia dei pagamenti intervenuta nel corso del 1986 costrinse le autorità a orientarsi verso programmi di liberalizzazione economica che erano sostenuti dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale. Il governo, dopo aver portato a termine con successo alcune riforme intorno alla metà degli anni Novanta del Novecento, è riuscito a stabilizzare l'economia rivolgendosi a un modello produttivo orientato all'esportazione, attirando investimenti esteri con bassi costi del lavoro e con incentivi quali l'accesso preferenziale ai mercati europei. La variazione annua del PIL ha segnato un incremento del 5,8% nel 2004 e del 4,2% nel 2005 (nel 2002 l'incremento aveva toccato un minimo dell'1,9% per effetto del calo delle entrate turistiche nonché dei danni all'agricoltura causati dalla siccità). La composizione del prodotto interno lordo per settore di attività economica (2004) ha visto al primo posto il settore dei servizi (54,4%), seguito da industria (31,8%) e da agricoltura (13,8%). Il settore primario si caratterizza per la produzione di cereali (grano e orzo), per l'olivicoltura (la T. è tra i primi produttori mondiali di olio) e la viticoltura. Notevole importanza hanno le colture frutticole (agrumi, mandorli, datteri). L'allevamento è prevalentemente ovino. Nel 2003 il settore ittico ha prodotto quasi 93.000 t di pescato (principalmente tonni e sardine). Il sottosuolo della T. contiene importanti risorse minerarie: in primo luogo idrocarburi (2,7 miliardi di m3 di gas naturale nel 2004 e 3,34 milioni di t di petrolio nel 2005). Altra importante risorsa sono i fosfati, di cui la T. è uno dei principali produttori mondiali. Le attività industriali comprendono stabilimenti siderurgici, metallurgici e meccanici, impianti chimici, cementifici, nonché stabilimenti alimentari (oleifici, zuccherifici), tessili e così via. Molte industrie manifatturiere si concentrano nelle zone economiche speciali di Biserta e Zarzis, dove possono beneficiare di agevolazioni fiscali riservate agli investitori esteri.
Il turismo offre l'apporto maggiormente consistente al settore dei servizi e impiega direttamente o indirettamente circa 300.000 addetti locali. Dopo avere sperimentato una forte crescita negli anni Ottanta e Novanta, questo settore ha attraversato all'inizio del nuovo millennio un periodo di congiuntura sfavorevole in seguito all'attentato contro la sinagoga di Djerba (aprile 2002), crisi rapidamente superata, tanto che già nel 2006 si sono registrati degli ottimi risultati. Rilevanti per l'economia sono le rimesse degli emigrati. Consistenti comunità tunisine si trovano in Francia, in Italia e nei Paesi del Golfo.
Storia
di Silvia Moretti
A vent'anni dall'insediamento del presidente Zayn al-̔Abidīn Ben ̔Alī, salito al potere nel 1987, in T. apparivano più che mai disattese le speranze di sviluppo di un regime realmente pluralistico. La vita politica, dominata sia dall'entourage del presidentesia dal RCD (Rassemblement Constitutionnel Démocratique), il partito al governo, non garantiva alcuna trasparenza e rigidamente controllata era anche l'attività delle opposizioni e di tutti gli organi d'informazione.
Nel 2001, mentre nel Paese cresceva la richiesta di riforme e alcune voci di protesta si levavano contro l'operato del presidente, che era accusato di nepotismo e di corruzione, il RCD annunciò la proposta di un emendamento costituzionale per abolire il limite dei tre mandati presidenziali e permettere così a Ben ̔Alī di candidarsi per un quarto incarico. Approvata dai membri dell'Assemblea nazionale a schiacciante maggioranza e accolta favorevolmente dal voto popolare in occasione del referendum tenuto nel mese di maggio (si raccolsero il 99,5% dei consensi), la nuova norma non vincolava più l'elezione della più alta carica dello Stato a limiti di tempo, spianando di fatto la strada alla rielezione di Ben ̔Alī. Il referendum approvò anche l'istituzione di un secondo ramo del parlamento, la Camera dei Consiglieri, un organo in carica per sei anni i cui membri erano per 1/3 di nomina presidenziale e per le restanti parti rappresentanti delle maggiori corporazioni professionali e dei sindacati, dei governatorati e dei consigli municipali.
Nell'aprile 2002 un attentato contro la sinagoga dell'isola di Gerba provocò la morte di oltre venti persone, tra cui diversi turisti, e venne rivendicato nel mese di giugno da al-Qā̔ida. Tra la fine del 2002 e l'inizio del 2003, Ben ̔Alī procedeva a una riorganizzazione del consiglio dei ministri nel tentativo di migliorare l'efficienza dell'esecutivo: alcuni ministeri furono accorpati o soppressi e furono creati il Ministero della Giustizia e dei Diritti umani e il Ministero del Lavoro. Non si attenuava, intanto, la politica repressiva del governo nei confronti dell'opposizione e nell'agosto 2003 richiamò l'attenzione della comunità internazionale lo sciopero della fame proclamato dall'avvocato R. Nasraoui, impegnata nella difesa dei diritti civili del suo popolo e grande accusatrice del regime per il presunto ricorso alla tortura sui detenuti politici. Nei mesi che precedevano le elezioni presidenziali e legislative, fissate per l'ottobre del 2004, mentre Ben ̔Alī assicurava la massima trasparenza e il rispetto delle regole e invitava nel Paese gli osservatori internazionali, il Parti démocratique progressiste annunciava il proprio ritiro dalla competizione in considerazione della impossibilità per i suoi candidati, come peraltro di altri attivisti politici, di avere accesso ai grandi media. Ben ̔Alī ottene il 94,4% dei voti, mentre soltanto il 3,7% si aggiudicò il candidato del PUP (Parti de l'unité populair), M. Bouchiha, e non raggiunsero nemmeno l'1% gli altri due candidati. Scontato il successo del RCD che si aggiudicò 152 dei 189 seggi dell'Assemblea, mentre il restante 20% dei seggi (37), come stabilito da una norma del 1998, veniva diviso, in proporzione ai voti raccolti, tra i partiti dell'opposizione e il più votato tra questi, il MDS (Mouvement des Démocrates Socialiste), ottenne 14 seggi. L'anno successivo, a maggio, le elezioni municipali confermarono la schiacciante maggioranza del RCD, vittorioso in 4098 consigli su 4366. Tra il 2004 e il 2005 cresceva, intanto, la repressione delle manifestazioni di dissenso: vittima principale di questo clima era la Lega tunisina dei diritti umani (LTDH), che nel mese di maggio del 2006 si vedeva anche vietato il congresso nel tentativo di ridurla al silenzio. Alla fine del 2006, a pochi mesi dalla scarcerazione voluta da Ben ̔Alī di molti detenuti politici, e tra questi alcuni esponenti del movimento islamista al-Nahda, la T. ha visto affacciarsi dentro i suoi confini il terrorismo armato, molto probabilmente una ricaduta della strategia di diffusione in tutto il Maghreb dei movimenti jihadisti; contestualmente Ben ̔Alī lanciava la propria campagna contro il velo, considerato un elemento estraneo alla cultura e alla storia della T., di cui nel 2007 il presidente si apprestava a festeggiare il cinquantenario dell'indipendenza.
bibliografia
La Tunisie de Ben Ali: la société contre le régime, éd. O. Lamloum, B. Ravenel, Paris 2002; A. Azzouzi, Autoritarisme et aléas de la transition démocratique dans les pays du Maghreb, Paris 2006.