FERRUCCI, Tuccio
Nacque a Firenze verso il 1260 da Lottieri di Ferruccio, lanaiolo; si ignora invece il nome della madre.
Il padre, Lottieri, è il primo membro della sua famiglia di cui si hanno notizie certe. Nel 1245 si immatricolò all'arte fiorentina della lana. L'attività di lanaiolo, in particolare nel settore dell'importazione a Firenze di "panni franceschi", fu poi continuata dai figli, il F. e Piccio, con notevole successo. Lottieri aderì precocemente al partito guelfo, in cui militavano di preferenza i membri del popolo "grasso", e della Parte guelfa egli seguì pedissequamente le sorti nelle alterne vicende che contraddistinsero la sua storia nella seconda metà del Duecento. Nel 1260 partecipò alla battaglia di Montaperti combattuta contro i ghibellini, in cui i guelfi rimasero sconfitti. Quindi dovette, al pari degli altri guelfi fiorentini, prendere la via dell'esilio. Si stabilì a Lucca, ove rimase fino al 1266, anno in cui grazie al rovescio subito da Manfredi di Svevia a Benevento, i guelfi poterono rientrare in Firenze. Qui Lottieri dovette trascorrere il resto della sua vita dedicandosi all'attività mercantile. Nel 1280 era probabilmente già morto, visto che non lui, ma il figlio maggiore, Piccio, fu tra i cinquanta sindaci che giurarono per i guelfi la pace del cardinale Latino Malebranca.
Al contrario del fratello maggiore Piccio che trascorse in Francia gran parte della propria vita, impegnato nel commercio dei panni di lana, il F. sembra non essersi mai allontanato da Firenze, dedicandosi precipuamente alla politica ed all'esercizio degli uffici del Comune. Nel 1299 fu eletto per la prima volta al gonfalonierato di Giustizia, carica istituita pochi anni prima ma già avviata a divenire il vertice istituzionale del Comune di Firenze. Durante il suo mandato fu posta la prima pietra di una nuova cinta muraria, la cui costruzione era stata decisa per comprendervi i sobborghi. Nel 1302, nel trimestre agosto-ottobre, fu eletto priore per il sesto di Oltrarno, mentre il 14 apr. 1304 figura come testimone ad un Parlamento generale adunato sulla piazza di S. Croce al fine di approvare l'operato del cardinale Niccolò da Prato, inviato da papa Benedetto XI per pacificare la città, in preda alle consuete lotte tra guelfi e ghibellini e tra guelfi bianchi e guelfi neri.
Nel trimestre febbraio-aprile 1305 il F. fu eletto per la seconda volta gonfaloniere di Giustizia. Durante il suo mandato fu invitato a Firenze il duca di Calabria, cui fu affidato il comando di una spedizione militare contro Pistoia, diventata rifugio di ghibellini e guelfi bianchi, esiliati da Firenze. Alla scadenza del mandato il F. si recò personalmente a Pistoia per prendere parte attiva alla spedizione militare, che si concluse con la resa della città.
Nel 1306 il F. partecipò con funzioni di comando, insieme con Frescobaldo Frescobaldi, alla spedizione militare decisa dal Comune di Firenze contro la potente famiglia feudale degli Ubaldini, che aveva la propria roccaforte nel castello di Montaccianico, in Mugello; qui essi offrivano rifugio e protezione ai nemici del Comune di Firenze. L'impresa si concluse con la distruzione completa del castello di Montaccianico, ma per annientare definitivamente la potenza della casata feudale occorsero ancora alcuni decenni di lotte.
