CARMINATI, Tullio
Nacque a Zara il 21 sett. 1892, da Domenico e da Giuseppina Bettiza, in una famiglia nobile e agiata. Avviato senza particolare successo agli studi classici, il C. scappò a sedici anni da casa per unirsi ad una compagnia teatrale di infimo ordine che dopo poco si sciolse per difficoltà finanziarie. Diseredato dal padre, che si rifiutò di riaccoglierlo in casa, fu costretto a cercare fortuna come attore. Accettò così una prima scrittura di Alfredo De Sanctis che seguì nel 1907 in un giro di rappresentazioni nella Dalmazia. Nel 1909 giunse a Roma alla ricerca di un ingaggio, e l'attore Gustavo Serena lo presentò a Ferruccio Garavaglia, primo attore della Compagnia stabile romana che, non senza perplessità, gli procurò una scrittura per parti di generico con obbligo di comparsa. Le prime prove del C. in questa ditta, che si esibiva al teatro Argentina di Roma, furono estremamente modeste: convinto che non fosse dotato di particolare talento, il direttore della compagnia, Ettore Paladini, lo relegò in ruoli di sfondo, dalla comparsa al valletto. Nel 1910 venne scoperto da Emma Gramatica, ospite all'Argentina per una serie di rappresentazioni, che apprezzò l'eleganza e la spontaneità del C. e convinse la direzione della compagnia ad assegnargli ruoli da attor giovane. In questa veste lo vide Ermete Novelli. mentre presentava La fiamma di F. Pastonchi e G. Antona Traversi, e lo scritturò nel 1912 per la sua compagnia. Nel Novelli il C. trovò un affettuoso maestro che gli insegnò una recitazione equilibrata e naturale e il gusto di soluzioni semplici e commoventi; alla sua scuola il C. si trasformò in un esemplare attor giovane di gusto moderno, raffinato e sensibile e privo di affettazione, particolarmente adatto al repertorio scelto dal Novelli negli anni della maturità che comprendeva opere come Alla capitale e Povera gente di F. Liberati, Scarron di C. Mendés, Tignola e La cena delle beffe di S. Benelli. Questo sodalizio durò solo pochi mesi poiché il C., invitato dall'allora direttore della Compagnia stabile del teatro Manzoni di Milano, Marco Praga, ad associarsi alla sua ditta, abbandonò il Novelli nell'inverno del 1913. Accanto a Tina Di Lorenzo e ad Armando Falconi, il C. continuò ad interpretare opere contemporanee: L'Aigrette di D. Niccodemi, La porta chiusae La moglie ideale di Praga, Anima allegra e Il fiore della vita di G. e S. Alvarez, Il ferro di G. D'Annunzio, rappresentato per la prima volta al teatro Valle di Roma nel novembre del 1913 con grande successo, facendosi notare "per certe sue risorse di stile, di correttezza, di efficacia drammatica" (Don Marzio, p.247). Fu quindi in Sud America con la compagnia e, tornato a Milano, si impose in un repertorio leggero che comprendeva Il manichino di P. Gavault, Mia moglie si è fidanzata di G. Calza Bini, Gelsomina di S. Lopez.
Le critiche dedicate nel 1914 da Renato Simoni al C. restituiscono l'immagine di un interprete raffinato ed elegante, dotato di una certa vivacità, ma scarsamente comunicativo e ancora alla ricerca di uno stile personale. Furono queste caratteristiche che gli aprirono nel 1914 le porte del cinema e lo imposero tra gli interpreti più affermati della produzione nazionale. Il suo primo film, La mia vita per la tua (1914), interpretato accanto a Maria Catmi per la direzione di Emilio Ghione e la sceneggiatura di Matilde Serao, ebbe un grande consenso di pubblico. Quando, nel 1915, la Compagnia stabile del teatro Manzoni si sciolse, il C. venne scritturatò dalla Ambrosio Film e, per questa ditta girò nel 1915, con la direzione di Eleuterio Ridolfi, Romanticismo, tratto dal dramma di G. Rovetta, e Val d'Ulivi, dal romanzo di Anton Giulio Barrili. Nel 1916 tornò al teatro e formò compagnia con Lyda Borelli e Ugo Piperno, cimentandosi anche in ruoli primari del repertorio borelliano: Nozze dei Centauri di S. Benelli, Donna nuda di H. Bataille, Amanti di M. Donnay. Abbandonata ben presto questa formazione il C. decise di dedicarsi esclusivamente al cinema. Alla Tiber, accanto a Vera Vergani, interpretò i primi film di grande successo, Il presagio e La menzogna, diretti entrambi da Augusto Genina, ai quali seguirono Tramonto triste di Ridolfi e Articolo IV di Mario Caserini; sempre del 1916 è la sua prima, per altro non riuscitissima, esperienza come regista in La collana della felicità.
