TUBURSICO (Thubursicu)
Due città nell'Africa portavano in antico questo nome, di origine libica.
La più importante, archeologicamente, è Thubursicu Numidarum, presso le sorgenti del Bagradas (Medjerda), sulla strada da Hippo Regius a Theveste, oggi Khamissa. L'appellativo Numidarum le venne certamente da una tribù cui in particolare era rimasto il nome, che poi si era esteso a significare una gran parte degl'indigeni africani (v. numidia); la tribù alla cui testa troviamo ricordati dei principes, sembra avesse conservato la sua organizzazione, anche dopo che il centro abitato di essa, Thubursicu, aveva raggiunto il grado prima di civitas, poi di municipio romano: tale esso divenne sotto Traiano, come testimonia il suo titolo di municipium Ulpium Traianum Augustum Th.; nel sec. III divenne colonia, più tardi fu sede episcopale.
Notevoli sono le rovine della città, che sorgeva su una collina, alta più di 900 m. s. m.; il borgo più antico doveva essere sull'alto di essa, poi l'abitato si distese verso il basso con andamento molto irregolare. Il foro vecchio, retto a valle da sostruzioni, ha intorno un tempio, forse il Campidoglio, una basilica della forma più antica, e sale di varia destinazione; il foro nuovo, più in basso, è probabilmente del tempo dei Severi: vi si entrava da un arco a tre fornici; si ricordano anche il teatro, le terme, un altro arco a un solo fornice, il forte bizantino (Gasr el Kebir), e gli ampî bacini di Ain el Youdi, che raccolgono l'acqua d'una sorgente considerata dagl'indigeni la principale del Bagradas.
L'altra città dello stesso nome, Th. Bure, era nell'Africa Proconsolare, a un centinaio di km. a sud-ovest di Tunisi, oggi Téboursouk. L'appellativo Bure si riscontra anche in altre città vicine, ed era forse il nome della regione. Civitas peregrina dapprima, fu fatta municipio da Settimio Severo e Caracalla, forse nel 205, colonia nel 261 da Gallieno, donde il suo nome di municipium Septimium Aurelium Severianum Antoninianum Frugiferum Concordium Liberum, e quindi di colonia Licinia. Fu più tardi sede episcopale. Di essa rimangono pochi avanzi della cinta romana con due porte, la cittadella bizantina, e, nelle vicinanze, tombe indigene a dolmen e tombe romane.
Bibl.: Corp. Inscr. Lat., VIII, pp. 177 e 489; S. Gsell, Inscriptions latines de l'Algérie, I, Parigi 1922, p. 115 segg.; Ch. Tissot, Géogr. de la prov. rom. d'Afrique, ivi 1881; per Th. Numidarum, St. Gsell e C. A. Joly, Khamissa, Algeri-Parigi 1914, e Atlas arch. Algérie, f°. 18; per Th. Bure, Atlas arch. Tunisie, f°. Téboursouk, ecc.