TUNISI (A. T., 112)
Città dell'Africa settentrionale, capitale della Tunisia. Sorge in piano sulla sponda occidentale del Lago di Tunisi e occupa la parte settentrionale dell'istmo che divide il lago anzidetto dalla Sebkhet es-Sedjoumi. Un canale scavato attraverso il lago, o meglio attraverso la laguna antistante, per circa 10 km., della profondità di metri 6,50 e largo al fondo 30 m., aperto al commercio il 28 maggio 1893, ha fatto di Tunisi un porto marittimo accessibile alle navi di media immersione. Allorché i Francesi occuparono Tunisi, la città aveva circa 80.000 abitanti e ospitava un'operosa e apprezzata colonia europea, in grande maggioranza italiana; per essa la città aveva cominciato a espandersi fuori dal recinto delle antiche fortificazioni dando origine a nuovi aggregati urbani. L'occupazione francese e la nuova attività civile ed economica, che si determinò nel protettorato, valsero a dare un più grande e rapido sviluppo alla popolazione e conseguentemente all'edilizia cittadina. Per quanto riguarda la popolazione, basterà dire che essa è salita al censimento del 1931 a 202.405 ab. dei quali 87.205 erano europei, per oltre la metà (46.457) Italiani, 5529 Maltesi e poco più di 1/3 (33.640) Francesi, in gran parte funzionarî. Degl'indigeni (115.200) 89.801 erano musulmani e 25.399 israeliti. La nuova attività edilizia ha continuato a svilupparsi in modo da non alterare la struttura e il carattere dell'antica capitale araba, evitando l'inconveniente già lamentato ad Algeri della distruzione di una grande parte della vecchia città. Tunisi può considerarsi quindi una città doppia, di cui una parte è di tipo arabo con i suoi edifizî caratteristici, le sue moschee, le sue scuole, i suoi sūq, e l'altra parte forma una bella città moderna di tipo prettamente europeo, dalle belle strade larghe e alberate, i suoi edifici pubblici, le sue chiese, i suoi luoghi di ritrovo; sì l'una che l'altra allietate da deliziosi contorni, giardini, orti, frutteti che le conferiscono una seducente attrattiva. Il clima mitissimo ricorda quello della Sicilia orientale: la media temperatura del mese più freddo è di 10°,4, quella del mese più caldo di 25°,9; tale media non differisce di un grado dai valori che si hanno per Siracusa, come di poco ne differiscono le precipitazioni: 497 mm. a Tunisi contro 637 a Siracusa. La città è provvista largamente di acqua potabile mediante il ripristino dell'antico acquedotto cartaginese, che porta l'acqua dalle pendici dei monti sovrastanti Zaghouan. L'escavazione del canale navigabile (v. sopra) ha reso Tunisi anche uno scalo marittimo di notevole importanza commerciale e solo le navi di grosso tonnellaggio e di considerevole immersione sono costrette ad approdare ancora alla Goletta che sino alla fine del sec. XIX era il porto marittimo della capitale. Il movimento della navigazione, limitato al solo porto di Tunisi, non considerando quello della Goletta, che pure lo integra, nel 1931 registrò 1560 arrivi per una stazza complessiva di 1.800.118 tonnellate con uno sbarco di 471.531 tonn. di merci e 62.348 passeggeri; mentre le navi partite imbarcarono 488.929 tonn. e 56.674 passeggeri; movimento che corrisponde press'a poco a quello di Civitavecchia. Tunisi è il centro ferroviario da cui irradia la rete tunisina e quella algerina. Tronchi speciali ferroviarî e tramviarî la congiungono altresì direttamente alla Goletta e a Cartagine.