Oggetto di un'ammirazione fanatica da parte del pubblico cinematografico, con il volto riprodotto su cartoline, calendari, cartelloni pubblicitari, il C. divenne negli anni di guerra un divo del cinema italiano, che affidava il suo successo alla piacevolezza della figura, ad una gestualità manierata e ad alcuni atteggiamenti garbatamente sensuali, come quello famosissimo del fotogramma del bacio tratto dal Presagio, riprodotto in fotografia e stampato in migliaia di copie dalla Fotocelere.Accanto ad Hesperia nel 1916 girò L'Aigrette e La donna di cuori e nel 1917 La donna abbandonata, e, con Maria Jacobini, La via più lunga di M. Caserini. Nel 1919 il C. fondò nella capitale una casa di produzione cinematografica diretta da Enrico Roma, la Carminati film, e realizzò cinque pellicole, Il tuo rivale, su soggetto di Campanile Mancini, Raffiche, Follie, Il segreto e, nel 1920, Al di là della vita. Nonostante il successo ottenuto con questi film, il C. fu costretto a liquidare dopo pochi mesi l'azienda e, dopo aver girato alcune pellicole di scarso rilievo, decise di tornare al teatro accanto ad Alda Borelli, dando vita ad una delle compagnie più interessanti della stagione 19201921. Come nota Marco Praga nelle sue cronache teatrali, il C. eliminò "scenografi ridicolmente fantasiosi" e curò personalmente allestimenti di sobrio buon gusto che denotavano amore per la verosimiglianza e cura dei particolare. In questa cornice, diede vita a personaggi raffinati ed eleganti, dotati di un certo brio e di garbata comunicativa come Nadir in La danza del ventre di Enrico Cavacchioli e Luca in Ali di Seni Benelli, rappresentato per la prima volta il 4 marzo 1921 al teatro Manzoni di Milano.
Nei panni di Luca, il C. venne particolarmente apprezzato da Praga: "Egli la disse da attore provetto, non solo, ma da uomo intelligente e seppe, persino, evitare il pericolo grave di apparir monotono, in una parte che non può essere molto varia di toni" (Cronache teatrali 1921, p. 72) e da Renato Simoni: "E bene, veramente bene, interpretò la figura di Luca il Carminati. Fu questa una difficilissima prova per lui. La superò con giovanile baldanza e con probità artistica" (I, p. 449). Non sempre però riuscì a dissimulare la limitatezza dei suoi mezzi espressivi e la insufficiente forza drammatica; poco convincente appare a Simoni in La signora delle camelie di Dumas, rappresentato a Milano nel febbraio: "Il Carminati nel rappresentare Armando mi è sembrato un po' scolorito. Mi pare che gli sia mancata quella ardente persuasione amorosa che conquista il pubblico prima ancora di conquistare Margherita. Ma è da lodare in lui la signorilità dell'interpretazione" (I, p. 437).
Nel giugno del 1921 la Borelli lasciò la compagnia per unirsi a Ruggero Ruggeri e a Virgilio Talli nella neofondata Compagnia di Stato italiana, una iniziativa prestigiosa destinata però a rimanere in vita solo per una stagione, e nel settembre il C. accettò la proposta di Eleonora Duse di entrare nella sua formazione come direttore e come primo attore, accanto a Ruggero Lupi e Memo Benassi. In un repertorio di soli tre drammi, La donna del mare di H. Ibsen, La porta chiusa di M. Praga e Così sia di T. Gallarati Scotti, il C. compariva soltanto in quest'ultimo interpretando il ruolo del Figlio scritto appositamente per lui. Nel corso della tournée fu notato dal direttore della United Artists, Josepli Schenck che lo invitò a recarsi negli Stati Uniti per girare una serie di film; ma il ricordo della delusione provata con la liquidazione della Carminati film e gli impegni presi con la Duse indussero il C. a rifiutare la proposta e a continuare a lavorare per il teatro. Quando la Duse si imbarcò per gli Stati Uniti, il C. entrò a far parte della Compagnia degli Italiani diretta da Lucio D'Ambra e Mario Fumagalli e con questa ditta fu il primo interprete del Giuoco delle parti di L. Pirandello messo in scena dall'autore al teatro Eliseo di Roma; presentò inoltre L'infedele e Maschere di R. Bracco e La santa primavera di S. Benelli, dove apparve "fine come sempre a volta a volta delicato e appassionato" (Praga, Cronache teatrali 1923, p. 161). In secondo piano in questi anni l'attività cinematografica limitata a pochissimi film di scarso impegno se si eccettua Mensch gegen Mensch, girato in Germania nel 1923 per la direzione di Hans Steinhof. Tra il 1924 e il 1925 fu con Italia Almirante Manzini e con Lina Tricerri e tra le sue interpretazioni si ricordano quella di Gerardo in Fuochi d'artificio di Chiarelli e di Hérault de Séchelles, in Fiordalisi d'oro di G. Forzano e, inoltre, l'applauditissima esibizione canora nella farsa di L. Almirante Le nozze di Leporello.
