TUNISI (ὁ Τύνης; Tynes, Thynus, Thunus)
L'antico centro occupava, come il moderno, una importante posizione geografica e strategica su un'altura nel lato N-E di una grande laguna (El Bahira) che si apre sull'ampio golfo cartaginese. Fu un punto d'incrocio delle vie della regione abitata dalla tribù libica dei Maxitani, ma con la fondazione di Cartagine era inevitabile che entrasse nella stretta sfera d'influenza e sotto il dominio cartaginese durante il V secolo.
Polibio (xiv, 10) dice che T. dista da Cartagine 120 stadi (km 18,5); Livio (xxx, 9) 15 mila passi, mentre la Tabula Peutingeriana ne dà 10. Era cinta di mura. Nel 310 a. C. fu presa da Agatocle di Siracusa, che se ne servì come base per le spedizioni africane durante tre anni, poi nel 256 a. C. dai Romani con Regolo che assediò Cartagine. Scipione vi s'installò nella seconda guerra punica e la città seguì la sorte di Cartagine nella terza guerra punica e fu distrutta. Riprese vita sotto Augusto e fu poi sede di un vescovato (è noto nel 411 un vescovo Tuneiensis). Non si hanno resti della città antica, tranne qualche iscrizione romana.
Museo Nazionale del Bardo. - A km 4 dalla città nel quartiere del Bardo, complesso di palazzi e di costruzioni varie creato dagli Hafsidi e dai bey, cinto di mura con bastioni e torri. Il museo fu inaugurato nel 1888 e si è andato rapidamente accrescendo grazie ai molti scavi nei centri archeologici della Tunisia, ed è oggi uno dei più ricchi del mondo nel campo dei mosaici romani.
Al pianterreno sono esposti i materiali del tophet di Cartagine e del tophet di Sousse, una ricca serie di stele, di sarcofagi, di gioielli, di elementi architettonici del periodo punico; il gruppo di stele neopuniche di Ghorfa, divise in tre zone, del III-II sec. a. C., statue fittili neopuniche dal tempio di Ba῾al e Tanit a Thinissut. Numerosi sono i sarcofagi romani fra i quali quelli con Endimione, con le Quattro Stagioni; cippi funerarî e statue romane. Nella collezione paleocristiana sono un fonte battesimale in marmo da Djerba, un magnifico battistero rivestito di mosaico da Kelibia del VI sec., numerosi mosaici tombali con iscrizioni, simboli, monogrammi, e la figura del defunto come orante.
Al primo piano, oltre a varie sculture romane, busti, ritratti imperiali, sono esposti in varie sale i ricchi mosaici policromi da varî centri della Tunisia, fra i quali particolarmente notevoli quelli con Dioniso che dona la vigna ad Icario, Nettuno sul carro, scene di fattoria, scene campestri del dominus Iulius; da Gafsa giochi del circo, da Dugga il trionfo di Nettuno, Vulcano nell'officina, da El Djem un trionfo di Bacco, animali, nature morte, Muse; da Althiburos il celebre mosaico con varî tipi di navi; da Oudna il grande mosaico con Orfeo; da Sousse quello con il ritratto di Virgilio fra Clio e Melpomene; una serie numerosa di mosaici marini viene da Rades, Cartagine, Utica; da Dugga il grandioso mosaico con il trionfo di Nettuno ed Anfitrite. Nelle sale del piano superiore continua l'esposizione dei mosaici con scene di circo che provengono da Cartagine, Thuburbo Majus, El Djem; di quelli con scene di animali, la caccia agli struzzi e ai cervi, combattimenti di gladiatori, mosaici marini, di caccia e di circo da Utica, mentre da Acholla provengono scene di satiri e baccanti, Quattro Stagioni, trionfo di Bacco, Nereidi.
Questa ricchissima raccolta mette sott'occhio un infinito repertorio di scene e di motivi decorativi con elementi geometrici, floreali, a tappeto, e permette di individuare lo stile dei varî centri e l'evoluzione della produzione musiva attraverso vari secoli soprattutto dal II sec. d. C. in poi fino al periodo tardo-imperiale.
Alcune sale del primo piano raccolgono anche i materiali recuperati nella nave romana affondata in periodo sillano al largo di Madhia, nello scavo sottomarino del 1907, fra cui le decorazioni bronzee di due letti, la statua bronzea di Agon con l'erma firmata da Boethos, i bronzetti caricaturali di nani danzanti, statuette di Ermafrodito, di Eros, frammenti architettonici, suppellettili varie e la serie dei vasi marmorei e dei grandi crateri in marmo con scene dionisiache di produzione neoattica.
Bibl.: F. Windberg, in Pauly-Wissowa, VII A, 1948, c. 1359-1360; C.I.L., VIII, pp. 143; 867; 981; Cagnat-Gauckler, Les monuments historiques de la Tunisie, pp. 150-151.