Monumenti. - Gli Aghlabidi (sec. IX), risiedenti a Kairouan, hanno dotato Tunisi di un arsenale marittimo e di una grande moschea (Giāmi‛ ez-Zaitūna) tuttora esistente e che presenta evidenti affinità con la sua contemporanea, la Grande Moschea di Kairouan. I Hafsidi (inizî del sec. XIII) rinforzarono la cinta di Tunisi di cui rimangono due porte, organizzarono i sūq, vie commerciali. Anche i Turchi si distinsero per le creazioni architettoniche, che rivelavano le preoccupazioni dell'ora. Il misticismo religioso ispirò la costruzione di medrese, di zavie (eremi e asili per pellegrini) e di pubbliche fontane; la minaccia algerina provocò lo sviluppo delle opere militari e delle caserme. La Tunisi islamica conserva inoltre belle abitazioni private, elevate da alti funzionarî govemativi. Nei sobborghi, ville e palazzi dei bey, quali la Mannuba e il Bardo, parte del quale è stato trasformato nel museo Alaoui. V. tavv. LXXI e LXXII.
Bibl.: H. Saladin, Tunis et Kairouan, Parigi 1908; R. Brunschvig, Tunis, in Encyclopédie de l'Islām; G. Marçais, Manuel d'art musulman, Parigi 1926-27 passim.
Storia. - L'esistenza di Tunisi (Tunes, Τύνης) è testimoniata fino dal principio del sec. IV a. C. e il suo nome ricorre in tutti gli avvenimenti militari che hanno per centro o per meta Cartagine: nella rivolta dei Libî, e più tardi in quella dei mercenarî, nelle spedizioni di Agatocle, di Regolo, di Scipione. Rileviamo da Polibio che essa era città munita dalla natura, posta com'era su una collina fra il lago che da lei stessa prendeva nome e la laguna, oggi chiamata Sebka es-Sedjoumi, e da opere di fortificazione. Tuttavia la sua vicinanza alla metropoli fece sempre rimanere Tunisi in secondo piano rispetto a questa, e soggetta di riflesso alle sue sorti: sembra infatti fosse anch'essa distrutta con Cartagine nel 146 a. C. Il suo lago servì talvolta di porto ausiliario. Di Tunisi, durante il periodo romano, nulla sappiamo: suoi vescovi sono ricordati nel sec. V e nel VI.
Da non confondere con questa Tunisi era Τύνης ὁ λευκός, città menzionata da Diodoro a proposito della spedizione di Agatocle: ché la sua distanza di 2000 stadî da Cartagine la riporta assai più lontano, forse verso la base della Penisola del Capo Bon.
Nel 695 fu conquistata da Ḥassān ibn an-Nu‛mān, governatore della Ifrīqiyah in nome del califfo di Damasco; lo stesso anno andò distrutta Cartagine. Tunisi diventò presto un centro importante, benché i governatori per più di un secolo risiedessero ad al-Qairawān (Kairouan). L'importanza di Tunisi si accrebbe allorché i musulmani iniziarono le spedizioni marittime contro le isole vicine e specialmente contro la Sicilia; intorno al 700 vi fu allestito un arsenale (dār aṣ-ṣinā‛ah); il governatore ‛Ubaid Allāh ibn al-Ḥabḥāb nel 740 ingrandì l'arsenale e mandò un suo luogotenente a fare una scorreria contro la Sicilia, assediò e obbligò a tributo Siracusa. Allo stesso ‛Ubaid Allāh viene attribuita la prima fondazione della grande moschea di Tunisi detta az-Zaitūnah (114 ègira, 732-735); ma secondo altre fonti la moschea fu costruita dagli emiri aghlabiti, posteriori di un secolo; la più antica iscrizione datata della moschea risale all'anno 864. Uno degli emiri aghlabiti, Ibrāhīm II, noto per energia come per stranezze e crudeltà, mosse contro Tunisi, che gli si era ribellata, la prese d'assalto (894), vi fece costruire un castello e palazzi e vi stabilì per qualche tempo la sede dell'emirato.