Insoddisfatto, sembra, della collaborazione con la Almirante e la Tricerri e deluso dalla cinematografia italiana dopo l'insuccesso della Carminati film, il C. decise di tentare la iortuna negli Stati Uniti dove giunse nel febbraio 1925 senza prospettive sicure e senza conoscere la lingua. Dopo alcuni mesi di incertezza finnò un contratto per un anno con la United Artists e per la casa statunitense girò il suo primo film americano The Bat (1926) di Roland West con Luise Fazenda e Jacques Pickford; seguirono altre interpretazioni nei panni di "amoroso" in The Duchess of Buffalo (1926) e in Stage Midness (1927) con Virginia Valli per la regia di R. V. Lee; passò quindi alla Paramount, e nel 1927 con Honeymoon Hate "saliva al ruolo di grande stella" (Giani, p. 125). Con l'avvento del cinema sonoro, il C. abbandonò Hollywood e a New York si unì alla compagnia di Basil Rathbone che gli aveva offerto il ruolo di un addetto militare straniero nella farsa The Command to Love. La critica apprezzò l'eleganza, la franchezza e la sobrietà dei C. e al pubblico piacque il suo accento straniero, che da ora in poi rappresenterà un ingrediente del successo teatrale in America ulteriormente consolidato nel 1930 con l'interpretazione di Strictly Disonorable di Preston Sturges. La commedia, rappresentata per due anni con immutato consenso, riaprì al C. le porte di Hollywood dove girò nel 1933 Gallant Lady con Anna Harding per la direzione di G. La Cava e quindi, nel 1934, dopo una fortunata tournée teatrale in Inghilterra, Moulin Rouge di S. Lanfield con Costanza Bennett e One Night of Love di Victor Schertzinger con Grace Moore. A Broadway, nell'agosto dello stesso anno mise in scena At Marians accanto a Laurette Taylor e contemporaneamente girò due film, Let's Live Tonight e Paris in Spring, destinati ad imporre l'immagine del C. come maturo e raffinato don Giovanni. Nel 1936, a Londra realizzò The Street Singer e The Three Maxime per la direzione di Herbert Wilcox; nel 1938, dopo un soggiorno italiano, presentò a New York By Candle Light e quindi la commedia Stephen Jumel nel 1939. L'anno successivo a Hollywood partecipò alle riprese di Safari con M. Carroll e Douglas Fairbanks, mentre falliva il progetto di portare sulle scene L'ufficiale della guardia di Molnár.
Imprigionato nel dicembre del 1941, pochi giorni prima della dichiarazione di guerra tra Italia e Stati Uniti, per attività antiamericana, venne rimpatriato nel maggio del 1942. Fu quindi nella stagione successiva in compagnia con Elena Zareschi ed Elsa De Giorgi; nel 1944 comparve in Santa Uliva, rappresentato nel cortile dell'ateneo romano, nel 1946 nel Ritratto di Dorian Gray di Bestetti e in compagnia Morelli-Stoppa nella Antigone di Anouilh per la regia di Luchino Visconti. Dopo un lungo intervallo, tornò al teatro nel 1953 interpretando il ruolo di Gerardo Ismera nel Ferro di D'Annunzio "con una malinconica dignità intimamente sentita" (P. Radice) e comparendo in Giovanna al rogo di Claudel per la regia di Roberto Rossellini. Intensa tra il 1947 e il 1962 l'attività cinematografica che vide il C. impegnato accanto a registi prestigiosi, da René Clair a Roberto Rossellini a King Vidor a Otto Preminger, in film come La bellezza del diavolo (1949), Vacanze romane (1952), Giovanna al rogo (1954), Guerra e pace (1956), The Cardinal (1963) in ruoli di caratterista.
Il C. morì a Roma il 25 febbr. 1971.
Fonti e Bibl.: V. Bernardoni, Dizionario degli attori contemporanei, Milano s.d. [ma 1922], p. 23; M. Praga, Cronache teatrali 1921, Milano 1922, pp. 39, 72, 73; 1923, ibid. 1924, p. 161; 1924, ibid. 1925, p. 252; N. Leonelli, Attori trggici, attori comici, Milano 1940, p. 213; R. Giani, Carminati il capitano della Duse, in Cinema, VIII (1943), pp. 5254, 83-85, 124-125, 152-153; Don Marzio, T. C., uno che rientra nei ranghi, in Scenario, XII (1943), pp. 247-249; R. Simoni, Trent'anni di critica drammatica, I-II, Torino 1951-54, ad Indices; P. Radice, in Il Giornale d'Italia, 1° sett. 1953. Si veda inol, tre: Encicl. dello spett., III, Firenze-Roma 1956, coll. 56-57; Filmlexicon degli autori e delle opere, I, Roma 1958, coll. 1113-1114; Aggiorn., I, Roma 1973, coll. 464-465.