TUBERCOLI RADICALI
. S'indicano specialmente con tale nome i tubercoli che si trovano quasi sempre sulle radici delle Leguminose, talora numerosissimi, rotondi e di soli 2-3 mm. di diametro, come nel trifoglio e nell'erba medica, talora meno numerosi, oblunghi, e un po' più grossi (10-12 mm.) come nei piselli. Si formano per azione di un bacillo (Bacillus radicicola = Pseudomonas radicicola = Rhizobium leguminosarum).
I germi di questo bacillo sono diffusi nel terreno agrario; penetrando dai peli radicali, il bacillo arriva nelle cellule del parenchima corticale e vi si moltiplica eccitando le cellule stesse a divisione e moltiplicazione, sì da dar luogo alla piccola galla (v. batteriocecidî), nell'interno della quale il microrganismo, in un primo tempo, continua a diffondersi a spese degl'idrati di carbonio forniti dalla pianta ospite. La loro origine è dunque parassitaria e infatti non si formano quando il terreno nel quale si pianta un seme di Leguminosa venga prima sterilizzato col calore, sì da uccidere tutti i germi in esso esistenti. Solo più tardi, e precisamente, per le Leguminose annuali, verso l'epoca della fioritura, la pianta presenta quasi una reazione immunitaria, forse della natura di quella che in casi di infezione porta all'immunizzazione anche negli animali, per cui lo sviluppo dei bacilli viene prima arrestato, poi si ha la deformazione dei loro corpi in corpuscoli a Y o a V (detti bacteroidi) che infine degenerano e vengono digeriti, forse da fermenti proteolitici. Per questo loro modo di comportarsi, i tubercoli delle Leguminose sono sempre citati come esempio di simbiosi mutualistica, ossia di associazione di due organismi che si scambiano reciproci vantaggi: il bacillo riceve in un primo tempo dalla pianta ospite gl'idrati di carbonio necessarî alla sua moltiplicazione mentre la pianta assorbe in secondo tempo i prodotti elaborati dal bacillo.
Il vantaggio che ne viene alla pianta ospite dipende specialmente dal fatto che il bacillo durante la sua vita nel tubercolo ha la capacità di utilizzare e fissare, in quantità sensibile, l'azoto libero dell'aria per costituire le sostanze proteiche, cosa che la fanerogama da sola non saprebbe fare: è per questa ragione che le Leguminose, a differenza delle altre piante, possono vivere e prosperare anche in un terreno nel quale siano scarsi o manchino i concimi azotati; anzi esse lasciano nel terreno stesso, nel quale abbandonano i detriti delle loro radici e dei relativi tubercoli, una quantità di sostanze azotate assimilabili dalle altre piante, maggiore di quanto prima non ve ne fosse. Si chiamano perciò anche piante ricattatrici di azoto. Questa proprietà delle Leguminose dà ragione di una vecchia pratica agraria per la quale si alterna la coltivazione dei cereali (piante che hanno bisogno di molto azoto) con quella di una foraggiera appartenente a questa famiglia, il trifoglio o l'erba medica dell'Italia settentrionale, la fava nella meridionale e in Sicilia, piante che dànno azoto.
Tubercoletti radicali simili a quelli delle Leguminose ed aventi forse la stessa funzione si sviluppano anche sulle radici di ontano e di altre piante per azione di altri microrganismi. Tubercoli radicali molto più grossi sono quelli conosciuti anche col nome di crown-gall che si formano sulle radici o al colletto di molte piante per azione del Bacterium tumefaciens. Sulle radici dei cavoli si formano pure tubercoli più grossi (la malattia è conosciuta col nome di ernia) che portano poi il marciume delle radici stesse e sono dovuti all'azione di un Mixomicete parassita, la Plasmodiophora brassicae. Si hanno finalmente tubercoli radicali dovuti anche a parassiti animali: tali sono quelli prodotti dalle anguillule in molte piante o dalla fillossera nella vite.