Fino dai primi tempi della conquista musulmana Tunisi fu residenza di dotti e sede di studî teologici, giuridici e letterarî, che rivaleggiava con al-Qairawān. Durante il regno dei ‛Obaiditi e dei loro successori Zīriti, la capitale fu el-Mahdiyyah; ma Tunisi ebbe importanza commerciale sempre maggiore; la dinastia berbera locale dei Banū Khurāsān (1059-1159) vi governò indipendente e tenne relazioni d'affari con le città marinare d'Italia; sappiamo di navi che facevano servizio di carico tra Tunisi e i porti dell'Italia fino dal sec. X; Pisa nel 1157 concluse con Tunisi un trattato che garantiva la sicurezza delle persone, la libertà del traffico e la proibizione della pirateria. Queste relazioni si consolidarono con lo stabilimento in Tunisi di commercianti italiani assistiti da un console. Una maggiore stabilità politica venne dall'affermarsi a Tunisi del dominio degli Almohadi (dal 1159); dopo alcuni decenni di turbamenti provocati dall'avventuriero Qarāqush e dagli emiri dei Banū Ghāniyah, che s'impadronirono a tratti anche di Tunisi, i governatori ḥafṣidi lasciati dagli Almohadi a Tunisi si resero indipendenti (dal 1229) e governarono in Tunisia, nella Tripolitania e in parte dell'Algeria. Durante il regno del sultano ḥafṣida al-Mustansir il re di Francia Luigi IX condusse una crociata sotto le mura di Tunisi e morì di malattia nell'assedio (1270). Il dominio ḥafṣida a Tunisi, che fu travagliato all'inizio del sec. XIV da rivalità familiari e brevemente interrotto dal 1348 al 1350 dall'intervento dei sovrani merinidi di Tlemcen, durò fino al 1574; esso rappresenta, almeno nei secoli XIII-XIV, un periodo di grande potenza per la città; fiorirono gli studî, prosperarono le arti e le industrie e si formò una borghesia che mantenne anche nel successivo dominio turco una propria tradizione culturale, alimentata specialmente dalla moschea e scuola religiosa az-Zaitūnah. Tunisi accoglieva allora molti mercanti cristiani (provenzali, genovesi, fiorentini, aragonesi). V'erano anche non pochi cristiani schiavi.
All'inizio del sec. XVI la potenza dei Ḥafṣidi si era molto ridotta; la loro capitale decadde e fu contesa tra le potenze del Mediterraneo: gli Spagnoli, padroni di Orano, Bougie, Tripoli (1510), e i Turchi Ottomani, rappresentati sulle coste di Barberia da intraprendenti corsari. Uno di questi, Khair ad-Dīn, impadronitosi di Algeri nel 1516 e nominato capitano pascià della flotta ottomana, occupò Tunisi nel 1534. L'imperatore Carlo V intervenne allora con truppe spagnole, italiane e tedesche, riprese Tunisi e ripose sul trono il sultano ḥafṣida Mawlāy al-Ḥasan. I vincitori misero il sacco alla città, ne asportarono schiavi, molte merci e anche libri arabi. Tunisi restò sotto il protettorato degl'imperiali, che avevano un presidio nel forte della Goletta; occupata ancora dai Turchi nel 1569, fu ripresa da Don Giovanni d'Austria sulla fine del 1573. Don Giovanni d'Austria mise sul trono Moḥammed, figlio di al-Ḥasan, mandando in Sicilia il sultano Aḥmed (altro figlio di al-Ḥasan), detto Ḥamīdah, che aveva regnato dal 1542, ma gli pose a fianco il conte Gabriele Serbelloni con 3000 fanti italiani, altrettanti spagnoli e una compagnia di cavalli e affidò il governo della Goletta a Don Pietro Portocarero. I Turchi vennero subito a ritentare l'impresa; una flotta comandata da ‛Ulūg ‛Alīcon truppe agli ordini di Sinān Pascià conquistò prima Tunisi e poi la Goletta (1574). Con il regime instaurato dai Turchi, Tunisi (v. tunisia: Storia) diventò una dipendenza della Porta sotto il govemo di pascià, che alla fine del sec. XVI non ebbero più potere effettivo. I veri governanti furono i capi dei giannizzeri (dey o bey) assistiti da un consiglio (dīwān) di ufficiali dei soldati e dei corsari.
Tunisi ebbe nuova vita dall'inizio del sec. XIX con l'affluenza d'immigranti dall'Europa: Ebrei di Livorno, Maltesi, Italiani (in particolare Siciliani) di tutte le regioni giuntivi in gran numero tra il 1821 e il 1860 anche come esuli politici, poi commercianti e agricoltori. Il protettorato francese (dal 1881), assicurando meglio il benessere degli Europei e promuovendo il progresso economico, accelerò lo sviluppo della città.
Bibl.: V. tunisia.