La partecipazione del F. alle lotte, non solo a carattere politico, ma anche militari, contro i nemici dei guelfi neri, l'intransigente fazione allora al potere a Firenze, non venne meno negli anni successivi: nel 1311 prese parte ad una spedizione contro Arezzo, ove molti ghibellini si erano rifugiati, sotto la protezione della famiglia Tarlati. Per questo episodio egli fu poi accusato di lesa maestà e condannato per ribelle nel 1313, durante la discesa in Toscana dell'imperatore Arrigo VII, sorte del resto condivisa da tutti gli esponenti della fazione allora al potere a Firenze, rei di non aver ammesso in città gli emissari dell'imperatore e di condurre una lotta senza quartiere contro i ghibellini ed i Comuni della Toscana fedeli all'imperatore. Nello stesso 1313 partecipò, ma questa volta per interposta persona, inviandovi cioè un suo emissario, alla difesa del castello di Montecatini, minacciato da Uguccione Della Faggiuola.
Nel 1317 fu eletto per la terza ed ultima volta gonfaloniere di Giustizia: durante il suo mandato fu scoperta e sventata una trama tendente a dare la città in signoria ad Uguccione Della Faggiuola. Nel 1318 fu castellano di Vinci; nel 1320 esercitò per la seconda volta il priorato, carica a cui fu poi nuovamente eletto dal 1º dic. 1322 al 31 genn. 1323.
Il 22 nov. 1322 era entrato a far parte, in forza di apposito provvedimento legislativo, di una magistratura straordinaria, composta di sei membri ed avente il compito di ricercare e riscuotere tutti i diritti ed i crediti pregressi del Comune di Firenze. Tale provvedimento fu presumibilmente preso per ovviare ad uno straordinario fabbisogno finanziario verificatosi in quel periodo.
Nel 1325 partecipò ad un'altra impresa militare, l'assedio di Altopascio, ove si erano asserragliate le forze di Castruccio Castracani. Questa fu l'ultima impresa militare cui il F. abbia partecipato.
Morì prima del 1329.
Il F. fu uomo molto influente nella vita politica di Firenze ("grandissimo cittadino in comune", lo definisce il cronista Donato Velluti "e quasi de' maggiori"), e con lui la famiglia Ferrucci toccò un livello di notorietà e prestigio, quali in seguito non riuscì più a raggiungere, se non forse durante il secolo XVI. Il Velluti, di cui il F. era prozio, ci ha lasciato memoria anche del suo aspetto fisico ("fu bellissimo uomo del corpo, ma avea una mala gamba") e delle sue più spiccate caratteristiche morali ed intellettuali ("era savio e di grande e orrevole vita e grande spenditore", p. 130).
Il F. si sposò tre volte: con Guerriera Rossi, da cui ebbe undici figli, con Maria di Tommaso Davizzi ed infine con Nera di Mazzante Cavalcanti, già vedova Infangati, da cui ebbe una sola figlia; ebbe inoltre un figlio illegittimo, di nome Andreuzzo.
Fonti e Bibl.: Firenze, Bibl. nazionale, Poligrafo Gargani, 803-806;Archivio di Stato di Firenze, Consulte e Pratiche, 6, c. 12; Provvisioni -Registri, 19, c- 43; D. Velluti, Cronaca familiare, a cura di I. Del Lungo - G. Volpi, Firenze 1914, pp. 121 s., 130-133; I consigli della Repubblica fiorentina, a cura di B. Barbadoro, II, Bologna 1930, pp. 142, 196, 697, 699; Delizie degli eruditi toscani, XI (1777), pp. 50, 58, 122, 202, 219, 291; XII (1779), pp. 9, 263; L. Passerini, Note alla vita di F. Ferrucci scritta da F. Sassetti, in Arch. stor. ital., App., IX (1853), pp. 460(per Lottieri) e 461; G. Degli Azzi, Le relazioni tra la Repubblica fiorentina e l'Umbria, Perugia 1904, p. 35; R.Davidsohn, Storia di Firenze, VI, Firenze 1958, p. 359; A. Sapori, Studi di storia economica, Firenze 1958, pp. 682, 709, 713, 725, 748; P.Litta, Le famiglie celebri italiane, sub voce Ferrucci di Firenze.